martedì 30 agosto 2011

Giant Steps (Mickey Tucker)

  Giant Steps in una versione del malnoto pianista/organista Mickey Tucker, del 1975.

  Questa compostizione di Coltrane è diventata un pezzo didattico per chi impara il jazz; di fatto, perfino l’esecuzione del suo autore (1959) suonò un po’ didattica, e il povero Tommy Flanagan vi perse la trebisonda. Per questo mi rallegra sempre sentirne una versione vivace e creativa come questa.

  Giant Steps (Coltrane), da «Triplicity», Xanadu 128. Mickey Tucker, organo; Jimmy Parker, chitarra; Gene Perla, contrabbasso; Eddie Gladden, batteria. Registrato il 22 dicembre 1975.



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lunedì 29 agosto 2011

Hesitating Blues (Louis Armstrong)

  Hesitating Blues (W. C. Handy), da «Plays W. C. Handy», Columbia CK 64925. Louis Armstrong e Velma Middleton con Trummy Young, trombone; Barney Bigard, clarinetto, Billy Kyle, piano; Arvell Shaw, contrabbasso; Barrett Deems, batteria. Registrato nel giugno 1954.



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domenica 28 agosto 2011

The Blessing (Phineas Newborn)

  The Blessing, dal primo disco di Ornette Coleman, interpretato da Phineas Newborn con una classica ritmica californiana.

  The Blessing (Coleman), da «The Newborn Touch», Victor Entertainment (Contemporary) VICJ-60786. Phineas Newborn, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Frank Butler, batteria. Registrato il primo aprile 1964.



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sabato 27 agosto 2011

Street Woman - Rock the Clock (Ornette Coleman)

  Nell’abbastanza malignato «Science Fiction» di Ornette (1971), fra cose effettivamente strampalate fra cui le insopportabili declamazioni di David Henderson, si trovano esecuzioni del quartetto storico (con ora Blackwell, ora Higgins) del tutto degne di quelle del grande periodo Atlantic e a momenti, come in questo Street Woman, perfino più vivide e concentrate di quelle. È vero che parte di questo speciale drive può ascriversi al primo piano con cui i tecnici del suono della Columbia hanno ripreso il contrabbasso rispetto a quelli dell’Atlantic.

  Per chi si diverte a cercare le prefigurazioni di cose a venire, Rock the Clock, calcando sul backbeat e con il basso distorto di Haden, anticipa il Prime Time di pochissimi anni dopo.

  Street Woman (Coleman), da «The Complete Science Fiction Sessions», Columbia/Legacy 63569 2CD. Don Cherry, tromba; Ornette Coleman, sax alto; Charlie Haden, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato il 9 settembre 1971.



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  Rock the Clock (Coleman), id. ma Coleman, tromba, violino; Dewey Redman, sax tenore e musette. Registrato il 13 ottobre 1971.



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venerdì 26 agosto 2011

St. John (Clifford Jordan)

  Ai suoi esordi, Clifford Jordan era il quintessenziale sax tenore chicagoano, dallo stampo di un Johnny Griffin e di un Von Freeman. Questa seduta Blue Note, seconda a suo nome, è contemporanea al suo impiego nel quintetto di Horace Silver (con cui lo puoi sentire in «Futher Explorations»).

  Nel disco, fra nomi notissimi, c'è anche quello di John Jenkins (1931-1993), una di quelle figure elusive del jazz, apparso per un attimo e subito sparito. Da quello che si sente qui, questo altro chicagoano era un altosaxofonista di classe e un compositore ingegnoso.

  St. John (Jenkins), da «Cliff Jordan», Blue Note TOCJ-1565. Lee Morgan, tromba; Curtis Fuller, trombone; John Jenkins, sax alto; Clifford Jordan, sax tenore; Ray Bryant, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 2 giugno 1957.



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giovedì 25 agosto 2011

Mode for Joe (Cedar Walton & Eastern Rebellion)

  Cedar Walton con Eastern Rebellion, una delle migliori formazioni mainstream fra anni Settanta e Ottanta, che accanto a composizioni nuove del leader presentava rivisitazioni di suoi classici del decennio precedente: l’inverno scorso ti ho fatto ascoltare Fantasy in D, aka Ugetsu, nella versione degli ER e in quella originale dei Jazz Messengers.

