giovedì 28 febbraio 2013

Tonk - Johnny Come Lately (Duke Ellington & Billy Strayhorn)

 Fu il figlio di Duke Ellington, Mercer, a registrare i duetti del Duca con Billy Strayhorn per un’etichetta «Mercer» che visse lo spazio d’un mattino. Quando Orrin Keepnews volle ripubblicarli, anni dopo, non se ne trovarono più i nastri: toccò mettersi in cerca presso i collezionisti di qualche copia in buone condizioni.

 In questi pezzi i due suonano a quattro mani, Duke sedendo a sinistra.

 Tonk (Ellington-Strayhorn), da «Great Times! Duke Ellington & Billy Strayhorn Piano Duets», [Riverside] OJCCD-108-2. Duke Ellington e Billy Strayhorn, piano a 4 mani. Registrato nel 1950.



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 Johnny Come Lately (Strayhorn), id. più Joe Shulman, contrabbasso.



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mercoledì 27 febbraio 2013

Hymn Of Remembrance - Spheres, 3rd Movement (Keith Jarrett)

 L’angolo del Kitsch ci presenta oggi uno che ne è stato occasionalmente un praticante devoto. Questo è infatti il famigerato disco del 1976 in cui Keith Jarrett ha lunghissimamente improvvisato (si tratta in effetti di due dischi) su un organo barocco dell’abbazia benedettina tedesca di Ottobeuren.

 Te ne avevo fatto già sentire qualcosa due anni fa – allora non avevo parlato di Kitsch ma di allucinazione – e vi ritorno oggi perché la ECM ha deciso di ripubblicare il sesquipedale dittico, che nel suo esordio, quella sorta di preludio corale Hymn Of Remembrance, adisce addirittura un pacioso clima Biedermeier.

 PS Non aspettavo altro, in realtà. A me questa roba piace.

 Hymn Of Remembrance (Jarrett), da «Hymns/Spheres», ECM 1086/87. Keith Jarrett, organo. Registrato nel settembre del 1976.



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 Spheres, 3rd Movement (Jarrett), id.



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martedì 26 febbraio 2013

I’ll Remember April (Ethan Iverson)

 Non è facile dire qualcosa di nuovo suonando uno standard strasentito come I’ll Remember April, ma direi che il giovane Ethan Iverson ci sia riuscito, in questo disco di quasi esordio del 1998.

 I’ll Remember April (Johnston-Raye-DePaul), da «Deconstruction Zone», Fresh Sound FSNT 047 CD. Ethan Iverson, piano; Reid Anderson, contrabbasso; Jorge Rossy, batteria. Registrato il 4 aprile 1998.



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lunedì 25 febbraio 2013

Skylark (Mulgrew Miller)

 Il vocabolario del jazz mainstream contemporaneo è ormai così ampio e variato che sotto le dita di un musicista capace e sensibile come Mulgrew Miller, sulla durata di un CD e perfino su un terreno come quello degli standard, può capitare di non imbattersi due volte nella stessa formula e addirittura di dimenticarsi che pur sempre di formule si tratta.

 Miller, che è un ponte fra il mainstream propriamente detto e il pianismo hard-bop rivisitato, ha qui due giovani eccellenti, il batterista Rodney Green e soprattutto il bassista Derrick Hodge.

 Skylark (Carmichael-Mercer), da «Live At The Kennedy Center Volume 1», Maxjazz MXJ 217. Mulgrew Miller, piano; Derrick Hodge, contrabbasso; Rodney Green, batteria. Registrato il 5 settembre 2002.



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domenica 24 febbraio 2013

Suggested Line - Blues In the Vernacular (John Handy)

 John Handy, saxofonista e clarinettista che ricevette la massima esposizione nei gruppi e sui dischi di Charles Mingus, fra anni Cinquanta e Sessanta è stato un musicista personale e interessante anche come compositore, ma che tuttavia è rimasto alquanto al margine della vita jazzistica.

