domenica 31 marzo 2013

Everything Happens To Me - Dewey Square (Ed Blackwell)

 Quando dietro i tamburi sedeva Ed Blackwell il tempo era impeccabile e fantasiosamente scandito; intanto, fra il rullante e la zona di frequenze più bassa e scura, un mucchio di cose inesplicabili e affascinanti succedeva. Bravissimo anche Cameron Brown, il grande contrabbassista che si ascolta in tanti dischi di Archie Shepp e di George Adams/Don Pullen.

 Buona Pasqua!

 Everything Happens To Me (Adair-Dennis), da «Walls-Bridges», Black Saint 120153-2. Dewey Redman, sax tenore; Cameron Brown, contrabbasso; Ed Blackwell, batteria. Registrato il 27 febbraio 1992.



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 Dewey Square (Parker), id.



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venerdì 29 marzo 2013

My First Winter (World Saxophone Quartet)

 Il World Saxophone Quartet nel 1981 era ancora nella formazione originale. La composizione di Julius Hemphill adopera la suggestione impressionistica delle quadriadi di settima di varia specie, accordi di moto impiegati a evocare invece stasi e quiete, e assegna lo spazio solistico a David Murray, che intorno al quarto minuto si ritrova a dimenarsi tutto solo. Blandamente interessante, come diceva Linus nella traduzione di Ranieri Carano.

 My First Winter (Hemphill), da «Live In Zurich», Black Saint BSR 0077. Oliver Lake, Julius Hemphill, sax alto e soprano; David Murray, sax tenore; Hamiet Bluiett, sax baritono. Registrato il 6 novembre 1981.



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giovedì 28 marzo 2013

Limerick Waltz - Too Close For Comfort - Main Stem (Terry Gibbs)

 Oggi si swinga con una big band, organico che qui sopra si ascolta così di rado, a meno che non sia quella di Duke Ellington. Terry Gibbs (nato Julius Gubenko nel 1924) non lo trovi compreso di solito nel novero dei «grandi» del vibrafono, ma in realtà, come strumentista, non non sfigura accanto a nessuno dei suoi colleghi. Dal finire degli anni Cinquanta, Gibbs ha diretto delle big band molto dinamiche e divertenti, site in un loro indovinato middle ground fra le orchestre del tardo Swing e un modernismo moderato di stampo californiano. A comporre il book della Dream Band di Gibbs furono infatti pezzi grossi del declinante West Coast Jazz: Bill Holman, Shorty Rogers, Lennie Niehaus, Bob Brookmeyer, Manny Albam, Marty Paich e Al Cohn, mentre nelle file dell’orchestra erano solisti insigni della stessa scena, fra cui Conte Candoli, Frank Rosolino, Richie Kamuca, Bill Perkins, Joe Maini, Mel Lewis.

 Limerick Waltz è scritto e arrangiato da Holman; anche Too Close For Comfort è una sua partitura e alloggia un assolo prezioso del grande Richie Kamuca. Main Stem, il classico di Ellington, è trattato da Manny Albam come se fosse destinato all’orchestra di Basie; il solista di sax tenore è Bill Perkins.

 Limerick Waltz (Holman), da «The Exciting Terry Gibbs Big Band - Swing Is Here!», Poll Winners Records PWR 27261. Al Porcino, Ray Triscari, Conte Candoli, Stu Williamson, Frank Huggins, tromba; Frank Rosolino, Vern Friley, Bob Edmonson, trombone; Joe Maini, Charlie Kennedy, sax alto; Richie Kamuca, Bill Perkins, sax tenore; Jack Nimitz, sax baritono; Terry Gibbs, vibrafono; Pat Moran, piano; Buddy Clark, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato nel gennaio 1961.



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 Too Close For Comfort (Bock-Holofcener-Weiss), id.



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 Main Stem (Ellington), id.



