giovedì 30 giugno 2011

I’m Getting Sentimental Over You (Charles Mingus)

  Seguendo il suggerimento dell’ultimo guest post, proseguo con Mingus pianista nel famoso disco che nel 1963 ha dedicato tutto allo strumento. La tecnica digitale di Mingus non era quella di un pianista professionista, ma tuttavia non si può proprio dire che la sua esecuzione sia dilettantesca né che le sue capacità alla tastiera siano quelle, meramente funzionali, di altri compositori-pianisti come Tadd Dameron o Gil Evans. Mingus suona davvero dell’eccellente pianoforte jazz, ha un tocco sonoro ed espressivo e fa della musica sempre inconfondibilmente mingusiana: qui, per esempio, riarmonizzando il famoso tema dell’orchestra di Tommy Dorsey, una canzone molto amata da Thelonious Monk.

  I’m Getting Sentimental Over You (Bassman-Washington), da «Mingus Plays Piano», Impulse! 217. Charles Mingus, piano. Registrato il 30 luglio 1963.



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mercoledì 29 giugno 2011

[Guest Post #2] Paolo il Lancianese & Mingus

  Bene bene: l’esordio di Valentina vi sta incoraggiando, come speravo. 403 ha promesso addirittura due interventi e ci sarà da divertirsi; e Paolo il Lancianese, il monopolista del quiz, ha mandato addirittura questo suo prezioso lacerto su una scelta preziosissima.

  Mi compiaccio veramente del mio blog: questi primi due guest post quanto di meglio non potessi desiderare. Va detto che, a titolo diverso, sia Valentina sia Paolo (sia 403) sono tutti professionisti della scrittura, e si vede.


  C’è Mingus. C’è Kirk. C’è Mingus che non suona il contrabbasso ma il piano. E che canta (e come canta!). C’è Kirk che suona il manzello. C’è il blues. C’è il passato e il futuro del jazz. C’è la storia. C’è tutto. Come ogni volta che c’è Mingus. E che c’è Kirk. Con loro, e con gente come loro, avviene sempre il miracolo: se ne esce convinti che vincerà la vita, nonostante tutto. Poi magari non sarà così, e anche le balene si spiaggeranno, ma sarà valsa comunque la pena di lottare. «Mingus, Mingus, Mingus: non un nome ma un verbo, il pensiero che diventa azione, spinta interiore» (Geoff Dyer).

  Oh Lord Don’t Let Them Drop that Atomic Bomb On Me (Mingus), da «Oh Yeah», (Atlantic) Rhino 8122737482. Jimmy Knepper, trombone; Booker Ervin, sax tenore; Roland Kirk, manzello; Charles Mingus, piano, canto; Doug Watkins, contrabbasso; Dannie Richmond, batteria. Registrato il 6 novembre 1961.



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martedì 28 giugno 2011

[Guest Post #1] Valentina & Dinah Washington

  Come preannunciato in un commento di alcuni giorni fa, s’inaugura oggi la rubrica del Guest Post: un lettore sceglie per me e per tutti gli altri un pezzo e lo commenta come meglio gli pare.

  La misteriosa Valentina, conforme al motto prima le donne e i bambini, rompe il ghiaccio con questa sua obliqua interpretazione di
September in the Rain di Dinah Washington.

  Valentina precisa di fare un «uso improprio» del jazz, che è esattamente l’uso che ne va fatto: questo pezzo mi va a genio e stabilisce già in partenza uno standard alto per il prossimo ospite, che mi auguro non si faccia aspettare – e che potrebbe ben essere ancora Valentina.



  Con il primo era stato un disastro.
Il secondo era troppo pieno di sé. Il terzo praticamente inconsistente. Il quarto non aveva retto ed era andato in pezzi subito. Il compromesso con il quinto non aveva funzionato… Un carosello imbarazzante di piccole catastrofi e demotivanti fallimenti. Oramai sul baratro della resa, eccolo!, quello capace di farti stampare in faccia un inequivocabile sorriso e di restituirti l’autostima. E mentre ne ammiri, compiaciuta, la composta perfezione e le aggraziate proporzioni, purtroppo realizzi che i feuilles de brick sono finiti e così pure il ripieno.

  Quello spring roll, da solo, aggiusterà l’orgoglio ammaccato?

  Ed è subito cena.


