domenica 30 settembre 2012

Heavy-Hearted Blues (Benny Carter & Ben Webster & Barney Bigard)

 «The Majesty Of The Blues» titolava qualche anno fa un suo disco Wynton Marsalis. La maestà del blues si manifesta e abbaglia in questa esecuzione fronteggiata da due grandi del jazz, Ben Webster e Benny Carter, e da uno dei maggiori clarinettisti della scuola di New Orleans, per anni una delle voci inconfondibili dell’orchestra di Duke Ellington, Barney Bigard.

 Per Carter e Webster questo disco fu per diverse ragioni un congedo: lungo ma temporaneo dal jazz per Carter, che una quindicina d’anni si sarebbe dedicato alla musica per i film e la tv; definitivo di Ben dall’America, che avrebbe lasciato di lì a poco per non farvi più ritorno.

 Bene gli altri.

 Heavy-Hearted Blues (Carter), da «BBB & Co.», [Prestige] OJCCD-758-2. Shorty Sherock, tromba; Barney Bigard, clarinetto; Benny Carter, sax alto; Ben Webster, sax tenore; Jimmy Rowles, piano; Dave Barbour, chitarra; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato il 10 aprile 1962.



 Download

sabato 29 settembre 2012

Brownie Speaks - Wail Bait (Clifford Brown)

 È abbastanza strano che in un blog che ha dedicato attenzioni a trombettisti come Webster Young e Gary Chandler compaia due volte sole il nome di Clifford Brown, fra l’altro come sideman (una volta di J. J. Johnson e una di Max Roach), e senza che se ne dica niente. Per carità: questo blog, l’ho detto e lo ripeto, non ha la più piccola intenzione pedagogica o di completezza, ma oggi ho notato questa mancanza e un po’ mi è pesata.

 Insomma, ecco Clifford Brown, senza Roach, in due bellissime formazioni riprese a meno di tre mesi di distanza nel 1953.

 Brownie Speaks (C. Brown), da «Clifford Brown: Memorial Album», Blue Note 7243 5 32141 2 8. Clifford Brown, tromba; Lou Donaldson, sax alto; Elmo Hope, piano; Percy Heath, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 9 giugno 1953.



 Download

 Wail Bait (Quincy Jones), ib. Clifford Brown; Gigi Gryce, flauto & sax alto; Charlie Rouse, sax tenore; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Art Blakey, batteria. Registrato il 28 agosto 1953.



 Download

venerdì 28 settembre 2012

Abstrusions (Stanley Cowell) (Max Roach)

 Stanley Cowell è fuori con un disco nuovo. Come M.G. ci aveva anticipato nei commenti qualche giorno fa, è un disco bello davvero, pari cioè allo standard molto alto di questo musicista. L’ascolto chiarisce bene una delle ragioni dell’ammirazione espressa per lui da Ahmad Jamal: come Jamal, Cowell è un pianista che agli altri meriti musicali aggiunge quello di un’esecuzione immacolata.

 Qui Stanley fa trio con due suoi giovani ex-studenti della Rutgers University e suona quasi tutte sue composizioni, alcune note fin da quando le faceva con il gruppo di Max Roach, negli anni Sessanta. Il CD prende titolo da un famoso pezzo di Roach dell’epoca (Cowell ne offre un’insolita versione sommessa), mentre la funkeggiante Abstrusions, di Cowell, è presente anche nel disco di Roach «Members, Don’t Git Weary» del 1968, già sentito su Jnp.

 Abstrusions (Cowell), da «It’s time», SteepleChase SCCD 31740. Stanley Cowell, piano; Tom Di Carlo, contrabbasso; Chris Brown, batteria. Registrato nel dicembre 2011.



 Download

 Abstrusions, da «Members, Don’t Git Weary», Koch KOC-CD-8514. Charles Tolliver, tromba; Gary Bartz, sax alto; Stanley Cowell, piano; Jymie Merritt, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato nel giugno 1968.



 Download

giovedì 27 settembre 2012

Goodbye Blues - Dee Blues (Benny Carter)

 Fra le primissime intraprese discografiche di Benny Carter furono due sedute del 1930 con un settetto convenuto per l’occasione sotto il nome The Chocolate Dandies e formato da membri dell’orchestra di Fletcher Henderson. Benny è il compositore, l’arrangiatore, il solista di sax alto e il cantante in Goodbye Blues (un cantante dalla voce piuttosto chiara, in linea con il crooning di moda all’epoca). 

 Dee Blues è una serie di chorus di blues che lascia spazio a tutti i solisti. Jimmy Harrison, uno dei primi grandi trombonisti del jazz, sarebbe morto di cancro in giovane età l’anno successivo; «Bobby Stark» alla cornetta altri non è che Rex Stewart; il chitarrista Holiday era il padre di Billie. I due assoli di clarinetto sono entrambi di Carter, a suo agio su questo come sugli altri suoi strumenti.

