lunedì 31 ottobre 2011

Anche il limite ha una pazienza (Maze 1066)

  A te, lettrice (una sola) e lettore, il Jazz nel Pomeriggio offre un’esclusiva vera, qualcosa che pochissimi hanno mai sentito e che tu sentirai solo per cortesia di uno degli interpreti che mi onora della sua amicizia.

  Direttamente da una nicchia dei vituperati anni Ottanta, ma proiettati verso un futuro ancor più vituperevole, paradossali come il titolo – preso da Totò, credo – ecco i Maze 1066 nella loro seconda formazione in duo. Secondo il racconto che me ne ha fatto Alessandro Achilli, tutto si sviluppa a partire da una sua registrazione in solitario, sovraregistrata ed elaborata poi da Paolo Chang.

  Anche il limite ha una pazienza (Chang-Achilli). Paolo Chang, chitarra elettrica, voce, nastri, fischietti, applausi, percussioni; Alessandro Achilli, sax alto, voce, nastri, xilofono giocattolo, applausi. Registrazione domestica, dal 28 agosto al primo settembre 1984, su Sony Walkman Professional; il 2 e il 3 settembre 1984 agli Sturmann Studios di Ceparana, su Teac 4 piste.



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domenica 30 ottobre 2011

Carcinoma (Mary Lou Williams)

  La composizione di Mary Lou Williams, con parte A e B asimmetriche e il bridge che modula avventurosamente per riconnetersi all’head con un interludio di quattro battute, vale da sé il prezzo del biglietto. In questo trio senza batteria, Mary Lou è la grande pianista che sapete; Bill Coleman, americano espatriato in Francia già nel 1935 e qui colto in un raro ritorno in USA, era un trombettista di grande eleganza, anche se in questo contesto, pur suonando benissimo, il suo stile appare un po’ vieux jeu.

  Presta infatti attenzione alla data: 1944 (circa): per alcuni versi sembra addirittura di essere già al di là del bebop.

  Carcinoma (Williams), da «Mary Lou’s Idea», MJCD 1141. Bill Coleman, tromba; Mary Lou Williams, piano; Al Hall, contrabbasso. Registrato prob. nel 1944.



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Kauf dir einen bunten Luftballon (Julia Hülsmann)

  Rivedendo la settimana trascorsa, osservo una certa pigrizia nelle mie scelte, perché ho fatto ricorso a grandi nomi in sequenza più serrata del solito.

  Le statistiche del blog mi dicono che hai gradito, ma odio renderti la vita troppo comoda e allora rimedio con un pezzo dall’ultimo disco di Julia Hülsmann e del suo trio. L’ho scelto più che altro per simpatia verso il titolo, visto che per il resto si differenzia poco dagli altri undici, pur essendo l’unico non composto dalla pianista: è una canzone tratta da un film-commedia musicale austriaco del 1960 – non so bene perché (avrò letto troppo Thomas Bernhard?), ma quest’ultima idea mi mette i brividi nel mentre mi dà la ridarella.

  Kauf dir einen bunten Luftballon (Profes-von Pinelli), da «Imprint», ECM 2177. Julia Hülsmann, piano; Marc Muellbauer, contrabbasso; Heinrich Köbberling, batteria. Registrato nel marzo 2010.



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sabato 29 ottobre 2011

Trav’lin - Walkin’ Stomp - Piazza Navona (Modern Jazz Quartet)

  «Plastic Dreams» (1971) è un disco controverso del Modern Jazz Quartet; l’unico, forse, nella carriera di un complesso che ha per il resto sempre messo d’accordo se non altro i suoi ammiratori. All’epoca a colpire fu anche la copertina, in rilievo.

  Io trovo che Trav’lin, con il suo modulo ritmico minimalista, sia addirittura profetico; Walkin’ Stomp, che apre il disco, è francamente funky (era il 1971, ricorda) e serve a ricordarci che Connie Kay partecipò a dozzine di sedute discografiche di r’n’b e anche di rock. Piazza Navona, qui alla sua terza versione discografica, è diversissima dalle prime due e molto godibile.

  Il resto del disco non è all’altezza di questi tre pezzi; la title track, in cui Lewis traffica con una tastiera elettrica che riproduce piuttosto malamente un clavicembalo, è anzi proprio bruttina.

  Trav’lin (Lewis), da «Plastic Dreams», Atlantic/Collectables COL-CD-6185. The Modern Jazz Quartet: Milt Jackson, vibrafono; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato nel 1971.



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  Walkin’ Stomp (Lewis), id.