  September in the Rain (Warren-Dubin), da «Unforgettable (The Best of Dinah Washington)», Charly. Dinah Washington. Registrato nel 1961.



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(It Takes) Two to Tango (Lester Young)

  Lester sings!

  (It Takes) Two to Tango (Hoffman-Manning), da «The President with the Oscar Peterson Trio», Lone Hill Jazz 10326. Lester Young, sax tenore; Oscar Peterson, piano; Barney Kessel, chitarra; Ray Brown, contrabbasso; J. C. Heard, batteria. Registrato il 4 agosto 1952.



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lunedì 27 giugno 2011

Besame Mucho (Jaki Byard)

  Jaki Byard riporta alla vita Besame Mucho.

  Besame Mucho (Skylar-Velazquez), da «Parisian Solos», Musica 2008. Jaki Byard, piano. Registrato il 29 luglio 1971.



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domenica 26 giugno 2011

Everything Happens to Me (Massimo Urbani)

  Massimo Urbani nel 1993, sei mesi esatti prima di morire. Quest’esecuzione, come l’intero disco, testimonia l’ispirazione della sua vita, Charlie Parker.

  Everything Happens to Me (Adair-Dennis), da «The Blessing», Red Records RR257. Massimo Urbani, sax alto; Danilo Rea, piano; Giovanni Tommaso, contrabbasso; Roberto Gatto, batteria. Registrato il 22 febbraio 1993.



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sabato 25 giugno 2011

Artistry In Rhythm (Ran Blake) [era: Quiz #11]

  Artistry In Rhythm (Kenton), da «Short Life of Barbara Monk», Soul Note SN1127. Ricky Ford, sax tenore; Ran Blake, piano; Ed Felson, contrabbasso; Jon Hazilla, batteria. Registrato il 26 agosto 1986.



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Pyramid - The Mooche (Franz Koglmann, Lee Konitz)

  Franz Koglmann, l’intelligentissimo compositore e trombettista austriaco di cui già ti ho proposto qualcosa senza che tu abbia fatto la minima piega, qui ha cooptato a diverse sue formazioni Lee Konitz (sempre pronto, anche troppo, a qualunque ventura discografica) per eseguire composizioni di Duke Ellington o a Ellington ispirate.

  Pyramid – di cui qui trovi due meravigliose versioni d’autore – Koglmann lo arrangia per trio d’ottoni più l’alto di Konitz, ma non si limita ad arrangiarlo, aggiungendovi una cospicua e coerente espansione. The Mooche, una delle più caratteristiche melodie di Duke, ha più dell’arrangiamento e dell’omaggio, in cui Tony Coe al clarinetto cita esplicitamente i liquidi arabeschi di Barney Bigard o di Jimmy Hamilton nelle tante versioni ellingtoniane.

  Pyramid (Tizol), da «We Thought About Duke», hatOLOGY 543. Franz Koglmann, flicorno; Rudolf Ruschel, trombone; Raoul Herget, tuba; Lee Konitz, sax alto. Registrato fra il 6 e il 9 giugno 1994.



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  The Mooche (Ellington), ib.. Franz Koglmann, tromba; Lee Konitz, sax alto; Tony Coe, clarinetto; Burkhard Stangl, chitarra; Klaus Koch, contrabbasso.



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venerdì 24 giugno 2011

How Long (Jimmy Whiterspoon)

How Long (L. Carr), da «Meets the Jazz Giants», Charly Records CD 169. Jimmy Whiterspoon con Ben Webster, sax tenore; Gerry Mulligan, sax baritono; Jimmy Rowles, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato il 4 dicembre 1959.



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giovedì 23 giugno 2011

[comunicazione di servizio] Aperitivo in Concerto 2011-2012

  Ecco la prossima stagione del milanese Aperitivo in Concerto, da anni una delle più classiche stagioni di jazz e dintorni in Italia. La serie si aprirà il 6 novembre con Dave Holland e il chitarrista spagnolo Pepe Habichuela, che di recente hanno messo fuori un disco molto lodato (io non l’ho sentito).

  Il programma è come sempre interessante e ricco di proposte che non si trovano altrove, in Italia. Fra le altre cose segnalo Avishai Cohen (20 novembre), Kletzmatics (4 dicembre), Pharoah Sanders (15 gennaio), la big band di David Murray (29 gennaio), il trio di Bill Carrothers (26 febbraio - una vera prelibatezza, questa), Louis Moholo nel memorial dei Blue Notes (4 marzo). Sono aperte le prenotazioni.

