«Riflessioni» Mathias Rüegg ha voluto chiamare le letture di alcune fra le più note composizioni pianistiche di Erik Satie.
La strumentazione della Vienna Art Orchestra (due trombe/flicorni, trombone, tuba, tre ance/flauti, tre percussioni, voce) manca di uno strumento armonico e del contrabbasso: la presenza in sua vece di un mobilissimo basso tuba, insieme con l’assenza di drumming continuo, favorisce il risalto del colore modale della musica e soprattutto del suo caratteristico ritmo armonico, lento e ieratico (e, nell’esecuzione della VAO, lo swing implicito).
Parti scritte o solo preordinate e improvvisazione si combinano in un drive costante pur senza il ricorso alla pulsazione continua e regolare della sezione ritmica. Mi pare che Mathias Rüegg e i suoi vedano in Satie (non solo nelle Vexations) una prefigurazione dell’intuizione stockhauseniana – già individuata da Ian Carr nel Miles Davis anni ‘70 – della musica come organismo in perpetuo formarsi, da cui sia possibile e lecito entrare e uscire in qualunque momento.
Forse è questa l’eredità maggiore di Satie e quella che più consuona con lo spirito del jazz.
(Qui la recensione completa di questo disco. In Reflections il solista di sax tenore è Roman Schwaller).
Gnossienne No. 3 (Erik Satie), da «The Minimalism of Erik Satie», HatOLOGY 560. Karl «Bumi» Fian, Hans Kottes, tromba, flicorno; Christian Radovan, trombone; John Sass, tuba; Harry Sokal, Wolfgang Puschnig, Roman Schwaller, ance, flauto; Woody Schabata, vibrafono; Wolfgang Reisinger, Ima, percussioni; Lauren Newton, cantante; Mathias Rüegg, arrangiamenti e direzione. Registrato nel settembre 1983.
La strumentazione della Vienna Art Orchestra (due trombe/flicorni, trombone, tuba, tre ance/flauti, tre percussioni, voce) manca di uno strumento armonico e del contrabbasso: la presenza in sua vece di un mobilissimo basso tuba, insieme con l’assenza di drumming continuo, favorisce il risalto del colore modale della musica e soprattutto del suo caratteristico ritmo armonico, lento e ieratico (e, nell’esecuzione della VAO, lo swing implicito).
Parti scritte o solo preordinate e improvvisazione si combinano in un drive costante pur senza il ricorso alla pulsazione continua e regolare della sezione ritmica. Mi pare che Mathias Rüegg e i suoi vedano in Satie (non solo nelle Vexations) una prefigurazione dell’intuizione stockhauseniana – già individuata da Ian Carr nel Miles Davis anni ‘70 – della musica come organismo in perpetuo formarsi, da cui sia possibile e lecito entrare e uscire in qualunque momento.
Forse è questa l’eredità maggiore di Satie e quella che più consuona con lo spirito del jazz.
(Qui la recensione completa di questo disco. In Reflections il solista di sax tenore è Roman Schwaller).
Gnossienne No. 3 (Erik Satie), da «The Minimalism of Erik Satie», HatOLOGY 560. Karl «Bumi» Fian, Hans Kottes, tromba, flicorno; Christian Radovan, trombone; John Sass, tuba; Harry Sokal, Wolfgang Puschnig, Roman Schwaller, ance, flauto; Woody Schabata, vibrafono; Wolfgang Reisinger, Ima, percussioni; Lauren Newton, cantante; Mathias Rüegg, arrangiamenti e direzione. Registrato nel settembre 1983.
Reflections on Gnossienne No. 2 (Satie-Rüegg), ib.
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