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  Piazza Navona (Lewis), id. più Snookie Young e Joe Newman, tromba; Garnett Brown, trombone; Jim Buffington, corno; Don Butterfield, tuba.



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venerdì 28 ottobre 2011

My Favorite Things (McCoy Tyner)

  Quest’esecuzione solitaria del valzerino di Richard Rodgers reso leggendario da centinaia di esecuzioni «interminabili, squassanti, estenuanti» (A. Polillo) del quartetto di John Coltrane, di cui faceva parte, McCoy Tyner la incise in Giappone a cinque anni dalla morte di Coltrane e sembra voler costituire una summa della sua quinquennale esperienza con il saxofonista: non solo e non tanto per la scelta della canzone, ma per il clima spiritualmente acceso ed esaltato che musicalmente si rivela nell’accentuazione del carattere pentatonico dell’improvvisazione (i primi 20-30 secondi sono addirittura una parafrasi dell’incipit di A Love Supreme, appunto una ripetuta scala pentatonica).

  My Favorite Things (Rodgers-Hart), da «Echoes of a Friend», Milestone/OJCCD 650-2. McCoy Tyner, piano. Registrato l’11 novembre 1972.



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giovedì 27 ottobre 2011

Nostalgia in Times Square - Alice’s Wonderland (Charles Mingus)

  Pur con una toppa nella band (in quel periodo – «Mingus Ah Um», «Blues and Roots» – Mingus si avvaleva di Horace Parlan al pianoforte), qui siamo ai piani alti della creatività mingusiana, eppure il disco non è fra i suoi più noti. L’inclusione del suo quintetto nella serie di concerti della Nonagon Gallery di New York gli fu un riconoscimento gradito, visto che lo noverava, insieme con il Modern Jazz Quartet e Cecil Taylor, accanto a importanti compositori d’area concertistica contemporanea come Virgil Thomson, Aaron Copland e Carlos Chavez.

  Nostalgia in Times Square fu scritto per la colonna musicale di Shadows di John Cassavetes. Booker Ervin e John Handy, specialmente Handy, che esegue il tongue-fluttering suo marchio di fabbrica, vi compaiono in ottima luce, ma è il Mingus solista a rifulgere con uno dei più begli assoli di contrabbasso mai affidati al disco, che è costellato da altri di uguale livello: Mingus comincia citando Old Man River e in seguito perfino il Battle Hymn of the Republic e nell’estesa sezione di fours con Dannie Richmond, anche lui in stato di grazia, mostra bene dove risiedesse, al principio del 1959, l’autentica avanguardia jazzistica.

  Richard Wyands, che sostituiva Parlan, era un magnifico pianista ma qui è purtroppo limitato a un breve interludio fra gli assoli dei due saxofonisti.

  Nostalgia in Times Square (Mingus), da «Jazz Portraits: Mingus in Wonderland», Blue Note 827325. John Handy, sax alto; Booker Ervin, sax tenore; Richard Wyands, piano; Charles Mingus, contrabbasso; Dannie Richmond, batteria. Registrato il 16 gennaio 1959.



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  Segue Alice’s Wonderland, che dedico a Paolo I., casomai leggesse.

  Alice’s Wonderland (Mingus), id.



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mercoledì 26 ottobre 2011

[comunicazione di servizio] Lezioni di canto a Milano

  Novità a Milano per chi desideri imparare seriamente il canto, di qualsiasi genere: Lee Colbert, cantante e musicista nota a tanti come arrangiatrice (e regolare interprete) degli spettacoli di Moni Ovadia, ma molto altro ancora – fra le altre cose, insegnante per anni alla storica scuola popolare di musica romana di Testaccio e diplomata del Berklee College of Music di Boston –, in sabbatico dal teatro, ricomincia a dare lezione.

  Lee, oltre a essere una stimata performing artist e vocal coach di vasta esperienza nel jazz, nel teatro musicale, nel canto da camera, nella musica contemporanea e insomma in ogni tipo di espressione cantata in almeno quattro lingue, ha l’umanità e l’entusiasmo dei veri maestri. E poi è amica mia, che è un marchio di qualità.

  Qui scaricate quanto vi serve per contattarla, ma riassumo i dati principali: il telefono è (+39) 3473621307, l’email leecolbert@infinito.it.

martedì 25 ottobre 2011

Love Chant (Charles Mingus)

  La versione più nota di Love Chant la trovi in «Pithecanthropus Erectus» (1956) dove le sonorità congiunte e particolarissime dei due fiati dell’occasione, Jackie McLean e JR Monterose, le conferiscono un carattere emotivamente ambiguo. Questa versione è presa dal vivo diversi mesi prima, durante la stessa esibizione parti della quale finirono sul noto «Mingus at Bohemia»; come là, sono presenti Mal Waldron e Willie Jones (Max Roach, annunciato nel titolo dell’LP, è presente solo in Drums).