When You Wish Upon A Star - Bad Times - Something's Missing in My Life (Ahmad Jamal)

  Le boiate le fanno tutti prima o poi. Che Ahmad Jamal si fosse dedicato per qualche tempo all’easy listening, sul finire degli anni Settanta, si sapeva, ma per fortuna sua non si tratta di documenti di cui sia così facile venire in possesso. Ora, c'è easy ed easy, e qui, nel 1980 per la Motown, noto con sorpresa che Ahmad decise di scegliere per il genere peggiore, volgarotto e leccato insieme, con archi, tastiere elettroniche, voci sospirose e tutta la sottigliezza ritmica della disco. Spero almeno che abbia venduto bene, ma ne dubito.

  Come un vero e coscienzioso giornalista deve sempre fare, mi sono interrogato a lungo prima di pubblicare questi tre impressionanti documenti, ma alla fine ho deciso che il mio pubblico merita di sapere.

  When You Wish Upon A Star (Washington-Harline), da «Night Song», Mojazz 530 303-2. Ahmad Jamal, piano e piano elettrico; Oscar Brashear, Robert O. Bryant, tromba; Maurice Spears, Garnett Brown, trombone; Pete Christlieb, sax alto; Ernie Fields Jr., sax baritono; Gil Askey, Dean Paul Gant, tastiere; Calvin Keys, Greg Poree, chitarra; John W. Heard, Kenneth Burke, contrabbasso e basso elettrico; Chester Cortez Thompson, batteria. Archi e coro. Arrangiamenti di Gil Askey. Registrato nel 1980.



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  Bad Times (Theme from Defiance) (McMahon), id.



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  Something’s Missing in My Life (Jabara-Asher), id.



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mercoledì 22 giugno 2011

For All We Know (Jimmy Heath)

  Magistrale arrangiamento per sestetto di For All We Know e mirabile, full-throated assolo di Jimmy Heath nel suo abbastanza tardivo esordio a proprio nome, del 1959. Qui si capisce perché, quando ancora suonava il sax alto, Heath si fosse meritato il nomignolo di little Bird. Nativo di Philadelphia, Heath fu amico di gioventù di Coltrane e di Benny Golson ed è un terzo di una delle illustri famiglie del jazz (qui è con lui Albert «Tootie», batterista brillantissimo).

  For All We Know (Coots-Lewis), da «The Thumper», Riverside OJCCD-1828-2. Nat Adderley, cornetta; Curtis Fuller, trombone; Jimmy Heath, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Albert Heath, batteria. Registrato nel settembre 1959.



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martedì 21 giugno 2011

The Rise of Atlantis - Wind Chimes - Changin’ Trains (Carter Jefferson)

  Grosso modo contemporaneo del disco di Billy Hart & C. che ti ho proposto ieri (nella seconda metà degli anni Settanta le cose nel jazz andavano piuttosto lentamente), al contrario di quello «The Rise of Atlantis» è un bell’esempio di disco «middle of the road» molto tipico di quegli anni: jazz modale con un tocco di generico spiritualismo, anche nei titoli, comunque molto piacevole e abbastanza interessante. Carter Jefferson (1946-1993) era un bravissimo sax tenore che ricordo di aver visto, verso la fine di quel decennio o subito all’inizio del successivo, in quintetto con Woody Shaw, e il resto della band è di alto livello: fa’ attenzione a Terumasa Hino e soprattutto a Clint Houston, bassista eccelso, anche lui scomparso presto.

  Nell’argutamente titolato Changin’ Trains, Jefferson propone la sua versione dei Coltrane changes.

  The Rise of Atlantis, da «The Rise of Atlantis», Timeless Muse TI 309. Terumasa Hino, tromba; Carter Jefferson, sax tenore; Harry Whitaker, piano; Clint Houston, contrabbasso; Victor Lewis, batteria; Steve Thornton, percussioni. Registrato il 23 dicembre 1978.



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  Wind Chimes (Houston), id.



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  Changin’ Trains (Jefferson), id. ma John Hicks, piano, al posto di Whitaker.



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lunedì 20 giugno 2011

Lost Life (Art Pepper)

  Autoritratto di Art Pepper, nel disco che inaugurò il suo purtroppo breve ritorno.

