Vijay Iyer la settimana scorsa è stato oggetto di un esteso
réportage-ritratto del New Yorker a firma di Alec Wilkinson. Il prestigio è anche nella rarità dell’occorrenza: quell’insigne e già gloriosa testata, da quando non vi ha più scritto Whitney Balliett, pare essersi dimenticata del jazz. Peccato che il
réportage sembri dire molto di Iyer, ma in realtà non ne dica in ultima analisi quasi niente.
In questo disco del
2010, Iyer – che si ascrive a quel retaggio pianistico che va da James P. Johnson a Cecil Taylor e Andrew Hill, passando per Ellington e Monk – affronta insolitamente alcuni classici del repertorio jazzistico.
Black And Tan Fantasy non mi sembra brillare, anzi, mi sembra un’esecuzione improvvisata nel senso di non bene pensata, il che è insolito per questo musicista. È più interessante per il colore pianistico complessivo
Darn That Dream, ma lo è più ancora la sua composizione
Autoscopy.
Per cause al di là del mio controllo, i tre file non si eseguono entro il browser. Puoi tuttavia ascoltarli dopo averli scaricati.
Black And Tan Fantasy (Ellington-Miley), da
«Solo», ACT 9497-2.
Vijay Iyer, piano. Registrato nel maggio
2010.
Darn That Dream (Van Heusen-Delange),
id.
Autoscopy (Iyer),
id.