  La presenza di due professionisti per tutte le stagioni come Barrow e Bert al posto di fuoriclasse come McLean e Monterose si fa sentire, e tutto è più standard (ma paragonare quasi qualunque altro disco moderno a «Pithecanthropus Erectus» è ingeneroso). La versione è tuttavia swingante, la sezione ritmica funziona sempre a meraviglia e la bellezza della composizione di Mingus rifulge piena.

  Love Chant (Mingus), da «Charles Mingus Quartet + Max Roach», OJC 204402. Eddie Bert, trombone; George Barrow, sax tenore; Mal Waldron, piano; Charles Mingus, contrabbasso; Willie Jones, batteria. Registrato il 23 dicembre 1955.



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lunedì 24 ottobre 2011

She’s Funny That Way - Between the Devil and the Deep Blue Sea (Oscar Peterson & Roy Eldridge)

  Più che altro per la curiosità di farti sentire come Peterson suonasse l’organo. Lo suonava esattamente come suonava il piano, armonicamente semplificando. Oscar si attiene all’Hammond per tutt’intero questo disco con Roy Eldridge, salvo che per due pezzi, e in effetti viene da domandarsene la ragione musicale, al di là della novelty probabilmente suggerita da Norman Granz.

  Il disco, comunque, mi è sempre piaciuto più di quello con Gillespie, credo dell’anno successivo, dove Oscar suona solo il piano e Dizzy suona piuttosto sfiatato.

  She’s Funny That Way (Daniels-Whiting), da «Oscar Peterson & Roy Eldridge», Pablo/OJCCD-727-2. Roy Eldridge, tromba; Oscar Peterson, organo. Registrato l’8 dicembre 1974.



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  Between the Devil and the Deep Blue Sea (Arlen-Koheler), id.



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domenica 23 ottobre 2011

Serenade in Blue - Downtown Manhattan - Falling in Love with Love (Budd Johnson)

  Budd Johnson (1910-1984) fu saxofonista tenore, clarinettista, pianista, compositore, arrangiatore e una figura chiave nella nascita del jazz moderno. Un po’ di Google ti spiegherà perché: considera solo che Swing to Bop: An Oral History of the Transition in Jazz in the 1940s, il libro di Ira Gitler del 1985 che racconta la nascita del jazz moderno cucendo fra loro brandelli di decine d’interviste, gli è dedicato con queste parole:

  To the memory of Budd Johnson for his contributions to the music from the ’20 to the ’80.

  He bopped with the best and never stopped swinging.

  Serenade in Blue (Gordon-Warren), da «Let’s Swing!», Swingville/OJCCD-1720-2. Budd Johnson, sax tenore; Keg Johnson, trombone; Tommy Flanagan, piano; George Duvivier, contrabbasso; Charli Persip, batteria. Registrato il 2 dicembre 1960.



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  Downtown Manhattan (Budd Johnson), id.



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  Falling in Love with Love (Rodgers-Hart), id.



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sabato 22 ottobre 2011

Since I Fell For You (Stanley Turrentine & The Three Sounds)

  Se qualcuno ti domandasse (cosa probabilissima) che cosa sia una «blues ballad», mandalo tranquillamente qui, ne riceverà un esempio lampante.

  Since I Fell For You (Buddy Johnson), da «Stanley Turrentine / The Three Sounds - Blue Hour: The Complete Sessions», Blue Note CDP 7243 5 24586-2. Stanley Turrentine, sax tenore, con The Three Sounds: Gene Harris, piano; Andrew Simpkins, contrabbasso; Bill Dowdy, batteria. Registrato il 16 dicembre 1960.



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venerdì 21 ottobre 2011

You Stepped Out of a Dream - Comp. 23 H (Anthony Braxton)

  L’ultima (per il momento, s’intende) golden age del jazz, e sottolineo jazz, per quanto mi riguarda si è svolta fra i tardi anni Sessanta e poco dopo la metà dei Settanta, proprio come per il cinema americano, e per larga parte io ne ascrivo il merito ad Anthony Braxton e ai tanti con cui collaborò in quel periodo - pochissimi giorni fa ricordavo Chick Corea; in You Stepped, qui, gioisci della maestria incomparabile di Dave Holland, in dialogo e in assolo.