 Qui lo ascolti in una seduta d’indirizzo apparentemente mainstream del 1959, l’anno in cui Handy suonò in «Mingus Ah Um», dove, in Goodbye Pork Pie Hat, fu autore di un assolo di sax tenore che chiunque abbia sentito non può avere dimenticato. In realtà, Suggested Line sperimenta con la modalità (il titolo stesso ne denota il procedimento), mentre Blues In the Vernacular, anche questo con un titolo autoesplicativo, intende essere un saggio di blues puro, il meno possibile adulterato – parole di Handy nelle note di copertina – «da abbellimenti armonici e da progressioni moderne. Abbiamo qui cercato di suonare il blues secondo la nostra idea di come lo cantassero i grandi interpreti vocali del blues, e provando a evitare il blues “commerciale” tanto comune oggi».

 Suggested Line (Handy), da «In The Vernacular», [Roulette] Fresh Sound FSR-CD 647. Richard Williams, tromba; John Handy, sax alto; Sir Roland Hanna, piano; George Tucker, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato nel 1959.



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 Blues In The Vernacular (Handy), id. ma Handy suona il sax tenore.



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sabato 23 febbraio 2013

Some Other Spring - Time On My Hands - Georgia On My Mind (Billie Holiday)


 A grande richiesta!

 Some Other Spring (Kitchings-Herzog), da «The Complete Billie Holiday on Columbia (1933-1944)», Columbia/Sony 88697538062/06. Billie Holiday & Her Orchestra: Charlie Shavers, tromba; Tab Smith, sax alto; Kenneth Holton, Stanley Payne, sax tenore; Sonny White, piano; Bernard Addison, chitarra; John Williams, contrabbasso; Eddie Dougherty, batteria. Registrato il 5 luglio 1939.



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 Time On My Hands (Youmans-Adamson-Gordon), ib. Billie Holiday & Her Orchestra: Roy Eldridge, tromba; Joe Eldridge, Bill Bowen, sax alto; Kermit Scott, Lester Young, sax tenore; Teddy Wilson, piano; Freddie Green, chitarra; Walter Page, contrabbasso; J. C. Heard, batteria. Registrato il 7 giugno 1940.



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 Georgia On My Mind (Gorrell-Carmichael), ib. Billie Holiday with Eddie Heywood & His Orchestra: Shad Collins, tromba; Leslie Johnakins, Eddie Barefield, sax alto; Lester Young, sax tenore; Eddie Heywood, piano; John Collins, chitarra; Ted Sturgis, contrabbasso; Kenny Clarke, batteria. Registrato il 21 marzo 1941.



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venerdì 22 febbraio 2013

Vine Street Boogie - Swingmatism - Spoon Calls Hootie (Jay McShann)

 Jay McShann (1916-2006), pianista, bandleader e cantante, l’abbiamo già incontrato qui sopra tempo fa come colui che diede lavoro e la prima occasione discografica al ventenne Charlie Parker. Ma prima e anche dopo McShann fu uno dei più pregiati esponenti del jazz di Kansas City. Qui te lo presento prima in trio, pianista bluesy energico ma elegante nel tocco e nel fraseggio; poi in una interessante, complessa composizione con la formazione che aveva al sax alto Parker, qui appunto nella sua prima seduta discografica e autore di un breve assolo e infine, nel 1948, accompagnatore del bluesman Jimmy Whiterspoon in un contesto precocemente r’n’b.

 Vine Street Boogie (McShann), da «The Jumpin’ Blues», MJCD 1145. Jay McShann, piano; Gene Ramey, contrabbasso; Gus Johnson, batteria. Registrato il 20 aprile 1941.



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 Swingmatism (William Scott), ib. Harold Bruce, Orville Minor, Bernard Anderson, tromba; Joe Baird, trombone; Charlie Parker, John Jackson, sax alto; Bob Mabane, Harry Ferguson, sax tenore; Jay McShann, piano; Gene Ramey, contrabbasso; Gus Johnson, batteria. Registrato il 30 aprile 1941.



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 Spoon Calls Hootie (Jimmy Whiterspoon), ib. James Whiterspoon con James Ross, Art Farmer, tromba; Frank Sleets, sax alto; Pete Peterson, sax tenore; Milbur Newman, sax baritono; Jay McShann, piano; Tiny Webb, chitarra; Ralph Hamilton, contrabbasso; Jesse Sailes, batteria. Registrato il 10 giugno 1948.