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mercoledì 27 marzo 2013

Pink Lady - Too Much (Jack Millman)

 Una di quelle cose fra cool, Third Stream e West Coast jazz che colorivano in modo anche piacevole il paesaggio jazzistico della prima metà degli anni Cinquanta, prima dell’avvento dell’hard bop: ne abbiamo sentiti qui altri esempi da Gil Melle, Teddy Charles – il più interessante, secondo me – , Duane Tatro (v. la nuvola qui a fianco).

 Jack Millman, flicornista, autore di questi due pezzi, e il cornista John Graas, al quale sono dedicati per la massima parte questi due CD della Lone Hill, figurano degnamente nel novero, certe pretese di accademia incluse (la raccolta presenta anche due movimenti di una «sinfonia di fa minore» di Graas: il primo piacevole e non pomposo, il secondo, in cui si fa il verso a Prokofiev, indigesto). Pink Lady ha l’arrangiamento di Shorty Rogers; Too Much quello di Jack Montrose.

 Pink Lady (Millman), da «Jazz Studio 3/4», Lone Hill Jazz LHJ10146. Jack Millman, flicorno; Buddy Collette, flauto; Bob Gordon, clarinetto basso; Red Norvo, vibrafono; Claude Williamson, piano; Red Mitchell, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il primo giugno 1955.



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 Too Much (Millman), ib. Jack Millman, flicorno; Lin Halliday, sax tenore; Ray Vasquez, sax baritono; Russ Freeman, piano; Ralph Peña, contrabbasso; Gary Frommer, batteria. Registrato il 25 maggio 1955.



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martedì 26 marzo 2013

[comunicazione di servizio] A. B. Spellman, «Quattro vite jazz»

 Dovrebbe essere presente nelle librerie Quattro vite jazz («Four Lives in the Bebop Business») di A. B. Spellman, minimum fax, pp 168, 16 euro.

 Il libro, che è uscito negli USA nel 1966 e ha conosciuto poi altre due edizioni accresciute, raccoglie quattro lunghe interviste biografiche con Cecil Taylor, Herbie Nichols, Ornette Coleman e Jackie McLean. Questa prima apparizione in italiano è corredata da un’introduzione che l’Autore ha scritto apposta.

 Se posso permettermi di dirlo (l’ho tradotto io), è una delle letture di maggior valore per capire il jazz degli anni Cinquanta-Sessanta e il suo rapporto con la società americana: ed è per giunta di lettura piuttosto avvincente.

Waltz For Cricket (Charles Sullivan), Jitterbug Waltz (Pepper Adams)

 Waltz For Cricket (Sullivan) da «Re-entry», Whynot WNCD 79409. Charles Sullivan, tromba; Rene McLean, sax tenore; Kenny Barron, piano; Buster Williams, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato il 17 agosto 1976.



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 Jitterbug Waltz (Waller), da «Ephemera», Spotlite PA6. Pepper Adams, sax baritono; Roland Hanna, piano; George Mraz, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato il 10 settembre 1973.



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lunedì 25 marzo 2013

Ungano (Bobby Hutcherson)

 Inciso nel 1969, pubblicato dieci anni dopo, questo disco è un’altra testimonianza attraente della collaborazione di Bobby Hutcherson e Harold Land, già presentata su Jnp.

 Ungano (Joe Chambers), da «Medina», Blue Note 7243 4 97508 2 1. Harold Land, sax tenore; Bobby Hutcherson, vibrafono; Stanley Cowell, piano; Reggie Johnson, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato l’11 agosto 1969.



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domenica 24 marzo 2013

Afternoon Of A Basie-ite (Lester Young)

 Quanto deve il jazz a Lester Young, in quasi ogni suo aspetto? E non dico solo musicalmente - lì il debito è immenso ed evidente – , ma nel suo outlook generale, nelle sue espressioni di gergo (fu lui il primo a usare l’aggettivo e il concetto di cool)? È in fondo proprio con Lester, passata da poco la metà degli anni Trenta e proprio in seno alla Swing Era, che nasce il jazz moderno. In sua compagnia, anche gli altri erano indotti quasi loro malgrado a suonare «moderno».

