sabato 31 ottobre 2015

The Opener – Iffie (Ulrich Gumpert)

 Il quartetto del tedesco Ulrich Gumpert (1945) esprime un suono asciutto e caldo che mi piace molto, propulso ora da un drive intenso eppure rilassato, come in The Opener, ora da un movimento più rimuginativo, come in Iffie, che riprende una musica di scena scritta anni fa da Gumpert per una Iphigenie del drammaturgo Jochen Berg.

 Gumpert suona con la disinvoltura di chi ha esplorato le regioni estreme dell’improvvisazione – con Steve Lacy, fra l’altro – prima di decidere di tornare alle strutture; in assolo e in accompagnamento  mi ha fatto venire in mente Misha Mengelberg. Notevole, direi, il saxofonista Wickihalder, svizzero.

 The Opener (Gumpert), da «A New One», Intakt CD 257/2015. Jürg Wickihalder, sax tenore; Ulrich Gumpert, piano; Jan Roder, contrabbasso; Michael Griener, batteria. Registrato il 27 settembre 2014. 

 Iffie (Gumpert), id.

venerdì 30 ottobre 2015

[Guest Post #57] Paolo il Lancianese & Serge Chaloff

Oh, bene. La linea d’acqua di questo barcone si abbassa sempre, per maggiore levità del carico, quando il comando ne passa a Paolo il lancianese, che sceglie il jazz e scrive da poeta qual è. Non ci voleva di meno per commentare quest’esecuzione di Serge Chaloff, di intensità emotiva bruciante.

 Qual è lo standard più standard di tutti? Se hai detto Body and Soul hai detto bene. Non è necessario andare sul sito JazzStandards.com per averne la conferma. Di per sé, non sarebbe forse neppure una grandissima canzone, ma dal 1930 ad oggi l’hanno eseguita in mille e più di mille musicisti (da Louis Armstrong e Paul Whiteman, i primi) e in mille e più di mille cantanti (dalla suprema Billie Holiday alla più scalcinata vocalist), anche se per tutti la versione più memorabile, leggendaria addirittura, è quella di Coleman Hawkins del ’39.

 Qui, in JnP, l’hai ascoltata addirittura due volte dal sax tenore di Chu Berry (con Roy Eldridge) e una volta dal sassofono alto di Lee Konitz. Se volessi riascoltarli ancora, non potresti: dormono, dormono sulla collina, sepolti nel cimitero di DivShare. Puoi invece oggi, se ti va, ascoltare il sax baritono di Serge Chaloff che di Body and Soul offre l’interpretazione più struggente che io conosca, di un lirismo alto e doloroso. Chaloff morì giovanissimo: ma di lui non si può dire che, se fosse vissuto più a lungo, sarebbe potuto diventare il più grande baritonista del jazz. Lo era già, a trentaquattro anni. Lo è ancora.

 P.S. Una succinta scheda su Body and Soul puoi trovarla nel libro di Ted Gioia Gli standard del jazz, da poco tradotto in italiano da Francesco Martinelli e pubblicato dalla EDT. Un libro che ha certamente molti motivi di interesse, ma sa essere anche irritante – l’autore essendo uno che ama molto parlare di sé anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Inutile dire che Serge Chaloff non vi è nemmeno nominato.

 Body and Soul (Heyman-Green-Eyton-Sour), da «Boston Blow-Up!», Capitol T 6510. Serge Chaloff, sax baritono; Boots Mussulli, sax alto; Herb Pomeroy, tromba; Ray Santisi, piano; Everett Evans, contrabbasso; Jimmy Zitano, batteria. Registrato a New York il 4 aprile 1955.

giovedì 29 ottobre 2015

Azure – A Flower Is A Lovesome Thing (Steve Lacy & Mal Waldron)

 Due squisite interpretazioni di classici ellingtoniani, il secondo in verità scritto per l’orchestra del Duca da Billy Strayhorn.

 Dalle armonie avanzate (per l’epoca: 1937) di Azure, Lacy e Waldron, che sembravano nati per suonare insieme, traggono il massimo profitto; e senti i due enunciare la melodia di A Flower Is A Lovesome Thing come se l’accarezzassero, senza quasi improvvisarvi sopra.

