lunedì 31 dicembre 2012

Walk That Walk - Rockin’ Steve (Buddy Tate)

 Dopo una fuggevole apparizione con Count Basie, anni fa, Buddy Tate attinge l’onore (…) di un posto tutto suo su Jazz nel pomeriggio con questo disco diviso fra due formazioni, la seconda con altri due basiani storici come Clayton, Warren, Wells e Jones. È un disco di tutti blues eseguiti con vero gusto.

 Walk That Walk (Dicky Wells), da «Swinging Like Tate – The Buddy Tate All Stars», Master Jazz MJR 8127. Buddy Tate, sax tenore e clarinetto; Pat Jenkins, tromba; Eli Robinson, trombone; Ben Richardson, sax alto; Skip Hall, piano; Everett Barksdale, chitarra; Joe Benjamin, contrabbasso; Herbie Lovelle, batteria. Registrato il 26 febbraio 1958.



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 Rockin’ Steve (Clayton), ib. Tate, Buck Clayton, tromba; Dicky Wells, trombone; Earle Warren, sax baritono; Skip Hall, piano; Lord Westbrook, chitarra: Aaron Bell, contrabbasso; Jo Jones, batteria. Registrato il 12 febbraio 1958.



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domenica 30 dicembre 2012

Beale Street Blues - Memphis Blues (Louis Armstrong)

 Insieme con il disco dedicato alle canzoni di Fats Waller, che è dell’anno dopo, questo è uno dei più belli della «più che maturità» di Armstrong. Questa versione degli All Stars, pur non avendo Hines, Teagarden, Cozy Cole, accompagna benissimo Louis. Del resto Trummy Young e Billy Kyle non erano certo gli ultimi arrivati (e degli All Stars originali era comunque rimasto il grande ellingtoniano Barney Bigard).

 Beale Street Blues (W. C. Handy), da «Louis Armstrong Plays W. C. Handy», Columbia/Legacy 88697492012. Louis Armstrong con Trummy Young, trombone; Barney Bigard, clarinetto; Billy Kyle, piano; Arvell Shaw, contrabbasso; Barrett Deems, batteria. Registrato il 12 luglio 1954.



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 The Memphis Blues (W. C. Handy), id. Registrato il 13 luglio 1954.



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sabato 29 dicembre 2012

Wee Dot - Halley’s Comet - The Man I Love (Kenny Dorham, Al Cohn, Zoot Sims, Roy Eldridge)

 Il 16 luglio 1961 un contingente di jazzisti americani si esibì al Teatro Municipal di Rio de Janeiro. L’importanza di questo concertone à la Jazz at the Philarmonic è anche nel fatto che, in quell’occasione, i musicisti americani conobbero de auditu la bossa nova allora nel suo momento d’ascesa e provvidero a diffonderla in patria.

 Si trattò a parte questo di un bel concerto. Nella prima delle due formazioni che seguono, un ascolto abbastanza raro: il pianista inglese Ronnie Ball, molto tristaniano.

 Wee Dot (J.J Johnson - Leo Parker), da «Jazz No Municipal», Imagem CD-1010. Kenny Dorham, tromba; Curtis Fuller , trombone; Al Cohn, Zoot Sims, sax tenore; Herbie Mann, flauto; Ronnie Ball, piano; Ben Tucker, contrabbasso; Dave Bailey, batteria; Ray Mantilla, percussioni. Registrato il 16 luglio 1961.



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 Halley’s Comet (Cohn), id.



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 The Man I Love (Gershwin-Gershwin), ib.; Roy Eldridge, tromba; Tommy Flanagan, piano; Ahmed Abdul Malik, contrabbasso; Jo Jones, batteria.



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venerdì 28 dicembre 2012

Blues in Trinity - Color Blind - ’Round About Midnight (Dizzy Reece, Tubby Hayes)

 Tutte le volte che sento o risento un disco di Dizzy Reece io trasecolo a tanta genialità, non solo nell’improvvisare ma nel comporre, accoppiata a un‘estroversione che mai per un attimo ha qualcosa di ostentato, di volgare. Di sicuro hard bop è un’etichetta che a questa musica non va di misura, ancora meno quella di «jazz inglese».

 Blues in Trinity è un tema di blues già di per sé incantevole, con una codetta a sorpresa. Ma poi senti che cosa organizza Dizzy R: il tempo di base è quello dell’head come eseguito dai fiati; contrabbasso e piano vanno a tempo doppio (del piano, per la verità, è difficile dire); la batteria va a tempo triplo. I solisti possono scegliere il tempo che vogliono, e di questa libertà approfittano, soprattutto Tubby Hayes. Orecchio infine a quello che fa Dizzy R quando rientra, subito dopo l’assolo di piano.

 Color Blind è un’altra composizione di Reece, 32 battute nella forma AA’, con un altro assolo fantasmagorico di Hayes. Bonus trackMidnight, in cui Hayes è solo con la ritmica.

 Questa seduta londinese del 1958 (in cui l’unico statunitense è Taylor, tranne che per due pezzi a cui partecipa Donald Byrd; il bassista Thompson è canadese) fu la prima di Reece per la Blue Note.

 Blues in Trinity (Reece), da «Blues In Trinity», Blue Note 7243 8 32093 2 3. Dizzy Reece, tromba: Tubby Hayes, sax tenore: Terry Shannon, piano; Lloyd Thompson, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 24 agosto 1958.



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 Color Blind (Reece), id.



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 ’Round About Midnight (Monk), id. ma senza Reece.



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giovedì 27 dicembre 2012

Where Are You? - Bass Knows (Randy Weston)

 Randy Weston fu uno dei più assidui fra i giovanissimi musicisti harlemiti (altri dei quali erano Sonny Rollins e Max Roach) che per qualche anno, subito dopo la guerra, fecero gruppo e per così dire accademia intorno a Thelonious Monk, di loro più anziano di dieci-dodici anni, nel suo minuscolo appartamento di San Juan Hill.

