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giovedì 30 marzo 2017

Panonica (Doug Watkins & Donald Byrd)

 La Transition fu un’etichetta discografica che ebbe breve vita nella prima metà degli anni Cinquanta, creatura di Tom Wilson (1931-1978), un produttore discografico nero famoso per aver lavorato con Dylan, Zappa, Simon & Garfunkel e che per la sua piccola e distinta etichetta produsse, fra altre belle cose, Sun Ra e l’esordio discografico di Cecil Taylor.

 Nel 1956 produsse anche queste sedute a nome ora di Doug Watkins ora di Donald Byrd, due giovani talenti di Detroit, poi le vendette alla Blue Note che, secondo un suo strano costume, le nascose in un armadio. Videro infatti postumissima la luce nel 2002. Panonica, di Duke Jordan, è una di alcune composizioni dedicate a Pannonica de Koenigswarter, la «baronessa del jazz» e viene dal primo disco a nome di Doug Watkins, «Watkins At Large».

 Panonica (Jordan), da «The Transition Sessions», [Transition] Blue Note 7243 5405302 3. Donald Byrd, tromba; Hank Mobley, sax tenore; Duke Jordan, piano; Kenny Burrell, chitarra; Doug Watkins, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato l’8 dicembre 1956.

sabato 2 aprile 2016

Stardust (Donald Byrd)

 Bella questa versione di Stardust, canzone nella quale un trombettista, e uno poi della generazione e dell’estrazione di Donald Byrd, finisce inevitabilmente attratto nell’orbita espressiva armstronghiana. Questo è evidente soprattutto dal fraseggio di Byrd nel verse della canzone.

 Questo disco del 1960, pubblicato dalla Betlehem sotto il titolo «Motor City Scene» con riferimento alla città di provenienza di Byrd, Pepper Adams, Kenny Burrell (presenti entrambi negli altri pezzi) e Tommy Flanagan, è stato di recente ristampato con un titolo diverso e generico, non so perché.

 Stardust (Carmichael), da «In A Soulful Mood», [Betlehem] Music Club MCCD577. Donald Byrd, tromba; Tommy Flanagan, piano; Paul Chambers, contrabbasso; «Hey» Lewis, batteria. Registrato nel 1960.

martedì 23 ottobre 2012

Limehouse Blues (Bobby Hackett) - Jamie (Donald Byrd) - Lucille (Sonny Rollins)

 Oggi programma molto leggero, con una delle periodiche mie visite al Kitsch, che so molto apprezzate.

 Bobby Hackett appare in questo disco del 1958 con una sezione d’archi (nove violini, due viole, due violoncelli). Il Kitsch è in agguato, e titolo parla di blues with a kick, «con qualcosa in più»: non solo gli archi, ma anche alcuni oltranzismi armonici e timbrici che tuttavia non vanno più in là delle bizzarrie della coeva exotica.

 Limehouse Blues (Brahm-Furber), da «Blues With A Kick», Capitol. Bobby Hackett, cornetta; Dave McKenna, piano; Nicky Tagg, organo; John Giuffrida o Milt Hinton, contrabbasso; Joe Porcaro, batteria; Harry Breuer, Phil Kraus, vibrafono e percussioni. Archi arrangiati e diretti da Stan Applebaum. Registrato il 25 novembre 1958.



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 Donald Byrd nel 1971 cominciava ad applicare il suo talento mimetico a un jazz elettrico e funky (per una Blue Note che aveva già cominciato a non sapere bene che cosa fare);  non essendo Miles Davis, Byrd cade mani e piedi nel Kitsch, almeno in questa breve Jamie, malinconicamente basata su quel povero infelice del Canone in re di Pachelbel e in cui figurano, sprecati in pieno, Harold Land, Bobby Hutcherson e due dei Jazz Crusaders, Joe Sample e Wilton Felder (quest’ultimo non al sax ma al basso).