 Goodbye Blues (Carter), da «The Music Master», Properbox 68. The Chocolate Dandies: «Bobby Stark» (Rex Stewart), cornetta; Jimmy Harrison, trombone; Benny Carter, sax alto; Coleman Hawkins, sax tenore; Horace Henderson, piano; Clarence Holiday, chitarra; John Kirby, contrabbasso. Registrato il 3 dicembre 1930.



 Download

 Dee Blues (Carter), ib. ma Carter suona il clarinetto e Kirby la tuba. Registrato il 31 dicembre 1930.



 Download

mercoledì 26 settembre 2012

The Princess of Evil - Deep People - Ennui (Bill Russo & Shelly Manne & Jimmy GIuffre)

 Immagino che il titolo di questo disco a nome di Bill Russo e Shelly Manne, «Deep People», sia autoironico, con riferimento all’impegno di scrittura e alle connotazioni di cerebralismo associate in quegli anni (qui siamo nel 1951-52) soprattutto a Russo e a Jimmy Giuffre e, in minor misura, a Manne e a Shorty Rogers, spesso al loro fianco. Russo, Manne e Rogers erano accomunati dall’aver suonato con Stan Kenton, il principe dell’ambizione cervellotica seguita da risultato modesto o imbarazzante. Qui per fortuna le cose vanno diversamente.

 The Princess of Evil è una composizione e arrangiamento lento e moody di Russo, che mette in luce Conte Candoli, uno dei maggiori solisti West Coast. Deep People, per il medesimo settetto, è arrangiata da Giuffre.

 Con Ennui si passa a una big band sui generis, con legni e corni, e a un’altra impegnativa partitura di Bill Russo. Con un congruo anticipo sulla voga del termine, Russo adopera qui una scrittura modale che precorre, nei dettagli d’orchestrazione, i lavori di qualche anno successivi di Gil Evans con Miles Davis e che in modo meno appariscente richiama anche le cose che, più o meno nello stesso periodo, scriveva e incideva George Russell. Solista di trombone è il compositore stesso.

 The Princess of Evil (Russo), da «Deep People», Savoy SV-0186. Conte Candoli, Shorty Rogers, tromba; Jimmy Giuffre, sax tenore; Bob Gordon, sax baritono; Frank Patchen, piano; Joe Mondragon, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 7 gennaio 1952.



 Download

Deep People (Giuffre), id.



 Download

 Ennui (Russo), ib. Gail Brockman, tromba; Bill Russo, trombone; Chris Leuba, Ralph Macciocchi, Leon Mendelsohn, corno; Clyde Bachand, tuba; Don Carone, sax alto; Kenny Mann, sax tenore; Don Hanby, sax baritono; Martin Lerner, Larry Molinelli, flauto; Robert Meyer, oboe; Walter Simpson, fagotto; Lloyd Lofton, piano; Robert Lesher, chitarra; Max Wayne, contrabbasso; Dominic Simonetta, batteria. Registrato il 15 agosto 1951.



 Download

martedì 25 settembre 2012

September Song (Don Byas), Autumn Nocturne (Sonny Rollins), Autumn In Rome (Dorothy Ashby), Autumn In New York (Mark Turner)

 L’avvento dell’autunno, qui a Milano, è stato così subitaneo e per una volta regolare che non sono riuscito a pensare ad altro che a un’arbitraria scelta di canzoni con tema l’autunno (l’autunno è per avventura la mia stagione preferita), sotto il segno prevalente del sax tenore.

 September Song (Weill-Anderson), da «Complete American Small Group Recordings», Definitive DRCD11213. Don Byas, sax tenore; Sanford Gold, piano; Leonard Gaskin, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato il 21 agosto 1946.



 Download

 Autumn Nocturne (Gannon-Myrow), da «The Standard Sonny Rollins», RCA Victor 09026 68681-2. Sonny Rollins, sax tenore; Bob Cranshaw, contrabbasso; Mickey Roker, batteria. Registrato il 9 luglio 1964.



 Download

 Autumn In Rome (Cahn-Weston), da «In a Minor Groove», Prestige PR 7140. Frank Wess, flauto; Dorothy Ashby, arpa; Herman Wright, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 9 settembre 1958.



 Download

 Autumn In New York (Duke), da «Mark Turner», Warner Brothers 9362-46701-2. Mark Turner, sax tenore; Edward Simon, piano; Christopher Thomas, contrabbasso; Brian Blade, batteria. Registrato il 7 dicembre 1995.



