sabato 28 marzo 2015

[Comunicazione di servizio]

 Dopo quattro email da parte mia in stile via via più colorito (varrà pur qualcosa essere stato sposato per anni a un’Americana), Divshare si è ieri degnata di comunicarmi che, forse, il servizio tornerà fruibile… fra qualche giorno.

 Ma io sono amareggiato e non ci credo molto. Ti chiedo la pazienza e la bontà di tenere d’occhio questa pagina ancora per la settimana ventura; dopo, potrai darla pure per morta. Finché è durato, come si suol dire, è stato bello.

martedì 24 marzo 2015

[Comunicazione di servizio]

 Or sono quasi due settimane, s’interrompeva la bella regolarità quotidiana di Jazz nel pomeriggio, non per mia colpa: l’11 marzo Divshare, il servizio – a pagamento, faccio notare – che uso per pubblicare le musiche, ha smesso di funzionare.

 Poi per qualche giorno ho smesso di funzionare io come blogger, perché ho fatto un trasloco e mi sono poi trovato «disconnesso» per alcuni giorni. Oggi finalmente ero pronto a ricominciare, e invece quello schifo di Divshare, per il cui disservizio, voglio rilevare, io pago, ancora è fuori uso. Non si sente più niente, non uno delle migliaia di pezzi che ho pubblicato in cinque anni.

 Mi dispiace, e più per me che per te. Vedremo il da farsi…

martedì 10 marzo 2015

Marc V (JR Monterose)

 Due veri individualisti, l’adenoideo JR Monterose e Ira Sullivan, dei quali t’invito a cercare il non molto altro che qui ho pubblicato, in classica atmosfera e con classica ritmica Blue Note (per niente classico Blue Note è invece il fatto di una front line bianca con ritmica nera).

 Marc V è il modello di sax tenore della Selmer che Monterose suonava.

 Marc V (Monterose), da «J. R. Monterose», Blue Note 50999-2-15387-28. Ira Sullivan, tromba; JR Monterose, sax tenore; Horace Silver, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 21 ottobre 1956.



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lunedì 9 marzo 2015

Under Blunder – Summertime (Randy Weston)

 Se avessi un buon pianoforte che per disdegnoso gusto volessi disintegrare, e se avessi una cerchia di conoscenze più distinta di quella che mi è toccata o che mi sono meritato, inviterei Randy Weston a suonarlo per tutto un pomeriggio; dopo averlo così ben frollato, il giorno dopo chiamerei Cecil Taylor, sentito ieri, per il colpo di grazia.

 Due pianisti le cui mani, come il grande caratterista Mario Brega diceva in un vecchio film di Verdone, «ponno esse piuma o ponno esse fèro», e di preferenza sono state fèro.

 Under Blunder (Weston), da «Get Happy», [Riverside] OJCCD-1870-2. Randy Weston, piano; Sam Gill, contrabbasso; Wilbert Hogan, batteria. Registrato nell’agosto 1955.



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 Summertime (Gershwin-Heyward-Gershwin), id.



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domenica 8 marzo 2015

Crossing (Fourth Movement) Part One (Cecil Taylor)

 Più Cecil Taylor di così si muore. Coraggio e fiducia, che ne vale la pena.

 Crossing (Fourth Movement) Part One (Taylor), da «Silent Tongues», (Arista Freedom) Black Lion 8776332. Cecil Taylor, piano. Registrato il 2 luglio 1974.



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sabato 7 marzo 2015

Linda Serene – Pockets (James Clay)

 James Clay è uno di quei jazzisti che hanno goduto di grande reputazione fra i colleghi ma sono rimasti abbastanza oscuri presso il pubblico. Io lo ascolto sempre con piacere e qui, non per la prima volta, te lo presento con questo bellissimo quintetto del 1960, una all stars con l’eccellente Gene Harris al piano, come suo solito elegante e pieno di swing, soprattutto nell’assolo a locked hands di Linda Serene.

 Linda Serene (Daniel Jackson), da «A Double Dose Of The Soul», [Riverside] OJCCD-1790-2. Nat Adderley, cornetta; James Clay, sax tenore; Gene Harris, piano; Sam Jones, contrabbasso; Louis Hayes, batteria. Registrato l’11 ottobre 1960.



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 Pockets (Adderley), id.



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venerdì 6 marzo 2015

Corinthian Melodies – Jaimi’s Birthday Song (Art Lande)

 Scaturigini dell’estetica Ecm, ammesso che una tal cosa esista, allo stato più puro. L’anno è il 1976 e la musica presenta certi caratteri traslucidi, «distanti», estatici, ancora fuori dai sospetti di maniera.

 Art Lande (1947) è un pianista americano di notevole personalità, che ha saputo esprimersi anche in temperie espressive diverse. «Rubisa Patrol» era anche il nome del quartetto, che ebbe vita breve; a parte Lande, che non è comunque un nome fra i più noti, gli altri tre – nei quali riscontriamo istanze rare di polistrumentismo genuino: trombettista/saxofonista, bassista/flautista –  sono davvero piuttosto oscuri.