 Afternoon Of A Basie-ite (Young), da «Kansas City Swing», Definitive CRCD11118. Lester Young, sax tenore; Johnny Guarnieri, piano; Slam Stewart, contrabbasso; Sidney Catlett, batteria. Registrato il 28 dicembre 1943.



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sabato 23 marzo 2013

Old World, New Imports (Hank Mobley)

 Una buona ragione (se ce ne fosse mai bisogno) per mettere su un bell’Hank Mobley è che piace tanto al nostro amico M.G., che sta attraversando un periodo davvero così-così, ma speriamo che ne stia venendo fuori.

 Old World, New Imports (Mobley), da «No Room For Squares», Blue Note CDP 7 84149-2. Donald Byrd, tromba; Hank Mobley, sax tenore; Herbie Hancock, piano; Butch Warren, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 7 marzo 1963.



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venerdì 22 marzo 2013

These Foolish Things - Teresa Be (Bobby Hackett & Zoot Sims)

 Una seduta di jazz intemporale con due grandi nella front-line e una ritmica d’oro, compreso il poco ricordato Pizzarelli (e nella quale Hank Jones riesce come sempre impeccabile a dispetto di un pianoforte piuttosto orribile).

 Accanto a Bobby Hackett, in These Foolish Thing Zoot Sims suona il sax soprano e lo fa così bene, con un tale bel suono e una così precisa intonazione in tutti i registri, nonché con il solito swing, che dispiace che non l’abbia suonato più spesso. Teresa Be è dedicata alla cantante Theresa Brewer e ha fra gli autori il marito di lei Bob Thiele, il grande produttore degli Impulse! di Coltrane, Mingus, Ayler e di tanti altri dischi importanti, jazz e pop.

 These Foolish Things (Link-Strachey-Maschwitz), da «Bobby Hackett,  Zoot Sims - Complete Recordings», Lone Hill Jazz LHJ10377. Bobby Hackett, tromba; Zoot Sims, sax soprano; Hank Jones, piano; Bucky Pizzarelli, chitarra; Richard Davis, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato il 3 agosto 1974.



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 Teresa Be (Thiele-Osser), ib. ma Sims suona il sax tenore.



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giovedì 21 marzo 2013

Sonho Dos Outros - Reflexos - A Time For Love (Bernardo Sassetti)

 Bernardo Sassetti, pianista e compositore portoghese, avrebbe quarantatré anni se poco meno di un anno fa  non fosse morto precipitando da una scogliera mentre scattava fotografie. Era un musicista molto dotato, toccato dalla malinconia acidula delle musiche del suo paese, oltre che da influssi classici, sopra tutti Chopin – Sonho Dos Outros gli rende un omaggio aperto – e il catalano Mompou. I critici (i pochi che fuori dal Portogallo mai ne scrissero) lo accostavano per vicinanza d’età a Brad Mehldau e a Esbjörn Svensson, morto giovane anche lui; io lo preferivo a entrambi.

 In Reflexos il trio si muove per la parte centrale in libertà armonica e ritmica, fra una intro e una coda dal carattere di notturno inquieto e motorio. A Time For Love è una delle non frequenti interpretazioni della canzone di Johnny Mandel che fu incisa anche da Bill Evans, un pianista di cui Sassetti risente meno di quanto ci si potrebbe aspettare, ed è forse la più bella.

 Le esecuzioni di questo disco, molto accortamente arrangiate per il trio e tutte limitate in una gamma dinamica che non eccede mai il mezzoforte, sono state registrate in casa e sullo strumento della famosa pianista classica portoghese Maria Joâo Pires; tutte hanno un’atmosfera molto particolare, come di sogno vigile.

 Sonho Dos Outros (Sassetti), da «Nocturno», Clean Feed CF008. Bernardo Sassetti, piano; Carlos Barretto, contrabbasso; Alexandre Frazâo, batteria. Registrato nel luglio 2002.



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 Reflexos (Sassetti), id.