  Nel loro primo disco, del 1975, i quattro suonano Mode for Joe, che Walton aveva scritto nel 1966 per il disco omonimo di Joe Henderson. Occhio a Billy Higgins.

  Mode for Joe (Walton), da «Eastern Rebellion», Timeless SJP 101. George Coleman, sax tenore; Cedar Walton, piano; Sam Jones, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato il 10 dicembre 1975.



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mercoledì 24 agosto 2011

I Should Care - What Is There to Say - You Are Too Beautiful (Sam Noto)

  Sam Noto (1930) suonò con Stan Kenton, Count Basie e con altre big band fra gli anni Cinquanta e Sessanta; poi, nella seconda metà dei Settanta, la benemerita, oggi perenta, Xanadu di Don Schlitten gli fece registrare alcuni LP in compagnia congeniale. Sam, che da anni vive a Toronto, dove pochi anni fa era ancora attivo, brillava anche in un piccolo gruppo; in questo esordio a suo nome è affiancato da Joe Romano, che non conosco e che non gli è da meno, anzi a tratti gli ruba la scena, e da una ritmica di pesi massimi, guidata da Barry Harris, che della Xanadu era più o meno house pianist.

  Ho scelto questa medley, di cui Harris, Romano e Noto hanno un pezzo ciascuno, per la presenza di What Is There to Say, uno dei miei standard preferiti, a cui Romano rende piena giustizia.

  I Should Care (Stordahl-Weston-Cahn) - What Is There to Say (Yarburg-Duke) - You Are Too Beautiful (Rodgers-Hart), da «Act One!», Xanadu 127. Sam Noto, tromba; Joe Romano, sax tenore; Barry Harris, piano; Sam Jones, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato il primo dicembre 1975.



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martedì 23 agosto 2011

Good Morning Heartache (Sheila Jordan)

  Il canto di Sheila Jordan, che credo proprio sia la più antica cantante jazz in attività, è un gusto acquisito. Per noi che ascoltiamo, almeno, visto che i musicisti l’hanno sempre ammirata tutti incondizionatamente, e uno, Duke Jordan, è anche stato sposato con lei per anni.

  Di Sheila è rinomata la collaborazione con Steve Kuhn; qui invece l’ascolti con il trio di un altro grande pianista di cui, curiosamente, non ho ancora mai parlato (ma di quante cose non ho parlato…), Kenny Barron.

  Il gusto per Sheila, dopo un’iniziale perplessità, io l’ho acquisito, e oggi la ritengo la sola equipaggiata, musicalmente ed espressivamente, per affrontare il repertorio di Billie Holiday, come fa qui; e dico questo reduce dall’ascolto di una piattissima, indifferente, coriacea God Bless the Child da parte della sopravvalutata Cassandra Wilson.

  Good Morning Heartache (Higgenbotham-Drake-Fisher), da «Lost and Found», Muse MCD 5390. Sheila Jordan con Kenny Barron, piano; Harvie Schwartz, contrabbasso; Ben Riley, batteria. Registrato il 28 o il 29 settembre 1989.



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lunedì 22 agosto 2011

Little Suzie (Ray Bryant)

  Ray Bryant dal vivo – eccome! – nel 1967.

  Lascio per una settimana (fino al 29) la redazione di JnP ma, come già il mese scorso, la pubblicazione delle musiche continuerà quotidiana. Agli eventuali commenti replicherò al mio ritorno.

  See ya, old chaps!
  Little Suzie (Bryant), da «The Bryant Touch», Cadet LP 793. Ray Bryant, piano; Jimmy Rowser, contrabbassso; Rudy Collins, batteria. Registrato il 19 o il 20 maggio 1967 al Memory Lane di Chicago.


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domenica 21 agosto 2011

Black Orpheus (Wayne Shorter)

  Wayne Shorter nel 1962: suo ultimo disco per la VeeJay, prima del favoloso periodo Blue Note. È in compagnia di Freddie Hubbard, insieme con lui nella più famosa front line dei Jazz Messengers. Black Orpheus (Samba de Orfeu) è interpretato prosciugandone i caratteri più patentemente brasiliani e perfino ritoccandone la melodia.