 Corinthian Melodies (Lande), da «Rubisa Patrol», Ecm 1081 519 875-2. Mark Isham, tromba; Art Lande, piano; Bill Douglas, contrabbasso; Glenn Cronkhite, batteria. Registrato nel maggio 1976.



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 Jaimi’s Birthday Song (Lande), ib. Douglas, flauto; Lande, piano.



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giovedì 5 marzo 2015

Wayward Plaint – Em Prean Shore (Thad Jones & James Moody)

 Modern mainstream di alta classe, direi altissima, anche in parziale risarcimento dei rigori intellettuali di ieri. Thad Jones e James Moody, ripresi qui nel 1964, sono due musicisti che hanno sempre dato prova di una particolare delicatezza musicale, anche nei groove più roventi e anche, com’è il caso di Moody, quando si suonano tantissime note.

 Entrambe queste composizioni sono di Dennis Sandole (1913-2000), chitarrista e insegnante di Philadelphia che ebbe studenti un gran numero di jazzisti illustri, il più famoso sicuramente Coltrane, il quale introdusse alla modalità avanzata; per questo, sia pure in via indiretta, Sandole è un personaggio chiave nello sviluppo del jazz.

 Wayward Plaint (D. Sandole), da «The Legendary 1963-64 Sessions», Lonely Hill Jazz LHJ100313. Thad Jones, tromba; James Moody, flauto; Patti Bown, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Albert «Tootie» Heath, batteria; Registrato nell’agosto 1964.





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 Em Prean Shore (D. Sandole), id.



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mercoledì 4 marzo 2015

S II Examples (Roscoe Mitchell)

 Ti tengo sulla corda, ti pratico la doccia scozzese, vedi tu: dopo averti vellicato le orecchie e negli ultimi due giorni con soavità particolare, oggi te le impegno con oltre un quarto d’ora dell’imperturbabile Roscoe Mitchell, da solo alle prese con il sax soprano e con una scelta di note, ma non di suoni, ridottissima. Così Mitchell illustra questo pezzo: «Deriva da una serie di diteggiature alternative che ho escogitato per strumenti ad ancia; esse permettono all‘esecutore di emettere quarti e ottavi di tono, toni intermedî, la stessa nota con timbri diversi. (…). In questa registrazione ho tralasciato molte delle possibilità sonore, limitandomi a una certa area, soprattutto nel registro grave o medio (…)». Mitchell tiene poi a precisare come qui abbia adoperato un sax soprano curvo, dal registro inferiore più pieno e risonante.

 Di recente, come avrai fatto anche tu, ho ascoltato con un certo interesse (per quanto senza entusiasmo) la musica di Steve Lehman ma senza ben capire come Lehman vi avrebbe applicato i concetti dello «spettralismo», che la critica e lui stesso richiamano a proposito di quella musica. Mi pare invece che la nozione armonico-timbrica di spettro, nonché di microtono, si trovi indagata a suo modo, esplicitamente, in questo assolo del 1978.

 Rispetto alla musica di Lehman, questa può di certo qualificarsi di «jazz»solo indirettamente, se pure. È una questione alla quale io non annetto più l’importanza che solevo, o almeno che affronto con meno certezze, ma devo pur considerare che questo blog è intitolato al jazz (e di norma vi si attiene, anche piuttosto arcignamente). Tuttavia questa musica a me piace: non ha melodia cantabile, di certo non ha un ritmo coinvolgente, ma dispiega un’autentica «melodia di timbri» che è alla sua maniera incalzante.

 S II Examples (Mitchell), da «The Maze», Nessa n-14/15. Roscoe Mitchell, sax soprano curvo. Registrato il 17 agosto 1978.



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martedì 3 marzo 2015

Cue’s Blue Now – Rose Room (Billy Strayhorn & Johnny Hodges)

 La settimana comincia con una breve Strayhorn binge, che non avrà ragione di ripetersi presto. Dopo il disco di ieri, così particolare, questa riunione di star ellingtoniane del 1959 è conforme alle molte che Duke stesso registrò in quel torno di tempo; direi che ne è indistinguibile, se non per la diversa, non voglio dire minore, verve delle parti pianistiche.

 Johnny Hodges, per le solite ragioni discografico-contrattuali, compare con lo pseudonimo di Cue Porter. Accanto a lui fa bellissima figura Shorty Baker, il classico sottovalutato.

 Cue’s Blue Now (Hodges-Strayhorn), da «Cue For Saxophone», [Decca] Felsted FAJ 7004. Harold «Shorty» Baker, tromba; Quentin Jackson, trombone; «Cue Porter» (Johnny Hodges), sax alto; Russell Procope, clarinetto; Billy Strayhorn, piano; Al Hall, contrabbasso; Oliver Jackson, batteria. Registrato il 14 aprile 1959.



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 Rose Room (Williams-Hickman), id.



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domenica 1 marzo 2015

The Turnaround (Big John Patton)

 The Turnaround (Patton), da «Let ’Em Roll», Blue Note CDP 7 89795 2. Bobby Hutcherson, vibrafono; Big John Patton, organo;  Grant Green, chitarra; Otis Finch, batteria. Registrato l’11 dicembre 1966.


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