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 A Time For Love (Mandel-Webster), id.



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mercoledì 20 marzo 2013

Gentle Shift South (Jason Moran)

 Jason Moran è uno dei più fantasiosi e poetici compositori nell’idioma latu sensu jazzistico. È poi, come credo di avere già scritto qui, uno dei pianisti nel cui stile più forte risuona quello di Jaki Byard, che è stato suo maestro (mentore di Moran fu anche un altro pianista e compositore eccentrico, Muhal Richard Abrams).

 Moran, che è texano, ha scritto questo pezzo così intenso con la mente alla cittadina della Louisiana da cui vennero i suoi genitori.

 Gentle Shift South (Moran), da «Modernistic», Blue Note7243 5 339838 2 5. Jason Moran, piano. Registrato il 12 aprile 2002.



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martedì 19 marzo 2013

Estate (Shelly Berg)

 La fine di marzo e qui nevica. Ma porc…

 (Se questo Paese va avanti così, io non so).

 Estate (Martino), da «Blackbird», Concord CCD-2216-2. Shelly Berg, piano; Chuck Berghofer, contrabbasso; Gregg Field, batteria. Registrato il 26 maggio 2003.



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lunedì 18 marzo 2013

Misty Morning (Duke Ellington)

 Misty Morning è, con Awful Sad, una delle prime composizioni di Duke Ellington ascrivibili al quella voce del suo catalogo nota come mood, cioè dichiaratamente impressionistiche e descrittive, anche se la parola «mood» apparirà in un titolo solo nel 1930 (Mood Indigo).

 Misty Morning si apre con un’intro di quattro battute in cui una lampante scala pentatonica che si svolge su due ottave viene contraddetta dal colore diffuso, brumoso e crepuscolare promesso dal titolo, un colore determinato dall’assenza nell’impasto del clarinetto (che comparirà invece a dare risalto al «call and response» dell’outchorus) e dal contrabbasso suonato con l’arco.

 L’articolata forma del pezzo vede alternarsi chorus di blues di dodici battute con chorus estesi (anche armonicamente) di sedici: è su questi ultimi che ascoltiamo gli interventi solistici – con carattere di obbligato – di Arthur Whetsol, trombettista dalla caratteristica sonorità nasale, e di Barney Bigard, significativamente al sax tenore. Un tocco di genio timbrico è, a succedere al chorus di Whetsol, il chorus di chitarra di Lonnie Johson: un raro per l‘epoca assolo a note singole, lieve e un po’ spezzettato, ricco di blue note.

 Misty Morning (Ellington-Whetsol), da «The Original Edward “Duke” Elllington Hits, Vol. 1 - 1927/31», King Jazz KJ 144 FS. Bubber Miley, Arthur Whetsol, Freddy Jenkins, tromba; Joe Nanton, trombone; Johnny Hodges, sax alto e soprano; Barney Bigard, sax tenore e clarinetto; Harry Carney, sax baritono e alto; Duke Ellington, piano; Lonnie Johnson, chitarra; Fred Guy, banjo; Wellman Braud, contrabbasso; Sonny Greer, batteria. Registrato il 22 novembre 1928.



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domenica 17 marzo 2013

Baltimore Oriole (Booker Ervin)

 Il Baltimore Oriole è un bellissimo uccellino che per Hoagy Carmichael, autore di questa canzone, personifica una bella fedifraga. Secondo me, però, Booker Ervin, nell’interpretarla con il suo tipico vigore agonistico, pensava piuttosto alla squadra di baseball del Maryland che porta il medesimo nome. Quell’esoterico sport, infatti, è stato sempre popolarissimo fra i jazzmen.

 Curiosità della seduta è la presenza di Teddy Edwards, pregiato sax tenore, come arrangiatore. L’orchestra è infarcita di grandi nomi, guarda solo che razza di sezione trombe.

