giovedì 31 marzo 2016

Say When (Dizzy Gillespie)

 La faccio breve, non tanto: ho infrasentito questo pezzo di Dizzy Gillespie ieri sera in uno stato di dormiveglia e mi ha colpito. L’ho risentito a orecchie snebbiate e poi ho fatto qualche ricerca.

 Ho appreso così che Joop Visser, il competente estensore delle note del box Proper da cui lo attingo, lo liquida con parole spregiose («solo i break di Diz lo riscattano»); una recensione anonima nel Down Beat, 10 febbraio 1950, che ricavo dal volume prezioso di Ken Vail Dizzy Gillespie: The Bebop Years, lo definisce senza meno «patetico», lo assimila a una brutta copia della contemporanea band di Basie (con cui Say When condivide l’arrangiatore Jimmy Mundy) e conclude osservando che «non trova scuse la combinazione così sfilacciata di tromboni e saxofoni qui messa in atto da Dizzy».

 Ho ascoltato per la terza volta Say When, che in quanto composizione non è che un indistinto AABA con outchorus di otto battute esemplato su Stay On It di Tadd Dameron, e il pezzo continua a piacermi, proprio in quel quel gettare a macchie dense la sezione dei tromboni sulla tela grezza, quasi un sacco di juta, sottesa dai sax. Questo conferma, non che ce ne fosse bisogno, che io di jazz non capisco e forse non ho mai capito niente, e anche il mio gusto per Jimmy Mundy e la sua scrittura un po’ ruvida, a campiture ampie, quella che, p.e., mi fa preferire le sue partiture a quelle di Neal Hefti in quel disco da me così poco amato, «Atomic Basie».

 (Dizzy, comunque, riteneva la sua orchestra del 1948-50 la meglio tecnicamente ferrata che avesse mai avuto per le mani. C’è John Coltrane come secondo sax alto e Jimmy Heath come primo, e addirittura Paul Gonsalves secondo [!] sax tenore).

 Say When (Mundy-Davis-Pollard), da «The Dizzy Gillespie Story 1939-1950», Properbox 30. Dizzy Gillespie, Willie Cook, Don Slaughter, Elmon Wright, tromba; Matthew Gee, Sam Hurt, Harneefan Majeed (Charles Greenlee), trombone; Jimmy Heath, John Coltrane, sax alto; Jesse Powell, Paul Gonsalves, sax tenore; Al Gibson, sax baritono; John Acea, piano; Al McKibbon, contrabbasso; Specs Wright, batteria. Registrato il 21 novembre 1949.

mercoledì 30 marzo 2016

Davenport Blues (Gil Evans)

 Due giorni fa un classico del Dixieland in versione disossata, salvata da Bobby Hackett; oggi un altro classico di quei bianchi in una versione, viceversa, intelligente e musicalissima di Gil Evans. Johnny Coles vi interpreta la parte di Bix passando per Miles Davis. Siamo proprio negli anni delle grandi, sublimi collaborazioni di Evans e Miles.

 Davenport Blues (Beiderbecke), da «Great Jazz Standards», [Pacific Jazz] Poll Winners PWR 27214. Johnny Coles, Louis Mucci, Danny Stiles, tromba; Bill Elton, Curtis Fuller, Dick Lieb, trombone; Bob Northern, corno; Bill Barber, tuba; Steve Lacy, sax soprano; Al Block, sax baritono; Gil Evans, piano; Chuck Wayne, chitarra; Dick Carter, contrabbasso; Dennis Charles, batteria. Registrato nel 1959.

martedì 29 marzo 2016

I Remember You – Thou Swell – Safari (Horace Silver)

 Nell’ottobre 1952, la rinuncia all’ultimo momento di Lou Donaldson a una seduta già programmata indusse Alfred Lion della Blue Note a offrire a Horace Silver la sua prima occasione discografica da leader, in trio, seguita tredici mesi dopo da un’altra.

 In tre sedute fra ‘52 e ’53 il contrabbasso fu di volta in volta nelle mani di Gene Ramey, Curley Russel e Percy Heath, mentre alla batteria sedette Art Blakey: un incontro, questo, epocale non solo per i due musicisti ma per il jazz a venire. Horace era a quel punto fra i migliori e più personali discepoli di Bud Powell, soprattutto nell’interpretazione di ballad con lunghe esposizioni ad libitum e relativi manierismi tatumiani (negli anni subito successivi il suo approccio a questi materiali sarà molto diverso e anche controverso: prosciugato, antisentimentale, «strutturalista» secondo alcuni, arido e formulare secondo altri).

