lunedì 30 settembre 2013

A House Is Not A Home (Sonny Rollins)

 Il disco di Sonny Rollins del 1973 «Horn Culture», l’abbiamo stabilito, soffre di un’iniqua reputazione critica, essendo invece interessante. Si poteva pensare che un’esibizione pubblica di quel complesso, addirittura con un variante in apparenza migliorativa (Stanley Cowell al posto di Walter Davis), fosse un colpo sicuro.

 Invece no: questo «The Cutting Edge», colto dal vivo al festival di Montreux nel 1974, risulta un affare preso sottogamba un po’ da tutti, ben lontano dall’intensità fosse pure lutulenta del disco dell’anno prima; figurati che l’ultimo pezzo è addirittura funestato da Rufus Harley, quel disgraziato che, con una cornamusa in spalla e vestito da highlander, nei primi anni settanta terrorizzava pubblico e musicisti jazz soprattutto in Europa, prima che qualcuno si prendesse misericordiosamente cura di lui.

 Qui niente cornamuse; ho scelto la sola cosa abbastanza bella del disco, una canzone di Bacharach che Rollins espone con sensibilità.

 A House Is Not A Home (Bacharach-David), da «The Cutting Edge», Milestone OJC 00025218646826. Sonny Rollins, sax tenore; Stanley Cowell, piano; Masuo, chitarra; Bob Cranshaw, basso elettrico; David Lee, batteria; Mtume, percussioni. Registrato il 6 luglio 1974.



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domenica 29 settembre 2013

The Blues (Duke Ellington)

 Giunto quasi all’esito della sua vita, in una di quelle sedute all-stars che piacevano a Norman Granz, Duke Ellington s’impone con un’autorità naturale, con una spontaneità e, in una, una solennità di gesto inimitabile. E non solo perché suona materiale suo (questo Blues rielabora un inciso del Blues della «Black, Brown and Beige», che non è poi affatto un blues) e perché ha con sé il «suo» batterista. Nota come l’incredibile profondità e pienezza del suo suono pianistico, associata alla genialità dei voicing e del piazzamento degli accenti, riduca a una querula insignificanza perfino un padreterno della chitarra come Joe Pass.

 The Blues (Ellington), da «Duke’s Big 4», Pablo 0025218070324. Duke Ellington, piano; Joe Pass, chitarra; Ray Brown, contrabbasso; Louie Bellson, batteria. Regisatrato l’8 gennaio 1973.



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sabato 28 settembre 2013

My Heart Stood Still (Bill Evans)

 My Heart Stood Still (Rodgers-Hart), da «Green Dolphin Street», Victor VICJ-60372. Bill Evans, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 19 gennaio 1959.



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venerdì 27 settembre 2013

Return To Forever (Chick Corea)

 Così, nel 1972, Chick Corea e i suoi cominciavano a dare alla ECM la sua estetica sonora caratteristica. Un altro contributo essenziale, ma completamente acustico, quell’anno stesso sarebbe venuto da «Conference of the Birds» di Dave Holland. Corea e Holland avevano suonato molto insieme, prime con Miles Davis e poi nel quartetto Circle (con Braxton e Barry Altschul).

 Una declinazione di jazz-rock ben diversa da quella di Tony Williams (altro davisiano) di un paio d’anni prima, e diversamente fertile. Le mie preferenze vanno a quel crudo Lifetime del 1969, ma anche questo è un disco che ha retto complessivamente bene agli anni.

 Return To Forever (Corea), da «Return To Forever», ECM 1022. Flora Purim; Joe Farrell, flauto, sax soprano; Chick Corea, piano elettrico; Stanley Clarke, basso elettrico; Airto Moreira, batteria, percussioni. Registrato nel febbraio 1972.