 Baltimore Oriole (Carmichael-Webster), da «Booker ’n’ Brass», Pacific Jazz 7243 4 94509 2 9. Booker Ervin, sax tenore, con orchestra arrangiata e diretta da Teddy Edwards. Charles Tolliver, Ray Copeland, Johnny Coles, Richard Williams, tromba; Britt Woodman, Bennie Green, trombone; Benny Powell, trombone basso; Kenny Barron, piano; Reggie Johnson, contrabbasso; Lenny McBrowne, batteria. Registrato il 12 settembre 1967.



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sabato 16 marzo 2013

Don’t Be That Way (Lionel Hampton)

 Jam session del sabato. Come sempre, il gradimento di Lionel Hampton può misurarsi dal volume e dalla frequenza dei suoi ansiti  e dei suoi rantoli, che lo pongono a completare la trinità dei mugugnatori discografici insigni, insieme con Keith Jarrett e Glenn Gould.

 Don’t Be That Way (Sampson-Goodman), da «The Lionel Hampton Quintet», Verve 314 589 100-2. Buddy DeFranco, clarinetto; Lionel Hampton, vibrafono; Oscar Peterson, piano; Ray Brown, contrabbasso; Buddy Rich, batteria. Registrato nell’aprile 1954.



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venerdì 15 marzo 2013

Little David’s Fugue (Art Farmer)

 La composizione è di John Lewis, l’arrangiamento – che non ci lesina il clavicembalo – è di Benny Golson e il solista è Art Farmer, nel 1966 dinanzi a un’orchestra per lo più di «turnisti». Il risultato è kitschevole (e ringrazia che ti risparmio la versione golsoniana dell’Aria sulla quarta corda) ma astuto e carezzevole all’orecchio, soprattutto per l’intelligente composizione di Lewis, per tacere del fatto che la sonorità del flicorno di Farmer è spettacolo sonoro di per sé.

 Ogni tanto ci vuole anche una cosa così.

 Little David’s Fugue (John Lewis), da «Baroque Sketches», Columbia CS 9388. Art Farmer, flicorno, con «The Baroque Orchestra», fanfara di ottoni e arpa, più Don Butterfield, tuba; Ted Gompers, Romeo Penque, ance; George Duvivier, contrabbasso; Phil Kraus o Don Lamond, batteria.  Registrato il 13 settembre 1966.



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giovedì 14 marzo 2013

Giant Steps - Clusters N. 4 (Franco D’Andrea)

 Ho un pregiudizio positivo verso Franco D’Andrea; sarà perché, oltre a essere un grande pianista, è un uomo molto simpatico. Ciò comunque rileva poco nella constatazione che questo suo nuovissimo piano solo è bello assai. Il disco s’intitola «Today» e dà un’idea molto esatta ed espressiva di dove si trovi oggi la complessa musica del meranese.

 Qui D’Andrea scompone e ricompone a propria immagine Giant Steps, poi si astrae in uno studio di cluster, con una scrittura pianistica grosso modo antifonale.

 Giant Steps (Coltrane), da «Today», El Gallo Rojo 314-57. Franco D’Andrea, piano. Registrato il 13 ottobre 2012.



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 Clusters N. 4 (D’Andrea), id.



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mercoledì 13 marzo 2013

La Villa (Max Roach)

 Questo, ripreso dal vivo a un festival di Newport, è il quintetto senza pianoforte e con il bassotuba di Max Roach, quello stesso che si ascolta nel celebre «Deeds, Not Words» del medesimo anno.

 A dire la verità, questo line-up non mi ha mai convinto fino in fondo: l’uso della tuba in front line, intendo, e forse anche Ray Draper stesso, interprete di quel ruolo. Tre strumenti melodici e niente piano asciugano la dimensione armonica della musica, ma da ciò sembra trarre vero partito solo Booker Little.

 Ciò detto, il programma è godibile e tutti suonano benissimo.

 La Villa (Dorham), da «Max Roach + 4 At Newport», Mercury SFX-7434. Booker Little, tromba; Ray Draper, bassotuba; George Coleman, sax tenore; Art Davis, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 6 luglio 1958.