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giovedì 21 febbraio 2013

Black Codes (Wynton Marsalis)

 L’esposizione e sovraesposizione, diciamo così, politica di Wynton Marsalis, nonché la sua indole polemica, ne hanno spesso messo in ombra il talento; e comunque io penso che anche le sue posizioni politiche siano state male intese e spesso non in buona fede.

 Non che tutti i dischi che ha fatto diano del suo talento testimonianza attendibile: io trovo specialmente indigesto quel panettone musicale che gli valse una quindicina d’anni fa il Pulitzer, «Blood In The Fields». Di sicuro, invece, gli rende giustizia questo disco del 1985 con il suo allora formidabile quintetto e già corredato delle ingombranti note di Stanley Crouch, composte tutte in maiuscolo.

 No, dico – apprezza la grandiosità dell’entrata di Wynton, al minuto 1:26.

 Black Codes (Marsalis), da «Black Codes (From The Underground)», Columbia 4687112. Wynton Marsalis, tromba; Branford Marsalis, sax soprano; Kenny Kirkland, piano; Charnett Moffett, contrabbasso; Jeff «Tain»Watts, batteria. Registrato nel gennaio 1985.



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mercoledì 20 febbraio 2013

Coolin’ Off With Ulanov (Lennie Tristano)

 Barry Ulanov, il critico che meritò questa dedica di Lennie Tristano, è l’unico critico jazz che possa vantare la distinzione di aver partecipato ai lavori del Concilio Vaticano II.

 Coolin’ Off With Ulanov (Tristano), da «Intuition», Properbox 64. Lennie Tristano, piano; Billy Bauer, chitarra; Bob Leininger, contrabbasso. Registrato il 23 marzo 1947.



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lunedì 18 febbraio 2013

You’re Blasé - What Is This Thing Called Love (Ahmad Jamal)

 Ahmad Jamal in uno dei momenti migliori, dal vivo al suo club di Chicago, l’Alhambra, in uno dei repertori a lui più congeniali, quello di Cole Porter.

 You’re Blasé (Porter), da «All Of You», Argo LPS-691. Ahmad Jamal, piano; Israel Crosby, contrabbasso; Vernel Fournier, batteria. Registrato nel giugno 1961.



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 What Is This Thing Called Love (Porter), id.



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domenica 17 febbraio 2013

Ruby, My Dear (McCoy Tyner)

 C’è anche chi la prova Monk la supera non in virtù di un’esecuzione specialmente ispirata o sottile, ma quasi solo per puro vigore (certo, aiuta anche l’avere una sezione ritmica con cui suonerei bene anch’io).

 Ruby, My Dear (Monk), da «Trident», [Milestone] OJCCD-720-2. McCoy Tyner, piano; Ron Carter, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato il 18 o il 19 febbraio 1975.



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sabato 16 febbraio 2013

Rhythm-a-Ning - Abe Vigoda (Branford Marsalis)

 Ho già detto più d’una volta né mi perito di ripetere che Branford Marsalis è uno dei più bravi in giro oggi, tanto da superare con lode, insieme con i valorosi del suo quartetto, la prova dove  più d’uno fallisce: l’interpretazione sensata di una composizione di Thelonious Monk.

 Abe Vigoda, composto dal bassista del quartetto Eric Revis, ricorda un attore cinematografico americano dalla fisionomia caratteristica.

 Rhythm-a-Ning (Monk), da «Metamorphosen», Marsalis Music. Branford Marsalis, sax tenore; Joey Calderazzo, piano; Eric Revis, contrabbasso; Jeff «Tain» Watts, batteria. Registrato il 17 marzo 2009.



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 Abe Vigoda (Revis), c.s. ma Marsalis suona il sax soprano.



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giovedì 14 febbraio 2013

Fine And Dandy - The Goof And I (Serge Chaloff)

 Non ho modo di verificarlo, ma può darsi che questa del 29 gennaio 1947 sia la prima seduta di bebop di una formazione interamente bianca. Altro particolare d’interesse stastistico: con l’eccezione di Al Haig, vi si ascoltano tutti musicisti ebrei (Red Rodney si chiamava in realtà Robert Chudnik).