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giovedì 26 settembre 2013

Pinochle (Steve Lacy)

 Composizione di Steve Lacy dedicata a un gioco di carte desueto, il pinnacolo. Scrive Lacy nelle note al disco, registrato a Milano nel 1977:
 Pinnacolo è un gioco di carte che piaceva al grande pianista Art Tatum. Uno dei più importanti «esecutori» («players») del jazz, Tatum ha esercitato su di me un’influsso enorme, soprattutto come esecutore in assolo, autonomo.
 Nel corso di quest’interpretazione, cito uno standard che Tatum suonava spesso (Get Happy di Vincent Youmans).
 Pinochle (Lacy), da «Straws», Cramps CRSLP 6206. Steve Lacy, sax soprano. Registrato nel 1977.



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mercoledì 25 settembre 2013

Household of Saud (Music, Inc.)

 Music Inc., cioè il quartetto Tolliver, Cowell, McBee e Hopps nel 1970, con rinforzo di big band. Hard bop tonitruante, con assolo finale di batteria.

 Household of Saud (Tolliver), da «Music Inc. & Big Band», [Strata East] Bellaphon 660-51-009. Charles Tolliver, tromba; Stanley Cowell, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Jimmy Hopps, batteria, con big band: Richard Williams, Virgil Jones, Larry Greenwich, Danny Moore, tromba; Garnett Brown, Curtis Fuller, John Gordon, Dick Griffin, trombone; Jimmy Heath, Clifford Jordan, Bobby Brown, Wilbur Brown, sax e flauto; Howard Johnson, sax baritono e tuba. Registrato l’11 novembre 1970.



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martedì 24 settembre 2013

Judges (Colin Stetson)

 Colin Stetson è nato nel Michigan credo sui trentacinque anni fa e risiede a Montreal. Si distingue per essere uno specialista del sax basso, quella mostruosità usata negli anni Venti al posto del basso tuba e poi dai «chicagoani» a scopo di colore spaventoso o grottesco.

 La dedizione di Stetson al suo strumento può paragonarsi a quella di Steve Lacy o meglio ancora di Evan Parker al loro. Ne trae sonorità inaudite, ma quel che più conta, con quelle sonorità, spesso polifoniche (il disco è tutto inciso live, senza sovraregistrazioni), riesce a fare della musica sensata e perfino rigorosa, giurerei non improvvisata e apparentabile al jazz forse solo per la ricerca ostinata di una tecnica strumentale peculiare.

 Le parole che si sentono alla fine sono pronunciate da Laurie Anderson.

 Judges (Stetson), da «New History Warfare, Vol. 2», Constellation CST075. Colin Stetson, sax basso. Registrato nel 2011.



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lunedì 23 settembre 2013

Nardis (Richie Beirach)

 È veramente bella e avventurosa questa versione di Nardis, la composizione attribuita ora a Bill Evans, ora a Miles Davis.  Il trio di Richie Beirach, pianista già comparso qui, non è che la sezione ritmica del quartetto guidato all’epoca da David Liebman, Lookout Farm.

 Nardis (Evans), da «Eon», ECM 1054. Richie Beirach, piano; Frank Tusa, contrabbasso; Jeff Williams, battria. Registrato L’11 novembre 1974.



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domenica 22 settembre 2013

’Round About Midnight (Dick Twardzik)

Il grande Dick Twardzik  impegnato in una lettura ardimentosa, direi sperimentale, di ’Round Midnight.

 ’Round About Midnight (Monk), da «Dick Twardzik Trio Complete Recordings», Lone Hill Jazz LHJ 10120. Dick Twardzik, piano; Carson Smith, contrabbasso; Peter Littmann, batteria. Registrato in ottobre o dicembre 1954.



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sabato 21 settembre 2013

I’m Nobody’s Babe (Annie Ross)

 Quando incontro il mio amico Andrea 403 e per caso non abbia ancora provveduto al pezzo per il giorno seguente, gli metto sempre una cantante. Questa so che gli piace molto, e anche a me.