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domenica 10 marzo 2013

Send In The Clowns (George Adams)

 Send In The Clowns è stata una delle ultime canzoni di Broadway a entrare a pieno titolo nel repertorio degli standard. Viene da «A Little Night Music», che Stephen Sondheim mandò in scena nel 1973 e che è ispirato al film di Ingmar Bergman «Sorrisi di una notte d‘estate» (1955).

 Il magnifico George Adams la intepreta come un lungo recitativo a tempo libero, investendola del suo caratteristico afflato panico.

 Send In The Clowns (Sondheim), da «Paradise Space Shuttle», Timeless SJP 127. George Adams, sax tenore; Ron Burton, piano; Don Pate, contrabbasso; Al Foster, batteria; Azzedin Weston, percussioni. Registrato il 21 dicembre 1979.



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sabato 9 marzo 2013

The Philantropist (Yuseef Lateef)

 Yusef Lateef parlava di questo suo pezzo del 1960 come di un tone poem. Il termine rimanda a Ellington e così l’arrangiamento, con l’enfasi conferita al sax baritono.

 The Philantropist (Lateef), da «The Centaur And The Phoenix», [Riverside] OJC 00025218672122. Clark Terry, Richard Williams, tromba; Curtis Fuller, trombone; Yusef Lateef, sax tenore; Tate Houston, sax baritono; Josea Taylor, fagotto; Joe Zawinul, piano; Ben Tucker, contrabbasso; Lex Humphries, batteria. Registrato nell’ottobre 1960.



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venerdì 8 marzo 2013

3 Degrees East, 5 Degrees West (The Jazztet & John Lewis), Shiny Stockings (Jaki Byard), Stablemates (Jackie McLean)

 Venerdì-fantasia, con un piccolo assortimento praticamente casuale.

 3 Degrees East, 5 Degrees West (Lewis), da «The Jazztet And John Lewis», Argo LP 684. Art Farmer, tromba; Thomas McIntosh, trombone; Benny Golson, sax tenore; Cedar Walton, piano; Thomas Williams, contrabbasso; Albert Heath, batteria. Registrato il 9 gennaio 1961.




 Shiny Stockings (Foster), da «Parisian Solos», Futuraswing 5. Jaki Byard, piano. Registrato il 29 luglio 1971.



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 Stablemates (Golson), da «Swing, Swang, Swingin’», Blue Note TOCJ-7007. Jackie McLean, sax alto; Walter Bishop Jr, piano; Jimmy Garrison, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 20 ottobre 1959.



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giovedì 7 marzo 2013

Don’t Blame Me (Bud Powell & Curtis Fuller)

 Curtis Fuller (Detroit 1934) è uno dei trombonisti più registrati del jazz moderno e vanta almeno due belle distinzioni: è l’unico specialista di quello strumento a essere mai stato membro dei Jazz Messengers (in una delle loro formazioni più sontuose) e l’unico a incidere con John Coltrane («Blue Train», 1957). (NB Non è vero niente, v. i commenti).

 Fuller, che era attivo ancora pochissimo tempo fa, è come tutti i trombonisti moderni un discepolo di J. J. Johnson, ma adepto di una sonorità più morbida; pur essendo in grado di fraseggiare in velocità, predilige un eloquio disteso, non affollato di note e spesso marcatamente bluesy.

 Questa seduta, svoltasi il mese prima di quella di «Blue Train» nel medesimo studio di Van Gelder, fu organizzata un po’ alla garibaldina da Alfred Lion della Blue Note per completare un disco di Bud Powell la cui realizzazione, per le condizioni psicologiche sempre allarmanti del pianista, era stata a dir poco avventurosa.

 Don’t Blame Me (Fields-McHugh), da «The Amazing Bud Powell Volume Three - Bud!», Blue Note 7243 5  35585 2 9. Curtis Fuller, trombone; Bud Powell, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 3 agosto 1957.