  Black Orpheus [Take 4] (Bonfa), da «Wayning Moments» (Veejay) Kock 9549. Freddie Hubbard, tromba; Wayne Shorter, sax tenore; Eddie Higgins, piano; Jymie Merritt, contrabbasso; Marshall Thompson, batteria. Registrato nel 1962.



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sabato 20 agosto 2011

Rain Dance (Herbie Hancock)

  Herbie Hancock post-Miles e pre-«Head Hunters». È l’ultimo disco con il complesso Mwandishi, il primo per la Columbia e uno dei suoi di minor successo: il pubblico del jazz ne rimase sconcertato, benché Hancock non fosse nuovissimo all’elettronica, mentre per quello del rock, sia pure progressivo, era ancora sotto il radar.
  Il primo minuto è duro da mandare giù anche oggi, perché, a noi posteri consapevoli, rimanda a diverse cose indigeribili. Ma tieni duro e armati di un po’ di spirito storico, perché poi le cose si fanno interessanti. Effettivamente, nel 1972 c’era di che restare basiti.

  Rain Dance (Hancock), da «Sextant», Columbia/Sony SRCS 9338. Eddie Henderson, tromba; Julian Priester, trombone; Bennie Maupin, sax tenore; Herbie Hancock, tastiere; Patrick Gleason, sintetizzatore Arp; Buster Williams, basso elettrico; Buck Clarke, percussioni. Registrato nel 1972.



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venerdì 19 agosto 2011

Soul Eyes (Wolfgang Dauner)

  Soul Eyes, una canzone di Mal Waldron che mi piace molto e perciò ti faccio sentire ogni tanto, qui è eseguita dal tedesco Wolfgang Dauner nel suo disco (credo) d’esordio, del 1964. Dauner è un musicista associato alla fusion, soprattutto negli anni Settanta allorché si mise alla testa di un United Jazz and Rock Ensemble internazionale, e a lavori per il teatro; qui lo si sente in una vena decisamente billevansiana.

  Soul Eyes (Waldron), da «Dream Talk», CBS 62478. Wolfgang Dauner, piano; Eberhard Weber, contrabbasso; Fred Braceful, batteria. Registrato il 14 settembre 1964.



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Carmel (Hampton Hawes)

  Carmel è una bella località marina della California settentrionale, vicino a Monterey, rinomata per il candore delle sue spiagge; mi dicono che negli ultimi anni si sia un po’ fatta un po’ troppo compiacente ai gusti del turismo di massa.

  A Hampton Hawes sembra aver lasciato un ricordo nostalgico, non privo di un suo dramma.

  Carmel (Hawes), da «High in the Sky», Fresh Sound (Vault) FSR-CD 59. Hampton Hawes, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Donald Bailey, batteria. Registrato nel 1970.



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giovedì 18 agosto 2011

Easy Living - Minor Meeting (James Clay)

  James Clay (1935-1995), texano, è stato citato da Ornette Coleman come una sua precoce influenza. Clay lavorò prevalentemente nel suo stato e incise pochissimo e l’affermazione di Ornette va presa sulla fiducia. Era uno strumentista interessante, non esattamente conforme ai dettami della Texas school del sax tenore: come sentirai qui, ricorda per certi versi Wardell Gray e il primo Dexter Gordon nella sua netta derivazione lesteriana e nel suo mantenersi nel registro medio-basso dello strumento, ma con un che di piacevolmente incondito e rustico, come un sentore di selvatico.

  Qui è nel primo dei suoi pochi dischi, uscito in origine a nome del batterista Marable, con un Sonny Clark in ottima forma soprattutto negli accompagnamenti.

  Easy Living (Rainger-Robin), da «Tenorman», Blue Note CDP 86660 2 (Fresh Sound). James Clay, sax tenore; Sonny Clark, piano; Jimmy Bond, contrabbasso; Larance Marable, batteria. Registrato nell’agosto 1956.



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  Minor Meeting (Clark), id.



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mercoledì 17 agosto 2011

Blue Lou (Benny Carter)

  Blue Lou (E. Sampson), da «Jazz Giant», (Contemporary) OJCCD-167-2. Frank Rosolino, trombone; Benny Carter, sax alto; Ben Webster, sax tenore; Barney Kessel, chitarra; Andre Previn, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato l’11 giugno 1957.



