sabato 31 dicembre 2016

Rev. Moses (Lou Donaldson)

 Pim, pum, evviva il 2017! Hic.

 Rev. Moses (Donaldson), da «Alligator Bogaloo», Blue Note CDP 7 84263 2. Melvin Lastie Sr., cornetta; Lou Donaldson, sax alto; Lonnie Smith, organo; George Benson, chitarra; Lee Morris, batteria. Registrato il 17 aprile 1967.

I Will Survive – Con Alma (Albert «Tootie» Heath & Ethan Iverson)

 È possibile che un artista sia troppo intelligente per la salute della sua opera? Secondo me, no: visto che l’arte è una forma articolatissima di conoscenza, sarebbe come dire che uno scienziato può essere troppo intelligente. Casomai, si daranno casi in cui un lavoro risulti squilibrato perché l’intelligenza dell’artefice ha fatto aggio sugli altri elementi dell’invenzione e dell’espressione.

 Comunque è sempre bello vedere o, nella specie, sentire un’intelligenza acuminata al lavoro. Ascolta qui Ethan Iverson in questo disco a nome di Tootie Heath: intelligente e perversamente cervellotico in I Will Survive, intelligente e un po’ accidioso in Con Alma.

Buona fine d’anno. Se sono ancora sveglio, magari ci risentiamo proprio alla mezzanotte, come l’anno passato.

 I Will Survive (Fekaris-Perren), da «Philadelphia Beat», Sunnyside SSC 1403. Ethan Iverson, piano; Ben Street, contrabbasso; Albert «Tootie» Heath, batteria. Registrato nell’ottobre 2014.

 Con Alma (Gillespie), id.

venerdì 30 dicembre 2016

Monk And The Nun (Ornette Coleman)

Il quartetto, anzi, Il quartetto di Ornette Coleman colto on its turf a Los Angeles sei mesi prima dell’esordio leggendario a New York, al Five Spot.

 Il titolo del pezzo forse è stato suggerito a Ornette dalla lettura del Bandello, ma è più facile che sia una freddura sul nome di Monk, compositore che secondo me – immagino che non sia io il primo ad avere questa idea – presenta affinità con lui; già nel primo disco di Ornette, «Something Else!!!!», il pezzo d’apertura The Invisible a me ha sempre ricordato Monk, soprattutto nel tag finale.

 Monk And The Nun fu registrato nella stessa seduta che produsse il primo album Atlantic di Coleman, «The Shape Of Jazz To Come».

 Monk And The Nun (Coleman), da «Twins», Atlantic SD 1588. Don Cherry, cornetta; Ornette Coleman, sax alto; Charlie Haden, contrabbasso; Billy Higgins, batteria. Registrato il 22 maggio 1959.

giovedì 29 dicembre 2016

The Beauty of Dissolving Portraits – Our Basement (Ambrose Akinmusire)

 The Beauty of Dissolving Portraits (Akinmusire), da «The Imagined Savior Is Far Easier to Paint», Blue Note B 001972602. Ambrose Akinmusire, tromba; Charles Altura, chitarra; OSSO String Quartet. Registrato nel 2013.

 Our Basement (Akinmusire-Stevens), id. più Sam Harris, piano; canta Becca Stevens.

mercoledì 28 dicembre 2016

Willow Weep For Me – Randolph Street Blues (Art Hodes & Milt Hinton)

 Non so a te, ma ascoltando Art Hodes e Milt Hinton in questi due pezzi a me fa effetto pensare che avessero rispettivamente 77 e 71 anni.

 Apprezzerai anche l’idiomaticità di bluesman di Hodes, che era nato in Ucraina.

 Willow Weep For Me (Ronell), da «Just The Two Of Us», Muse MR 5279. Art Hodes, piano; Milt Hinton, contrabbasso. Registrato il 26 agosto 1981.