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mercoledì 6 marzo 2013

Audrey (Paul Desmond)

 Paul Desmond con il suo Canadian quartet a Toronto, un paio d’anni prima di morire. Era appena tornato a suonare dopo un periodo di semi-inattività.

 Può non avvincere, ma quella di Desmond è una delle sonorità più personali e riconoscibili del jazz moderno; e le linee che improvvisava erano spesso sorprendenti, anche ritmicamente; non per nulla Anthony Braxton se ne sostiene influenzato, anche se di Desmond io, in Braxton, non sento niente.

 Audrey è il blues che Desmond volle dedicare all’attrice che ammirava molto (lo si sente anche in «Brubeck Time»).

 Audrey (Desmond-Brubeck), da «Audrey - Live in Toronto», Domino Records 891210. Paul Desmond, sax alto; Ed Bickert, chitarra; Don Thompson, contrabbasso; Jerry Fuller, batteria. Registrato il 25 ottobre 1975.



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martedì 5 marzo 2013

Pavanne (James Clay)

 James Clay, saxofonista texano personale e pochissimo registrato, l’hai già sentito qui anche con Don Cherry. Era molto attrezzato pure come flautista, in anni in cui quello strumento era  poco comune. Pavanne, una composizione di Victor Feldman, il pianista inglese apprezzato da Miles (per cui scrisse Seven Steps To Heaven e che qui suona il vibrafono), è un valzerino che ben si addice al flauto.

 Pavanne (Feldman), da «A Double Dose Of The Soul», [Riverside] OJCCD-1790-2. James Clay, flauto; Victor Feldman, vibrafono; Gene Harris, piano; Sam Jones, contrabbasso; Louis Hayes, batteria. Registrato l’11 ottobre 1960.



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lunedì 4 marzo 2013

All The Things You Are - A Dizzy Atmosphere - Shaw ’Nuff - Quasimodo (Charlie Parker, Dizzy Gillespie)

 Questa mattina, chiacchierando prima del concerto di Dave Douglas al teatro Manzoni (bello – prendi nota della bassista Linda Oh), un mio amico e io abbiamo avuto occasione di osservare come noi tutti pensiamo di sapere ogni cosa a proposito dell’«high bebop» – cioè del bebop originario, suonato e registrato dal 1945 al ’47 –  ma forse, a furia di pensarlo e di non riascoltare, alla fine ce n’è rimasta un’immagine falsata. Il bebop era per certi versi meno rivoluzionario, per altri lo era più di quanto la vulgata delle storie del jazz non mostrino di credere.

 Oggi, intanto, ti propongo quattro classicissime matrici, tre di Charlie Parker e Dizzy Gllespie insieme e una del quintetto di Bird con aggiunto J. J. Johnson, che male non ti faranno di sicuro, anche se probabilmente le conosci a memoria da tutta la vita. O almeno ne sei convinto, come lo ero io.

 All The Things You Are (Kern-Hammerstein II), da «Charlie Parker. A Studio Chronicle», JSP 915. Dizzy Gillespie, tromba; Charlie Parker, sax alto; Clyde Hart, piano; Remo Palmieri, chitarra; Slam Stewart, contrabbasso; Cozy Cole, batteria. Registrato il 28 febbraio 1945.



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 A Dizzy Atmosphere (Gillespie), id.



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 Shaw ’Nuff (Gillespie), ib. Parker e Gillespie con Al Haig, piano; Curley Russell, contrabbasso; Sidney Catlett, batteria. Registrato l’11 maggio 1945.



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 Quasimodo (Parker), ib. Miles Davis, tromba; J. J. Johnson, trombone; Charlie Parker, sax alto; Duke Jordan, piano; Tommy Potter, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 17 dicembre 1947.



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domenica 3 marzo 2013

Woody ’n’ You (Coleman Hawkins & Dizzy Gillespie)

 Anche se il blog non ha un obiettivo didattico, oggi, dopo il proto-bop orchestrale di ieri, mi è parso quasi doveroso proporre questo altro incunabolo del bop (notissimo del resto), da una delle due sedute presiedute nel febbraio del 1944 da Coleman Hawkins, che nell’occasione, ansioso come sempre di essere à la page, si era circondato di alcuni giovani turchi, primo fra tutti ancora Dizzy.

