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sabato 3 dicembre 2022

Night and Day (Vijay Iyer)

 Mi ha entusiasmato questa versione di Night and Day di Vijay Iyer, un musicista che mi sembra diventare via via più bravo (questo è uno dei suoi ultimi dischi); o almeno, a me piace sempre di più con tempo, laddove sulle prime non mi aveva persuaso.

 Bene alla sua altezza sono gli altri due; il batterista Sorey ha una carriera parallela, o forse convergente, di compositore «concertistico».

 Night and Day (Porter), da «Uneasy», ECM. Vijay Iyer, piano; Linda Oh, contrabbasso; Tyshawn Sorey, batteria. Registrato nel 2020.

venerdì 12 febbraio 2016

Black And Tan Fantasy – Darn That Dream – Autoscopy (Vijay Iyer)

 Vijay Iyer la settimana scorsa è stato oggetto di un esteso réportage-ritratto del New Yorker a firma di Alec Wilkinson. Il prestigio è anche nella rarità dell’occorrenza: quell’insigne e già gloriosa testata, da quando non vi ha più scritto Whitney Balliett, pare essersi dimenticata del jazz. Peccato che il réportage sembri dire molto di Iyer, ma in realtà non ne dica in ultima analisi quasi niente.

 In questo disco del 2010, Iyer – che si ascrive a quel retaggio pianistico che va da James P. Johnson a Cecil Taylor e Andrew Hill, passando per Ellington e Monk – affronta insolitamente alcuni classici del repertorio jazzistico.

 Black And Tan Fantasy non mi sembra brillare, anzi, mi sembra un’esecuzione improvvisata nel senso di non bene pensata, il che è insolito per questo musicista. È più interessante per il colore pianistico complessivo Darn That Dream, ma lo è più ancora la sua composizione Autoscopy.

Per cause al di là del mio controllo, i tre file non si eseguono entro il browser. Puoi tuttavia ascoltarli dopo averli scaricati.

 Black And Tan Fantasy (Ellington-Miley), da «Solo», ACT 9497-2. Vijay Iyer, piano. Registrato nel maggio 2010.

 Darn That Dream (Van Heusen-Delange), id.

 Autoscopy (Iyer), id.

lunedì 8 novembre 2010

Smoke Stack (Vijay Iyer)

  Ricomincio a redigere il blog con una certa regolarità, o così spero. Mi auguro di ritrovare più o meno tutti quelli che ho lasciato dei miei più o meno habitués: non erano molti quindi mi piace nominarli uno per uno, con la speranza di fare loro cosa grata: Andrea 403, Linda De Feo, M.G., Sergio Pasquandrea, Roberto Del Piano, Mauro, aL, g, Gennaro Fucile, Alessandro Achilli, Idiota-Ignorante, OleMorris, Ismaele, Jazz From Italy, Mr Potts, fran-tes-to, John Z. Ci siete ancora? Fatemi sapere.

  Come ritorno potrà sembrarti dimesso, perché presento un pezzo fra gli ultimi che ho pubblicato prima dello iato, Smokestack di Andrew Hill; però in un’altra esecuzione molto recente, del notevole pianista indoamericano Vijay Iyer con il suo trio (che la intitolano Smoke Stack). Fra i molti meriti dell’esecuzione c’è proprio quello di aver scelto una composizione di Hill, il cui amplissimo repertorio è frequentato raramente da altri. Ti invito a paragonare la versione dell’autore con quella di Iyer.

  Smoke Stack, da «Historicity», ACT 9489-2. Vijay Iyer, piano; Stephan Crump, contrabbasso; Marcus Gilmore, batteria. Registrato il 3 novembre 2008 o il 31 marzo 2009.