  Per dirla con ricordo più chi (Luciano Berio, forse), si sentiva fra l’altro come questa gente avesse sperimentato seriamente e senza inibizioni, ma a casa, e solo dopo fosse andata a proporre al pubblico una parte di quelle sperimentazioni. Non intendo con ciò dire che andare su alla cieca e vedere «l’effetto che fa» (improvvisazione radicale) sia sempre male: per qualcuno immagino sia una specie di terapia, e se i musicisti sono bravi (non che al pubblico importi, o che sia in grado di accorgersene) a volte i risultati potranno anche essere discreti. Ma succederà sempre per caso, e io delle robe fatte alla sperind*o ne ho piene le budella.

  You Stepped Out of a Dream (Brown-Kahn), da «Five Pieces 1975», Arista/Mosaic MD8-242. Anthony Braxton, sax alto; Dave Holland, contrabbasso. Registrato il primo luglio 1975.



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  (Comp. 23 H) (Braxton), ib. Braxton, flauto; Kenny Wheeler, tromba; Holland; Barry Altschul, batteria. Registrato il 2 luglio 1975.



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giovedì 20 ottobre 2011

Dance Arabe (Teddy Charles)

  Teddy Charles in un pezzo di assai minor impegno dell’ultimo suo che ti ho proposto, anzi, diciamo pure un po’ sciocco, ma divertente, in cui la «Danza araba» dello Schiaccianoci si sovrappone a Milestones.

  Dance Arabe (Čajkovskij), da «Russia Goes Jazz (Teddy Charles Nonet & Tentet Complete Recordings)», Jazzbeat 533. Jerome Richardson, flauto; Jimmy Giuffre, sax tenore; Tommy Newsome, clarinetto basso; Pepper Adams, sax baritono, Hank Jones, piano; Teddy Charles, vibrafono; Jim Hall chitarra; Teddy Kotick, contrabbasso; Osie Johnson, batteria. Registrato il 6 maggio 1963.



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Spring Will Be A Little Late This Year (Sathima Bea Benjamin)

  L’autunno quest’anno è arrivato decisamente in ritardo. Ammettendo che la precessione rimanga costante, avrà ragione Sathima Bea Benjamin.

  Spring Will Be A Little Late This Year (Loesser), da «A Morning in Paris», Ekapa Records S.A. 004. Sathima Bea Benjamin con Abdullah Ibrahim, piano; Svend Asmussen, violino pizzicato; Johnny Gertze, contrabbasso; Makaya Ntschoko, batteria. Registrato il 23 febbraio 1963.



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mercoledì 19 ottobre 2011

Superb Starling (Wynton Marsalis)

  Wynton Marsalis, primo caso di un musicista jazz controverso non per la novità della sua musica ma per il potere «politico» accumulato, ha pur scritto e suonato musica molto bella, mostrando fra l’altro doti di leader vero, come quella di far suonare benissimo musicisti altrimenti di livello non superiore all’ordinario come Wessell Anderson, Todd Williams e anche (a mio giudizio) Marcus Roberts.

  Questo è il terzo disco di una serie di tre, «Soul Gestures in Southern Blues», registrati fra anni Ottanta e Novanta, che non ebbe fortuna presso la critica, la quale forse si aspettava una collezione di composizioni in forma blues, cosa che il trittico non intendeva essere.

  Superb Starling (Marsalis), da «Low Levee Moan - Soul Gestures In Southern Blue Vol. 3», Columbia/Sony 4686582. Wynton Marsalis, tromba; Wessell Anderson, alto; Todd Williams, sax tenore; Marcus Roberts, piano; Reginald Veal, contrabbasso; Herlin Riley, batteria. Registrato nel 1991.



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martedì 18 ottobre 2011

Where Are You Now? Pictures 1, 2, 3, 4 (Chick Corea)

  È un disco ECM ma era ancora solo il 1971 e tutte le (per me) poco benigne seduzioni di quell’etichetta ancora non erano pienamente in atto. Chick Corea poi era at the best of his behavior e nel pieno della sua fase più creativa e, coincidentalmente, sperimentale, con il quartetto Circle che comprendeva anche Braxton.

  La Picture 4 di questa suite (che ne comprende otto) può ricordare, nel carattere folk e nell’ostinato, il Jarrett che in quello stesso anno incideva «Facing You». Io, l’ho già detto, fra i due preferisco Chick.

  Where Are You Now? (A Suite Of Eight Pictures) - Picture 1 (Corea), da «Piano Improvisations», Vol. 1, ECM 1014. Chick Corea, piano. Registrato nell’aprile 1971.



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  Where Are You Now? - Picture 2, id.



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  Where Are You Now? - Picture 3, id.



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  Where Are You Now? - Picture 4, id.