 I’m Nobody's Babe (Davis-Ager-Santly), da «A Gasser! Annie Ross And Zoot Sims», Pacific Jazz CDP 7 46854 2. Annie Ross con Zoot Sims, sax tenore; Russ Freeman, piano; Billy Bean, chitarra; Monty Budwig, contrabbasso; Frankie Capp, batteria. Registrato nel marzo 1959.



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venerdì 20 settembre 2013

Go Red Go (Arnett Cobb)

 Go Red Go (Cobb), da «Arnett Cobb And His Orchestra, 1946-1947», Chronological Classics 1071. David Page, tromba; Al King, trombone; Arnett Cobb, sax tenore; George Rhodes, piano; Walter Buchanan, contrabbasso; George Jones, batteria. Registrato nell’agosto 1947.



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giovedì 19 settembre 2013

[Extracurricolare] Echoes Of A Friend

 Per una volta un post personale. Ho appena ricevuto, da Città del Capo, la telefonata di un amico che è stato per me importante e che credevo perduto chissà dove, ormai da anni. Non so se mi leggerà, ma gli dedico questo bell’assolo di McCoy Tyner da un disco dal titolo significativo. Ben ritrovato, Neil.

 Something personal for once. I just got a  phone call – from Cape Town – from someone who has been a major presence in my life for quite a long time and whom I had given up hopes ever to see again. He might or might not be reading; in any event, this piano solo by McCoy Tyner, from an aptly titled album, is to him. Nice to hear you again, Neil.

 Folks (Tyner), da «Echoes Of A Friend», Milestone OJCCD 650-2. McCoy Tyner, piano. Registrato l’11 novembre 1972.



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mercoledì 18 settembre 2013

Pensativa (Bill Evans)

 Clare Fischer (1928-2012) è stato un fior di musicista dalla carriera multicolore, tuttavia poco noto ai jazzofili. Ne riparlerò; intanto questa è la sua composizione jazzistica più famosa, eseguita da una all-stars in un disco tardo, molto bello, di Bill Evans.

 Pensativa (Clare Fischer), da «Crosscurrents», Fantasy/OJCCD 718-2. Lee Konitz, sax alto; Warne Marsh, sax tenore; Bill Evans, piano; Eddie Gomez, contrabbasso; Eliot Zigmund, batteria. Registrato nel marzo 1977.



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martedì 17 settembre 2013

I Can’t Get Started (Lester Young)

 Da un breve set trovato a galleggiare da qualche parte sul Web, Lester Young al Birdland nel 1953, occasionalmente con Horace Silver. I Can’t è preso a tempo quasi brusco, suppongo per influsso di Silver, a cui le ballad piacevano prosciugate così.

 I Can’t Get Started (I. Gershwin-Vernon Duke). Jesse Drakes, tromba; Lester Young, sax tenore; Horace Silver, piano; Gene Ramey, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato il 4 luglio 1953.



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lunedì 16 settembre 2013

I’ll Remember April - Con Alma (Dwike Mitchell & Willie Ruff)

 Le scoperte tardive… Bellissima e unica questa versione di I’ll Remember April di Mitchell-Ruff con un batterista utilitario, dal vivo nel club di Ruff a New Haven, Connecticut, nel 1961: «all’inizio dell'autunno», dicono le note al disco, e questo rende la scelta adatta a questa domenica piovosa di settembre, primo giorno autenticamente autunnale a Milano, in cui aprile è proprio ormai un ricordo.

 Tutto s’inizia con il vamp di Flamenco Sketches e con una bellissima frase discendente del contrabbasso. Per il resto dell’esecuzione, con un risparmio di note per lui insolito (tranne che per i tremoli dell’ultimo chorus, abbastanza pompier), Dwike Mitchell costruisce un’improvvisazione minimale e strutturalista, piena di spazio e di delicatezze dinamiche, in cui frammenti del tema vengono spesso trattati attraverso qualche «fondamentale» di tecnica pianistica – ribattuti, scale, note doppie, tremoli, appunto – senza mai dimenticare il blues.

 Bonus track, una spettacolare Con Alma.