 Nessuno ancora usava il termine bebop.

 Woody ’n’ You (Gillespie), da «The Dizzy Gillespie Story 1939-1950», Properbox 30. Coleman Hawkins and His Orchestra: Dizzy Gillespie, Vic Coulsen, Ed Vandevere, tromba; Leo Parker, Leonard Lowry, sax alto; Coleman Hawkins, Don Byas, Ray Abrams, sax tenore; Budd Johnson, sax baritono; Clyde Hart, piano; Oscar Pettiford, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 16 febbraio 1944.



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sabato 2 marzo 2013

Night And Day (Al Cohn)

 Ecco Al Cohn, uno dei più grandi saxofonisti tenori del dopoguerra.

 Night And Day (Cole Porter), da «America», Xanadu 138. Al Cohn, sax tenore; Barry Harris, piano; Sam Jones, contrabbasso; Leroy Williams, batteria. Registrato il 6 dicembre 1976.



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Interlude [A Night In Tunisia] (Dizzy Gillespie & Boyd Raeburn)

 Momenti aurorali del bebop: ecco A Night in Tunisia con il suo titolo originale, nella sua originale versione, scritta e arrangiata da Dizzy Gillespie e Tadd Dameron per l’allora popolare orchestra (bianca) di Boyd Raeburn, all’epoca da tutti ritenuta senz’altro «progressive». Siamo ai primi del 1945 e questo dovette essere il primo contatto diretto con il nuovo jazz di Harlem per alcuni musicisti, bianchi appunto, dell’orchestra di Raeburn, che ne sarebbero diventati praticanti insigni: Hal McKusick, Al Cohn, Serge Chaloff, Shelly Manne.

 Pur se presentata in una cornice ritmica ancora in larga parte Swing, la famosissima composizione è già in tutte le sue parti quella che sarà poi sempre, con l’introduzione e l’interludio; le seconde otto battute dell’assolo di Dizzy si risentiranno identiche in una delle take che Dizzy registrerà poco più di un anno dopo in settetto con Don Byas e Milt Jackson; la coda in cadenza verrà ripresa alla lettera, con una certo spirito parodico, da Dizzy con Parker nella famosa versione «live» di Night nel concerto alla Carnegie Hall del settembre ’47.

 Interlude [A Night In Tunisia] (Gillespie-Paparelli), da «The Dizzy Gillespie Story 1939-1950», Properbox 30. Dizzy Gillespie, tromba e arrangiamento, con l’orchestra di Boyd Raeburn: Tommy Allison, Stan Fishelson, Benny Harris, tromba; Walter Robertson, Jack Carmen, Ollie Wilson, Trummy Young, trombone; Johnny Bothwell, Hal McKusick, sax alto; Al Cohn, Joe Megro, sax tenore; Serge Chaloff, sax baritono; Ike Carpenter, piano; Steve Jordan, chitarra; Oscar Pettiford, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 26 gennaio 1945.



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venerdì 1 marzo 2013

Deception - Conception (Miles Davis)

 Spunto per una chiosa semiologica sul jazz: chi sa come Deception (inganno) di Miles Davis si sia metamorfosato un anno e mezzo dopo in Conception (concetto, concepimento).

Deception (Davis), da «Birth Of the Cool», Capitol Jazz  0777 7 92962 2 5. Miles Davis, tromba; J. J. Johnson, trombone; Gunther Schuller, corno; John Barber, tuba; Lee Konitz, sax alto; Gerry Mulligan, sax baritono; John Lewis, piano; Al McKibbon, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 9 marzo 1950.



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 Conception (Davis), da «Dig», Prestige 0002518110525. Miles Davis, tromba; Sonny Rollins, sax tenore; Jackie McLean, sax alto; Walter Bishop, piano; Tommy Potter, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 5 ottobre 1951.



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