  Lost Life (Pepper), da «Living Legend», Fantasy OJCCD 408-2. Art Pepper, sax alto; Hampton Hawes, piano; Charlie Haden, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 9 agosto 1975.



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Corner Culture - Diff Customs (Billy Hart)

  «Enchance», a nome del batterista Billy Hart, è uno dei grandi dischi degli anni Settanta e uno dei meno noti. La formazione è a ogni effetto una all star, tanto che il nome meno noto (all’epoca) era proprio quello del leader nominale. Il disco contiene composizioni di tutti i presenti, esclusi Henderson, Williams e Carvin; composizioni molto diverse per stile e mood, ma eseguite tutte con identico impegno e compattezza.

  Corner Culture (Redman) , da «Enchance», A&M 75021-0818-2. Hannibal Marvin Peterson, tromba; Oliver Lake, sax alto; Dewey Redman, sax tenore; Don Pullen, piano; Dave Holland, contrabbasso; Billy Hart, batteria; Michael Carvin, percussioni. Registrato il 24 febbraio o il 3 marzo 1977.



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  Diff Customs (Lake), id., più Eddie Henderson, tromba; Buster Williams, contrabbasso, al posto di Holland.



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domenica 19 giugno 2011

Stablemates (Paul Chambers)

  Stablemates è una delle composizioni più originali di Benny Golson: la struttura è ABA' e la divisione è insolita: 14, 8 e 14 battute. Nel quartetto a nome di Paul Chambers c’è John Coltrane ancora prima maniera ma già chiaramente proiettato oltre. Golson e Coltrane erano amici e sodali d’adolescenza.

  Stablemates (Golson), da «Chambers' Music», Jazz West JWLP 7. John Coltrane, sax tenore; Kenny Drew, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il primo marzo 1956.



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sabato 18 giugno 2011

The Nearness of You - Three Little Words (Branford Marsalis)

  Il maggiore, in tutti i sensi, dei fratelli Marsalis in questo disco già classico del 1988, in compagnia di Jeff «Tain» Watts, suo campagno nel quintetto con Wynton, e con Milt Hinton, all’epoca ottantenne, al contrabbasso. Qui e altrove nel disco, in una formazione di cui fu pioniere Sonny Rollins, Branford dà saggio ispirato di improvvisazione tematica.

  The Nearness of You (Washington-Carmichael), da «Trio Jeepy», Columbia CK 44199. Branford Marsalis, sax tenore; Milt Hinton, contrabbasso; Jeff «Tain» Watts, batteria. Registrato il 4 gennaio 1988.



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  Three Little Words (Kalmar-Ruby), id.



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venerdì 17 giugno 2011

Be Bop Romp (Fats Navarro)

  Be bop puro, della caratteristica marca Fats Navarro, lucente e melodica, che era poi quello che avvicinava Navarro a Tadd Dameron, qui al piano. Compare Charlie Rouse parecchi anni prima dell’associazione con Monk.

  Be Bop Romp (Navarro), da «Nostalgia», Savoy SV-0123. Fats Navarro, tromba; Charlie Rouse, sax tenore; Tadd Dameron, piano; Nelson Boyd, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 5 dicembre 1947.



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giovedì 16 giugno 2011

I Feel a Draught (Steve Lacy)

  Penso che questa composizione di Steve Lacy sia un omaggio a Lester Young. I feel a draught («sento uno spiffero») era un’espressione adoperata da Lester per dire che avvertiva nella stanza la presenza di un razzista.

  Un grande jazzista trae sempre partito dalla collaborazione di un batterista gagliardo, e Lacy, con Beaver Harris, non fa eccezione.

Buon Bloomsday!

  I Feel a Draught (Lacy), da «Trickles», Black Saint 120008. Steve Lacy, sax soprano; Roswell Rudd, trombone; Kent Carter, contrabbasso; Beaver Harris, batteria. Registrato l’11 o il 14 marzo 1976.



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mercoledì 15 giugno 2011

Lush Life (Don Ellis)

  Lush Life (Strayhorn), da «Pieces of Eight - Don Ellis Octet Live at UCLA, 1967», Wounder Bird Records WOU 6000. Don Ellis, tromba; Ray Neapolitan, contrabbasso. Registrato il 4 aprile 1967.