 Weston, che sviluppò con Monk un rapporto di amicizia che sarebbe durato, è stato in effetti fra i primi pianisti a risentirne l’influsso, ma in modo intelligente e meditato, non meccanico; si sente anche da questa serena interpretazione di Where Are You?, fin dalla breve intro, come Weston rielabori le idee armoniche e sonore di Monk senza cercare di replicarne l’approccio pianistico negli aspetti più superficiali. E dei toni monkiani s’individuano anche nella sua originale composizione Bass Knows (Weston è stato anche un compositore dotato, come già abbiamo sentito qui sopra).

 Where Are You? (Adamson-McHugh), da «Get Happy», [Riverside] OJCCD-1870-2. Randy Weston, piano; Sam Gill, contrabbasso; Wilbert Hogan, batteria. Registrato nell’agosto 1955.



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 Bass Knows (Weston), id.



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mercoledì 26 dicembre 2012

Blues In The Night (Sonny Clark)

 Per smaltire eventuali indebite intemperanze natalizie, eccoti il carminativo di Blues In The Night, composizione del grande Harold Arlen che Sonny Clark, in alternate take, interpreta con tutto il relax che serve.

 Io apprezzo Clark come accompagnatore vivo e stimolante, di cui puoi trovare molti esempi inserendone il nome nella casella CERCA NEL BLOG qui a fianco; non mi ha mai entusiasmato come solista, ma riconosco che le sue lunghe linee melodiche (era nota la sua ammirazione per Lennie Tristano) hanno una spontaneità incantevole.

 Blues In the Night (Arlen-Mercer), da «Standards», Blue Note 7243 8 21283 2 8. Sonny Clark, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Wes Landers, batteria. Registrato nel novembre 1958.



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martedì 25 dicembre 2012

On The Spur Of The Moment (Horace Parlan)

 Cari amici, buon Natale con uno dei nostri pianisti preferiti, Horace Parlan, con due fra i nostri fratelli preferiti del jazz, i Turrentine (Tommy in particolare forma), con uno dei più grandi bassisti degli anni Sessanta e uno dei batteristi più swinganti, tutti e cinque in un Blue Note non dei più famosi ma coi fiocchi (di neve). Buon Natale!

 On The Spur Of The Moment (Parlan), da «On The Spur Of The Moment», Blue Note CDP 7243 8 21735 2 6. Tommy Turrentine, tromba; Stanley Turrentine, sax tenore; Horace Parlan, piano; George Tucker, contrabbasso; Al Harewood, batteria. Registrato il 18 marzo 1961.



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lunedì 24 dicembre 2012

Magic And Music (Anthony Braxton & Max Roach)

 Del bell’assortimento che facevano Max Roach e Anthony Braxton ho detto tempo fa. L’esempio preclaro ne resta il loro primo disco insieme, duetti incisi nel 1978 a Milano. All’epoca i due, separatamente, frequentavano Milano con una certa assiduità, come tanti altri musicisti importanti.

 La base per la loro improvvisazione è qui niente più che un comodo tempo di tre quarti, interpretato con semplicità apparente entro un caleidoscopio di sottigliezze.

 Magic And Music (Braxton-Roach), da «Birth and Rebirth», Black Saint 120024-2. Anthony Braxton, sax sopranino, clarinetto; Max Roach, batteria. Registrato nel settembre 1978.



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domenica 23 dicembre 2012

Looking Glass - Never Stop Remembering Bill (Duke Ellington)

 In questi due pezzi del suo periodo tardo, il secondo dedicato a Billy Strayhorn, Duke Ellington sembra intento a una lieve parodia di se stesso (non una cosa insolita per lui, anche su scala più ampia).

 In composizioni semplici e di suggestione un po’ generica, entro un’esecuzione non schiva di soluzioni pianisticamente trite (gli abbellimenti e le appoggiature, soprattutto in Looking Glass), risalta tanto più a nudo la profondità straordinaria della sua sonorità e la sua sapienza di pedalizzatore. Notevole, in Never Stop… , l’impiego di due contrabbassi.

 Looking Glass (Ellington), da «The Pianist», Fantasy 00025218671729. Duke Ellington, piano; John Lamb, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato il 18 luglio 1966.



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 Never Stop Remembering Bill (Ellington), ib. Duke Ellington, piano; Victor Gaskin, Paul Kondziela, contrabbasso; Rufus Jones, batteria. Registrato il 7 gennaio 1970.



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sabato 22 dicembre 2012

[Guest Post #28] Paolo il Lancianese & Steve Lacy

La poesia in prosa di Paolo il Lancianese, a lungo assente da questa tribuna, è così bella e musicale che non la voglio appesantire con un commento. Invito solo il colto e l’inclita a cogliere l’endecasillabo sdrucciolo a maiore che vi si cela.

 Lacci? In fondo è proprio questo il jazz, a ben guardare e sentire: una questione di lacci. Che si mescolano, si confondono, si aggrovigliano e quindi vanno lentamente, pazientemente allentati e dipanati e sciolti. Succede con le scarpe (slacciarsele – a dispetto di ogni apparenza – è sempre assai più arduo che allacciarsele). Succede con i fili elettrici di questo maledetto computer che all’improvviso ritrovi pericolosamente attorcigliati. Chi li abbia ingarbugliati non si sa (ma chi vuoi che sia stato?). Non si sa come e perché. Non si sa neppure a chi spetti mettere ordine (non a te, non necessariamente a te). E però sei tu che te ne devi comunque incaricare. È tuo compito l’esplorazione del caos.

 Questo Monk lo sapeva. L’altro giorno ne abbiamo avuto un ulteriore esempio. Evidente. E se si tratta di Monk, è anche sempre una questione di Lacy.

 Evidence (Monk), da «Only Monk», Soul Note Records SN 1160. Steve Lacy, sax soprano. Registrato a Milano il 29-31 luglio 1985.



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giovedì 20 dicembre 2012

Moonglow - Lady Be Good (Benny Carter)

 Benny Carter, uno dei grandi del jazz al quale mi propongo di dedicare un giorno o l’altro lo spazio che merita su Jnp, aveva uno stile senza tempo su tutti i suoi strumenti e in particolare sul sax alto (anche se io lo ho specialmente a cuore come trombettista). In questa seduta del 1946 l’unico altro nome quasi certo oltre al suo è quello di Sonny White, un seguace di Teddy Wilson, all’epoca pianista della big band di Carter.