 Randolph Street Blues (Hodes), id.

martedì 27 dicembre 2016

I Didn’t Know What Times It Was (Ella Fitzgerald)

 I Didn’t Know What Times It Was (Rodgers-Hart), da «Ella Fitzgerald Sings Cole Porter & Rodgers And Hart», [Verve] No Now NOT3CD017. Ella Fitzgerald con orchestra diretta da Buddy Bregman. Registrato nell’estate del 1956.

domenica 25 dicembre 2016

Sayonara Blues (Horace Silver)

 Buon Natale!

 Sayonara Blues (Silver), da «The Tokyo Blues», Blue Note 5099-2-65146-28. Blue Mitchell, tromba; Junior Cook, sax tenore; Horace Silver, piano; Gene Taylor, contrabbasso; John Harris Jr., batteria. Registrato il 13 luglio 1962.

sabato 24 dicembre 2016

[Guest post #66] Alessandro Achilli (pro Carlo Tosetti) & Gong

 Meta-guest post che sottolinea la natura cooperativa di questo blog; la spiegazione nel testo e nei commenti del post precedente, guest a sua volta sia pure sui generis. Con i Gong Jazz nel pomeriggio mette il piede in un territorio quasi mai qui esplorato.

 Radio Gnome Invisible (Daevid Allen), da «Flying Teapot», Virgin V2002. Gong: Didier Malherbe, sax tenore, sax soprano, flauto; Steve Hillage, Christian Tritsch, chitarre; Francis Moze, basso elettrico, piano elettrico; Laurie Allan, batteria; Rachid Houari, congas; Tim Blake, sintetizzatore, voce; Daevid Allen, voce, chitarra; Gilli Smyth, voce. Oxfordshire, tra il 2 e il 14 gennaio 1973.

venerdì 23 dicembre 2016

[Guest post #65] Carlo Tosetti & Modern Jazz Quartet

Live guest post!!! Il poeta Carlo Tosetti presenzia in diretta alla redazione di Jazz nel pomeriggio e per te ha scelto:
… niente: quello che il Tosetti desiderava, io non ce l’ho: un disco dei Gong. Un altro pezzo del MJQ era per diverse ragioni inattingibile. Un po’ di malavoglia, e più che altro per compiacermi, ha scelto Cortege. Conta il pensiero.

 Cortege (Lewis), da «One Never Knows», Atlantic 1284. The Modern Jazz Quartet: Milt Jackson, vibrafono; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato nel 1958.

giovedì 22 dicembre 2016

Anglo American (Gary Windo)

 Quelli del jazzinglese sembra si sentano sempre in dovere di fare gli spiritosi. «This isn’t necessarily the tempo», dice qualcuno prima che il pezzo, lento e solenne come un dirge, s’inizi.

 L’inglese Gary Windo (1941-1992), saxofonista e clarinettista dal suono ampio e variegato, studiò a NY con Lennie Tristano e suonò poi con un po’ tutti al suo Paese (qui sopra lo si è sentito in un paio di occasioni con Robert Wyatt), prima di morire appena cinquantenne di asma.

 Anglo American (Pam Windo), da «Anglo American», Cuneiform Rune 189. Gary Windo, sax tenore; Pam Windo, piano; Steve Swallow, basso elettrico; DL Sharpe, batteria. Registrato nel 1979.

mercoledì 21 dicembre 2016

Julia – Number 9 Dream (Bill Frisell)

 Che Bill Frisell sia un estimatore di John Lennon non sorprenderà nessuno; forse ti sorprenderà che lo sia anch’io, non so. Questo disco, comunque, che non ha pretese jazzistiche, è molto piacevole e soprattutto affettuoso e poi presenta, ascolto non così frequente, Jenny Scheinman, che sarà presto oggetto qui sopra di qualche reload.

 Julia è una delle canzoni più belle e personali del suo autore; si contiene nel «White Album» dei Beatles, donde la doppia firma nel credit. Number 9 Dream invece viene da un disco successivo di  Lennon da solo, «Walls and Bridges».

 Julia (Lennon-McCartney), da «All We Are Saying…», Savoy Jazz.  Jenny Scheinman, violino; Bill Frisell, chitarra; Greg Leisz, steel guitar; Tony Scherr, basso elettrico; Kenny Wollesen, batteria. Registrato nell’estate del 2011.