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martedì 14 giugno 2011

Days Off - Pseudonimo (Claudio Fasoli)

  Non ricordo se ti ho già inflitto la mia opinione, antipatriottica e reazionaria, che il jazz italiano – non in generale, ma nei suoi esponenti più in vista – negli ultimi trent’anni non abbia fatto che scendere di livello. Sostanzio l’affermazione, non facendoti sentire uno dei tre o quattro grandi e ubiqui gezzisti italiani di oggi, ma questo disco del 1977 del trio di Claudio Fasoli con Franco D’Andrea guest (più Biriaco alla batteria, si tratta di tre quarti del Perigeo).
  Poi dimmi tu.

  Days Off (Fasoli), da «Eskimo Fakiro», Carosello CLE 21036. Claudio Fasoli, sax soprano; Franco D’Andrea, piano; Giorgio Azzolini, contrabbasso; Bruno Biriaco, batteria. Registrato il 9 o 10 giugno 1977.



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  Pseudonimo (Fasoli), c.s. ma Fasoli suona il sax tenore, e senza D’Andrea.



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lunedì 13 giugno 2011

I Should Care (Hank Mobley)

  Chissà perché diavolo questa seduta del 1961 fu archiviata dalla Blue Note e pubblicata solo quarant’anni dopo circa.

  I Should Care (Stordahl-Weston-Cahn), da «Another Workout», Blue Note 0946 3 62646 2. Hank Mobley, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 5 dicembre 1961.



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domenica 12 giugno 2011

Breakin’ Point (Freddie Hubbard)

  Freddie Hubbard, che pochi mesi prima di questo disco aveva suonato in «Out to Lunch» di Dolphy (e pochi mesi dopo avrebbe suonato in «Ascension» di Coltrane), mostra di non essere passato indenne da quell’esperienza, e ovviamente nemmeno da «Free Jazz» di Ornette di quattro anni prima. Ma lo mostra a modo suo, senza rinnegare l’hard bop mercuriale, a momenti marziale, che lo distingue. In Breakin’ point fa la comparsa anche una sezione in tempo di calypso.

  Gran disco.

  Breakin’ Point (Hubbard), da «Breakin’ Point», Blue Note CDP7-93202-2. Freddie Hubbard, tromba; James Spaulding, sax alto; Ronnie Matthews, piano; Eddie Khan, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 7 maggio 1964.



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sabato 11 giugno 2011

I Want a Little Girl (Ike Quebec)

  I Want a Little Girl (Mencher-Moll), da «Heavy Soul», Blue Note 9166. Ike Quebec, sax tenore; Freddie Roach, organo; Milt Hinton, contrabbasso; Al Harewood, batteria. Registrato il 26 novembre 1961.



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Gipsy Song - Kristie’s Spirit (Frank Tusa)

  Se non traslochi a New York, per quanto tu faccia e disfaccia, nel jazz resterai un personaggio oscuro. È il caso del contrabbassista Frank Tusa, che dopo aver fatto parte di ensemble segnalati nei primi anni Settanta con i sodali Dave Liebman e Richie Beirach, è stato poi sempre attivo in California, suonando con gruppi suoi e accompagnando molti famosi musicisti in transito, ma virtualmente ignorato fuori dal suo stato.

  A suo nome credo proprio ci sia solo queso disco, molto bello, in una rigoroso e spontaneo. Non a caso uscì per un’etichetta tedesca. Tusa è con i soliti sospetti provenienti in gran parte dalla Lookout Farm di Liebman.

  Gipsy Song (Tusa), da «Father Time», Enja Enj-2197 2. Frank Tusa, contrabbasso; Jeff Williams, Badal Roy, percussioni. Registrato nel 1975.



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  Kristie’s Spirit (Tusa), ib. Dave Liebman, flauto; Tusa.



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venerdì 10 giugno 2011

Sotho Blue (Abdullah Ibrahim)

  Con questo magnifico settetto «americano» del 1983, vicino per spirito a quello di «Water from an Ancient Well» e anche per formazione (l’unica differenza è il bassista, che là era David Williams), Abdullah Ibrahim mostra le sue grandi doti di compositore unendo blues, una undercurrent sudamericana e la caratteristica solennità cordiale della sua melodia.