 Azure (Ellington-Mills), da «Sempre Amore», Soul Note SN 1170. Steve Lacy, sax soprano; Mal Waldron, piano. Registrato il 17 febbraio 1986.

 A Flower Is A Lovesome Thing (Strayhorn), id.

mercoledì 28 ottobre 2015

Monicas vals – Lucky To Be Me (Bill Evans & Monica Zetterlund)

 Nel corso della settimana che ho passato lontano da Jazz nel pomeriggio mi è successo anche di ascoltare i suoni dolcemente angolosi della lingua svedese (ma ero solo in Svizzera).

 Ecco allora, da un disco di cui ti ho già parlato l’anno scorso, la svedese Monica Zetterlund che aggiunge il suo strumento non propriamente dolce, ma soave e musicale, al trio di Bill Evans. Monicas vals è naturalmente Waltz For Debbie, a cui la Zetterlund ha aggiunto versi suoi.

 Monicas vals [Waltz For Debbie] (Evans-Zetterlund), da «The Complete Bill Evans On Verve», Verve Records 314 527 953-2. Monica Zetterlund con Bill Evans, piano; Chuck Israels, contrabbasso; Larry Bunker, batteria. Registrato il 23 agosto 1964.

 Lucky To Be Me (Bernstein-Comden-Green), id.

martedì 27 ottobre 2015

Night In Tunisia (Hampton Hawes)

 Night In Tunisia (Gillespie-Paparelli), da «Everybody Likes Hampton Hawes», [Contemporary] OJCCD-421-2. Hampton Hawes, piano; Red Mitchell, contrabbasso; Chuck Thompson, batteria. Registrato il 25 gennaio 1956.

lunedì 26 ottobre 2015

Some Other Blues (David Kikoski)

 David Kikoski (1961), pianista bravo, è stato sideman di tanti musicisti importanti e di Roy Haynes per un sacco d’anni. Leon Parker è un gran batterista con un kit ai minimi termini.

 Some Other Blues (Coltrane), da «Inner Trust», Criss Cross Jazz 1148. David Kikoski, piano; Ed Howard, contrabbasso; Leon Parker, batteria. registrato nel dicembre 1997.

domenica 25 ottobre 2015

Angolian Cry (Johnny Dyani)

 Quartetto multinazionale: Harry Beckett, suddito di Sua Maestà Elisabetta II, era nato nelle isole Barbados; John Tchicai era danese, di padre congolese; Johnny Dyani, titolare del disco, era sudafricano e Billy Hart è statunitense, e infatti divide e scandisce il tempo in modo assai diverso da come avrebbero fatto, per dire, batteristi africani come Louis Moholo o Makaya Ntshoko.

 Faccio un’osservazione: considera il titolo di questa composizione e la composizione stessa. Fosse l’autore stato un jazzman americano, o anche europeo, c’era da aspettarsi una musica aggressiva, vociferante o almeno cupa e triste (nel 1985 l’Angola era nel pieno della guerra civile). Invece il sudafricano Dyani risolve tutto in canto.

 (Poi magari la composizione era lì da un pezzo e le si è dato un bel titolo d’effetto per il disco. Anzi, scommetterei che è andata così).

 Angolian Cry (Dyani), da «Angolian Cry», SteepleChase SCCD-31209. Harry Beckett, tromba; John Tchicai, sax tenore; Johnny Dyani, contrabbasso; Billy Hart, batteria. Registrato il 23 luglio 1985.

sabato 24 ottobre 2015

The Shadow Of Khan – Yamask (Dizzy Reece)

 Non trovo parole per dire quanto mi piaccia questo disco, anzi, quanto mi piaccia Dizzy Reece; in passato le ho trovate, puoi cercare «Dizzy Reece» nella nuvola qui a destra se mai t’interessasse leggerle (e che meraviglia di batterista Charli Persip, e di saxofonisti Cecil Payne e Joe Farrell, e, e…).

 The Shadow Of Khan (Reece), da «Asia Minor», Prestige/OJCCD-1806-2. Dizzy Reece, tromba; Joe Farrell, sax tenore; Cecil Payne, sax baritono; Hank Jones, piano; Ron Carter, contrabbasso; Charli Persip, batteria. Registrato il 13 marzo 1962.