 Download

lunedì 24 settembre 2012

Wild Man Blues (Johnny Dodds & Louis Armstrong) (Louis Armstrong) (Jelly Roll Morton)

 Riascoltando qualche giorno fa Brilliant Circles di Stanley Cowell, in cui la formazione si suddivide  ripetutamente in duetti e terzetti, mi è tornato alla mente Jelly Roll Morton e precisamente Wild Man Blues, una delle esecuzioni più celebrate dei Red Hot Peppers, questa piccola orchestra-laboratorio che non trova paragone, a mio giudizio, in tutta la storia del jazz.

 Morton arrivò ultimo a incidere Wild Man Blues nel giugno del 1927; nell’aprile e nel maggio precedenti, sempre a Chicago, l’aveva registrato Louis Armstrong, la prima volta come sideman di Johnny Dodds – presente in tutte e tre queste esecuzioni – nei Back Bottom Stompers, la seconda con gli Hot Seven. Quando uscì il disco di Morton, Louis rimase molto meravigliato nel trovare Morton accreditato come coautore della composizione: a suo dire, lui non avrebbe incontrato il pianista prima del 1936.

 Ti presento di seguito, in ordine cronologico, queste tre versioni. Fatta salva la prestazione sempre magnifica di Armstrong e quella intensa di Dodds, la versione più interessante e innovativa è quella di Morton, presa anche a un tempo più vivace.

 Wild Man Blues (Armstrong-Morton), da «King Louis», Properbox 93. Johnny Dodd’s Back Bottom Stompers: Louis Armstrong, cornetta; Roy Palmer, trombone; Johnny Dodds, clarinetto; Barney Bigard, sax tenore; Earl Hines, piano; Bud Scott, banjo; Baby Dodds, batteria. Registrato il 22 aprile 1927.



 Download

 Wild Man Blues, ib. Louis Armstrong and His Hot Seven: Armstrong, Johnny Dodds, Baby Dodds; John Thomas, trombone; Lil Armstrong, piano; Johnny St. Cyr, banjo; Pete Briggs, tuba. Registrato il 27 maggio 1927.



 Download

 Wild Man Blues, da «Jelly Roll Morton», JSP CD321. Jelly Roll Morton’s Red Hot Peppers: George Mitchell, cornetta; Gerald Reeves, trombone; Johnny Dodds, clarinetto; Stump Evans, sax alto; Jelly Roll Morton, piano; Bud Scott, chitarra; Quinn Wilson, tuba; Baby Dodds, batteria. Registrato il 4 giugno 1927.



 Download

domenica 23 settembre 2012

Skating in Central Park (The Modern Jazz Quartet)

 Una melodia leziosetta di John Lewis per il Modern Jazz Quartet, per questo una delle più popolari. Non appena Milt Jackson esce in assolo, però, le cose vanno a posto (e comunque la melodia è incantevole, dài).

 Mi piace anche ricordare questo pezzo, in un’altra esecuzione, che accompagna Elliott Gould in Central Park intento alla sua peregrina vocazione fotografica, nel cult di Alan Arkin «Little Murders» (1971), dalla pièce di Jules Feiffer.

 Skating in Central Park (Lewis), da «Scandinavia, April 1960», Giants Of Jazz CD 53012. The Modern Jazz Quartet: Milt Jackson, vibrafono; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato nell’aprile 1960.



 Download

sabato 22 settembre 2012

Strange Brew (Cream)

 I Cream hanno praticato una delle poche brecce nel muro d’indifferenza, quando non di fastidio, che mi ha spesso separato dal rock. Canta Eric Clapton.

 Blues dedicato al mio amico Emanuele, che tanto non mi legge.

 Strange Brew (Clapton-Collins-Pappalardi), da «Disraeli Gears», Polydor 823 636-2. Cream: Eric Clapton, chitarra; Jack Bruce, basso elettrico; Ginger Baker, batteria. Registrato nel novembre 1967.



 Download

venerdì 21 settembre 2012

Dancing In The Dark (Sarah Vaughan)

 Un’esecuzione breve, appena tre minuti e mezzo per una buona parte occupati dal verse (strofa) della canzone, e a tempo piuttosto lento. Grande interpretazione, tuttavia: quella sera a Chicago Sarah Vaughan e i suoi erano ispirati.

 Dancing In the Dark (Schwartz-Dietz), da «At Mister Kelly», Mercury 9034. Sarah Vaughan con Jimmy Jones, piano; Richard Davis, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato nell’agosto 1957.



 Download

giovedì 20 settembre 2012

Brilliant Circles (Stanley Cowell)

 Stanley Cowell (1941) è il distinto pianista ascoltato qui sopra con Tolliver, Roach e a nome proprio; chi lo conosce ne parla come uno dei maggiori pianisti e compositori dagli anni Sessanta in poi, ma il fatto è che non siamo in tanti a conoscerlo. In parte la cosa si deve al fatto che da ormai molti anni Cowell si è dedicato in prevalenza all’insegnamento; tuttavia ricordo che qualche anno fa Ahmad Jamal mi disse di considerarlo il pianista migliore della sua generazione, paragonandolo (per la capacità di «suonare qualsiasi cosa») a Jaki Byard.