 Number 9 Dream (Lennon), id.

martedì 20 dicembre 2016

Cubicle (Walter Bishop Jr.)

 Cubicle di Walter Bishop Jr (1927-1988), l’ultimo pianista regolare di Charlie Parker e un eccellente pianista e compositore, è naturalmente On Green Dolphin Street.

 Cubicle (Bishop) da «Cubicle», Muse MR 5151. Randy Brecker, tromba; Curtis Fuller, trombone; Rene McLean, sax soprano; Pepper Adams, sax baritono; Walter Bishop jr, piano; Joe Caro, chitarra; Bob Cranshaw, basso elettrico; Billy Hart, batteria; Ray Mantilla, percussioni. Registrato il 21 giugno 1978.

lunedì 19 dicembre 2016

25 1/2 Daze – Ballad for Monsieur (Johnny Griffin) RELOADED

Reload dal 30 giugno 2010. Alla pubblicazione originale di 25 1/2 Daze aggiungo Ballad for Monsieur. Negli anni intercorsi non ho appreso niente di più su Sara Cassey


 Nelle vacanze di Natale del 1961 Johnny Griffin registrò questo disco il cui repertorio, piuttosto bizzarramente, pesca per lo più fra le canzoni tradizionali irlandesi.
  Il risultato non è male, ma io ti faccio invece ascoltare questo blues con influssi modali composto da Sara Cassey.

 Sara Cassey, nata a Detroit nel 1929, lavorò alla Riverside Records e fino alla prima metà degli anni Sessanta compose numerosi pezzi ingegnosi e ispirati, eseguiti, oltre che da Griffin (che, in questo disco, della Cassey suona anche Ballad for Monsieur) da Elvin Jones, Clark Terry, Stan Kenton e altri.

 Sara Cassey si tolse la vita nel 1966 e quando alcuni anni fa ho cercato di sapere di lei qualcosa di più, non ne ho ricavato niente, nemmeno interrogando l’onnisciente e collaborativo Jazzinstitut di Darmstadt. Si direbbe che Sara Cassey non abbia lasciato altra traccia di sé che poca bella musica, fra anni Cinquanta e Sessanta, prima di decidere di levarsi di mezzo.

 25 1/2 Daze (Cassey), da «The Kerry Dancer», Riverside OJCCD-1952-2. Johnny Griffin, sax tenore; Barry Harris, piano; Ron Carter, contrabbasso; Ben Riley, batteria. Registrato il 5 gennaio 1962.

 Ballad For Monsieur (Cassey), id.

domenica 18 dicembre 2016

Foxy – The Owl (Reid Anderson)

 Ho pensato che sarebbe un esercizio utile e interessante – ma non per te che leggi, credo – se ripubblicassi con sistema e dall’inizio tutte quante le tantissime musiche che ho proposto qui sopra in sei anni e mezzo ma con un commento nuovo, dopo averle riascoltate; la pratica del reload che ho inaugurato quest’autunno, anche un po’ per pigrizia,  mi ha mostrato come la mia percezione di molta musica sia cambiata, e non dico necessariamente il mio giudizio o il mio gradimento. Questo mi ha anche confermato quanto sia futile e pernicioso affezionarsi alle proprie opinioni, ai proprî gusti, in arte come in ogni altro ambito.

 Comunque: quasi sei anni fa pubblicavo un pezzo da questo disco del 2000 di Reid Anderson e lo commentavo in una certa maniera. Il disco non l’ho più riascoltato prima d’oggi ed ecco che, non dico mi sia piaciuto di meno, anzi, ma stavolta ci ho sentito una vena parodica quasi lounge, anche nei titoli, che la prima volta mi era sfuggita completamente. La sequenza armonica di Foxy, potrei giurarlo, è quella di una canzone scritta da Piero Piccioni per qualche film di Alberto Sordi; in tutto il disco le composizioni di Anderson, così come i ritmi scanditi sommariamente da Marlon Browden, sono più rock o prog-rock che jazz e così si spiegano anche le sonorità che mi avevano lasciato perplesso nel 2011, fiacche, un po’chiocce, e la funzione, diciamo così, esornativa che l’improvvisazione ha in tutte queste esecuzioni.