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martedì 16 agosto 2011

Make Believe (Dave Holland)

  Ho la più grande ammirazione per Dave Holland, che fra l’altro ha un curriculum che nessun altro bassista vivente eguaglia, ma i complessi a suo nome degli ultimi vent’anni – per tacere della big band – non mi hanno mai persuaso appieno: impeccabili e nient’altro.

  Tuttavia, su un tempo lento-moderato, il suo quintetto azzecca un’allure estatica che, in una tarda nottata già quasi mattina di ex-ferragosto (scrivo alle 03:53 del 16 agosto) mi va quasi a genio. Be thankful for little mercies.

  Make Believe (Holland), da «Extended Play - Live at Birdland», ECM 1864. Steve Potter, sax alto; Robin Eubanks, trombone; Steve Nelson, vibrafono; Dave Holland, contrabbasso; Billy Kilson, batteria. Registrato nel novembre 2001.



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lunedì 15 agosto 2011

In a Funky Way - Two Is One (Charlie Rouse)

  Charlie Rouse versione funky nel 1973. L’anno è il medesimo di «Horn Culture» di Sonny Rollins; come lì ci sono le percussioni, una chitarra rockeggiante e il basso elettrico, e il batterista è di nuovo David Lee – bravissimo, sparito. In più c’è un violoncello (!).   Il risultato, al paragone, non potrebbe essere più diverso dal disco di Rollins, con un’intenzione funky, nel sestetto di Rouse, assai più spontanea e coinvolgente e allo stesso tempo più sperimentale, com’è soprattutto chiaro nell’articolata Two Is One: la prima parte, di spiccato senso modale, è in nove (4+5), e la seconda, che segue a un intemezzo percussivo-coloristico a tempo libero, è un blues in cui si alternano battute in 12 e in 16.   Un altro lavoro di Rouse da riconsiderare.   In a Funky Way (G. Davis), da «Two Is One», Strata-East SES19746. Charlie Rouse, sax tenore; George Davis, chitarra; Calo Scott, violoncello; Martin Rivera, basso elettrico; David Lee, batteria; Azzedin Weston, conga. Registrato nel 1973.   Download   Two Is One (Rouse), ib. Rouse, Scott, Lee; Paul Metzke, chitarra; Stanley Clarke, basso elettrico; Airto Moreira, percussioni.   Download

domenica 14 agosto 2011

Body and Soul - Carefree (Charles Sullivan)

  Non è la cosa più facile del mondo interpretare per la centomillesima volta Body and Soul in modo convincente, ma Charles Sullivan, trombettista di classe e personalità poco registrato (ma è presente nell’importante «The Jewel in the Lotus» di Bennie Maupin) e ricordato niente, ci riesce, grazie anche al forte trio ritmico.

  Segue una sua composizione nel solco dell’hard bop tipico dei mezzi anni Settanta. Il sax alto che sembra Jackie McLean è suo figlio.

  Body and Soul (Heyman-Green), da «Re-entry», Whynot WNCD 79409. Charles Sullivan, tromba; Kenny Barron, piano; Buster Williams, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato il 17 agosto 1976.



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  Carefree (Sullivan), id. più Rene McLean, sax alto.



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sabato 13 agosto 2011

Together We Wail (George Wallington)

  George Wallington (1924-1993) fu uno dei tanti ottimi pianisti bianchi del primo bebop (dei quali, qui, ti ho già fatto sentire più volte Al Haig e Dodo Marmarosa), e fu il pianista che Dizzy scelse per il suo primo quintetto bebop, con Don Byas, Oscar Pettiford e Max Roach.

  Un seguace di Bud Powell e di altri pianisti del tardo swing come Clyde Hart, Wallington era anche un dotato compositore, di cui restano nel repertorio almeno due pezzi, Lemon Drop e Godchild. In questo disco del 1956, il pianista ha con sé due giovani da poco esorditi e di illustre avvenire, Donald Byrd e Phil Woods. La composizione vive dei loro animati contrappunti.

  Together We Wail (Wallington), da «Jazz From the Carriage Trade», Prestige LP-7032. Donald Byrd, tromba; Phil Woods, sax alto; George Wallington, piano; Teddy Kotick, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 20 gennaio 1956.



