giovedì 22 ottobre 2020

It’s Only A Paper Moon (Miles Davis)

 «Dig» di Miles Davis è una pietra angolare dell’hard bop e anche della carriera di Miles, che nel disco non sviluppa soltanto il suo stile individuale ma anche il gusto per una sonorità complessiva stratificata, dotata di profondità, grazie all’uso in front line di sax contralto e tenore, come pochi anni dopo nel sestetto di «Kind of Blue». Nel pezzo che sentiamo oggi, però, il contralto (Jackie McLean) non c’è.

 It’s Only A Paper Moon contiene un assolo di Sonny Rollins che forse è il suo primo grande assolo su disco. Sonny qui riesce in una intimo e autorevole, astratto e colloquiale. La sua sonorità giovanile, Stanley Crouch l’ha definita «ghostly» e qui si capisce perché, fischi d’ancia, soffi e tutto il resto. 

 It’s Only A Paper Moon (Arlen-Harburg-Rose), da «Dig», Prestige. Miles Davis, tromba; Sonny Rollins, sax tenore; Walter Bishop, Jr., piano; Tommy Potter, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 5 ottobre 1951.

martedì 20 ottobre 2020

Jordu – Groovin’ High – I’ll Remember April (Hampton Hawes)

 Hampton Hawes, quando si parla di piano jazz, mi provvede la soddisfazione più completa. Sulle circostanze di questo disco famoso, accolgo per una volta i truismi di Allmusic: «This studio session contained many elements associated with a live gig: the work took place during regular nightclub performing hours, the improvisations were mostly extended, and there were no alternate takes. A remarkable freshness and spontaneity prevailed throughout the session».

 Jordu (Jordan), da «All Night Session!», Contemporary C3545. Hampton Hawes, piano; Jim Hall, chitarra; Red Mitchell, contrabbasso; Eldridge «Bruz» Freeman, batteria. Registrato il 12 novembre 1956.

 Groovin’ High (Gillespie, ib.

 I’ll Remember April (Raye-De Paul), ib.

venerdì 16 ottobre 2020

Sullivan’s Universe – Rain In Web (Marilyn Crispell & Angelica Sanchez)

 Di tanto in tanto pubblico un duetto di pianisti, sempre deprecando il genere; quando ne pubblico, infatti, rimarco sempre l’eccezione a una regola che per me è di confusione, esibizionismo, frastuono.

 Questo disco è molto bello. Marilyn Crispell, che hai sentito anche su Jnp, esegue tutte composizioni di Angelica Sanchez, che suona l’altro pianoforte; non conoscevo la Sanchez e mi pare eccellente.

 Non dico di più perché in queste settimane, come avrai forse notato dal rallentamento del blog, sono affaticato, meglio così per tutti. Abbandònati a questa musica complessa ma incalzante, che sente l’urgenza di dirti qualcosa e che manca del tutto di quel sinistro carattere proprio dei piano duets, la volontà di un pianista di sopraffare l’altro. Questo si deve, forse, al fatto che i pianisti qui sono due donne.

 Sullivan’s Universe (Sanchez), da «How To Turn The Moon», Pyroclastic. Marilyn Crispell e Angelica Sanchez, piano. Registrato il 28 settembre 2019.

 Rain In Web (Sanchez), ib.

venerdì 9 ottobre 2020

I Want To Hold Your Hand – At Long Last Love (Grant Green)

 Pensa te, mettere insieme un quartetto del genere per poi fargli fare la cover di I Want To Hold Your Hand a bossa nova (absit iniuria, io per i Beatles vado matto; per la bossa nova, proprio no).

 Manco male che poi hanno fatto anche dell’altro, certo, ma è lecito rimanere un po’ delusi per questo light fare da simili pesi massimi. Appena sette mesi dopo, Larry Young ed Elvin Jones avrebbero registrato sempre per la Blue Note «Unity», con Woody Shaw e Joe Henderson, che sembra venire da un altro pianeta.