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lunedì 17 ottobre 2011

Work (Thelonious Monk)

  Work (Monk), da «Thelonious Monk & Sonny Rollins», Prestige PRCD-7075-2. Thelonious Monk, piano; Percy Heath, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 22 settembre 1954.



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domenica 16 ottobre 2011

My Silent Love - Shiny Stockings - Lush Life / Take the ‘A’ Train - As Time Goes By - Lullaby of Birdland (Teddy Wilson)

  Teddy Wilson verso la fine, che sarebbe arrivata nel 1986, a settantaquattro anni. Pochi nel jazz hanno mai suonato in piano solo cosi «bene», forse nessuno: e senza mai oltrepassare, anche negli anni Ottanta inoltrati, la misura del 78 giri.

  My Silent Love (Heyman-Sour-Eyton-Green), da «The Greatest Jazz Piano», Polydor J33J 20123. Teddy Wilson, piano. Registrato il 7 o l’8 gennaio 1983.



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  Shiny Stockings (Frank Foster), id.



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  Lush Life / Take the ‘A’ Train (Strayhorn), id.



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  As Time Goes By (Hupfer), id.



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  Lullaby of Birdland (Shearing), id.



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sabato 15 ottobre 2011

Guest Post #8: Gennaro Fucile & Mike Westbrook

  Seconda graditissima visita di Gennaro Fucile, ancora con un notabile del jazz inglese, ma stavolta assai più suadente di Lol Coxhill.

  Quando presenti Mike Westbrook non rischi mai di fare brutta figura. È un uomo e un musicista raffinato, colto, invaghito delle liriche di William Blake, ammaliato dalle atmosfere del cabaret, innamorato del jazz e di sua moglie Kate con cui condivide da decenni sofisticate avventure musicali.

  Quando fai conoscere la musica di Westy, come lo chiama chi è in maggior confidenza con lui, fai sempre un figurone, sia se proponi le sue composizioni più squisitamente jazzistiche, sia se fai ascoltare quelle che non sarebbero dispiaciute a Kurt Weill, o quelle in cui ha messo in musica di poesie di Lorca, Rimbaud e dell’adorato Blake, oppure altre, le cover delle musiche di Rossini, dei Beatles, di Nat King Cole. Dietro c’è sempre quell’iconoclastia inglese che ha reso possibile una via britannica al jazz a cavallo tra i Sessanta e i Settanta e Westbrook di questa invenzione musicale ne è stato autorevole protagonista.

  Diamoci un taglio, è giunto il momento di presentarvi Mike Westbrook, per gli amici Westy. Eccolo in versione intima, un trio con Kate e il fido Chris Biscoe. Una canzone, Heart Throb, che arriva da un disco fatto in casa, intitolato programmaticamente «A Little Westbrook Music».

  Curiosa l’origine del testo. Ricorda lo stesso Westbrook: «Intorno al 1980 Kate e io stavamo facendo un giro nel mercato coperto di Bolton, nel Lancashire…. Le bancarelle vendono, a prezzi stracciati, una serie di cose tanto strambe da poterle pensare in qualche bazar orientale … Mi sono scritto i marchi - Morning Thunder... Crysette... The Man Root... Heart Throb, e così via. I nomi, separati dagli oggetti, prendono una propria vena surreale, romantica – una poetica lista della spesa per doni con cui corteggiare l’innamorata».

  Che altro deve fare una ballad?

  Heart Throb (Westbrook), da «A Little Westbrook Music», Westbrook Records LWM 1. Kate Westbrook con Mike Westbrook, piano; Chris Biscoe, sax soprano. Registrato a Londra (Parsifal Studios) nel luglio 1983.



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giovedì 13 ottobre 2011

It Would Happen To You (Charles McPherson)

  Uno degli apollinei dei jazz, Charles McPherson, in compagnia ideale nella delicata ballad di Jimmy Van Heusen.

  It Could Happen To You (Van Heusen-Burke), da «Beautiful!», Xanadu XCD 1230. Charles McPherson, sax alto; Duke Jordan, piano; Sam Jones, contrabbasso; Leroy Williams, batteria. Registrato il 12 agosto 1975.



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Donna Lee (Lennie Tristano)

  Dalla famosa scrittura al Confucius Restaurant di New York del giugno 1955, Tristano e Konitz in uno dei pezzi più difficili del bop, costruito sulle armonie di Indiana. I due lo interpretano con sicurezza e aplomb quasi disumani.

  Nell’assolo di Lennie si sentono chiari l’esperienza e lo studio maturati nei leggendari pezzi registrati a casa propria l’anno precedente, trafficando con i nastri: soprattutto Line Up e East Thirty-Second (in particolare dal minuto 3:00 e poi ancora da 4:00 in avanti), ma anche Turkish Mambo.