 Foxy (Anderson), da «The Vastness of Space», Fresh Sound 096. Andrew D’Angelo, sax alto; Bill McHenry, sax tenore; Ben Monder, chitarra; Reid Anderson, contrabbasso; Marlon Browden, batteria. Registrato nel marzo 2000.

 The Owl (Anderson), id.

sabato 17 dicembre 2016

Hey Stuff! – Subrosa (Valerie Capers) RELOADED

Reload dal 4 gennaio 2011  

 Molto piacevole e un po’ spudorato questo rip-off di Watermelon Man di Herbie Hancock operato nel 1965 dalla pianista Valerie Capers. In realtà il disco, pur chiaramente in quel solco (quello contemporaneo di Lee Morgan, Cannonball Addelerley e sulla scia del Silver del decennio prima: il titolo la dice lunga) ha una freschezza molto attraente ed è suonato benissimo e con convinzione, anche nel doveroso saggio modale di Odyssey, che non ti faccio ascoltare ora, e nelle tinte afrocubane di Subrosa (la Capers fu a lungo con Mongo Santamaria, non a caso interprete della cover più famosa di Watermelon Man).

  Hey Stuff! (Capers), da «Portrait in Soul», Atlantic 3003. Vincent McEwan, tromba; Robin Kenyatta, sax alto; Frank Perowsky, sax tenore; Valerie Capers, piano; John Daley, contrabbasso; Charlie Hawkins, batteria; Richard Landrum, percussioni. Registrato nel 1965.

  Subrosa (Capers), ib.

venerdì 16 dicembre 2016

Focus (Philly Joe Jones)

Ieri sera ascoltavo sulla Radiotré Pino Saulo intervistare Enrico Pieranunzi, e Pieranunzi ha raccontato un aneddoto piuttosto raccapricciante di quando nel 1976 gli capitò di suonare con Philly Joe Jones al Music Inn, il leggendario jazz club romano di Pepito Pignatelli.

 Cerco di cancellare quelle inquietanti immagini – anche se Pieranunzi le ha rievocate con bonomia, è passato tanto tempo, e del resto si sa che Philly Joe era un tipo poco raccomandabile – con questo bel disco, il secondo che Philly Joe incise con «Dameronia», la band che aveva formato per omaggiare Tadd Dameron. Gli arrangiamenti sono grosso modo quelli originali, trascritti da Don Sickler dai dischi.

 Ah, buon compleanno di Beethoven.

 Focus (Dameron), da «Look, Stop And Listen», Uptown UPCD 27.59. Philly Joe Jones’ Dameronia: Virgil Jones, tromba; Benny Powell, trombone; Frank Wess, sax alto; Charles Davis, sax tenore; Cecil Payne, sax baritono; Walter Davis Jr, piano; Larry Ridley, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato l’11 luglio 1983.

giovedì 15 dicembre 2016

Pay It No Mind (Arnett Cobb)

 Una sorta di bop con un piede ancora nel tardo swing, qualcosa di già vicino a quanto pochi anni dopo si sarebbe cominciato a chiamare mainstream; comunque dell’ottimo jazz con Arnett Cobb, uno dei grandi Texas tenor, in un assolo come sempre intenso e stringente.

 (Mi scuso per la recente contumacia, la Bruna* non è stata bene**).