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venerdì 12 agosto 2011

Little Girl Blue (Hank Jones)

  Hank Jones non fa che aggiungere a Little Girl Blue un’introduzione ad libitum un po’ alla Art Tatum – proprio di Tatum è la progressione discendente ai secondi 0:23-0:28 – e un vamp di quattro battute, ripetuto alla fine; poi esegue il tema con qualche abbellimento e arricchimento armonico. Ma essenzialmente, Jones suona la canzone, pronunciandola con un’arte che oggi, per molti motivi, è perduta se non nei pochissimi suoi coetanei.

  Little Girl Blue (Rodgers-Hart), da «The Complete Original Trio Recordings», Lone Hill Jazz LHL 10340. Hank Jones, piano; Johnny Smith, chitarra; Ray Brown, contrabbasso. Registrato il 4 settembre 1953.



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giovedì 11 agosto 2011

Soul Eyes (Benny Bailey)

  Soul Eyes, la composizione più famosa di Mal Waldron (grazie anche a un’interpretazione di Coltrane), qui riceve un trattamento di bossa nova e i colori sommessi del flauto di Nathan Davis e del flicorno di Benny Bailey, due dei tanti illustri americani espatriati in Europa negli anni Sessanta, come Waldron, del resto. Il sestetto, che comprende anche il grande batterista sudafricano Makaya Ntshoko e di cui figura titolare Bailey, è registrato dal vivo al club Domicile di Monaco di Baviera.

  Soul Eyes (Waldron), da «Soul Eyes», MPS MP-49. Benny Bailey, flicorno; Nathan Davis, flauto; Mal Waldron, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Makaya Ntshoko, batteria; Charly Campbell, conga. Registrato l’11 gennaio 1968.



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mercoledì 10 agosto 2011

Peter’s Waltz (Sahib Shihab) [era: Quiz #12]

  Il misterioso aL arriva primo e anche unico. Complimenti!

  Peter’s Waltz (Shihab), da «Seeds», Schema/Rearward RW122CD. Sahib Shihab, sax baritono; Fats Sadi, vibrafono; Francy Boland, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Kenny Clarke, batteria. Registrato il 9 giugno 1968.



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martedì 9 agosto 2011

Japanese Sandman (Ralph Sutton)

  Ralph Sutton (1922-2001), con Don Ewell e Dick Wellstood, fu uno di quei pianisti che, pur della stessa generazione dei beboppers, nel secondo dopoguerra si dedicarono con scrupolo e amore a continuare la grande tradizione dello stride piano di James P. Johnson, Fats Waller e Willie «The Lion» Smith.

  Lo senti qui, in compagnia del grande clarinettista Bob Wilber, in un set dal vivo del 1969.

  Japanese Sandman (Whiting-Willemetz-Charles), da «Ralph Sutton Quartet feat. Bob Wilber», Storyville STCD 8281. Bob Wilber, clarinetto; Ralph Sutton, piano; Al Hall, contrabbasso; Cliff Leeman, batteria. Registrato il 18 febbraio 1969.



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Corcovado (Miles Davis & Gil Evans)

  «Quiet Nights» è la quarta e ultima collaborazione di Miles Davis e Gil Evans. Lavoro evidentemente minore rispetto ai colossali «Miles Ahead», «Porgy and Bess» e «Sketches of Spain», è tuttavia immeritevole del discredito e dunque del quasi silenzio critico al suo proposito.

  Corcovado (Quiet Nights, appunto, nella versione inglese) è trattata da Evans con libertà armonica e una palette meno densa del suo solito ma sempre molto fantasiosa. La melodia di Jobim sembra pensata con la sonorità della tromba di Miles in mente. Puoi confrontare questa versione con quella, risolutamente decostruttiva, che ne ha dato Django Bates nel 1998.

  Corcovado (Jobim), da «Quiet Nights», Columbia CK 65293. Miles Davis con Ernie Royal, Bernie Glow, Louis Mucci, Shorty Baker, tromba; J. J. Johnson, Frank Rehak, trombone; Ray Alonge, Julius Watkins, Don Corrado, corno; Bill Barber, tuba; Steve Lacy, sax soprano; Al Block, flauto; Jerome Richardson, Ray Beckenstein, sconosciuto, flauto, ance; Bob Tricarico, fagotto; Garvin Bushell, fagotto, controfagotto; Janet Putnam, arpa; Paul Chambers, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria; Willie Bobo, bongos; Elvin Jones, percussioni; Gil Evans, arrangiamento e direzione. Registrato il 27 luglio 1962.