 Allen Eager (1927-2003), oltre che saxofonista di doti all’epoca non inferiori a quelle di Getz, Cohn o Sims, fu anche un personaggio particolarmente pittoresco.

 Fine And Dandy (Swift-James-Kahn), da «Serge Chaloff - The Complete Small Group Bop Sessions», The Jazz Factory JFCD22807. Red Rodney, tromba; Allen Eager, sax tenore; Serge Chaloff, sax baritono; Al Haig, piano; Chubby Jackson, contrabbasso; Tiny Kahn, batteria. Registrato il 29 gennaio 1947.



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 The Goof And I (Al Cohn), id.



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mercoledì 13 febbraio 2013

Caribbean Fire Dance (Joe Henderson)

 Capolavoro dell’hard bop, «Mode For Joe» è l’ultimo Blue Note di Joe Henderson e resta uno dei dischi più belli degli anni Sessanta; la formazione suona quasi come un roll call dei ranghi della Blue Note, etichetta che di lì a non molto – si era appena iniziato il 1966 – avrebbe intrapreso un rapido declino, dopo un decennio insondabilmente abbagliante.

 Caribbean Fire Dance (Henderson), da «Mode For Joe», Blue Note 7243 5 91894 2 0. Lee Morgan, tromba; Curtis Fuller, trombone; Joe Henderson, sax tenore; Cedar Walton, piano; Bobby Hutcherson, vibrafono; Ron Carter, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 27 gennaio 1966.



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martedì 12 febbraio 2013

Donna Lee (Martial Solal & Niels Henning Ørsted Pedersen)

 Un concorso di virtuosi, Martial Solal e NHØP, in Donna Lee, la composizione di Miles Davis che, per i suoi complessi e rapidi cambi d’accordo, è considerato un banco di prova di virtuosismo.

 L’esecuzione è quella che ci si aspetta, una dimostrazione di bravura e di disinvoltura improvvisativa. Resta anche l’impressione che talvolta si riceve da Solal, che le sue improvvisazioni siano tutto sommato indifferenti al materiale e per questa ragione spesso somiglianti fra loro. Qui, per esempio, il pianista non si dà nemmeno l’incomodo di eseguire il tema, lasciandone intera l’incombenza a Pedersen.

 Donna Lee (Davis). Martial Solal, piano e Niels Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso, dal vivo ai Berliner Jazztage, 3 novembre 1976.



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domenica 10 febbraio 2013

[Guest post #30] Sergio Pasquandrea & Django Reinhardt

 Sergio Pasquandrea prosegue il suo percorso reinhardtiano.

 Django Reinhardt, si sa, era analfabeta. Da vero zingaro, aveva preferito la strada alla scuola; solo da adulto imparò a tracciare la propria firma, e alla fine diventò abbastanza abile da riuscire a redigere un'intera lettera in un francese dall'ortografia, diciamo così, piuttosto creativa.
 Idem per la musica. Stéphane Grappelli, che invece aveva fatto i suoi bravi studi al Conservatorio, raccontò che una volta Django, sentendolo discutere di scale musicali, gli chiese candidamente: «Che cos'è una scala?».

 Ora, il problema è che, per i critici di formazione eurocolta (ivi inclusi molti critici di jazz), non saper leggere la musica equivale a non conoscerla. E quindi Django diventa, nella mitologia corrente, una specie di idiot savant, un genio istintivo che crea senza averne la consapevolezza. Storia, del resto, ben nota a chi si occupi di jazz.
 La realtà è ben diversa. La tecnica strumentale di Django, ad esempio, era immacolata, forgiata da anni di studio paziente e meticoloso. Tutti i partner testimoniano del suo orecchio infallibile, della sua finissima sensibilità armonica, del suo perfezionismo maniacale, di come bastasse una nota sbagliata, un’intonazione calante o un accento fuori tempo per farlo montare su tutte le furie. Era in grado di dettare le parti a un’intera big band semplicemente suonandole sulla chitarra: evidentemente sentiva la musica, con le orecchie e con le dita, e non aveva tutto questo bisogno di vederla sulla pagina. Ed era un grande appassionato di musica classica, da Bach a Debussy passando per Berlioz.