  Sotho Blue (Ibrahim), da «Ekaya», Black Hawk 50205. Dick Griffin, trombone; Carlos Ward, sax alto; Ricky Ford, sax tenore; Charles Davis, sax baritono; Abdullah Ibrahim, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Ben Riley, batteria. Registrato nell’ottobre 1983.



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Au Privave - Sometime Ago (Tete Montoliu)

  Il dinamico pianista catalano Tete Montoliu in uno dei più caratteristici blues parkeriani e poi nella soave Sometime Ago di Sergio Mihanovic, che riveste di un numero strabocchevole di note. Non so chi sia il batterista Brooks, ma sentilo, in testa e in coda di Au Privave, come suona il tema in unisono con il piano.

  Au Privave (Parker), da «A Tot Jazz!», Concentric. Tete Montoliu, piano; Eric Peter, contrabbasso; Billy Brooks, batteria. Registrato nell’estate del 1965.



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  Sometime Ago (Mihanovic), id.



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giovedì 9 giugno 2011

Four Winds (Dave Holland)

  Come ho già osservato, «Conference of the Birds» di Dave Holland resta un gran disco (anche se è della ECM…), uno di quelli che miracolosamente conserva intatto il sapore di un’epoca senza minimamente apparire invecchiato. È bello sapere che, dopo quarant'anni, i quattro sono ancora tutti in attività, perfino Sam Rivers (credo), che è ormai più sui novanta che sugli ottanta, e Barry Altschul, del quale dopo gli anni Settanta si è saputo poco.

  Four Winds (Holland), da «Conference of the Birds», ECM 829373-2. Anthony Braxton, sax soprano; Sam Rivers, sax tenore; Dave Holland, contrabbasso; Barry Altschul, batteria. Registrato nel novembre 1972.



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Little Church - Nem Um Talvez (Miles Davis)

  Non ho mai deciso se dopo «Bitches Brew» (o meglio dopo «Jack Johnson») Miles Davis abbia mai fatto qualcosa che mi sia piaciuto, e non parlo del decennio 1981-’91 del ritorno sulla scena, che reputo uniformemente catastrofico e che mi ha procurato, proprio nel 1991 a Milano, la mia più triste esperienza di ascoltatore: immagina tu, andare a sentire Miles e provare imbarazzo e pena per lui…

  Una cosa come «On the Corner», che non ascolto da anni, la trovo indigeribile, per quanto mi dicono si sia rivelata profetica; in «Live-Evil» ci sono cose, come queste due, a cui torno ogni tanto con una fascinazione malata. Sarà la particolare presenza di Hermeto Pascoal, non lo so. So che, in qualunque altro disco, John McLaughlin è uno di quei nomi che bastano a mettermi in fuga. Come mi apparirebbe questa musica, e forse anche quella di «Bitches Brew», se non portasse il nome di Miles?

  Little Church (Pascoal), da «Live-Evil», Columbia CG 30954. Miles Davis, tromba; Hermeto Pascoal, canto e piano elettrico; John McLaughlin, chitarra; Dave Holland, basso elettrico. Registrato il 4 giugno 1970.



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  Nem Um Talvez (Davis), ib. Davis; Pascoal; Steve Grossman, sax soprano; Keith Jarrett, organo; Chick Corea, Herbie Hancock, piano elettrico; Ron Carter, contrabbasso; Jack DeJohnette, batteria; Airto Moreira, percussioni. Registrato il 3 giugno 1970.



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Turbulence (Duane Tatro)

  Duane Tatro, di cui questa rimane l’unica testimonianza discografica in ambito jazzistico, viene sempre nominato con Gil Mellé e qualche altro come esponente di una presunta avanguardia jazzistica (perlopiù bianca) di metà anni Cinquanta. Non saprei dirne altro che quanto già ho detto di Mellé, e che la musica di Tatro, che è più scritta di quella di Mellé, è più ancora di quella congenere al West Coast jazz – la formazione parla chiaro.
  Nothing to write home about
, per quanto mi riguarda: una modernità atteggiata e già vieta pochissimi anni dopo, un po’ come la Firebird che ne illustra la copertina. A quel punto, meglio Gil Mellé, ma meglio ancora Teddy Charles. O addirittura Shorty Rogers, che almeno non si prendeva tanto sul serio.

  Turbulence (Tatro), da «Duane Tatro’s Jazz For Moderns», Contemporary/OJC 00025218187824. Stu Williamson, tromba; Bob Enevoldsen, trombone a pistoni; Bill Holman, sax tenore; Ralph Peña, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 13 settembre 1954.