 I’ll Remember April (Raye-De Paul), da «The Catbird Seat», (Atlantic) Collectables Jazz Classics COL-CD-6368. Dwike Mitchell, piano; Willie Ruff, contrabbasso; Charlie Smith, batteria. Registrato nell'autunno 1961.



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  Con Alma (Gillespie), id.



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domenica 15 settembre 2013

Quadrangle (Jackie McLean)

 Bell’impegno compositivo di Jackie McLean, oltre alla sua solità intensità spirituale. Quadrangle ha una storia che merita di essere riportata (McLean la raccontò ad A. B. Spellman):

 In particolare una composizione, «Quadrangle», scritta nel 1955, prevedeva un’elaborata orchestrazione per il gruppo che, così come l’aveva concepita, Jackie temeva potesse essere troppo avanzata per la pubblicazione. Per renderla meno scostante, vi sovrappose alcuni chorus sul giro armonico di «I Got Rhythm». Le note di copertina, di Leonard Feather, riportano queste parole di Jackie: «Sulle prime non sapevo bene quali accordi metterci per potervi improvvisare, però una base solida su cui suonare la volevo, oltre a quelle figurazioni che mi erano venute in mente». Commenta Feather: «In altre parole, questo non è il metodo di Ornette Coleman, nel quale, una volta enunciato il tema, i solisti partono per la tangente». Quella, tuttavia, era esattamente stata l’intenzione originale di Jackie, tanto che oggi rimpiange di essere ricorso a una soluzione di compromesso; quella sarebbe infatti stata la via compositiva che avrebbe seguito nei due anni successivi. Una simile cedevolezza verso le convenzioni dell’hard bop Jackie l’avrebbe dimostrata ancora nel disco seguente, AFickle Sonance, registrato subito dopo il suo ritorno a New York da Parigi.

 Quadrangle (McLean), da «Jackie’s Bag», Blue Note ST-84051. Donald Byrd, tromba; Jackie McLean, sax alto; Sonny Clark, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 18 gennaio 1959.



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sabato 14 settembre 2013

Blues Fantasy - Bossa Nova - Finale (Friedrich Gulda)

 Uno dei sommi interpreti pianistici novecenteschi di Beethoven e di Bach, Friedrich Gulda, viennese, ha, lungo quasi tutto il corso della sua carriera, praticato parallelamente anche il jazz, spesso integrando i due repertori nei suoi concerti; e l’ha fatto con dedizione, entusiasmo e assoluta serietà (beh, tranne che verso la fine, quando soleva farsi accompagnare in scena da due «cubiste»), non certo in spirito di vacanza, come certi suoi colleghi. I risultati non sono sempre stati eccelsi, ma interessanti spesso sì. Qui, dato l’anno (1970) e la strumentazione, virano al funky.

 In questo disco, un duo con il batterista Klaus Weiss, Gulda suona infatti – spesso simultaneamente al pianoforte, o sovrapponendovelo – anche l’electra piano, un ordigno fabbricato fra anni Sessanta e Ottanta dalla RMI in cui il suono, anziché essere generato da forchette o linguette metalliche, come nei più diffusi piani elettrici Rhodes, Wurlitzer e Hohner, era prodotto da transistor, come negli organi elettronici. In Bossa Nova, Gulda vi esegue la melodia, che, per essere di una bossa, è distintamente poco idiomatica; in Finale, la parte del basso, e poi, alternandosi, una chase con il pianoforte.

 Blues Fantasy (Gulda), da «It’s All One», MPS/Universal. Friedrich Gulda, piano e electra piano; Klaus Weiss, batteria. Registrato nel 1970.



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 Bossa Nova (Gulda), id.



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Finale (Gulda), id.



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venerdì 13 settembre 2013

The Music That Makes Me Dance (Hampton Hawes)

 L’angolo del Kitsch! Non avrai mica pensato che l’estate si fosse portata via questa rubrica, eh? La sua periodicità continua a essere irregolare, ma il Kitsch jazzistico incomberà su di te come l’improvvisa gocciante percolazione di un liquido immondo dal soffitto, o come un senso di colpa che non riesce a restare nascosto troppo a lungo.