 Ecco, tutto ciò per introdurre questo Bolero, inciso nel 1937 con una sorta di estensione orchestrale del suo quintetto: tre trombe, due tromboni, flauto, tre violini, contrabbasso e due chitarre, oltre a quella di Django. Una roba del genere, nel jazz di allora, era assolutamente out of this world, frutto di un pensiero armonico, timbrico e compositivo che stava avanti di almeno vent’anni. E nemmeno un assolo di chitarra.

 Alla faccia dell'analfabeta.

 Bolero (Reinhardt), da «Paris and London: 1937 - 1948, Vol. 2», JSP-CD904. Philippe Brun, Gus Deloof, André Cornille, trombe; Guy Paquinet, Josse Breyère, tromboni; Maurice Cizeron, flauto; Michel Marlop, Paul Bartel, Joseph Swetschin, violini; Django Reinhardt, chitarra solista, arrangiamento; Joseph Reinhardt, Eugène Vées, chitarre ritmiche; Louis Vola, contrabbasso. Registrato a Parigi il 14 dicembre 1937.



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sabato 9 febbraio 2013

Part One 2 - Part One 3 (Christian Muthspiel)

 Non so niente di Christian Muthspiel (1962), trombonista e compositore austriaco, se non che è fratello di un chitarrista, Wolfgang, alquanto più noto di lui.

 Part One 2 (Muthspiel), da «Octet Ost II», Amadeo 521 823-2. Tomasz Stanko, tromba; Arkady Shilkloper, corno, flicorno; Christian Muthspiel, trombone; Bela Szaloky, trombone, tromba bassa; Anatoly Vapirov, sax tenore e soprano; Petras Vysniauskas, sax alto e soprano; Mikulas Skuta, pìano; Vladimir Tarasov, batteria, percussioni. Registrato nel giugno 1992.



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Part One 3 (Muthspiel), id.



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venerdì 8 febbraio 2013

Hoo Tai - Mood In Scarlet (The Jazz Modes)

 Ancora quel singolare gruppo degli anni Cinquanta, i Jazz Modes, che furono la vetrina migliore di un musicista di talento altrimenti semidimenticato come il cornista – e qui, soprattutto, compositore – Julius Watkins.

 Di Watkins sono infatti questi suggestivi due pezzi che impiegano come uno strumento la voce del soprano Eileen Gilbert. Nello scriverli, Watkins aveva certo in mente quanto Duke Ellington aveva fatto con Kay Davis, più famosamente in On A Turquoise Cloud. Hoo Tai ha anche un lieve sospetto di Kitsch, una coloritura exotica, ma entro limiti molto musicali; e un assolo effervescente di Gildo Mahones.

 Hoo Tai (Watkins), da «The Complete Jazz Modes Sessions», Solar Records 456991. Eileen Gilbert, soprano; Julius Watkins, corno; Charlie Rouse, sax tenore; Gildo Mahones, piano; Martin Rivera, contrabbasso; Ron Jefferson, batteria. Registrato il 4 dicembre 1956.



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Mood In Scarlet (Watkins), id.



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giovedì 7 febbraio 2013

Dawn (With Her Rosy Fingers) - Kalipso (Chris Potter)

 Insolitamente oggi ti presento due pezzi da un disco nuovissimo a nome di Chris Potter: me lo fa fare soprattutto la presenza di Craig Taborn.

 Il quartetto (quintetto, quando vi si aggiunge la presenza volutamente allotria del tastierista cubano David Virelles) va a orologeria, come ci si può immaginare data la caratura dei musicisti, e l’ipoteca ECM è a un primo ascolto meno smaccata che in altri dischi. Però c’è, e si sente a un livello più profondo della solita ripresa sonora: nelle composizioni, che a dispetto di una ricercata frammentazione metrica e «angolarità» si adagiano poi su suggestioni modali risapute e risultano diffuse, generiche, poco caratterizzate, poco significative e infine poco stimolanti per i solisti, i quali, per tutto il loro impegno e fantasia, non rendono come saprebbero. Anche Taborn.