 Si tratta di esecuzioni non beboppeggianti, come l’anno di registrazione farebbe immaginare, ma spontaneamente moderne, di uno swing ben consapevole dell’avvento ormai vittorioso del bebop (senti soprattutto l’accompagnamento del piano in Lady Be Good). Benny entra in Lady Be Good con una parafrasi della melodia, quindi costruisce l’assolo accumulando ed elaborando alcuni brevi moduli melodico-ritmici, con effetto di grande swing.

 Moonglow (Hudson-De Lange-Mills), da «Benny Carter - The Music Master», Properbox 68. Benny Carter, sax alto; prob. Sonny White, piano; contrabbasso e batteria sconosciuti. Registrato il 22 aprile 1946.



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 Lady Be Good (Gershwin-Gershwin), id.



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mercoledì 19 dicembre 2012

Evidence - We See (Thelonious Monk)

 Monk «contiene moltitudini», come tutti i veri artisti, ma senz’altro la direttrice principale della sua poetica delinea un’angoscia ineffabile e fredda, un senso di dislocazione. È tanto più per questo che colpiscono e commuovono i suoi momenti di serenità e di apparentemente inadulterato buonumore. Uno lo abbiamo incontrato pochi giorni fa, un altro è in questa luminosa seduta in assolo registrata quasi casualmente a Parigi nel 1954, a conclusione della sua prima e piuttosto avventurosa - e tutto considerato tutt’altro che lieta –  traversata atlantica in occasione del Salon du Jazz di quell’anno.

 Qui Monk esegue Evidence, forse la sua composizione più caratteristica e una delle più geniali, che in assolo assume dei caratteri insospettati, e poi la più distesa Wee See (nota altrove come Portrait of an Ermite).

 Evidence (Monk), da «Piano Solo», Vogue/BMG France 74321409362. Thelonious Monk, piano. Registrato il 7 giugno 1954.



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 We See (Monk), id.



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martedì 18 dicembre 2012

Cross Road Blues - Phonograph Blues - Hellhound On My Trail (Robert Johnson)

 In un brevissimo torno di tempo (ventisette anni di vita, 1911-1938, qualche mese di registrazioni discografiche dal novembre 1936), Robert Johnson ha compendiato il blues a lui precedente e ha contenuto praticamente ogni aspetto di quello a venire, fino a oggi, tanto come cantante e lyricist quanto come chitarrista.

 Cross Road Blues (Johnson), da «The Complete Collection», Not Now NOT2CD270. Robert Johnson, canto e chitarra. Registrato il 27 novembre 1936.



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Went to the crossroad, fell down on my knees
I went to the crossroad, fell down on my knees
Asked the Lord above «Have mercy, now save poor Bob, if you please».

Yeoo, standin’ at the crossroad, tried to flag a ride
Ooo eeee, I tried to flag a ride
Didn’t nobody seem to know me, babe, everybody pass me by.

Standin’ at the crossroad, baby, risin‘ sun goin‘ down
Standin‘ at the crossroad, baby, eee, eee, risin’ sun goin’ down
I believe to my soul, now, poor Bob is sinkin’ down.

You can run, you can run, tell my friend Willie Brown
You can run, you can run, tell my friend Willie Brown
That I got the crossroad blues this mornin’, Lord, babe, I'm sinkin’ down.

And I went to the crossroad, mama, I looked east and west
I went to the crossroad, baby, I looked east and west
Lord, I didn’t have no sweet woman, ooh well, babe, in my distress.


Phonograph Blues, Take 2 (Johnson), id. Registrato il 23 novembre 1936.



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Beatrice, she got a phonograph
and it won’t say a lonesome word
Beatrice, she got a phonograph
and it won’t say a lonesome word
What evil have I done
what evil has the poor girl heard.

Beatrice I love my phonograph
but you have broke my windin’ chain
Beatrice I love my phonogra-ooo
honey you have broke my windin’ chain
And you’ve taken my lovin’
and give it to your other man.

Now we played it on the sofa now
we played it side the wall
My needles have got rusty babe
they will not play at all
Now we played it on the sofa
we played it side the wall
My needles have got rusty
and it will not play at all.

Beatrice I go crazy
baby I will lose my mind
And I go crazeeeee
honey I will lose my mind
Why dont-ya bring your clothes back home
and try me one more time
She got a phonograph
and it won’t say a lonesome word
She got a phonograph
ooo-won’t say a lonesome word
What evil have I done
or what evil have the poor girl heard.

Hellhound On My Trail (Johnson), id. Registrato nel settembre 1937.



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I got to keep moving, I got to keep moving
Blues falling down like hail, blues falling down like hail
Mmm, blues falling down like hail, blues falling down like hail
And the day keeps on remindin’ me, there's a hellhound on my trail
Hellhound on my trail, hellhound on my trail
If today was Christmas eve, if today was Christmas eve
And tomorrow was Christmas day
If today was Christmas eve and tomorrow was Christmas day
All I would need is my little sweet rider
Just to pass the time away, to pass the time away.

You sprinkled hot foot powder, mmm, around my door
All around my door
You sprinkled hot foot powder, all around your daddy’s door
It keeps me with ramblin’ mind rider
Every old place I go, every old place I go
I can tell the wind is risin’, the leaves tremblin’ on the tree
Tremblin’ on the tree
I can tell the wind is risin’, leaves tremblin’ on the tree
All I need is my little sweet woman
And to keep my company, hey, hey, hey, hey, my company.

lunedì 17 dicembre 2012

A Handful of Stars - The Goof and I (Serge Chaloff)

 Un ritorno sempre gradito, spero anche a te, quello di Serge Chaloff in un quartetto con il quale suoneresti forse bene perfino tu.

 A Handful of Stars (Lawrence-Shapiro) da «Blue Serge», Capitol 7243 4 94505 2 3. Serge Chaloff, sax baritono; Sonny Clark, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 14 marzo 1956.



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 The Goof and I (Al Cohn), id.



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domenica 16 dicembre 2012

Parker Medley (Sonny Rollins)

 Si tratta di sei standard e di una composizione originale, tutti legati a Charlie Parker e concatenati in medley, cioè senza soluzione di continuità, da poche battute modulanti di pianoforte. Secondo le note di Ira Gitler, si tratterebbe di un omaggio di Sonny Rollins (titolare della seduta) a Charlie Parker un anno e mezzo dopo la dipartita di questi.