 Io vado matto per Hampton Hawes e detesto cordialmente i musical, siano in forma di film o nell’originale forma teatrale (non dirmi che gli standard che tanto mi piacciono vengono quasi tutti da lì, lo so benissimo). Nel Kitsch di questo disco with strings si contemperano dunque amore e fastidio.

 Questa canzone viene da Funny Girl, un musical di Broadway del 1964, poi un film, l’uno e l’altro con Barbra Streisand, cantante che con il Kitsch si è trovata associata strettamente anche più volte del necessario. In realtà la canzone non è neanche troppo male, ma l’arrangiamento è da depravati: e sì che l’ha scritto Bill Byers, che non era proprio un cretino. Hawes e i suoi suonano bene, ma non è che possano fare i miracoli, anche loro.

 The Music That Makes Me Dance (Styne-Merrill), da «Hampton Hawes Plays Movie Musicals», Fresh Sound FSR 672. Hampton Hawes, piano; Bob West, contrabbasso; Larry Bunker, batteria, con orchestra arrangiata e diretta da Bill Byers. Registrato nell’agosto 1969.



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giovedì 12 settembre 2013

Lady Bird (Don Byas)

 Don Byas suona Lady Bird di Tadd Dameron sostenuto dalla house band del Cafe Montmartre di Copenaghen, quel club allora (1966) famosissimo dove probabilmente il disco è stato registrato. A dire il vero, al Montmartre il pianista era spesso Kenny Drew, residente di quella città.

 In quegli anni, Byas viveva ad Amsterdam, dopo molti anni trascorsi a Parigi. Nell’ingaggio ritratto da questo disco, Don appare un po’ stanco, un po’ invecchiato – sarebbe morto poco più di cinque anni dopo. Manca dalla sua sonorità quel vibrato come un drappeggio di velluto purpureo (purple prose, myself), e a momenti anche la fantasia è esausta; ma si tratta pur sempre, e riconoscibilmente, di uno dei più grandi saxofonisti che il jazz abbia avuto.

 Lady Bird (Dameron), da «Ballads For Swingers», Plydor 623307. Don Byas, sax tenore; Bengt Axen, piano; Niels Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso; Alex Riel, batteria. Registrato prob. nel novembre 1966.



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mercoledì 11 settembre 2013

Lament (Shirley Scott)

 Il suono dell’organo Hammond, per le manipolazioni che consente – all’origine e con il leslie – , per il suo particolare attacco percussivo della nota, contiene in sé una intensità, una proiezione che conferisce alle esecuzioni fervore anche con poche note. Sarà per questo che gli organisti jazz, anche i migliori, spesso demandano a queste qualità intrinseche dello strumento una certa espressività vivida ma monotona; insomma, è piuttosto raro sentire un assolo d’organo che comunichi una carica emotiva genuina, al di là all’eccitazione fisica (sonora).

 La ricorrenza è meno rara quando suona Shirley Scott. Sentila qui nella bellissima Lament di J. J. Johnson, ma in realtà in qualunque dei suoi assoli di questo disco del 1989.

 Lament (Johnson), da «Oasis», Muse MCD 5388. Shirley Scott, organo; Arthur Harper, contrabbasso; Mickey Roker, batteria. Registrato il 28 agosto 1989.



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martedì 10 settembre 2013

[Comunicazione di servizio] Franco D’Andrea al MiTo

 Questa sera alle 21, nell’ambito del festival MiTo, si esibisce al teatro Manzoni di Milano Franco D’Andrea nella formazione e con il programma del suo bellissimo disco doppio dell’anno scorso, «Traditions and Clusters», premiato «miglior disco dell’anno» dal referendum di Musica Jazz. Come nel disco, ci sarà ospite Han Bennink ma, a differenza che nel disco, staserà apparirà anche Dave Douglas.