 All’ascolto sarebbe difficile trovare due strumentisti più lontani fra loro di Byard e Cowell, a cominciare dal suono che traggono dallo strumento, ma è vero che Cowell ha una conoscenza enciclopedica della musica, anche se non ne fa lo sfoggio istrionico che ne faceva il collega. La sua produzione discografica è multiforme e lo mostra sempre interessato alla forma, alla composizione. Il pezzo che oggi ti propongo è del 1969 e viene da un disco e da una formazione splendida, che comprende fra l’alto il tenorista Tyrone Washington, noto per un Blue Note («Natural Essence», con Shaw, Workman e Chambers) e per essere stato, ancora con Shaw, nella front line di «The Jody Grind» di Horace Silver. Washington fornisce in questo disco una prestazione stupefacente; a momenti sembra di sentire un Dolphy sul sax tenore.

 Brilliant Circles associa una forte trama strutturale e un’attenzione insolita al dettaglio a una grande libertà tonale, e in ciò ricorda i dischi di poco precedenti dei gruppi di Cecil Taylor. Tipica di Cowell è anche la varietà testurale, con il complesso che si divide in sottogruppi e con l'uso, per una volta accortamente dosato, del vibrafono.

Parlerò un’altra volta di Cowell pianista.

 Brilliant Circles (Cowell), da «Brilliant Circles», [Arista] Black Lion 760204. Woody Shaw, tromba; Tyrone Washington, sax tenore; Bobby Hutcherson, vibrafono; Stanley Cowell, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 25 settembre 1969.



 Download

mercoledì 19 settembre 2012

Ow! (Philly Joe Jones)

 In questo disco di Philly Joe Jones a proprio nome, in cui PJJ si esibisce anche come fine dicitore imitando Bela Lugosi (!), la batteria domina delle esecuzioni altrimenti abbastanza ordinarie e perfino, a tratti, fiacche, teste l’enunciazione di questo notissimo tema dell’orchestra di Dizzy Gillespie.

 L’assolo di Griffin, tuttavia, è notevole.

 Ow!  (Gillespie), da «Blues For Dracula», [Riverside] JVC 41835. Nat Adderley, cornetta; Julian Priester, trombone; Johnny Griffin, sax tenore; Tommy Flanagan, piano; Jimmy Garrison, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 17 settembre 1958.



martedì 18 settembre 2012

[Guest Post #24] Sergio Pasquandrea & Bill Evans

 Sergio Pasquandrea illustra gli iuvenilia (quasi) di un autore molto vicino al suo cuore (Five è un «rhythm changes», cioè un pezzo basato sul giro armonico di I Got Rhythm).

 Per carità, tutti hanno i loro gusti.

 Non voglio certo negare l’altissimo valore delle ormai mitologiche sessioni al Village Vanguard del 1961 (che sono state, per inciso, uno dei miei primi viatici al jazz quando, sedici-diciassettenne innamorato di Debussy, muovevo incerto i primi passi in questa nuova musica). Però, se dovessi indicare una preferenza del tutto personale, direi che per me il Bill Evans migliore è quello della seconda metà del decennio precedente.

 Ascoltatelo qui, ad esempio, ventottenne, sotto la guida di Anthony Joseph Sciacca, in arte Tony Scott. Il suono, seppur già riconoscibile, è parecchio più secco e acidulo di quello della maturità, le linee dei fraseggi sono nervose, frammentate, modellate da una spigolosità di chiara matrice tristaniana. Certo, nulla voglio togliere alle distillazioni armoniche, al romanticismo macerato, alle instancabili ruminazioni delle ballad. Però, non dimentichiamoci che Evans fu anche maestro del ritmo, arrangiatore sapiente, virtuoso immacolato ma senza mai farsene troppo vanto.

 Insomma, ognuno ha i suoi gusti. Sui quali, come amava parodiare il mio professore di filosofia del liceo, a nessuno è lecito sputacchiare.

 (Per inciso, il capriccioso tema di Five venne usato spesso da Evans come firma sonora per chiudere i concerti. Questa è una delle rare occasioni in cui si può ascoltare il brano per esteso).

 Five (Evans), da «A Day in New York», Fresh Sound Records FSR-CD 333. Tony Scott, clarinetto; Bill Evans, pianoforte; Henry Grimes, contrabbasso; Paul Motian, batteria. Registrato il 16 novembre 1957.



 Download

lunedì 17 settembre 2012

Zing! Zang! - One Hundred Years From Today (Bill Perkins)

 Davvero, più West Coast jazz di così si muore: per l’anno d’incisione, l’organico, il repertorio e gli arrangiamenti, la formazione. Il leader Bill Perkins si distingue anche come solista devotissimo a Lester Young. 