 Il medley è introdotto dal classico call che Bird suonò a introduzione di Parker’s Mood. Rollins è solista in I Remember You e They Can’t Take that Away From Me; Kenny Dorham in My Melancholy Baby e in Just Friends; Wade Legge (l’unico che non avesse mai suonato con Parker) in Old Folks e in My Little Suede Shoes (unica composizione di Parker). In Star Eyes la front line è al completo. Ognuno dei frammenti del medley, soprattutto quelli affidati a Rollins, è ricco di richiami e allusioni alle esecuzioni che di quei pezzi diede Parker.

 L’accompagnamento di Max Roach a me suona piuttosto meccanico nella sua impeccabilità. Lo si dovrà al singolare arrangiamento dei pezzi, tanto che questa meccanicità è meno evidente nell’ultimo, più esteso frammento di medley (Star Eyes, che da sola occupa infatti circa un terzo della sequenza).

 Medley (I Rember You, My Melancholy Baby, Old Folks, They Can’t Take That Away From Me, Just Friends, My Little Suede Shoes, Star Eyes), da «Rollins Plays For Bird», Prestige/OJCCD 00025218621727. Kenny Dorham, tromba; Sonny Rollins, sax tenore; Wade Legge, piano; George Morrow, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 5 ottobre 1956.



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sabato 15 dicembre 2012

Remember Me - Sidestreet - For Our Elders (Frank Strozier)

 Scrivendo di saxofonisti contralto mi piace ricordare e riproporre Frank Strozier, che su quello strumento non ha avuto molti pari (è stato anche un buon flautista e, si dice, un pianista di livello professionale, nonché un compositore di talento).

 Qui sopra l’hai già sentito a nome proprio e come sideman illustre. Questo del 1976 è purtroppo uno dei suoi ultimi dischi, non perché Frank sia morto, ma perché ha deciso di ritirarsi dalla musica molto per tempo. Stupisci in particolare al suo tour de force in For Our Elders, un «jazz waltz».

 La front line di questo disco splendido è insolitamente completata da Howard Johnson, il più veloce dei tubisti, come Sidestreet rende lampante.

 Remember Me (Strozier), da «Remember Me», SteepleChase 31066. Danny Moore, tromba; Howard Johnson, tuba; Frank Strozier, sax alto; Harold Mabern, piano; Lisle Atkinson, contrabbasso; Michael Carvin, batteria. Registrato il 10 novembre 1976.



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 Sidestreet (Strozier), id.



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 For Our Elders (Strozier), id.



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giovedì 13 dicembre 2012

Cleo’s Chant - I Should Care (Ernie Henry)

 Questo pezzo può collegarsi ai due precedenti. Il maggior titolo di notorietà di Ernie Henry, che morì solo trentunenne nel 1957, è infatti la partecipazione a un disco celeberrimo e uno dei più belli di Monk, «Brilliant Corners» (1956).

 Va detto che in quel disco tormentato, pur uscendone piuttosto bene, Henry non diede il meglio di sé, forse un po’ innervosito dalla formazione di autentici padreterni in cui si trovò inserito (e da un Monk di pessimo umore, di cui quella volta fece le spese in particolare Oscar Pettiford). Henry era un altista di ovvia e inevitabile estrazione parkeriana e rispetto all’altro altista di punta di quella generazione, Jackie McLean, suona meno individuale e senz’altro meno pungente, meno crudamente espressivo. Era piuttosto un intelligente modernista-classicista, con una sua vena compositiva e un senso musicale dell’insieme, della forma, che senz’altro avrebbero prodotto dei bei risultati, se solo Ernie se ne fosse lasciato il tempo. Ma già in questo primo disco a suo nome – che precede «Brilliant Corners» di pochi mesi – Henry si mostra maturo: ne faccia fede la maniera in cui espone il tema di I Should Care, la bella canzone resa popolare fra i jazzmen da Bud Powell.

 Magnifici tutti gli altri, soprattutto Kenny Dorham.

 Cleo’s Chant (Henry), da «Presenting Ernie Henry», [Riverside] OJCCD-1920-2. Kenny Dorham, tromba; Ernie Henry, sax alto; Kenny Drew, piano; Wilbur Ware, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 30 agosto 1956.



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 I Should Care (Cahn-Stordahl-Weston), id.



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mercoledì 12 dicembre 2012

Evidence I, II (Thelonious Monk)

 Provo una piccola gelosia per chi, come Il Many, stia cominciando ora ad ascoltare con impegno Thelonious Monk e si trovi davanti, tutta nuova, così tanta musica affascinante.

 Qui oggi senti un super-classico monkiano, Evidence, composizione ritmicamente disallineata che si basa alla lontana su Just You, Just Me. Classiche sono anche le due esecuzioni: la prima, e lievemente meno nota, è del 1963, quando il quartetto aveva alla batteria il magnifico Frankie Dunlop, ed è live al Village Gate. La seconda, del 1958, è anch’essa dal vivo, al Five Spot. Al sax tenore stavolta c’è Johnny Griffin.

 Esecuzioni avvincenti entrambe e molto diverse fra loro. Nella prima, come in tutta quella serata, Monk vi appare di un umore – musicale almeno – insolitamente sereno, evidente negli accompagnamenti più, diciamo, «accomodanti» del solito e nella maniera ritmica dei sobri assoli, che comunicano quasi una letizia infantile. Rouse è in grande serata, ispirato e sicuro anche quando Monk, come soleva, lo lascia solo con la ritmica per diversi chorus.

 Evidence (Monk), da «Live At the Village Gate 1963», Prevue 9. Charlie Rouse, sax tenore; Thelonious Monk, piano; John Ore, contrabbasso; Frankie Dunlop, batteria. Registrato il 12 novembre 1963.



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 Nel ’58 al Five Spot Griffin è eloquente e fantasioso ed esegue con la precisione a lui propria il difficile contorno ritmico del tema di Monk. È favorito rispetto a Rouse da una ripresa di suono assai migliore; tuttavia, pur essendo stato Griffin un monkiano classico, devo dire che in questo ruolo la superiorità di Rouse mi appare incontestabile: per agio, interazione con il pianista, capacità di integrare nell’improvvisazione i tratti salienti della composizione, concentrazione del discorso.