 Ci tornerò sopra. Questi, intanto, sono due pezzi del disco, che è ispirato all’Odissea (c’è anche il mare colore del vino).

 Dawn (With Her Rosy Fingers) (Potter), da «The Sirens», ECM 2258. Chris Potter, sax tenore; Craig Taborn, piano; Larry Grenadier, contrabbasso; Eric Harland, batteria. Registrato nel settembre 2011.



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 Kalipso (Potter), id.



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mercoledì 6 febbraio 2013

Heart Throb (Mike Westbrook)

 Datosi che i guest post, un tempo onore di questo blog, si sono fatti rari e non ha scatenato emulazione nemmeno una rara apparizione di Valentina la settimana scorsa, ecco che mi risolvo a un posticcio: questo post è mio ma potrebbe essere un guest di Gennaro Fucile o di Claudio Bonomi, perché non solo è un post di jazz inglese (il quale Bonomi e Fucile inventarono fra Milano e Napoli una quarantina d’anni fa), non solo è un pezzo di Mike Wesbrook, che di Fucile e Bonomi è un prediletto, ma è preso direttamente da una bellissima antologia sonora cum saggio che il dinamico duo ha pubblicato alcuni anni or sono.

 A parte questo, si tratta di un pezzo di musica da camera piacevole e spiritoso, a cui accenna proprio Gennaro Fucile in quest’articolo sull’ultimo numero dei «Quaderni d’altri tempi» e il cui titolo e ispirazione Mike Westbrook spiega così, proprio in «Elastic Jazz»:
Intorno al 1980 Kate e io stavamo facendo un giro nel mercato coperto di Bolton, nel Lancashire. Questi mercati locali, nonostante le offerte dei grossi centri commerciali appena fuori città, si possono ancora trovare in molte città di provincia, specialmente al Nord. Le bancarelle vendono, a prezzi stracciati, una serie di cose tanto strambe da poterle pensare in qualche bazar orientale, buttate tutte lì nel mucchio a farsi concorrenza. Ci sono cibi di ogni genere, cosmetici, specialità farmaceutiche, biancheria intima, gioielleria, dolci e cianfrusaglie varie. Il nome di questi articoli – alcuni dei quali audacemente prosaici, altri bislacchi e fantasiosi, altri presi da canzoni pop più ordinarie, alcune di oscura origine popolaresca – sono tanto affascinanti quanto gli stessi prodotti. Mi sono scritto i marchi – Morning Thunder... Crysette... The Man Root... Heart Throb, e così via. I nomi, separati dagli oggetti, prendono una propria vena surreale, romantica – una poetica lista della spesa per doni con cui corteggiare l’innamorata. Heart Throb era stato incluso nel progetto Brass Band, Hotel Amigo. Quando Kate e io abbiamo formato il trio A Little Westbrook Music con Chris Biscoe nel 1982, è stata una delle prime canzoni che abbiamo suonato.

 Heart Throb (Westbrook), da «Elastic Jazz - Sketches of Britain», Auditorium AUD 02705 [orig. «A Little Westbrook Music», Westbrook Records LWM 1]. Kate Westbrook, con Mike Westbrook, piano; Chris Biscoe, sax soprano. Registrato nel luglio 1983.



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ATTENZIONE    Il curatore del blog sta perdendo colpi: questo pezzo era stato effettivamente già presentato in un guest post da Gennaro Fucile più di un anno fa. Va bé, è l’occasione per risentirlo. Scusami (soprattutto chiedo scusa a Gennaro), e grazie a Valentina per l’avviso.

martedì 5 febbraio 2013

Blues In B Flat - Makin’ Whoopee (Art Tatum & Benny Carter)

 Art Tatum suonava il blues nel medesimo spirito in cui suonava i suoi standard amatissimi: per lui era cioè solo un’altra sequenza armonica, per una volta molto semplice, su cui inventare e variare. In questo trio manca il contrabbasso, ma la sinistra del pianista, pur in tutta levità (e in associazione con la grancassa feathered di Bellson), non ce lo fa mancare; sentilo proprio nel blues, sotto l’assolo di Carter .