 Zing! Zang! (Perkins), da «On stage: The Bill Perkins Octet», [Pacific] Toshiba EMI 6888. Stu Williamson, tromba; Carl Fontana, trombone; Bud Shank, sax alto; Bill Perkins, sax tenore; Jack Nimitz, sax baritono;  Russ Freeman, piano; Red Mitchell, contrabbasso; Mel Lewis, batteria. Registrato nel 1956.



 Download

 One Hundred Years From Today (Washington-Young), c.s.



 Download

domenica 16 settembre 2012

First Bass Line- Mambo Ricci (Eric Dolphy & The Latin Jazz Quintet)

 Nel 1960 e nel 1961 Eric Dolphy prese parte a due sedute di registrazione di due distinti complessi con identica strumentazione, entrambi a nome «The Latin Jazz Quintet» ed entrambi intenti, giusta il nome, a un jazz latin di onesta fattura e di modesto se non minimo impegno. Qui mi riferisco alla prima di queste due occasioni, con marchio Prestige (la seconda, dell'anno seguente, fu per la United Artists).

 Dolphy non adultera il suo stile, almeno dal punto di vista armonico, mentre da quello tonale e ritmico si percepisce – sull’alto, almeno – una certa semplificazione. In definitiva, nothing to write home about; Dolphy, che non rivela una speciale affinità per questo genere di musica, è in questo come nell’altro disco l’unico solista degno di nota, e il rilievo che i suoi strumenti giocoforza vi assumono rende le esecuzioni abbastanza squilibrate e sibilline, con l’eccezione parziale dei due pezzi (uno è Spring Is Here) in cui Eric suona il flauto.

First Bass Line (Casey), da «Caribé», Prestige New Jazz/ OJC 0600753381793. Eric Dolphy, clarinetto basso; Charlie Simmons, vibrafono; Gene Casey, piano; Bill Ellington, contrabbasso; Manny Ramos, batteria & timbales; Juan Amalbert, conga. Registrato il 19 agosto 1960.



 Download

Mambo Ricci (Amalbert-Ricci), c.s. ma Dolphy suona il sax alto.



 Download

sabato 15 settembre 2012

In His Presence Searching (Charlie Rouse)

 Ho già presentato questo disco di Charlie Rouse del 1974 come il suo più impegnativo, al di là del risultato che per me è eccellente. Non a caso uscì per la Strata-East, l’etichetta fondata da Charles Tolliver e Stanley Cowell che registrò tanto jazz bello ed eccentrico negli anni Settanta.

 Ascolta e dimmi che te ne pare: qui Rouse, anche al clarinetto basso credo per la  prima e ultima volta, enuncia un tema orientaleggiante, lento e ossessivo come una passacaglia e che mette bene a partito l’organico insolito con il violoncello; separate da brevissimi interludi percussionistici, seguono tre variazioni, tutte scritte,  in cui Rouse sovrappone i proprî strumenti, per finire, dal minuto 4:15, con  un 4/4 molto tirato basato su un ostinato del basso, che s’inizia con un’assolvenza e in cui si succedono assoli di tenore, violoncello, chitarra e basso. Chiude il primo tema.

 In His Presence Searching (David Lee), da «Two Is One», Strata-East SES19746. Charlie Rouse, sax tenore & clarinetto basso; Paul Metzke, chitarra; Calo Scott, violoncello; Stanley Clarke, basso elettrico; David Lee, batteria; Airto Moreira, percussioni. Registrato nel 1974.



 Download

venerdì 14 settembre 2012

T. & T. (Ed Blackwell & Ornette Coleman)

 Favoloso assolo di Ed Blackwell, in cui gli altri tre (il quartetto di Ornette nel breve passaggio di LaFaro) servono appena a dargli uno spunto marcatamente Latin che ritorna alla fine, trasfigurato. «Con una pulsazione irresistibile» ha scritto Gunther Schuller «ottenuta combinando astutamente ripetizioni e variazioni, [Blackwell] genera quel sentimento profondo, terreno e la continuità basata su motivi propri della musica per tamburi dei suoi progenitori».

 T. & T. (Coleman), da «Ornette!», Atlantic 8122-7314-2. Don Cherry, pocket trumpet; Ornette Coleman, sax alto; Scott LaFaro, contrabbasso; Ed Blackwell, batteria. Registrato il 31 gennaio 1961.



 Download

giovedì 13 settembre 2012

Minor Revelation - Bye Bye Blackbird (Bennie Green)

 A me, l’ho già detto, piace molto Bennie Green: non sarà uno dei grandi trombonisti del jazz ma esprime l’essenza espressiva di quello strumento, in un linguaggio semplice ed elegante che non appartiene a pieno titolo né al bebop né allo Swing.

