Questa ero tentato di proportela come Quiz, ma poi ho pensato che sarebbe stata troppo facile. Derek Bailey, il chitarrista inglese fra i praticanti più distinti della c.d. «improvvisazione radicale» (e il suo principale teorico: lui la chiamava, più propriamente, improvvisazione non idiomatica), nel 2002 si cimentò nell’interpretazione di una dozzina di standard su istigazione di John Zorn.
È un disco bellissimo, e te lo dice uno che non sente particolari affinità con l’improvvisazione radicale e che Derek Bailey ha spesso lasciato perplesso. Ma l’uomo sapeva benissimo quello che faceva: solo chi conosce il linguaggio degli standard e le loro progressioni armoniche alla perfezione può ignorarli con tanta classe e sensibilità. Per una volta lasciami citare da un libro, la Penguin Guide to Jazz on CD di Richard Cook e Brian Morton: «Stupisce la delicatezza del suo approccio, e tutto il disco comunica un’emozione profonda, un po’ come darebbe sentire Samuel Beckett rintanato in un bar a cantare vecchie canzoni irlandesi».
Stella By Starlight (Young), da «Ballads», Tzadik 7607. Derek Bailey, chitarra. Registrato il primo febbraio 2002.
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