 Thou Swell ha un’articolata introduzione basata su una scala a toni interi che conduce a un’esecuzione asciutta a tesa; Safari, sua composizione, è esemplata sulla powelliana Un Poco Loco e, con Yeah, Buhaina e Message From Kenya costituisce un polittico africaneggiante che nell’ultimo caso sembra rimandare alle connotazioni tribali e vagamente minacciose del Cubana Be-Cubana Bop di Russell-Gillespie.

 I Remember You (Schwertzinger-Mercer), da «Horace Silver Trio», Blue Note 7243 5 925 2. Horace Silver, piano; Percy Heath, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 23 novembre 1953.

 Thou Swell (Rodgers-Hart), ib. Silver; Blakey; Gene Ramey, contrabbasso. Registrato il 9 ottobre 1952.

 Safari (Silver), id.

lunedì 28 marzo 2016

Tin Roof Blues (Bobby Hackett)

 Per un giorno tradizionalmente quieto e contemplativo, ecco un classico del Dixieland che è uno dei pezzi di jazz più relaxed; in questa versione proto-mainstream, e con questa ritmica e soprattutto questo pianista che non so che cosa avesse per la testa, addirittura quasi svaccato, direi. Per fortuna c’è il nerbo bixiano di Bobby Hackett a portare in salvo il tutto.

 Tin Roof Blues (Brunies-Mares-Melrose-Pollack), da «The Chronological Bobby Hackett 1948-1954», Chronological Classics. Bobby Hackett, tromba; Charlie Queener, piano; Danny Perry, chitarra; Bob Casey, contrabbasso; Cliff Leeman, batteria. Registrato il 15 settembre 1950.

domenica 27 marzo 2016

[Guest Post #60] Valentina & Melba Liston

 Buona Pasqua di Risurrezione. Vedi coincidentalmente risorgere il blog, almeno per oggi, e senza sforzo alcuno: a riaprirlo è un guest post della cara Valentina, ascoltatrice veterana di Jazz nel pomeriggio e ben cògnita del debole dell’ormai ci-devant tenutario per il «trombone choir». 
 Il suo contributo è sopra tutto un’esortazione a riprendere le pubblicazioni, e Valentina non vi ha apposto testo di commento (anzi, una riga sì: «torna, questo blog aspetta attè»). Insomma, Valentina lampeggia effimera come un solfanello nel buio, io pure e Melba Liston, se non mi sbaglio, risuona per la prima volta qui sopra: «be thankful for little mercies».

 You Don’t Say (Liston), da «Melba Liston And Her ’Bones», [Metrojazz] Fresh Sound FSRCD 408. Melba Liston, Bennie Green, Al Grey, Benny Powell, trombone; Kenny Burrell, chitarra; George Joyner, contrabbasso; Charli Persip, batteria. Registrato nel giugno 1956.

giovedì 3 marzo 2016

Theme And Variations For Jazz Big Band (Tony Scott)

 Theme And Variations For Jazz Big Band (Scott), da «Tony Scott and his Big Band in Concert Live», Blue Jazz 006. Orchestra DRS della Radio Svizzera arrangiata e diretta da Tony Scott, sax tenore, con Glenn Ferris al trombone, Thomas Moeckel alla chitarra, Joel Reiff al contrabbasso e Curt Treier alla batteria. Registrato il 18 settembre 1981 alla Kunsthaussal di Luzern.

mercoledì 2 marzo 2016

Serenata – The Sphinx (Jack Wilson)

 Dell’eccellente pianista Jack Wilson si è già detto qui, cercalo nella colonna a destra se vuoi. Forse su Jnp non era invece ancora comparso Roy Ayers, un vibrafonista vivace e robusto, lontano dalle contemporanee sottigliezze di Bobby Hutcherson e di Walt Dickerson e che infatti sarebbe diventato di lì a poco un nome importante del funk.

 Anche questo disco, come un paio d’altri che ti ho presentato di recente, ci mostra musicisti, diciamo così, mainstream che si cimentano con il primo repertorio di Ornette Coleman.

 Serenata (Leroy Anderson), da «Something Personal», Blue Note BN 4521. Roy Ayers, vibrafono; Jack Wilson, piano; Buster Williams, contrabbasso; Varney Barlow, batteria. Registrato nell’agosto 1966.

 The Sphinx (O. Coleman), id. più Ray Brown, violoncello.

martedì 1 marzo 2016

Let’s Get Away from It All (Al Cohn)

 Let’s Get Away from It All (Matt Dennis), da «Cohn’s Tone», Savoy MG 12048. Al Cohn, sax tenore; George Wallington, piano; Tommy Potter, contrabbasso; Tiny Kahn, batteria. Registrato il 29 luglio 1950.