 Evidence, da «Thelonious Monk In Action», [Riverside] OJC 0600753270684. Johnny Griffin, sax tenore; Thelonious Monk, piano; Ahmed-Abdul Malik, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato nell’agosto 1958.



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martedì 11 dicembre 2012

The Duke (Dave Brubeck) (Miles Davis & Gil Evans)

 The Duke (Brubeck), da «Brubeck Plays Brubeck», Columbia/Legacy 88697491942. Dave Brubeck, piano. Registrato nell’aprile 1956.



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 The Duke, da «Miles Ahead», Columbia/Legacy CK 65121. Miles Davis, flicorno, con orchestra arrangiata e diretta da Gil Evans: Ernie Royal, Bernie Glow,  Louis Mucci, Taft Jordan, Johnny Carisi, tromba; Frank Rehak, Jimmy Cleveland, Joe Bennett, trombone; Tom Mitchell, trombone basso; Willie Ruff, Tony Miranda, corno; Bill Barber, tuba; Romeo Penque, Sid Cooper, flauto; Lee Konitz, sax alto; Danny Bank, clarinetto basso; Paul Chambers, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 6 maggio 1957.



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martedì 4 dicembre 2012

[Comunicazione di servizio]

 Jazz nel pomeriggio deve fermarsi un po’, non saprei dire bene quanto, ma spero non tanto. Diciamo che ci ho la luna piena. Ci risentiremo senz’altro, intanto divertitevi a ravanare nell’ormai cospicuo archivio. Ciao!

 Full Moon (Salim), da «Blues Suite», Savoy SV-0142. Paul Cohn, Nat Adderley, tromba; Buster Cooper, trombone; Phil Woods, sax alto; Selden Powell, sax tenore; Sahib Shihab, sax baritono; Eddie Costa, piano; George Duvivier, contrabbasso; Wilbur Hogan, batteria; A. K. Salim, arrangiamento e direzione. Registrato nel settembre o ottobre 1958.



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lunedì 3 dicembre 2012

Rana Sylvatica - Little Shadow (Ergo)

 Delle varie maniere o «contaminazioni» (termine, questo, che aborro) con cui si cerca di dare nuova linfa al jazz, questa non mi sembra peggiore di altre. Il trio Ergo, guidato da un trombonista ed elettricista dal nome di Brett Sroka, integra una pratica strumentale improvvisativa latamente jazzistica con i suoni e le concezioni globali dell’electronica e dell’ambient, due generi – ammesso che siano tali e soprattutto che siano distinguibili fra loro – che ultimamente considero con qualche interesse, ma non so se perché i miei orizzonti si stanno allargando o perché il cervello mi è andato in pappa e con quello le orecchie, rendendomi vulnerabile a sonorità «suggestive».

 Oziosamente osservo che anche Henry Threadgill si è lasciato ispirare da una rana, una volta.

 Questo post rientra nella categoria dei post perplessi, a cui ogni tanto indulgo. I commenti, più che graditi, saranno necessari.

 Rana Sylvatica (Sroka), da «Multitude, Solitude», Cuneiform Records Rune 289. Ergo: Brett Sroka, trombone e computer; Carl Maguire, tastiere e elettronica; Shawn Baltazor, batteria. Registrato l’8 o il 9 novembre 2008.



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Little Shadow (Sroka), id.



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domenica 2 dicembre 2012

Exploring the Future - Into the Orbit (Curtis Counce)

 Relativa rarità, un complesso di californiani neri – ma Elmo Hope, per la verità, alla California era in prestito, ed Ericson, naturalmente, era svedese – , in un disco del 1958 a nome del bassista Curtis Counce (1926-1963), che ha anche la distinzione di essere stato l’unico, credo proprio, musicista nero mai impiegato da Stan Kenton. (Non è vero, v. ai commenti).

 Titoli e copertina del disco rispondono alla temperie «spaziale» della cultura popolare dell’epoca, senza che della cosa risenta in alcun modo la musica, che inoltre può dirsi West Coast più che altro per la presentazione e l’origine geografica, essendo anche abbastanza tarda come data.

 Exploring the Future (Harold Land), da «Exploring the Future», [Dootone] Boplicity CDBOP 007. Rolf Ericson, tromba; Harold Land, sax tenore; Elmo Hope, piano; Curtis Counce, contrabbasso; Frank Butler, batteria. Registrato nell’aprile 1958.




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 Into the Orbit, (Elmo Hope), id.



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sabato 1 dicembre 2012

Albuquerque Social Swim (Dick Twardzik)

 Di Dick Twardzik, apparizione meteorica nel firmamento del jazz degli anni Cinquanta, ho già parlato su Jnp. Di questo straordinario stilista la proposta di oggi assume un piccolo valore pre-natalizio, dato dalla citazione ricorrente di Joy to the World.

 Apprezzerai, oltre allo stile unico e audace di Twardzik, l’originalità della composizione, che ricorda cose di Herbie Nichols.

 Albuquerque Social Swim (Twardzik), da «Complete Recordings», Lone Hill Jazz LHJ 10120. Dick Twardzik, piano; Carson Smith, contrabbasso; Peter Littman, batteria. Registrato nell’ottobre o nel dicembre 1954.



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venerdì 30 novembre 2012

East St. Louis Toodle-oo I, II (Duke Ellington)

 Duke Ellington continuò a scrivere musica fino al suo ultimo giorno, perfino nel letto dell’ospedale dove morì, e a registrarla per proprio uso fino a poco prima. La sua creatività non si inaridì mai e anzi nell’ultimo decennio trovò una vena nuova che generò gioielli e due capolavori come la Far East Suite e la New Orleans Suite (1966 e 1970).

 Vi fu però un certo numero di composizioni che Duke portò sempre con sé fin quasi dagli inizi, mai cessando di suonarle e di rielaborarle, qualche volta in un particolare spirito parodico: Black and Tan Fantasy, Mood Indigo, East St. Louis Toodle-oo, Creole Love Call, oltre alle più ovvie come Sophisticated Lady, Take the A Train, In A Mellow Tone, la selezione da Black, Brown and Beige

 Qui ti propongo la prima versione registrata di East St. Louis Toodle-oo, grande, maestosa composizione del primo Ellington.