  Donna Lee (Miles Davis), da «The Complete Atlantic Recordings of Lennie Tristano, Lee Konitz and Warne Marsh», Mosaic MD6-174. Lee Konitz, sax alto; Lennie Tristano, piano; Gene Ramey, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato l’11 giugno 1955.



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mercoledì 12 ottobre 2011

The High and the Mighty - Rifftide (Jimmy Smith)

  Esordio di Jimmy Smith. Si può capire come il suono elettrico dell’organo Hammond, così come confezionato da Smith, desse letteralmente la scossa ad Alfred Lion e a Frank Wolff, i papà della Blue Note, quando l’ascoltarono allo Smalls’ Paradise di Harlem nel febbraio del 1956, condottivi dal cantante Babs Gonzales (che avrebbe scritto le note di copertina per questo primo disco).

  I due, come Wolf ricordò anni dopo, trovarono in pedana «un uomo in convulsioni, il viso contorto, piegato in due come in agonia, le dita in volo e i piedi in danza sopra i pedali. L’atmosfera saturata da onde di un suono mai sentito prima. Un rumore spaccatimpani. Alla fine lui scese dalla pedana sorridente, ruscellante di sudore. “Che ne dite?” “Sì, caspita!”, risposi io. Non mi venne altro. Alfred Lion aveva già preso la sua decisione».

  Noto due cose: la prima è che, in questo primo disco e nel successivo, registrato nelle stesse sedute, il suono dell’Hammond di Smith non è ancora completamente a punto, più acido e pungente di come sarebbe poi diventato. La seconda, che il pezzo indicato in copertina come Lady Be Good è in realtà Rifftide di Coleman Hawkins.

  The High and the Mighty (Tiomkin-Washington), da «A New Star - A New Sound», Blue Note/EMI 9204. Jimmy Smith, organo; Thornel Schwartz, chitarra; Bay Perry, batteria. Registrato nel febbraio 1956.



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  Rifftide (Hawkins), id.



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martedì 11 ottobre 2011

Fasa (Julian Argüelles, Ronan Guilfoyle, Jim Black)

  Una serata come tante altre in un club di Dublino nel 2002.

  Fasa (Argüelles), da «Live in Dublin», Auand AU9009. Julian Argüelles, flauti dolci, sax tenore; Ronan Guilfoyle, chitarra basso acustica; Jim Black, batteria. Registrato il 26 ottobre 2002.



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lunedì 10 ottobre 2011

Sunday (Lee Konitz)

  Canzone adatta a un lunedì.

  Sunday (Conn-Miller Krueger), da «Tranquillity», Verve POCJ 2727. Lee Konitz, sax alto; Billy Bauer, chitarra; Henry Grimes, contrabbasso; Dave Bailey, batteria. Registrato il 22 ottobre 1957.



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Mercy, Mercy, Mercy - Filthy McNasty (Eddie Jefferson)

  Vocalese della più bell’acqua dallo sfortunato Eddie Jefferson.

  Mercy, Mercy, Mercy (Zawinul), da «Body and Soul», Prestige/OJCCD-396-2. Eddie Jefferson con Dave Burn, tromba; James Moody, sax tenore; Barry Harris, piano; Steve Davis, contrabbasso; Bill English, batteria. Registrato il 27 settembre 1968.



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  Filthy McNasty (Horace Silver), id.



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domenica 9 ottobre 2011

Bleeding Orchid (Joe Farrell)

  Saxofonista tenore apprezzatissimo da Mingus, Elvin Jones, Andrew Hill, Chick Corea, Jaki Byard, Thad Jones & Mel Lewis e altri ancora, con tutti i quali suonò e incise, Joe Farrell (1937-1986) era un musicista di abilità sopraffine che suonava benissimo anche il flauto e altri legni, generoso e dalla voce riconoscibile, inequivocabilmente coltraniana ma con qualcosa anche della concisione di Sonny Rollins.

  In questo disco del 1971, che porta tanti segni dell’epoca, ma non tutti in negativo, lo accompagnano Corea e Jones, che gli furono o gli sarebbero stati leader.

  Bleeding Orchid (Farrell), da «Outback», Timeless KICJ 2185. Joe Farrell, sax soprano; Chick Corea, piano elettrico; Buster Williams, contrabbasso; Elvin Jones, batteria; Airto Moreira, percussioni. Registrato nel novembre 1971.