 Mi pare che Benny Carter non renda, in compagnia di Tatum, come avrebbe reso due anni dopo, per dire, Ben Webster. Senza potergli imputare alcuna défaillance, lo sento piuttosto a disagio in tutto il disco.

 Blues In B Flat (Carter-Bellson), da «The Art Tatum Group Masterpieces», Pablo 0600753312049. Benny Carter, sax alto; Art Tatum, piano; Louis Bellson, batteria. Registrato il 25 giugno 1954.



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Makin’ Whoopee (Donaldson-Kahn), id.



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lunedì 4 febbraio 2013

Heaven (Earl Hines)

 Earl Hines qui aveva settant’anni ed era nel pieno della rinascita di carriera che conobbe dal 1964 in poi (morì nel 1983).

 Il livello dell’invenzione musicale in questa antologia ellingtoniana, che richiese quattro anni a essere completata, lascia veramente a bocca aperta. Non solo questo: la qualità delle composizioni induce anche nell’interprete un’analisi del materiali in seguito alla quale, per esempio, l’introduzione e coda a Heaven ricordano Crepuscule With Nellie di Monk.

 Heaven (Ellington), da «Earl Hines Plays Duke Ellington», New World Records 80361. Earl Hines, piano. Registrato nel 1975.



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domenica 3 febbraio 2013

Pennies From Heaven (Red Mitchell)

 Tour de force del prodigioso Red Mitchell.

 Pennies From Heaven (Burke-Johnston), da «Finally - Live in Stockholm», Verve 3145126032. Red Mitchell, contrabbasso. Rgistrato il 15 febbraio 1992.



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sabato 2 febbraio 2013

Something Different - West Coast Blues - Stockholm Sweetnin’ (Cannonball Adderley)

 Un period piece e un buon esempio di jazz commerciale, quando, ancora per poco, quest’espressione aveva un significato.

 Cannonball Adderley, suo fratello Nat e Wynton Kelly sono solisti con un’orchestrona infarcita di notabili, diretta e arrangiata da Ernie Wilkins (non in Stockholm Sweetnin’, che è arrangiata da Bob Brookmeyer). I pezzi sono tutti brevi, da facciata di 45 giri, per passare meglio alla radio, e provano a unire la tradizione della big band con il soul jazz del momento.

 Something Different (Chuck Mangione), da «African Waltz», [Riverside] OJC20 258-2. Nat Adderley, Clark Terry, Ernie Royal, Nick Travis, tromba; Bob Brookmeyer, trombone a pistoni; Melba Liston, Jimmy Cleveland, Paul Faulise, trombone; Cannonball Adderley, sax alto; George Dorsey, sax alto e flauto; Jerome Richardson, Oliver Nelson, sax tenore e flauto; Arthur Clarke, sax baritono; Don Butterfield, tuba; Wynton Kelly, piano; Sam Jones, contrabbasso; Charlie Persip o Louis Hayes, batteria; Ray Barretto, conga. Registrato nel febbraio o nel maggio 1961.



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 West Coast Blues (Wes Montgomery), id.



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 Stockholm Sweetnin’ (Quincy Jones), id.



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venerdì 1 febbraio 2013

Ain’t Misbehavin’ (Sarah Vaughan)

 Questa di Sarah Vaughan figura senz’altro fra le versioni più belle della celeberrima canzone di Fats Waller. Ma in tutto il disco, che oltre alle matrici con questo ottetto dorato ne comprende alcune con orchestra, la voce di Sarah è così flessuosa e butirrosa da farsi ascoltare quasi con un senso di colpa.

 Ain’t Misbehavin’ (Razaf-Waller-Brooks), da «Sarah Vaughan in Hi-Fi», Columbia 88697569732. Sarah Vaughan con Miles Davis, tromba; Bennie Green, trombone; Tony Scott, clarinetto; Budd Johnson, sax tenore; Jimmy Jones, piano; Freddie Green, chitarra; Billy Taylor, contrabbasso; J.C. Heard batteria. Registrato il 18 maggio 1950.



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