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mercoledì 8 giugno 2011

Hello to the Wind - Message from Mars (Joe Chambers, Larry Young)

  Questo è l’ultimo disco in cui compare Larry Young, il valente organista che sarebbe morto pochi mesi dopo, ed è un duo con Joe Chambers, batterista di molti dischi importanti degli anni Sessanta e Settanta e, come si sente qui, pianista di buon livello. La strumentazione, con sintetizzatore , piano elettrico e percussioni esotiche varie, nonché la natura stessa di composizioni ed esecuzioni, parrebbero far inclinare l’impresa a momenti verso una musica New Age avanti lettera (Hello to the Wind): se non che erano invece gli anni Settanta e Young e Chambers venivano da ben altre esperienze (entrambi, fra l’altro, veterani Blue Note).

  Morale, io trovo questo insolito disco assai suggestivo nella sua inclassificabilità.

  Hello to the Wind (Chambers), da «Double Exposure», Muse MR 5165. Joe Chambers, piano; Larry Young, sintetizzatore, percussioni. Registrato il 17 novembre 1977.



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  Message from Mars (Young), ib.; Young, organo; Chambers, batteria.



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martedì 7 giugno 2011

Cathedral in Milano (Kenny Drew)

  Questa è l’impressione che il duomo di Milano ha lasciato su Kenny Drew, come annotata in un disco del 1990, il quale, benché registrato a Copenaghen, è denso di riferimenti all’italia (altre composizioni sono Autumn in Rome, Valse Italiano, The Big Boot – esempio fortunatamente senza seguito di blues-tarantella – e Sorrento).

  Cathedral in Milano (Drew), da «Expressions», Alfa Jazz ALCR 65. Kenny Drew, piano; Niels-Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso; Alvin Queen, batteria. Registrato il 7 maggio 1990.



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Chicago Breakdown (Louis Armstrong) (Air)

  Chicago Breakdown (Morton), da «King Louis», Properbox 93. Louis Armstrong and His Stompers: Louis Armstrong, Bill Wilson, cornetta: Honore Dutrey, trombone; Boyd Atkins, clarinetto; Joe Walker, sax alto; Albert Washington, sax tenore; Earl Hines, piano; Rip Bassett, banjo; Pete Briggs, tuba; Tubby Hall, batteria. Registrato il 9 maggio 1927.



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  Chicago Breakdown, da «80 Below 82», Antilles J33D-20008. Trio Air: Henry Threadgill, sax alto; Fred Hopkins, contrabbasso; Steve McCall, batteria. Registrato il 13 gennaio 1982.



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lunedì 6 giugno 2011

Li’l Darlin’ (Dorothy Ashby)

  Torna Dorothy Ashby! Con l’arpa!

  Li’l Darlin’ (Hefti), da «Dorothy Ashby», Argo LPS-690. Dorothy Ashby, arpa; Herman Wright, contrabbasso; John Tooley, batteria. Registrato l’8 agosto 1961.



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domenica 5 giugno 2011

Love for Sale (Cecil Taylor)

  Cecil Taylor nel 1959, nel disco che passa per il più straight che abbia mai fatto. Certo, il repertorio lo è, consistendo per metà di canzoni di Cole Porter, però giudica tu: Cecil è come Minerva, uscita armata dalla testa di Giove.

  Love for Sale (Porter), da «Love for Sale», Blue Note 94107 (United Artists). Cecil Taylor, piano; Buell Neidlinger, contrabbasso; Dennis Charles, batteria. Registrato il 15 aprile 1959.



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Fly Me to the Moon - I’ll Remember April (Morris Nanton)

  Morris Nanton (1929-2009) ebbe una carriera quasi completamente limitata all’ambito di casa sua, la contea di Middlesex nel New Jersey e limitrofe, ma una carriera lunga e distinta tuttavia. Fra anni Cinquanta e Sessanta incise cinque dischi a proprio nome in trio per la Prestige, che grosso modo s’inserirono nella scia del soul jazz, o almeno vennero proposti con quell’etichetta. Ma Nanton, che fra l’altro si era diplomato alla Juilliard School, aveva diverse frecce al suo arco, come senti per esempio nel variegato trattamento di Fly Me to the Moon e in I’ll Remember April, che gioca di aumentazione e diminuzione dei valori del tema. Un uso intelligente è fatto anche della conga.