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lunedì 8 agosto 2011

Nocturne for Contrabass (Jaki Byard)

  A simiglianza del pezzullo di Leroy Vinnegar sentito ieri, questo pezzo di Jaki Byard del 1966, così ponderosamente intitolato, si apre e si chiude su una cadenza di piano e contrabbasso con l’arco, ma nel segno di una calcolata astrazione. Nel corso dell’esecuzione, in cui Alan Dawson si produce al vibrafono, Richard Davis dimostra la sua valentìa anche nel pizzicato.

  Nocturne for Contrabass (Byard), da «Freedom Together», Prestige/OJCCD 1898-2. Jaki Byard, piano; Richard Davis, contrabbasso; Alan Dawson, vibrafono. Registrato nel gennaio 1966.



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domenica 7 agosto 2011

[Extracurricolare] Il jazz oggi

  Leggo ora ora questo messaggio (in risposta a un altro in cui si parla del violinista Nigel Kennedy) postato sul newsgroup it.arti.musica.classica. Il messaggio è a firma di Shapiro Used Clothes, che non conosco ma che si capisce fare il libraio, ed è cosa che potrei aver scritto io, se avessi il dono di un’argomentazione tanto precisa.

  Vi si tratta della posizione di midcult assunta dal jazz in Europa e in particolare in Italia in anni recenti:

  Quanto al jazz, è antipatico dirlo, ma è di moda. O lo è stato fino a ieri. Non è una moda generalizzata, ma è molto sentita dalle classi mediamente colte. Ne consegue che tutto quello che è classificabile, a maglie larghe, come jazz (sarebbe curioso confrontare cosa corrisponde alla stessa etichetta, per dire, negli Usa, che nella storia del jazz contano qualcosa) è visto con simpatia. Essere in grado di valutare la sostanza, come sapevano fare una volta gli appassionati seri, è altra cosa. È triste vedere qualcosa di nobile e serio (che lo può essere, che lo stato spesso) degradato a icona socioculturale, a spilletta da esibire, ma succede ai migliori.

  Va da sé che esiste jazz mediocre, poco creativo. Anche se sembra di no, a sentire certi discorsi. Che poi a farli sono gli stessi (ho tanti clienti così) che adorano leggere, ma guai a proporgli qualcosa di serio, voglio di dire di poco più impegnativo di Carofiglio e Camilleri; al massimo Simenon. Che la televisione l’hanno regalata dieci anni fa, poi misteriosamente sanno tutto dei programmi di Santoro e della Dandini.


  Gradisco i vostri pareri.

Twila (Leroy Vinnegar)

  L’agosto qui si è rifatto molesto ed è il momento buono per seguire Leroy Vinnegar in questo suo gustoso diporto funky del 1973 con Dwight Dickerson al piano elettrico. Twila (dedicato forse alla coreografa Twyla Tharp?) è un garbato valzerino introdotto e concluso da una quasi solenne cadenza del piano e del contrabbasso con l’arco.

  Twila (Vinnegar), da «Glass of Water», Legend Records LGS-1001. Dwight Dickerson, piano elettrico; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Chuck Carter, batteria. Michel Barrere, percussioni. Registrato nel 1973.



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sabato 6 agosto 2011

Straight Street (Hilton Ruiz)

  Una rara versione di Straight Street, composizione di Coltrane presente nel primo disco a suo nome. Hilton Ruiz era un magnifico pianista di origine portoricana, morto ammazzato a New Orleans qualche anno fa.

  Straight Street (Coltrane), da «Piano Man», Steeplechase SCCD 31036. Hilton Ruiz, piano; Buster Williams, piano; Billy Higgins, batteria. Registrato il 10 luglio 1975.



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venerdì 5 agosto 2011

Imagination (Chet Baker)

  Imagination (Burke-Van Heusen), da «The Complete 1955 Holland Concerts», Lone Hill LHJ10334. Chet Baker, tromba; Dick Twardzik, piano; Jimmy Bond, contrabbasso; Peter Littman, batteria. Registrato il 18 settembre 1955.



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Noon Song - Song of the Wind (Chick Corea)

  Il primo volume delle «Piano Improvisations» di Chick Corea uscì nel 1971 (il secondo, l’anno dopo), cioè simultaneamente all’altro disco capitale di piano solo di quell’anno, «Facing You» di Jarrett, ancora un ECM. Un confronto è ozioso ma, credo, inevitabile (e dopotutto nemmeno ozioso).