 Jamie (Byrd), da «Ethiopian Knights», Blue Note BST 84380. Donald Byrd, tromba; Thurman Green, trombone; Harold Land, sax tenore; Bobby Hutcherson, bibrafono; Joe Sample, organo; Bill Henderson III, piano elettrico. Don Peake, Greg Poree, chitarra; Wilton Felder, basso elettrico; Ed Greene, batteria; Bobbye Porter Hall, percussioni. Registrato il 25 agosto 1971.



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 Infine Sonny Rollins nel 1975, e apra bene le orecchie chi sostiene che Rollins avesse svaccato con «Horn Culture», che è di due anni prima. In realtà Sonny non vi suona male, anche se l’arrochimento della sua sonorità suona un po’ artificioso, ma le tastiere di sottofondo sono improponibili, così come la povertà di un temino ripetuto per cinque minuti che sembrano venti.

 Lucille (Rollins), da «Nucleus», [Milestone] OJC 25218-6620-2. Sonny Rollins, sax tenore; Raul De Souza, trombone, Bennie Maupin, sax tenore; George Duke, piano elettrico e sintetizzatore; David Amaro, Black Bird, chitarra; Chuck Rainey, basso elettrico; Eddie Moore, batteria; Mtume, percussioni. Registrato nel settembre 1975.



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sabato 12 novembre 2011

Here I Am (Donald Byrd)

  Donald Byrd, ottantenne l’anno venturo, è il più anziano della triade di trombettisti che dai tardi anni Cinquanta si distinsero nel solco di Clifford Brown, gli altri essendo Lee Morgan e Freddie Hubbard, ed è il solo ancora in vita.

  Va detto che, di quei due, Byrd, comunque uno strumentista di classe, rimase sempre alle spalle: nessuno dei suoi dischi è al livello dei loro migliori, né Byrd poté mai vantare le collaborazioni stellari di Morgan e Hubbard [NB Non proprio, v. i commenti], il primo con i Jazz Messengers di Blakey e Shorter e il secondo presente con parti di primo piano nei tre testi jazzistici maggiori degli anni Sessanta, cioè «Free Jazz», «Out To Lunch» e «Ascension». Va poi detto che la sua musica cominciò dopo i primi anni Settanta a deteriorare.

  Come trombettista, di Hubbard Byrd ha la sonorità lucente e l’attacco, ma non la pienezza nel registro grave, che in lui è più flebile e a momenti un po’ sfibrato. È stato comunque un musicista intelligente, e, almeno fino a un certo momento, si è scelto le compagnie migliori, fra l’altro favorendo gli esordi di Herbie Hancock. Un esempio è questo disco del 1959 in cui si ascolta con particolare gioia Pepper Adams, l’amico e sodale con il quale era venuto a New York da Detroit.

  Le composizioni di «Byrd in Hand» sono tutte di Byrd tranne Witchcraft e sono piacevoli e ingegnose; sia in Here I am che in Devil Whip, sta’ attento agli assoli di Adams, di un'aggressività sonora impressionante al punto da fare apparire perfino Charlie Rouse un po’ scolorito. Adams era un uomo dai modi forbiti e smilzo, tanto che faceva un certo effetto vederlo con l’enorme saxofono baritono nelle mani, ma non per nulla si era meritato il soprannome di «the Knife».

  In quel periodo, Jones e Taylor erano la sezione ritmica del quartetto di Thelonious Monk, che era completato da Rouse; i tre, più proprio Byrd e Adams, presero parte al leggendario primo concerto della Town Hall di Monk, esattamente tre mesi prima della registrazione di questo disco.

  Here I Am (Byrd), da «Byrd in Hand», Blue Note 7243 5 42305 2 3. Donald Byrd, tromba; Charlie Rouse, sax tenore; Pepper Adams, sax baritono; Walter Davis Jr, piano; Sam Jones, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 31 maggio 1959.



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  Devil Whip (Byrd), id.



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