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sabato 8 ottobre 2011

The Shouter - Hoppin’ Jones (Bennie Green)

  Bennie Green (1923-1977) si trovò accanto a Parker e a Gillespie nell’orchestra di Earl Hines e fu poi fra i primi ad adattare al trombone il linguaggio bebop. Non lo si novera fra i grandi trombonisti moderni, eclissato subito da un J. J. Johnson, ma fu strumentista dalla bella sonorità ora butirrosa, ora roca, sempre espressivamente pre-bop, e autore fra anni Cinquanta e Sessanta di dischi assai piacevoli.

  Questo, del 1959, ha il merito di presentare innanzi tutto una front line poco consueta di tenore e trombone, e poi dei sidemen valenti e non notissimi (a parte il grande George Tucker) fra i quali si distingue Gildo Mahones al pianoforte, autore di entrambe le composizioni che seguono.

  The Shouter (Mahones), da «Walkin’ and Talkin’», Blue Note 4010. Bennie Green, trombone; Eddy Williams, sax tenore; Gildo Mahones, piano; George Tucker, contrabbasso; Al Drears, batteria. Registrato il 25 gennaio 1959.



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  Hoppin’ Jones (Mahones), id.



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venerdì 7 ottobre 2011

Bluesnik - Cool Green (Jackie McLean)

  «Bluesnik», ricognizione sullo stato della forma blues nel 1960, è uno dei dischi di Jackie McLean che preferisco (non credo in ciò di essere originale).

  McLean è un musicista al quale non mi sono mai veramente appassionato, pur riconoscendone i tanti meriti. Mi pare gli manchi quella convinzione, quel senso di direzione che per me è il tratto degli artisti eminenti. Tuttavia, se dovessi scegliere cinque o dieci album Blue Note a significare la poetica dell’etichetta, un paio suoi ce ne sarebbero: questo, senz’altro.

  Bluesnik (McLean), da «Bluesnik», Blue Note CDP 7 84067-2. Freddie Hubbard, tromba; Jackie McLean, sax alto; Kenny Drew, piano; Doug Watkins, contrabbasso; Pete LaRoca, batteria. Registrato l’8 gennaio 1961.



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  Cool Green (Drew), id.



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giovedì 6 ottobre 2011

Dance! Dance, Eternal Spirits (Billy Harper)

  Allora: oggi e ieri non ho sentito una nota di musica e non ho generalmente avuto voglia di fare niente. Però pubblico lo stesso qualcosa affinché nessuno pensi che aderisco all’autosospensione dei blog in protesta del comma 29 del DDL intercettazioni. Non perché non trovi anch’io una porcata quel comma, per quel pochissimo che m’è importato di leggerne, ma perché questa forma di protesta, applicata a blog, come il mio, di cui importa a quasi nessuno, fa solo ridere.

  Perciò beccati una cosa a caso.

  Dance! Dance, Eternal Spirits (Harper), da «Black Saint», Black Saint 120001. Virgil Jones, tromba; Billy Harper, sax tenore; Joe Bonner, piano; David Friesen, contrabbasso; Malcolm Pinson, batteria. Registrato nel luglio 1975.



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mercoledì 5 ottobre 2011

The Dude (Lem Winchester)

  Lem Winchester, nato a Philadelphia nel 1928, fu un promettente vibrafonista che registrò poco ma sempre in compagnia qualificata, com’è questo il caso. Avrebbe potuto trovare il suo posto accanto ai vibrafonisti eminenti degli anni Sessanta, ma morì nel 1961 e, duole dirlo, da vero pistola: giocando con la pistola che per lui, poliziotto, era ferro del mestiere.

  The Dude (Winchester), da «Winchester Special», Prestige/OJCCD 1719-2. Benny Golson, sax tenore; Lem Winchester, vibrafono; Tommy Flanagan, piano; Wendell Marshall, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 25 settembre 1959.



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martedì 4 ottobre 2011

Tempus Fugit - All God’s Chillun Got Rhythm (Bud Powell)

  Praticamente tutta la discografia di Bud Powell, sia in studio o dal vivo, comunica un senso di pericolo, quasi ci si trovasse, nel migliore dei casi, fra un disastro scampato e un altro incombente. E ho già parlato della vertigine della velocità che talvolta portava la sua mente a sopravanzare il meccanismo delle dita (ma non in questi due pezzi, fra i suoi più rifiniti).

  Di All God’s Chillun Bud ha lasciato parecchie versioni; stranamente Tempus Fugit, una delle sue composizioni maggiori, non la riprese mai più.

  Tempus Fugit (Powell), da «Jazz Giant», Verve 928 937-2. Bud Powell, piano; Ray Brown, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato nel maggio 1949.



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  All God’s Chillun Got Rhythm (Jermann-Kahn-Kaper), id.