 Mi piacciono in modo particolarissimo le sue sedute Blue Note fra il 1958 e il ’62 raccolte dalla Mosaic, in cui si sentono in successione assi del sax tenore come Ike Quebec, Gene Ammons, Charlie Rouse, Stanley Turrentine oltreché (come è qui il caso) l’a me sconosciuto Eddy Williams, che suona in bella sintonia con Green. C’è anche Sonny Clark, che come solista non mi ha mai mandato in deliquio, ma che come accompagnatore, in quei suoi anni, ha avuto pochi rivali.

 Minor Revelation (Ousley), da «Mosaic Select 3 - Bennie Green», Mosaic MS-003 72435 82418 2 2. Bennie Green, trombone; Eddy Williams, sax tenore; Sonny Clark, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Jerry Segal, batteria. registrato il 23 novembre 1958.



 Download

Bye Bye Blackbird (Henderson-Dixon), id.



 Download

mercoledì 12 settembre 2012

Some Other Blues (Pee Wee Russell)

 Some Other Blues (Coltrane), da «Ask Me Now», Impulse! 755 742-2. Marshall Brown, tromba bassa; Pee Wee Russell, clarinetto; Russell George, contrabbasso; Ronnie Bedford, batteria. Registrato nel 1965.



 Download

martedì 11 settembre 2012

Ethereal - Inside Story (Prince Lasha)

 Qualche settimana fa ho nominato Prince Lasha un po’ a vanvera e ora ne faccio ammenda come posso.

 Lasha, nato William B. Lawsha nel 1929, si trova ricordato per lo più parlando di Ornette Coleman, del quale era concittadino (Fort Worth, Texas), praticamente coetaneo, compagno di scuola e anche collega in alcune band locali di r&b. Lasciò il Texas poco dopo Ornette, trasferendosi prima in California e poi, dai primi anni Sessanta, a New York, dove nel frattempo Ornette era approdato nel 1959 con la fanfara che sappiamo.

 Lasha si esibì a lungo con l’altro altista Sonny Simmons; insieme te li farò ascoltare presto. È morto nel 2008 ed è stato attivo, che possa dire io, fino a pochi anni prima: a me è capitato di sentirlo in California, nove o dieci anni fa, in uno strano complesso che comprendeva anche Eddie Gale, trombettista già con Sun Ra. Ricordo un ometto dall’aria dispeptica (che però non dimostrava la sua età, benché dovesse usare il bastone per camminare), che quella sera suonò solo il flauto.

 Qui lo ascolti tanto al flauto che al sax alto in un disco del 1965, con una bellissima formazione. Un genere di musica diverso da quello dell’avanguardia newyorkese dell’epoca, impressionistica nel primo pezzo ma lontana da un certo côté «spirituale»: quieta, piuttosto, e riflessiva. Se forse Lasha si dimostra più attrezzato come flautista, anche sull’alto si distingue, più vicino a Eric Dolphy che a Ornette Coleman.

 Ethereal (Lasha), da «Inside Story / Search For Tomorrow», Enja CD 9131-2. Prince Lasha, flauto & sax alto; Herbie Hancock, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Jimmy Lovelace, batteria. Registrato nel 1965.



 Download

 Inside Story (Lasha), id.



 Download

lunedì 10 settembre 2012

[Extracurricolare] Charley Rosen a Roma

 Chi è Charley Rosen? È un giornalista sportivo statunitense e un narratore che (come ho appreso per caso cinque minuti fa da una cara amica romana) questa sera alle 19 sarà presente a Roma, al Palazzo della cultura, nell’ambito dell’annuale Festival della letteratura ebraica.

 Converseranno con lui Valerio Bianchini e Rav Moshè Hacmun a proposito del suo romanzo The House of Moses All-Stars (trad. it. Gli All Star di Mosé, 64th and 2nd Editore), la divertente e picaresca narrazione di una traversata del Midwest americano nel pieno della Grande Depressione compiuta da una scalcinata squadra di basket composta tutta da ebrei di Brooklyn, che da Brooklyn non erano mai usciti prima, tutti spinti all’impresa da necessità di diversa natura.

 Questo romanzo io lo conosco bene perché lo scorso anno ne sono stato il traduttore. Il jazz non vi ha veramente parte, ed è un peccato, ma per i miei lettori può essere un esercizio divertente associare alla lettura una colonna sonora appropriata.

 Se voi, miei lettori romani, doveste avvicinare mister Rosen (lo riconoscerete facilmente, è un uomo altissimo con i baffi), ditegli che il suo traduttore lo saluta affettuosamente da Milano.