  Morris Nanton ebbe un’associazione lunghissima con il contrabbassista Norman Edge: non ne so molto, ma da tutto questo disco appare un vero fuoriclasse.

  Fly Me to the Moon (Howard), da «Soul Fingers», Prestige PR 7464. Morris Nanton, piano; Norman Edge, contrabbasso; Al Beldini, batteria; Johnny Murray Jr, conga. Registrato il 13 maggio 1965.



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  I’ll Remember April (Raye-De Paul), id.



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Where the Wind Blows (Ray Bryant)

  Di solito non celebriamo le dipartite, qui a Jazz nel Pomeriggio, ma ho letto questa notizia proprio mentre lo stavo ascoltando, e qui sopra l’ho proposto più volte anche recentemente. L’altroieri è morto a New York, settantanovenne, Ray Bryant.

  Goodbye, Ray!

  Where the Wind Blows (Bryant), da «Up Above the Rocks», Cadet. Ray Bryant, piano; Ron Carter, contrabbasso; Grady Tate, batteria, più Snooky Young e Debbie Hiques, tromba e flicorno. Registrato nel settembre 1968.



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sabato 4 giugno 2011

About Town (Eddie Bert)

  Vedo che solo questa settimana è ricorso due volte qui su JnP il trombonista Eddie Bert, e sono certo di avere pubblicato molti altri pezzi in cui suona. Si tratta infatti di un musicista di carriera lunghissima, forse il trombonista più registrato del jazz moderno, che ha suonato – letteralmente – con tutti. Grande primo trombone, era un buon solista ma non straordinario; a suo nome ha fatto poche cose, come questo piacevole disco del 1954 in cui si sente fra gli altri Duke Jordan. About Town è una sua composizione che prende una comunissima sequenza armonica, ne modifica la cadenza finale e ne fa una specie di striscia di Möbius musicale.

  About Town (Bert), da «Kaleidoscope», Fresh Sound FSRCD 404. Eddie Bert, trombone; Vinnie Dean, sax alto; Duke Jordan, piano; Clyde Lombardi, contrabbasso; Art Mardigan batteria. Registrato il 20 agosto 1954.



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venerdì 3 giugno 2011

Royal Garden Blues (Count Basie)

  Dedicato ai possessori e alle possessrici di giardino. In un mondo di pianisti che cercano di apparire più bravi di quel che sono, Count Basie è uno che ha sempre dissimulato un’abilità di tutto rispetto.

  Royal Garden Blues (Williams-Williams), da «Count Basie Trio - For the First Time», Original Jazz Classics 2310712. Count Basie, piano; Ray Brown, contrabbasso; Louie Bellson, batteria. Registrato il 22 maggio 1974.



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giovedì 2 giugno 2011

Groovin’ High (Howard McGhee)

  Howard McGhee fu uno dei primi trombettisti del bebop (suona lui nella seduta di Lover Man di Parker del 1946) e uno dei migliori. Nocquero alla sua carriera i soliti «problemi personali» e anche, forse, una sonorità un po’ aspra, diversa sia da quella di Miles Davis sia da quella di Navarro o Clifford Brown. Era un musicista di alto livello, come appare chiaro in questo Groovin’ High, classico del bop registrato nel 1961.

  Groovin’ High (Gillespie), da «Dusty Blue», Toshiba EMI 6363. Howard McGhee, tromba; Bennie Green, trombone; Roland Alexander, sax tenore; Pepper Adams, sax baritono; Tommy Flanagan, piano; Ron Carter, contrabbasso; Walter Bolden, batteria. Registrato il 13 giugno 1961.



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[comunicazione di servizio] Streep

  Se sarai a Milano dal 10 al 12 giugno venturi e ti piacciono i fumetti, soprattutto ti piace sentirne parlare da chi li fa, a Milano si svolgerà in quelle sere la seconda edizione della manifestazione Streep: all’Arci Bitte, via Watt 37, «ingresso gratuito con tessera Arci obbligatoria», insomma, gratuito, però devi pagare.

  Ti assicuro che ne varrà la pena, e non solo perché l’organizzatore è un mio amico e un altro amico mio interverrà parlando di Diabolik. Io ci sarò almeno una o due sere.