 East St. Louis Toodle-oo (Ellington), da «The Original Edward “Duke” Elington Hits», King Jazz KJ 144FS. Duke Ellington and His Kentucky Club Orchestra: Bubber Miley, Louis Metcalf, tromba; Joe Nanton, trombone; Edgar Sampson, sax alto; Otto Hardwicke, clarinetto e sax baritono; Duke Ellington, piano; Fred Guy, banjo; Mack Shaw, basso tuba; Sonny Greer, batteria.. Registrato il 29 novembre 1926.



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 Segue una versione del 1956, trent’anni dopo, contenuta in uno dei magnifici dischi che Duke incise per la Betlehem. Come compito ti affido di osservarne differenze e identità e di relazionarmene qui sotto nei commenti. Io mi limito a notare che solista di tromba è nella versione antica Bubber Miley e nella moderna Ray Nance.

 East St. Louis Toodle-oo, da «Historically Speaking - The Duke», [Betlehem] Avid Jazz AMSC 937. «Cat» Anderson, Ray Nance, Clark Terry, Willie Cook, tromba; Jimmy Hamilton, clarinetto; Johnny Hodges, Russell Procope, sax alto; Paul Gonsalves, sax tenore; Harry Carney, sax baritono; Duke Ellington, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Sam Woodyard, batteria. Registrato il 7 febbraio 1956.



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mercoledì 28 novembre 2012

[Comunicazione di servizio]

 Il post di oggi è pronto, ed è anche più gratificante del solito, ma DivShare, il servizio web (gratuito) a cui m’appoggio per pubblicare le musiche, è più o meno fuori uso – noto che succede regolarmente quando qui piove.

 A più tardi, spero.

martedì 27 novembre 2012

[Guest post #27] Claudio Bonomi & Nucleus

 Claudio Bonomi, l’uomo il cui nome, nei circoli di chi sa, è sinonimo di jazz inglese, ci propone sempre pezzi non solo belli, ma molto suggestivi e atmosferici (si è trattato l’ultima volta di Graham Collier).
 Nel dicembre 1973 è scoppiata la prima crisi petrolifera e c’è aria di riflusso e di fine delle grandi illusioni che hanno caratterizzato gli anni a cavallo dei decenni Sessanta e Settanta.

 Un’atmosfera plumbea e piovosa avvolge tutta l’Europa. La stessa che traspare dalla copertina di «Under The Sun», con i sei Nucleus (Ian Carr, Bob Bertles, Geoff Castle, Ken Shaw, Roger Sutton e Bryan Spring) ritratti in chiaroscuro sotto gli ombrelli in un parco londinese.

 L’artwork della copertina, una foto trattata in laboratorio e caratterizzata dalla scomposizione dei colori in piccoli punti al pari di un quadro di Paul Signac, è del grande fotografo Marcus Keef. Nonostante l’ironia del titolo, i Nucleus hanno poco da scherzare. Il debutto shock al Festival di Montreaux del 1970 e la standing ovation al Village Gate di New York sono ormai lontani ricordi. Le grandi «commission» decisive per portare in porto lavori per grandi ensemble come «Solar Plexus» e «Labyrinth» non ci sono più e Carr, angosciato da problemi finanziari, si fa in quattro per trovare al gruppo ingaggi e concerti. Un lavoro che gli riesce bene in quasi tutto il vecchio continente, soprattutto in Germania, tranne che in patria. Cosa che gli provoca non poco stress e una grave ulcera.

 Tuttavia si deve andare avanti e «Under The Sun» è onestamente un album di transizione, privo degli acuti e delle invenzioni che hanno portato anni prima i Nuclues alla ribalta della scena jazz e rock internazionale. Tuttavia, la classe non è acqua. E Carr lo dimostra in Pastoral Graffiti, avvolgente ballad con solista l’australiano Bob Bertles al flauto. La formazione non è esattamente quella del disco: per questa registrazione alla BBC per il programma «Jazz Club» condotto dall’ineguagliabile Peter Clayton si presentano tutti tranne il batterista Bryan Spring, sostituito per l’occasione da Roger Sellers. Ebbene, lo svolgimento del brano è caratterizzato da un groove ritmico particolare che crea un brillante senso del movimento.  Motore di questo flusso è proprio il bravo Sellers che gioca a ritardare e a accelerare il beat, dando alla composizione un incedere ipnotico. Ed è sempre lui che alla fine degli assoli di Bertles e di Shaw alla chitarra elettrica con due secchi colpi di charleston introduce la tromba di Carr.

 Pastoral Graffiti (Carr), da «Under The Sun», Vertigo, 1974. Nucleus: Ian Carr, tromba; Bob Bertles, flauto; Geoff Castle, piano elettrico & sintetizzatore; Ken Shaw, chitarra; Roger Sutton, basso elettrico; Roger Sellers, batteria. Registrato nel 1974 presso gli studi BBC per il programma «Jazz Club» condotto da Peter Clayton.



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lunedì 26 novembre 2012

For All We Know (Ben Webster)

 For All We Know (Coots-Lewis), da «Swingin’ in London!», Black Lion BL-128. Ben Webster, sax tenore; Fred Hunt, piano; Jim Douglas, chitarra; Ron Rae, contrabbasso; Lennie Hastings, batteria. Registrato il 27 aprile 1967.



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domenica 25 novembre 2012

Cromatica altitudine (Sonata Islands)

 Jazz italiano! Recente, poi! Addirittura con la fisarmonica!!! Ma sarò diventato matto?

 Dalle note di copertina:
 Sonata Islands è un ensemble cameristico nato per suonare la nuova musica italiana, sia essa musica colta o jazz. Musica scritta e improvvisata insieme, musicisti che si trovano a proprio agio con entrambe. Solisti che incontrandosi con l’ensemble arrangiano le proprie composizioni e si immergono nell’ideale poetica del progetto.
 Cromatica altitudine (Falzone), da «High Society»,  Radiosnj Records SNJ-BF-018.   Sonata Islands: Giovanni Falzone, tromba; Guido Bombardieri, clarinetto basso; Emilio Galante, flauto; Simone Zanchini, fisarmonica; Tito Mangialajo Rantzer, contrabbasso; Stefano Bertoli*, batteria. Registrato nel novembre 2009.



