Ancora live a Milano, ancora nel 1978, ancora al teatro Ciak (ma io purtroppo quella volta non c’ero): Sun Ra con lo stesso quartetto che nelle stesse settimane, a Roma, registrò «New Steps», stavolta seduto davanti al misterioso «Crumar Mainman», un prototipo di strumento di cui, a quanto pare, nemmeno il produttore è stato in grado in grado di dire niente. Secondo Sun Ra, trattavasi di qualcosa «like a piano, organ, clavichord, cello, violin and brass instruments», di sicuro c’è che fu il primo strumento con incorporata una rhythm box programmabile. Da quella, Ra trae grande partito soprattutto in questa Dance of the Cosmo Aliens, in cui precorre di vent’anni electronica, house e ambient (ma da poco prima del minuto 4 in poi quello che suona è il classico spiritual Sometimes I Feel Like a Motherless Child, unendo come suo solito l’arcaico e lo smaccatamente avveniristico, con lo scopo – secondo me chiarissimo – di prendere le distanzee, satireggiandolo, dal proprio presente).
Di quell’esibizione milanese mi piace riportare qui un ricordo di Roberto Gatti:
Lui era lì in quartetto, con i meravigliosi e fedelissimi John Gilmore e Marshall Allen, e la prima fila del teatro era interamente occupata da alcuni musicisti di casa nostra: di cui anche in questo caso non farò i nomi, sempre per carità di patria. Fatto sta che durante un assolo incandescente di John Gilmore, un paio di questi musicisti, probabilmente folgorati sulla via di Saturno da quella musica celestiale, cominciarono a cavare dai loro strumenti una lunga sequela di suoni a casaccio, perché per molti, a quei tempi, la parola d’ordine era una soltanto: «aho’, famo er free!». Sun Ra, paziente come Giobbe, attese un paio di minuti buoni prima di interrompere i suoi prodi. Poi prese il microfono e, rivolto ai disturbatori, disse testualmente: «Dovreste vergognarvi! Non avete neppure capito che la musica è ORDINE e DISCIPLINA! E ora vi prego di uscire!»
Dance of the Cosmo-Aliens (Sun Ra), da «Disco 3000», Art Yard. Sun Ra, tastiere; Luqman Ali, batteria. Registrato live a Milano nel gennaio 1978.
Di quell’esibizione milanese mi piace riportare qui un ricordo di Roberto Gatti:
Lui era lì in quartetto, con i meravigliosi e fedelissimi John Gilmore e Marshall Allen, e la prima fila del teatro era interamente occupata da alcuni musicisti di casa nostra: di cui anche in questo caso non farò i nomi, sempre per carità di patria. Fatto sta che durante un assolo incandescente di John Gilmore, un paio di questi musicisti, probabilmente folgorati sulla via di Saturno da quella musica celestiale, cominciarono a cavare dai loro strumenti una lunga sequela di suoni a casaccio, perché per molti, a quei tempi, la parola d’ordine era una soltanto: «aho’, famo er free!». Sun Ra, paziente come Giobbe, attese un paio di minuti buoni prima di interrompere i suoi prodi. Poi prese il microfono e, rivolto ai disturbatori, disse testualmente: «Dovreste vergognarvi! Non avete neppure capito che la musica è ORDINE e DISCIPLINA! E ora vi prego di uscire!»
Dance of the Cosmo-Aliens (Sun Ra), da «Disco 3000», Art Yard. Sun Ra, tastiere; Luqman Ali, batteria. Registrato live a Milano nel gennaio 1978.
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