Memoires (Leo Cuypers)

 Leo Cuypers (1947), compositore e pianista olandese, si è distinto su quella scena per una vena melodica memore del jazz dei sudafricani anglicizzati – qui suona infatti uno di loro, Harry Miller. Ad ogni modo a fare un po’ di casino provvede Willem Breuker.

 La «Zeeland Suite» da cui viene questa Memoires era un programma televisivo in cui il Willem Breuker Kollektief, proprio nella formazione che si sente qui, girava e suonava per le campagne e gli scali merci di quel placido paese, sotto lo sguardo benigno e scettico, quando non bovinamente impassibile, di animali e lavoratori portuali.

 Memoires (Cuypers), da «Zeeland Suite», BvHaast CD 9307. Willem van Manen, trombone; Bob Driessen, sax soprano; Willem Breuker, clarinetto basso; Leo Cuypers, piano; Harry Miller, Arjen Gorter, contrabbasso; Martin van Duynhoven, batteria. Registrato il 19 settembre 1977.



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lunedì 9 settembre 2013

Xenobiosis (Part 1) (Albert Mangelsdorff) - It’s All Right With Me (Jonah Jones)

 Free jazz europeo prodotto nel 1973 dalla Radio tedesca. Il quintetto è composto di notabili del jazz tedesco di quegli anni, soprattutto i due saxofonisti, ma l’esecuzione è dominata dal trombone di Albert Mangelsdorff.

 Poi, to round things up, Jonah Jones e il suo quartetto. Oggi, se capita, fra i miei lettori saranno di più quelli che conoscono Mangelsdorff, ma questo trombettista, con questo quartetto, all’apice della carriera vendeva dischi a milioni.

 Xenobiosis (Part 1) (Mangelsdorff), da «Hannover, 1973», NDR Jazz Workshop 93. Albert Mangelsdorff, trombone; Heinz Sauer, sax tenore; Gerd Dudek, sax tenore e soprano; J. B. «Buschi» Niebergall, contrabbasso; Peter Giger, batteria. Registrato il 18 ottobre 1973.



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  It’s All Right With Me (Cole Porter), da «At The Embers», Mosaic. Jonah Jones, tromba; George Rhodes, piano; John Browne, contrabbasso; Harold Austin, batteria. Registrato il 22 febbraio 1956.



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domenica 8 settembre 2013

Carolina Shout I, II (James P. Johnson)

 Carolina Shout è la composizione più famosa di James P. Johnson, il padre dello stride piano newyorkese, ed è il vero banco di prova del pianista stride. Non so quanto di ciò appaia a chi non abbia nessuna pratica del pianoforte, ma lo stride è uno stile tecnicamente molto impegnativo; una semplice occhiata a una trascrizione di Carolina Shout come la eseguono Johnson o Fats Waller incute rispetto.

 Nella sua struttura politematica, la parentela di primo grado dello stride originale con il ragtime è evidente; addirittura, a quest’altezza, una composzione come Carolina Shout, che qui ascolti nella prima versione datane dal suo autore, può senz’altro definirsi un ragtime scorciato. Questi legami sono forse più evidenti nella contemporanea versione «orchestrale» che segue.

 Carolina Shout (Johnson), da «Harlem Stride Piano 1921-1929», Hot’n Sweet 151032. James P. Johnson, piano. Registrato il 18 ottobre 1921.



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 Carolina shout, ib. Johnson con gruppo strumentale non identificato: cornetta, tombone, clarinetto, sax soprano, banjo, tuba, batteria. Registrato prob. nell’ottobre 1921.



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sabato 7 settembre 2013

Tea For Two - Goin’ Out Of My Head (Bill Frisell)

 Arrivo sempre in ritardo sulle cose di jazz contemporaneo, quando pure ci arrivo. Non capita spesso che mi piacciano e quasi mai che mi ci diverta ed è dunque con lieta meraviglia che ti comunico che questo disco non recentissimo di Bill Frisell non solo mi è piaciuto ma mi ha proprio divertito e in particolare lo hanno fatto queste due versioni di canzoni stranote, la seconda perfino in sospetto di filologia.