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* No relation.

sabato 24 novembre 2012

Pax (Andrew Hill)

 La Blue Note negli anni Sessanta fece registrare ad Andrew Hill più dischi di quanti fosse ragionevole; poi, ancora meno ragionevolmente, ne tenne archiviati alcuni di ottimi per pubblicarne di non altrettanto buoni. È il caso di questo «Pax» del 1965, che ha conosciuto la luce, e solo parzialmente, nel 1975 prima che la seduta venisse pubblicata per intero.

 Con Hill qui ci sono un partner abituale, Davis, e due a lui già noti, Henderson e Hubbard. Hubbard, come aveva fatto l’anno prima in «Empyrean Isles» di Herbie Hancock, suona la cornetta.

 Pax (Hill), da «Pax», Blue Note 58296. Freddie Hubbard, cornetta; Joe Henderson, sax tenore; Andrew Hill, piano; Richard Davis, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 10 febbraio 1965.



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venerdì 23 novembre 2012

For Fred Anderson - Sir Snacktray Speaks (Farmers By Nature)

 L’improvvisazione non preordinata, «radicale», chiamala come vuoi, alle volte funziona e altre volte – più spesso, secondo me – non funziona affatto, nemmeno quando vi si trovino coinvolti dei grandi nomi e il pubblico si convinca di stare assistendo a un qualche miracolo. In questo trio Farmers By Nature, per esempio, funziona.

 Credo dipenda da quanto gli improvvisatori si conoscano l’un l’altro, musicalmente intendo, e da quanto i loro obiettivi e i loro gusti musicali siano contigui; cioè, in ultima analisi, da quanto l’improvvisazione, proprio per queste cose, sia in realtà preordinata.

 Craig Taborn e Gerald Cleaver quest’autunno li abbiamo  sentiti (Cleaver non tanto) con Michael Formanek e Tim Berne. Lì gli spazi improvvisativi erano molto più ridotti e controllati, ma la cosa funzionava poco lo stesso, anche se per ben diversi motivi.

 For Fred Anderson (Cleaver-Parker-Taborn), da «Out of This World’s Distortions», AUM Fidelity AUM 067. Farmers By Nature: Craig Taborn, piano; William Parker, contrabbasso; Gerald Cleaver, batteria. Registrato il 24 giugno 2010.



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 Sir Snacktray Speaks (Cleaver-Parker-Taborn), ib.



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giovedì 22 novembre 2012

1979 Semi-Finalist (The Bad Plus)

 Erano proprio belli i primi tre o quattro dischi dei Bad Plus. Ti invito a notarne la somiglianza (confermatami da Ethan Iverson) con certi momenti dell’American quartet di Keith Jarrett. 

 1979 Semi-Finalist (King), da «Give», Columbia COL 515307 9. The Bad Plus: Ethan Iverson, piano; Reid Anderson, contrabbasso; Dave King, batteria. Registrato nell’ottobre 2003.



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mercoledì 21 novembre 2012

Tickle Me Crazy (Herb Robertson)

 Herb Robertson (1951) è un musicista interessante e di certo non sovraesposto. La sua musica, come intima il titolo del disco, richiede un’attenzione speciale, ma più nel senso dell’intensità che della durata; è una di quelle musiche improvvisate in cui succedono veramente un sacco di cose simultanee e in cui è facile, quindi, perdere il filo. Se riesci a non farlo, ne sarai rimeritato.

 Di più, questo disco ha il pregio di note di copertina di Harvey Pekar, che per anni è stato anche critico di jazz per varie riviste. Io poi ho un debole per il nome della band.

 Tickle Me Crazy (Hovey-Lough), da «Music for Long Attention Spans», Leo Records CD LR 315. Herb Robertson and the Double Infinitives: Herb Robertson, tromba e arnesi vari; Steve Swell, trombone; Bob Hovey, trombone, percussioni; Hans Tammer, «endangered guitar»; Chris Lough, contrabbasso; Tom Sayek, batteria, percussioni. Registrato l’11 giugno 2000.



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martedì 20 novembre 2012

I Loves You Porgy (George Gruntz)

 Jazz svizzero, seconda puntata. Evocato nel post su Nicolas Masson, ecco un senatore del jazz elvetico, il pianista e compositore George Gruntz (Basilea, 1932), notissimo internazionalmente per aver suonato con un’infinità di musicisti europei e americani, per aver fondato e diretto la George Gruntz Concert Band e per essere stato pianista della European Rhythm Machine di Phil Woods.

 Apprezza come, suonando un pezzo per un pianista inestricabilmente legato a Bill Evans, Gruntz sappia trovare un’espressione molto personale.

NB Scusami, mi accorgo solo adesso che il file è rovinato. Pensavo che si fosse corrotto nel caricamento, invece è proprio il CD che è putrefatto, chissà perché. Lo lascio, è pur sempre meglio di niente.
Come non detto: Paolo il Lancianese è corso alla riscossa con un file integro.

 I Loves You Porgy (Gershwin-Gershwin), da «Ringing the Luminator», ACT 9751-2. George Gruntz, piano. Registrato il 26 settembre 2005.



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domenica 18 novembre 2012

Phoenix - Dream Piece (Nicolas Masson)

 Jazz svizzero? Ne so poco. Da noi sono particolarmente noti gli svizzeri ticinesi, come gli Ambrosetti, che jazzisticamente hanno per natura gravitato intorno a Milano, quando Milano aveva una vita jazzistica, oppure chi, come i pianisti George Gruntz e Irene Schweizer, si è affermato in ambito internazionale. Quello che ti propongo oggi è un quartetto in realtà multinazionale (tromba e batteria americani, basso norvegese), guidato saldamente dal saxofonista e compositore ginevrino Nicolas Masson (1972).