Petits Machins (Johnny Coles)

 Questa versione di Petits Machins, composizione di Miles Davis e Gil Evans (da «Filles de Kilimanjaro») si deve a Johnny Coles (1926-1997), una delle presenze carsiche del jazz moderno e anche di Jazz nel pomeriggio. Partito dal rhythm & blues di Eddie Vinson ed Earl Bostic, Coles diede contributi rilevanti alle orchestre di Gil Evans – è presente in quasi tutti i suoi dischi maggiori – e a uno dei più bei complessi di Mingus, quello con Dolphy, Jordan e Byard.

 Nel disco si ascolta anche una prestazione rara (unica? Luca Conti?) di Reggie Workman al basso elettrico. Howard Johnson e Bruce Ditmas in quei primi anni Settanta suonavano anch’essi nell’orchestra di Gil Evans.

 Petits Machins (Davis-Evans), da «Katumbo (Dance)», Mainstream MRL 346. Johnny Coles, tromba; Astley Fennell, trombone; Howard Johnson, tuba; Gregory Herbert, sax tenore; Cedar Walton, piano elettrico; Reggie Workman, basso elettrico; Bruce Ditmas, batteria. Registrato nel 1971.



 Download

domenica 9 settembre 2012

Little Girl Blue (Billy Taylor)

 Un’esecuzione senza sorprese, sontuosa e perfino solenne della canzone di Richard Rodgers. Billy Taylor non è stato soltanto il primo «accademico» del jazz, ma un pianista di grandi doti e d’innato classicismo. Il contrasto con i due pezzi di Bud Powell che precedono è ovvio ma interessante. 

 Little Girl Blue (Rodgers-Hart), da «The Chronological Billy Taylor 1952-1953», Classics 1383. Billy Taylor, piano; Earl May, contrabbasso; Charlie Smith, batteria. Registrato il 10 dicembre 1952.



 Download

Celia - April in Paris (Bud Powell)

 Quasi un anno è trascorso su questo blog senza Bud Powell. C’è da vergognarsi. 

 Celia (Powell), da «Jazz Giant», Verve 928 937-2. Bud Powell, piano; Ray Brown, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato nel maggio 1949.



 Download

 April in Paris (Duke), id.



 Download

sabato 8 settembre 2012

The Folks Who Live On the Hill - Love Is the Sweetest Thing - Strange Music - Playin’ My Hunch (Budd Johnson)

 Sabato dovizioso di musica con uno dei meno conosciuti fra i grandi del tenore (direi fra i grandi del jazz), Budd Johnson, qui a metà degli anni Sessanta, e si sente, con il delizioso trombettista Joe Newman e una sezione ritmica di quelle di cui sono solito dire che, con loro, suonerei bene anch’io.

 Fa’ attenzione, al piano, ad Albert Dailey, qui già sentito con Dizzy Reece, Charlie Rouse ed Eddie Davis. E apprezza come Johnson e Newman ci vadano giù funky in Playin’ My Hunch: era il 1964.

 The Folks Who Live On the Hill (Kern-Hammerstein II), da «Off the Wall», Argo LP-748. Joe Newman, tromba; Budd Johnson, sax tenore; Al Dailey, piano; Richard Davis, contrabbasso; Grady Tate, batteria. Registrato il 5 dicembre 1964.



 Download

 Love Is the Sweetest Thing (Noble), id.



 Download

 Strange Music (Wright-Forrest), id.



 Download

Playin’ My Hunch (Johnson), id.



 Download

venerdì 7 settembre 2012

Não Olhe Para Tras (Simon Nabatov & Tom Rainey)

 Il russo (d’origine) Simon Nabatov l’abbiamo già sentito un sacco di tempo fa in una situazione in senso lato jazzistica. Questa non saprei dire che situazione sia, affine al jazz più che per altro per la dimensione dell’improvvisazione, che qui è totale e non preordinata.

 Normalmente direi che questo non è il mio pane, ma Nabatov e il batterista americano Tom Rainey sono musicisti di alta levatura e così la loro musica.

 Não Olhe Para Tras (Nabatov-Rainey), da «Steady Now», LEO LR 463. Simon Nabatov, piano; Tom Rainey, batteria. Registrato il 30 agosto 2005.



 Download

giovedì 6 settembre 2012

Romance (The Modern Jazz Quartet)

 Questo è uno dei tre pezzi che non trovò posto nella pubblicazione originale di «Plastic Dreams»; è meno distante delle altre composizioni del disco dalle sonorità più classiche del MJQ.

 Romance (Lewis), da «Plastic Dreams», Atlantic/Collectables COL-CD-6185. The Modern Jazz Quartet: Milt Jackson, vibrafono; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato nel 1971.