  Noon Song (Corea), da «Piano Improvisations, Vol. 1», ECM 2140-42. Chick Corea, piano. Registrato nel 1971.



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  Song of the Wind (Corea), ib.



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giovedì 4 agosto 2011

[Guest Post #4] Gennaro Fucile & Lol Coxhill

  Un altro grande momento a Jazz nel Pomeriggio: guest poster è oggi Gennaro Fucile, la mente dietro quello che è (secondo me) il più bel sito del Web italiano e non solo di quello, i Quaderni d’altri tempi. Gennaro scrive benissimo di qualunque cosa gli interessi, e gli interessano davvero tante cose, molte insolite.

  Lol Coxhill è buffo, ha un testone calvo che sembra ricalcato su qualche fumetto imparentato con i Peanuts. A volte, anche la sua musica è buffa, divertente, in qualche occasione suona come uno sberleffo alle regole, alla tradizione, alle avanguardie al non conformismo, o a quello che vi pare. Puro situazionismo. Lol Coxhill, beninteso, è un musicista serissimo, rigoroso nel rivisitare l’intera storia del jazz, abile nell’evitare le secche dell’improvvisazione più di maniera e capace, contemporaneamente di divagare in enne direzioni, tante quante sono possibili in musica.

  Quando aveva qualche anno di meno – chiusa la sua carriera di rilegatore di libri – sembrava non riuscisse a star fermo e suonava senza sosta: lo trovavi nel bel mezzo di una session della Company di Derek Bailey e un attimo dopo a suonare con una banda di paese o in gruppo ska, oppure reggae, poi a ricamare in solitudine temi lunari, dopo ancora a fare finissime scemenze con i Melody Four (che erano un trio) e strane escursioni elettroacustiche con i Recedents alla prese con film sugli zombi, trovando il tempo anche di fare una capatina in Africa con la Moiré Music di Trevor Watts, un tuffo nel passato con il progetto Before My Time e altro ancora (maggiori informazioni su questo pazzo, pazzo, pazzo mondo Coxhill).

  Qui lo si ascolta in un 45 giri (!!) con un soprano curvo Borgani e ricorre a sovraincisioni più riverberi per frullare echi di New Orleans, di ballabili, di blues, di feste in piazza o cortile e divagazioni sul tema. Tutto un po’ sgangherato e buffo, per l’appunto. Il brano è la side B e si intitola Disco Dementia, tutto un programma.

  Disco Dementia (Lol Coxhill) da «Il Froga Silencio/Disco Dementia», Umyu F-3.005. Lol Coxhill, sax soprano. Registrato a Barcellona nell’aprile 1982.



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mercoledì 3 agosto 2011

Morning Coffee - Don’t Blame Me (Barry Harris)

  Barry Harris, come già ricordato, fu uno stretto sodale di Thelonious Monk, o almeno ne divise il tetto per un periodo non brevissimo. È normalmente indicato come uno dei pianisti monkiani; c'è del vero, soprattutto nei colori armonici che Harris usa, ma in realtà la sua ispirazione principale, come per quasi tutti i pianisti di quella generazione, è Bud Powell.

  Comunque qui, dal vivo nel 1960, Harris apre il blues citando proprio una composizione di Monk, Thelonious, la cui esposizione adorna con la volata a toni interi caratteristica di Monk.

  Morning Coffee (Harris), da «At the Jazz Workshop», OJJCD-208-2 [Riverside]. Barry Harris, piano; Sam Jones, contrabbasso; Louis Hayes, batteria. registrato il 15 o il 16 maggio 1960.



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  Don’t Blame Me (Fields-McHugh), id.



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martedì 2 agosto 2011

When Your Lover Has Gone (Eddie «Lockjaw» Davis)

  Una bella seduta mainstream che non risente degli anni, grazie anche al pianoforte elegantissimo di Albert Dailey.

  When Your Lover Has Gone (Swan), da «The Heavy Hitter», 32 Jazz 32057 [Muse]. Eddie «Lockjaw» Davis, sax tenore; Albert Dailey, piano; George Duvivier, contrabbasso; Victor Lewis, batteria. Registrato nel gennaio 1979.



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