 * Cane
 ** Ora sta meglio

 Pay It No Mind (Cobb), da «Arnett Cobb 1946-1947», Classic 1071. David Page, tromba; Al King, trombone; Arnett Cobb, sax tenore; George Rhodes, piano; Walter Buchanan, contrabbasso; George Jones, batteria. Registrato nell’agosto 1947.

lunedì 12 dicembre 2016

Don’t Blame Me (Sun Ra)

 Don’t Blame Me (Fields-McHugh), da «Sound Sun Pleasure!!», [Saturn] Evidence. Hattie Randolph con Sun Ra and his Astro Infinity Arkestra: Sun Ra, piano; Ronnie Boykins, contrabbasso; William Cochran, batteria. Registrato il 6 marzo 1959.

domenica 11 dicembre 2016

Don’t Blame Me (Charlie Parker)

 Wow… Bird con due fantastici bostoniani, Joe Gordon e Dick Twardzik. Presenta Symphony Sid.

 Don’t Blame Me (Fields-McHugh), da «Boston, 1952», Uptown UPCD 27.42. Charlie Parker, sax alto; Joe Gordon, tromba; Dick Twardzik, piano; Charles Mingus, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 14 dicembre 1952.

sabato 10 dicembre 2016

Weather Clear, Track Fast – 3, 4 Pole (Bobby Previte)

 Bella formazione, bella musica per un disco bello e divertente del bravissimo batterista Bobby Previte; jazz in una elegante e nerboruto come conviene al tema, che è l’ippodromo. E sono già passati quasi trent'anni.

(Il jazz ha perso qualcosa, quando Anthony Davis ha deciso di darsi tutto alla composizione).

 Weather Clear, Track Fast (Previte), da «Weather Clear, Track Fast», Enja R2 79667. Graham Haynes, cornetta; Robin Eubanks, trombone; Marty Ehrlich, sax alto; Don Byron, clarinetto, sax baritono; Anthony Davis, piano; Anthony Cox, contrabbasso; Bobby Previte, batteria. Registrato nel gennaio 1991.

 3, 4 Pole (Previte), c.s. ma Ehrlich suona il flauto.

venerdì 9 dicembre 2016

Anthropology (Barry Harris)

 Anthropology (Parker), da «Newer Than New», Riverside/OJCCD-1062-2. Lonnie Hillyer, tromba; Charles McPherson, sax alto; Barry Harris, piano; Ernie Farrow, contrabbasso; Clifford Jarvis, batteria. Registrato il 28 settembre 1961.

giovedì 8 dicembre 2016

In a Funky Way – Two Is One (Charlie Rouse) RELOADED

Reload dal Ferragosto 2011. Come quello di ieri, il post propone del jazz degli anni Settanta un po’ dimenticato.

 Charlie Rouse versione funky nel 1973. L’anno è il medesimo di «Horn Culture» di Sonny Rollins; come lì ci sono le percussioni, una chitarra rockeggiante e il basso elettrico, e il batterista è di nuovo David Lee – bravissimo, sparito. In più c’è un violoncello (!).

  Il risultato, al paragone, non potrebbe essere più diverso dal disco di Rollins, con un’intenzione funky, nel sestetto di Rouse, assai più spontanea e coinvolgente e allo stesso tempo più sperimentale, com’è soprattutto chiaro nell’articolata Two Is One: la prima parte, di spiccato senso modale, è in nove (4+5), e la seconda, che segue a un intemezzo percussivo-coloristico a tempo libero, è un blues in cui si alternano battute in 12 e in 16.

  Un altro lavoro di Rouse da riconsiderare.

  In a Funky Way (G. Davis), da «Two Is One», Strata-East SES19746. Charlie Rouse, sax tenore; George Davis, chitarra; Calo Scott, violoncello; Martin Rivera, basso elettrico; David Lee, batteria; Azzedin Weston, conga. Registrato nel 1973.

  Two Is One (Rouse), ib. Rouse, Scott, Lee; Paul Metzke, chitarra; Stanley Clarke, basso elettrico; Airto Moreira, percussioni.

martedì 6 dicembre 2016

Instinctive Touch (Matthew Shipp)

 Instinctive Touch (Shipp), da «The Conduct Of Jazz», Thirsty Ear Recording 57211. Matthew Shipp, piano; Michael Bisio, contrabbasso; Newman Taylor Baker, batteria. Registrato nel 2015.

lunedì 5 dicembre 2016

Bakai (John Coltrane) (Archie Shepp)

 La composizione di Cal Massey compare in apertura del primo disco di John Coltrane a proprio nome, «Coltrane»; suona proprio come ci si aspetta che un bopper di stretta osservanza, quale Coltrane era nel 1957, possa eseguire un tema genericamente «africaneggiante», nel senso che questo aggettivo poteva avere a quell’epoca.