 Un giorno ti parlerò più a lungo di Bill Frisell, soprattutto te ne farò sentire qualcosa. Dev’essere questa la prima volta che ci capita a tiro.

 Tea For Two (Youmans-Caesar), da «Beautiful Dreamers», Savoy 17799. Bill Frisell, chitarre; Eyvind Kang, viola; Rudy Roynston, batteria. Registrato in marzo o aprile 2010.



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 Goin’ Out Of My Head (Randazzo-Weinstein), id.



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venerdì 6 settembre 2013

I’m Old Fashioned - Pari Passu (Red Mitchell)

 Quando su Jazz nel pomeriggio ha fatto comparsa Red Mitchell, non è quasi mai passato inosservato. Mitchell, uno dei più insigni contrabbassisti del jazz, come solista non ha probabilmente avuto pari, e includo nella ricognizione anche Pettiford, Mingus e LaFaro. Di questo disco del 1961 – un altro con una copertina sadica (di William Claxton, nientemeno), questa volta da denuncia all’ispettorato del lavoro – Mitchell condivide la leadership con Harold Land, vecchia conoscenza di Jnp. Si tratta della stessa formazione californiana che il giugno precedente aveva registrato un altro bel disco, a nome del trombettista Carmell Jones, solo che al contrabbasso lì c’era Gary Peacock.

 I’m Old Fashioned è una ballad la cui esecuzione più famosa è forse quella di Coltrane in «Blue Train»; qui è presa a un tempo medio e senza languori, Land e Jones non vi suonano. Di Mitchell, che qui prende due assoli, non serve dire niente; t’invito piuttosto ad aprire bene le orecchie a Frank Strazzeri (1930), pianista che era arrivato a Los Angeles da New Orleans. È lui il compositore di Pari Passu, un bebop romp ma ben pettinato, alla californiana, in insolita forma AA' con interludi, eseguito a quintetto pieno.

 I’m Old Fashioned (Mercer-Kern), da «Hear Ye!!!!», (Atlantic) Koch KOC-CD 8533. Frank Strazzeri, piano; Red Mitchell, contrabbasso; Leon Pettis, batteria. Registrato il 13 dicembre 1961.



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 Pari Passu (Strazzeri), ib. più Carmell Jones, tromba, e Harold Land, sax tenore.



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mercoledì 4 settembre 2013

Vote For Mr. Rhythm (Ella Fitzgerald)

 A grande e generica richiesta («metti una cantante»), ecco Ella Fitzgerald diciannovenne con l’orchestra di Chick Webb. La canzoncina vale poco ma, a denotare il prestigio di cui la ragazza godeva, osserva come sia lei, e non l’orchestra, a enunciare la melodia nel primo chorus. Orchestra magnifica, fra l’altro, e qui in formazione risplendente. L’arrangiamento, probabilmente, è di Edgar Sampson.

 Vote For Mr. Rhythm (Robin-Rainger-Siegel), da «Ella Fitzgerald - The Early Years, Vol. 1», GRP GRD-2-618. Mario Bauza, Bobby Stark, Taft Jordan, tromba; Sandy Williams, Claude Jones, trombone; Pete Clark, clarinetto, sax alto; Louis Jordan, sax alto; Elmer Williams, sax tenore; Wayman Carver, sax tenore; Tommy Fulford, piano; Beverley Peer, contrabbasso; John Trueheart, chitarra; Chick Webb, batteria. Registrato il 29 ottobre 1936.