 Ricordo questo complesso qui a Milano una decina di anni fa, quando il Centro Culturale Svizzero aveva organizzato una bella stagione di musicisti contemporanei della Federazione. Recensendo Masson per All About Jazz, all’epoca scrivevo (oggi non so se ritirerei in ballo Tristano, ma allora, evidentemente, avevo sentito così):

 L’ombra di Shorter, più ancora che quella di altri celebrati quartetti pianoless come quelli di Ornette o Masada di Zorn-Douglas, ci pare profilarsi dietro il clima pensoso, di «malinconia urbana» delle composizioni e delle esecuzioni. Questo, oltre al lavoro sui metri in una cornice ritmica volutamente uniforme, ci porta a evocare per questa musica concentrata e anche austera il termine di neo-cool, proprio pensando al capostipite di quella scuola Lennie Tristano.

 Phoenix (Masson), da «Awake», Altrisuoni AS096. Russ Johnson, tromba; Nicolas Masson, sax tenore; Eivind Oipsvik, contrabbasso; Mark Ferber, batteria. Registrato il 13 giugno 2001.



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 Dream Piece (Masson), id.



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sabato 17 novembre 2012

Positive Path - Song of Peace (Tyrone Washington)

 Tyrone Washington è un saxofonista di splendide doti che ha inciso a suo nome solo due LP e che compare in pochissimi altri dischi: qui l’hai già sentito con Stanley Cowell, è anche su «The Jody Grind» di Horace Silver.

 Pare, così ho letto da qualche parte, che Washington abbia rinunciato alla musica per motivi religiosi. Io mi domando quale divinità possa essere così tetra e negativa da non andare orgogliosa di un simile musicista.

 Positive Path (Washington), da «Natural Essence», Blue Note BST 84274. Woody Shaw, tromba; James Spaulding, sax alto; Tyrone Washington, sax tenore; Kenny Barron, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 29 dicembre 1967.



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 Song of Peace (Washington), ib.



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giovedì 15 novembre 2012

[Guest Post # 26] Gennaro Fucile & Ella Fitzgerald

Un brivido mi ha corso la schiena pochi giorni fa, quando al telefono una voce inquisitoria (era di Gennaro Fucile) mi ha intimato: «Non hai mai fatto sentire Ella Fitzgerald!» Con mouse tremante ho scorso febbrile l'affollato elenco degli artisti comparsi su Jazz nel pomeriggio: incredibile ma vero. Ed Ella è una dei miei preferiti.

 Ecco un bon bon alla crema. Un paio di mesi fa il nostro ospite si produsse in un efficace affondo nel british blues, creando anche un po’ di sconcerto con il post dedicato ai Cream. A testa alta il trio è uscito dalla porta principale difeso a spada tratta dal suo atipico fan. Così, per dare man forte (non che ne abbia bisogno) all’impavido Marco facciamo scendere in campo una signora che qui non ha certo bisogno di presentazioni: Ella Fitzgerald.

 In un concerto tenuto al Fairmont Hotel di San Francisco nel 1968 Miss Ella mise in scaletta nientepopodimenochè Sunshine of Your Love, dal riff così incisivo da diventare in pratica come una sigla dei tre. Piacque subito, infatti, e parve insuperabile all’epoca per il suo rigore geometrico, fino a quando uno degli ammiratori, Jimi Hendrix, non si cimentò a sua volta in una pirotecnica interpretazione, suonandone alla velocità della luce quattro e più versioni contemporaneamente.

 Coeva, diversa, ma altrettanto superlativa questa rilettura di Miss Ella, che ribatte colpo su colpo alla prorompente sezione fiati, sprigionando grinta a gogò e swing a tonnellate. Aveva già superato i cinquant’anni, ma l’energia era pari alla classe. Il concerto vedeva la Fitzgerald prima in compagnia del collaudato trio di Tommy Flanagan (con Frank de la Rosa e Ed Thigpen) e poi con l’orchestra diretta da Ernie Heckscher a rifare i Cream, Bacharach e anche i Beatles (Hey Jude). Insomma i classici cocktail serviti da Norman Granz.

 C’è poco altro da aggiungere, questa signora non a caso è The Queen of Jazz.

 Sunshine of Your Love (Clapton-Bruce-Brown), da «Sunshine of your love», Verve 1326. Ella Fitzgerald con orchestra diretta da Ernie Heckscher. Registrato nell’ottobre 1968.



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mercoledì 14 novembre 2012

Skylark (Al Cohn)

 Molto richiesto come arrangiatore, Al Cohn non si dedicò forse come gli sarebbe convenuto alla carriera solistica. Come ho già avuto modo di osservare, fra i sax tenori di quella scuola Cohn era forse il più legato al comune progenitore, Lester Young, soprattutto suonando una ballad.

 Skylark (Mercer-Carmichael), da «America», Xanadu 138. Al Cohn, sax tenore; Barry Harris, piano; Sam Jones, contrabbasso; Leroy Williams, batteria. Registrato il 6 dicembre 1976.



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martedì 13 novembre 2012

Something Special (Richard «Groove» Holmes & Les McCann)

 Con lui concludiamo provvisoriamente la serie degli organisti: Richard «Groove» Holmes (1931-1991), dai bassi mobilissimi e dalla sonorità penetrante. Qui è associato al pianista Les McCann, figura tipica del funky, al sax tenore Clifford Scott – di cui non so niente se non che è robusto e swingante – e a Joe Pass in una delle sue prime apparizioni discografiche.

 Something Special (McCann), da «Something Special», Pacific Jazz CDP7243 8 55452 2 1. Clifford Scott, sax tenore; Richard «Groove» Holmes, organo; Les McCann, piano; Joe Pass, chitarra; Ron Jefferson, batteria. Registrato nell’aprile 1962.



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lunedì 12 novembre 2012

You and the Night and the Music (Anita O’Day & The Three Sounds)

 Ero un po’ in dubbio su che cosa farti ascoltare oggi, ma mi hanno dato una mano ancora una volta i commenti. Andiamo avanti allora con il repertorio di Howard Dietz e Arthur Schwartz, a cui solo negli ultimi giorni mi sono trovato ad attingere altre tre volte; stavolta ad accingervisi sono Anita O’Day e i Three Sounds.

 You and the Night and the Music (Dietz-Schwartz), da «Anita O’Day and The Three Sounds», Universal Distribution 9293. Anita O’Day con The Three Sounds: Gene Harris, piano; Andy Simpkins, contrabbasso; Bill Dowdy, batteria. Registrato il 15 ottobre 1962.



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