 I Want To Hold Your Hand (Lennon-McCartney), da «I Want To Hold Your Hand», Blue Note 4202. Hank Mobley, sax tenore; Grant Green, chitarra; Larry Young, organo; Elvin Jones, batteria. Registrato il 31 marzo 1965.

 At Long Last Love (Porter), id.

martedì 6 ottobre 2020

You Don’t Know What Love Is (Fred Hersch)

 Una versione concettosa, virtuosistica e intensa del consunto standard da un trio di Fred Hersch di tanti anni fa, qui al Village Vanguard di New York per la prima volta.

 You Don’t Know What Love Is (Raye-De Paul), da «Trio ’97», Palmetto. Fred Hersch, piano; Drew Gress, contrabbasso; Tom Rainey, batteria. Registrato il 18 luglio 1997.

lunedì 5 ottobre 2020

My Romance – ’Round About Midnight – Skylark (Scott Hamilton)

 Scott Hamilton, nella mia quasi remota giovinezza, non lo tenevo in grande considerazione: in nessuna, anzi. Costui aveva solo dieci anni più di me e voleva suonare come Coleman Hawkins, come Chu Berry, al massimo come Don Byas, passando, se proprio del caso, per Lester Young! Con tutto che conoscevo già benissimo tutti quei saxofonisti, e li veneravo, la cosa mi andava contropelo, per pregiudizio storicistico. L’arte deve progredire, e la direzione di quel progresso è… è ovvia. Cioè, è ovvia, no?

 La verità, poi, è che Hamilton suonava e suona il sax tenore benissimo, con sensibilità autentica per lo stile che aveva scelto, ed eletta musicalità, a somiglianza di quanto aveva fatto, per dire, Ruby Braff, un coetaneo di Davis e Coltrane (e per inciso: Sun Ra era quasi coetaneo di Art Tatum).

 Oggi non so dire che valore abbia l’essere, come dice quel mio caro amico, contemporanei di se stessi. Anzi, non so proprio che cosa significhi questa espressione, che mi pare poter avere un senso solo se non essere contemporanei di se stessi fosse possibile. Una cosa che finalmente intuisco, con una certa mestizia, è la legittimità dell’arte come difesa contro le offese della vita (Cesare Pavese). 

 Che risieda qui li fascino consolatorio dell’arte di Scott Hamilton?

 My Romance (Rodgers-Hart), da «Ballad Essentials», Concord. Scott Hamilton, sax tenore; Norman Simmons, piano; Dennis Irwin, contrabbasso; Chuck Riggs, batteria. Registrato nel febbraio 1995.

 ’Round About Midnight (Monk), ib. Hamilton; John Bunch, piano; Chris Flory, chitarra; Phil Flanigan, contrabbasso; Chuck Riggs, batteria. Registrato nel marzo 1989.

 Skylark (Mercer-Carmichael) ib. Registrato nel gennaio 1986.

giovedì 1 ottobre 2020

Medley (Paul Bley) RELOADED

Reload dal 31 gennaio 2016. Il post includeva un quiz

 Paul Bley a Milano nel 1979, in una primavera di quei musicalmente infiniti e insondabili anni Settanta, colto in una delle insondabilmente, infinitamente rimpiante stagioni jazzistiche milanesi di quegli  anni e dei subito successivi. Qui si era al teatro Ciak. A differenza di Paul Bley,  lui – esso – c’è ancora, a Città Studi, ma, ma. Non ricordo dove io abbia pescato questa registrazione, c’è da scommettere che sia stato su Inconstant Sol.

 Bley quella sera attaccò a suonare con quella che la scarna nota d’accompagnamento identifica come All The Things You Are; in realtà, tre minuti dentro l’esecuzione si era già stufato dell’immortale melodia e sequenza armonica di Kern. Resuscito solo per oggi quell’antica consuetudine di Jazz nel pomeriggio, il quiz, che veniva vinto quasi sempre dal Lancianese, e ti sfido a identificare le altre canzoni che Bley suona in questa medley e a scriverle nei commenti. Sfida da poco, non sono difficili per niente, tant’è che per aver indovinato non vincerai un corno.

 Medley. Paul Bley, piano. Registrato il 23 maggio 1979.