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lunedì 3 ottobre 2011

The Rake (Dizzy Reece)

  Dizzy Reece, il trombettista giamaicano che ti ho proposto già diverse volte, qui esegue una sua composizione originale che faceva parte delle colonna sonora che scrisse per un film inglese del 1958, Nowhere to Go, diretto da Seth Holt e interpretato da Maggie Smith, che credo esordisse nel cinema con quella pellicola (il film è un noir e all’epoca il jazz vi era d’obbligo).

  I suoi quattro collaboratori, qui, sono in pratica il campionario della Blue Note. In tutto il disco la proverbiale precisione di Art Taylor, che all’epoca qualcuno trovava avvilente (è vero: leggete certe recensioni di quegli anni), rifulge.

  The Rake (Reece), da «Star Bright», Blue Note BLP 4023. Dizzy Reece, tromba; Hank Mobley, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 10 novembre 1959.



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domenica 2 ottobre 2011

Never Let Me Go (Bill Evans)

  Una volta il disco era il punto di arrivo di una carriera, oggi è il punto di partenza, il più delle volte, di niente. Ma stavo pensando in particolare al disco di piano solo. Gente come Earl Hines, Art Tatum, Oscar Peterson, Bill Evans, ci sono arrivati dopo decenni di lavoro: oggi qualunque pigiatasti all’esordio sbrodola assoli per delle mezz’ore.

  Bill Evans, per esempio, incise da solo per la prima volta (una delle pochissime, fra l’altro) solo nel 1968, e così scriveva, nelle note a quel disco, bellissimo:

  La mia esperienza professionale come pianista solista è poca cosa, e trovo triste che questa grande tradizione del jazz si trovi a rischio di estinzione per via dell'atteggiamento prevalente nel pubblico, che tende a relegare il solista di pianoforte a sottofondo per la conversazione o per la cena. Spero quindi che la mia esecuzione sia di livello sufficiente per avvicinare l’ascoltatore, senza distrazioni, al sentimento musicale che mi sono sforzato di raggiungere in queste registrazioni (…). Come la lunghezza dei pezzi dimostra, è forse in Never Let Me Go che il mio coinvolgimento è stato più completo.

  Never Let Me Go (Evans-Livingston), da «Alone», Verve 0602498840320. Bill Evans, piano. Registrato nel settembre o ottobre 1968.



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Polka Dots and Moonbeams (Chet Baker)

  Non vuole finire mai, questa estate.

  Polka Dots and Moonbeams (Van Heusen-Burke), da «In New York», Riverside/DCC GZS-1101. Chet Baker, tromba; Al Haig, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato nel settembre 1958.



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sabato 1 ottobre 2011

Minas Tirith (Stefano Battaglia)

  Questa notte, nel programma Battiti su Rai Radiotre, il mio amico Pino Saulo presenta il pianista Stefano Battaglia che eseguirà tre improvvisazioni, seguite da tre pezzi del suo nuovo disco ECM «The River of Anyder».

  Io qui ve ne faccio sentire uno, quello che apre il disco. Vorrei che mi diceste, in tutta sincerità, che cosa ve ne pare.

  Minas Tirith (Battaglia), da «The River of Anyder», ECM 2151 276 8055. Stefano Battaglia, piano; Salvatore Maiore, contrabbasso; Roberto Dani, batteria. Registrato nel novembre 2009.



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Southern Exposure - Preach Brother (Fred Jackson)

  Di Fred Jackson saxofonista, così sui due piedi, non so fornirti né la data di nascita né l’altra, se se ne desse il caso. So che ebbe una lunga carriera nelle orchestre di rhythm ’n’ blues, a cominciare da quella di Little Richard, e che comparve come sideman in alcuni Blue Note (p.e. nel primo dell’organista Baby Face Willette, il Blue Note più ambito dai collezionisti di vinili first press). Questo è l’unico disco mai uscito a suo nome.

  Me lo sono ascoltato un pomeriggio di alcuni giorni fa, in un momento di vuoto d’anima. Soul jazz di cinquant’anni fa, del più cordiale e musicale. Apprezza, oltre al tenore no-nonsense ma mai triviale del leader, la finezza di Earl Vandyke all’Hammond (quasi una contraddizione in termini) e l’asciutta maestria del batterista Hogan.

  Southern Exposure (Jackson), da «Hootin’ ’n Tootin’», Blue Note TOCJ-4094. Fred Jackson, sax tenore; Earl Vandyke, organo; Willie Jones, chitarra; Wilbert Hogan, batteria. Registrato il 5 febbraio 1962.



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  Preach Brother (Jackson), id.



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