 Download

mercoledì 5 settembre 2012

Ju-Ju - Passtime (Lennie Tristano)

 Come sai, Lennie Tristano registrò nel 1955 quattro pezzi  in cui il nastro magnetico veniva accelerato (Line Up, East Thirty Second), o due registrazioni venivano sovrapposte (Requiem, Turkish Mambo).

 Quello che non tutti sanno è che entrambi gli artifizî Tristano aveva già impiegato nel 1951 per questi due pezzi in trio (Ju-Ju è Indiana, Pastime è You Go to My Head). Il tecnico del suono, nell’occasione, era il grande Rudy Van Gelder.

 Ju-Ju (Tristano), da «Intuition», Properbox 64. Lennie Tristano, piano; Peter Ind, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 30 ottobre 1951.



Download

 Passtime (Tristano), id.



 Download

martedì 4 settembre 2012

[Comunicazione di servizio]

 DivShare, il servizio a cui mi appoggio per pubblicare le musiche, si è comportato bene per tutta l’estate ma ora, con la prima pioggia, non si avvia, quasi fosse una vecchia Fiat. Porta pazienza come la porto io.

lunedì 3 settembre 2012

Outville (Eddie Baker)

 Un trio chicagoano di quasi perfetta oscurità e di notevole swing.

 Outville (Baker), da «Chicago Scene», Argo LP 609. Eddie Baker, piano; Leroy Jackson, contrabbasso; Dorrell Anderson, batteria. Registrato il 6 luglio 1956.



 Download

domenica 2 settembre 2012

[Guest post #23] Gennaro Fucile & Sergey Kuryokhin

 Saluto, nelle piogge torrenziali di Milano, il ritorno dell’autunno, stagione a me grata, e quello di Gennaro Fucile, che ci presenta un grande musicista (fra le altre cose) (e un mostro del pianoforte) fino a oggi assente da Jazz nel pomeriggio.
 Sergey Kuryokhin non suonava esclusivamente jazz, tantomeno rock, musica circense, tradizionale, cioè folk, o quella di qualsivoglia avanguardia. Sergey Kuryokhin suonava Sergey Kuryokhin. Lo si è apparentato con Frank Zappa e le Mothers of Invention, con il Willem Breuker Kollektief, per via degli happening e delle gag teatrali inscenate dal suo open group Pop Mechanics ma anche dei collages arditi e inaspettati. I rimandi però non finiscono qui.

 Non tirandola per le lunghe, si citerà anche John Zorn, quello «prebiblico», che ancora non ci tormentava mensilmente con i suoi libri della legge masadica, ma nelle bizzarrie di Sergey Kuryokhin c’era una vena di follia estranea agli altri. In lui risuona ancora il manifesto dei cubofuturisti, Schiaffo al gusto corrente, quello firmato da David Burljuk, Aleksandr Kručënych, Vladimir Majakovskij e Viktor Chlebnikov a un passo dalla Grande guerra. Sergey Kuryokhin era russo, Sergey Kuryokhin era Sergey Kuryokhin, unico. Pianista, band leader, compositore, attivista della libertà in tempi difficili, quando la piazza in cui agiva si chiamava Leningrado e lui era un cittadino sovietico che insieme ad altri musicisti sopraffini come Vladimir Chekasin e Anatoly Vapirov spargeva jazz in Urss.

 Storia breve, appassionante quella di Sergey Kuryokhin che trova un briciolo di popolarità in Occidente grazie alla Leo Records di  Leo Feigin, connazionale emigrato a Londra. Facciamola breve, nel 1991 incide «Some Combinations of Fingers and Passion» album di solo piano dando prova di maestria, sapienza e sregolatezza. Mettete insieme Frédéric Chopin, Colin Nancarrow, Cecil Taylor, Renato Carosone e avvisterete Sergey Kuryokhin. Quello che si sente qui è il fremito più jazzistico: A Combination of Power and Passion (Blue Rondo A La Russ - A Tribute to Dave Brubeck). Il titolo dice tutto.

 Sergey Kuryokhin ci ha lasciato nel 1996. Aveva 42 anni e 150.000.000 di idee, per tornare a Majakovskij.

 A Combination of Power and Passion (Blue Rondo A La Russ - A Tribute to Dave Brubeck) (Kuryokhin), da «Some Combinations of Fingers and Passion», Leo Records LR 179. Sergey Kuryokhin, piano. Registrato a Londra il 4 giugno 1991.



 Download

sabato 1 settembre 2012

Kaleidoscope (Eddie Bert)

 Del piacevole easy listening bebop da uno dei trombonisti più registrati del jazz moderno, Eddie Bert. 

 Kaleidoscope (Bert), da «Kaleidoscope», Fresh Sound FSRCD 404. Eddie Bert, trombone; Vinnie Dean, sax alto; Duke Jordan, piano; Clyde Lombardi, contrabbasso; Art Mardigan, batteria. Registrato il 20 agosto 1954.  



 Download