 Dodici anni dopo era un’altra America e un altro mondo; quella che suona Archie Shepp è quasi tutt’altra composizione, anche se memore dell’arrangiamento di Coltrane, e il bebop è lontano (non saprei dire se sia più vicina l’Africa).

 Bakai (Massey), da «Coltrane», [Prestige] OJCCD-020-2. Johnnie Splawn, tromba; John Coltrane, sax tenore; Sahib Shihab, sax baritono; Red Garland, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Albert «Tootie» Heath, batteria. Registrato il 31 maggio 1957.

 Bakai, da «Kwanza», Impulse! Originals AS-9262. Woody Shaw, tromba; Matthew Gee, trombone; Clarence Sharp, sax alto; Archie Shepp, sax tenore; Cecil Payne, sax baritono; Cedar Walton, piano; Wilbur Ware, contrabbasso; Joe Chambers, batteria. Registrato il 26 agosto 1969.

domenica 4 dicembre 2016

Ruby, My Dear – Blues For Nica (Kenny Drew)

 Kenny Drew. La prima è una composizione di Monk, a cui il pianista adatta con molto gusto suo stile ornato e bluesy; la seconda, di Drew, si collega a Monk per la sua dedicataria, Pannonica de Koenigswarter, la baronessa del jazz.

 Ruby, My Dear (Monk), da «Kenny Drew Trio», [Riverside] OJCCD-065-2. Kenny Drew, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato nel settembre 1956.

 Blues For Nica (Drew), id.

sabato 3 dicembre 2016

So What – Exodus – God Bless The Child (Grant Green)

 «Modale» nel jazz è una categoria che è sempre stata usata con molta disinvoltura. So What sarebbe la composizione jazz «modale» archetipica, ma di certo le improvvisazioni che vi svolge questo valoroso, davvero swingante quartetto, di modale non hanno niente (chi se ne frega, eh… è tanto per dire).

 All’inizio di quel 1961, Eddie Harris aveva avuto immenso successo con una sua versione jazzistica del famoso tema dal film di Otto Preminger Exodus, una versione diversissima da quella, squisitamente hard bop, proposta qui da Grant Green (con Harris c’era pure un chitarrista, Joe Diorio).

 God Bless The Child è una bellissima canzone con parole sardonicamente autobiografiche di Billie Holiday e si ascolta sempre volentieri.

 In un pezzo come nell’altro come nell’altro, in realtà in tutto questo disco, prestazione maiuscola della sezione ritmica.

 So What (Davis), da «Sunday Mornin’», Blue Note 7243 8 52434 2. Grant Green, chitarra; Kenny Drew, piano; Ben Tucker, contrabbasso; Ben Dixon, batteria. Registrato il 4 giugno 1961.

 Exodus (Gold), id.

 God Bless The Child (Holiday-Herzog)

venerdì 2 dicembre 2016

Gentle Thoughts (Sheila Jordan & Steve Kuhn)

 Gentle Thoughts (Kuhn), da «Playground», ECM 1-1159. Sheila Jordan con Steve Kuhn, piano; Harvie Swartz, contrabbasso; Bob Moses, batteria. Registrato nel luglio 1979.

giovedì 1 dicembre 2016

I Surrender Dear (Lennie Tristano) RELOADED

Reload dal 19 giugno 2014.   

 Già nel 1946 Lennie Tristano trattava la tonalità da contegnosa distanza.

 I Surrender Dear (Gershwin-Duke), da «Intuition», Properbox 64. Lennie Tristano, piano; Billy Bauer, chitarra; Clyde Lombardi, contrabbasso. Registrato l’8 ottobre 1946.