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martedì 3 settembre 2013

If I Should Lose You (Roy Haynes)

 Rahsaan Roland Kirk fa fuoco e fiamme in questo Impulse! di Roy Haynes del 1962, disco che gode di un semi-culto anche per la strana foto di copertina che vede i quattro sperduti nella boscaglia – il setting meno verosimile per dei jazzmen newyorkesi – con gli strumenti in mano (Kirk ha anche quello che pare un caducéo), eccetto Flanagan, ovviamente. Il quartetto americano Mostly Other People Do The Killing, che si diverte a replicare esattamente nelle copertine dei propri le copertine di dischi famosi, ha copiato anche questa.

 Qui, suonando lo stritch (una specie di sax contralto diritto, a cui aveva applicato una campana più larga), Kirk ricorda per non brevi tratti Eric Dolphy.

 If I Should Lose You (Robin-Rainger), da «Out of the Afternoon», Impulse 051180-2. Rahsaan Roland Kirk, stritch; Tommy Flanagan, piano; Henry Grimes, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 16 maggio 1962.



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lunedì 2 settembre 2013

[Guest post #40] Sergio Pasquandrea & Eddie Daniels e Roger Kellaway

Sergio Pasquandrea s’imbatte in due musicisti che non conosce. Non tarda ad accorgersi che sono due padreterni e subito ne fa parte ai suoi amici di Jnp: che li conoscono già, ma sono lo stesso contenti e grati.

 Il mestiere del recensore è un po’ così. Trovi dischi belli, dischi brutti, dischi noiosi, dischi interessanti, dischi che ti pare di aver già ascoltato e dischi che ti sorprendono.

 Poi capita anche di mettere nel lettore il cd di due nomi che non hai mai sentito (anzi, no: di Eddie Daniels conoscevo il nome, ma non l’avevo mai ascoltato; Roger Kellaway, invece, mi era del tutto ignoto; comunque, sia benedetta Wikipedia) e di imbatterti in questa meraviglia di omaggio ellingtoniano. Dove si fa esattamente come ai vecchi tempi: si suonano i temi e poi ci si improvvisa sopra. What you hear is what you get.

 Il disco è talmente bello – e dico proprio bello, nel senso platonico della parola – che ogni traccia è un gioiellino e c’è solo l'imbarazzo della scelta. Quindi vi propongo I’m Beginning To See The Light e Creole Love Call, per il semplice motivo che sono il primo e il secondo brano del disco. Il resto lo lascio alla vostra iniziativa.

 (A proposito: in quattro tracce, interviene anche James Holland, violoncellista classico, che non improvvisa, ma funziona sorprendentemente bene. Tanto per gradire).

 I’m Beginning To See The Light (Ellington-George-Hodges-James), da «Duke At The Roadhouse»,  Ipo IPOC1024. Roger Kellaway, piano; Eddie Daniels, clarinetto. Registrato nell'ottobre 2012.



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 Creole Love Call (Ellington), id.



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domenica 1 settembre 2013

Deep Creek (Jelly Roll Morton)

 Vado sul sicuro, questa domenica di primo settembre, non con un capolavoro, ma con un gran capolavoro di Jelly Roll Morton, nella sua prima seduta di registrazione newyorkese del 1928 per la Victor.

 Jelly Roll veniva da Chicago, dove, con i Red Hot Peppers, aveva fissato su cera la sua visione trasfigurata delle musica di New Orleans; Jazz nel pomeriggio ne ha dato conto. Qui, a New York, era già un passo avanti, accostando a modo suo una vena moody della musica che in quel periodo, in città, andava minando Duke Ellington (il quale, parecchi anni dopo, avrebbe assunto il clarinettista di questa seduta, Russell Procope).

 Stupenda, data l’epoca, la resa sonora di questa registrazione.

 Deep Creek (Morton), da «Jelly Roll Morton», JSP Jazzbox 309. Jelly Roll Morton and His Orchestra: Ed Anderson, Edwin Swayzee, tromba; William Cato, trombone; Russell Procope, clarinetto; Paul Barnes, sax soprano; Joe Garland, sax tenore; Lee Blair, chitarra; Bass Moore, tuba; Manzie Johnson, batteria. Registrato il 6 dicembre 1928.



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