 Yamask (Reece), id.

venerdì 23 ottobre 2015

In The Morning – Moon And Sand (Stefano Battaglia)

 Stefano Battaglia e trio suonano sette canzoni di Alec Wilder (1907-1980), compositore statunitense appartato e complesso e dai molti e sottili rapporti con il jazz, del quale non ti dico perché me ne manca la competenza, ma che t’invito ad approfondire come meglio tu possa.

 L’interpretazione dei tre è rispettosa delle bellissime melodie, cui la consueta confezione Ecm, di cui tante volte abbiamo detto, nell’occasione non disdice, anche se questa scelta interpretativa sommessa e lievemente ossessiva non è davvero la sola che queste musiche possono elicitare. Lodi vanno comunque a Battaglia e all’Ecm per aver deciso di presentarle. Il disco riproduce parte di un concerto tenuto al teatro Vittoria di Torino e, se non si fosse capito, a me è piaciuto molto.

 Intanto, di In The Morning senti qui il Lied originale, interpretato da Valerie Errante, e di Moon And Sand una versione di Chet Baker con Frank Strazzeri al piano.

 In The Morning (Wilder), da «In the Morning. Music Of Alec Wilder», Ecm 2429 473 8673. Stefano Battaglia, piano; Salvatore Maiore, contrabbasso; Roberto Dani, batteria. Registrato il 28 aprile 2014.

 Moon And Sand (Wilder), id.

giovedì 22 ottobre 2015

Blues In The Night (Bud Shank)

 California, here I come. Una volta non sopportavo il jazz West Coast; ce n’è molto di futile, che al passare degli anni, come per un’esposizione eccessiva al sole crudo della San Fernando Valley, si è calcinato e poi dissolto in polvere. Non, tuttavia, quello contenuto in questo disco, in cui fra l’altro ho il piacere di presentarti per la seconda volta in pochi giorni il pianista Russ Freeman, uno che riusciva a dire sempre una parola personale.

 Blues In The Night (Arlen-Mercer), da «Bud Shank And Bill Perkins», Pacific Jazz CDP 7243 4 93159 2 1. Bud Shank, sax alto; Russ Freeman, piano; Carson Smith, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 19 febbraio 1956.

mercoledì 21 ottobre 2015

It Had To Be You – Riverboat Shuffle (Adrian Rollini)

 Adrian Rollini è trascorso direi inosservato su Jazz nel pomeriggio, quattro anni fa. Le musiche pubblicate allora non si possono più sentire, ma si possono ancora leggere le succinte informazioni che ne davo.

 In It Had To Be You sentiamo Benny Goodman e Ella Logan, una brava cantante e attrice scozzese che godette di buona fama in quegli anni; Rollini, nei suoi brevi interventi, e soprattutto nelle quattro battute introduttive, fa suonare il sax basso come un baritono particolarmente morbido; sembra di sentire Gerry Mulligan.

 In Riverboat Shuffle è splendido Jack Teagarden.

 It Had To Be You (Jones-Kahn), da, da «Adrian Rollini 1934-1938», Retrieval RTR 79042. Adrian Rollini And His Orchestra: Manny Klein, Dave Klein, tromba; Jack Teagarden, trombone; Benny Goodman, clarinetto; Arthur Rollini, sax tenore; Adrian Rollini, sax basso; George van Eps, chitarra; Artie Bernstein, contrabbasso; Stan King, batteria; canta Ella Logan. Registrato il 23 ottobre 1934.

 Riverboat Shuffle (Woynow-Carmichael-Mills), id., senza Logan.

martedì 20 ottobre 2015

Cry Of Hunger! (Billy Harper)

Da oggi fino a martedì venturo, 27 ottobre, mancherò per forza dalla redazione di Jnp, ma, come già altre volte, la pubblicazione delle musiche continuerà quotidiana in automatico. Non potrò replicare a eventuali commenti, ma lo farò di sicuro al mio ritorno. Ciao. 
C’è così tanto degli anni Settanta, di quel jazz e di tutto il contesto, in questo esordio da leader di Billy Harper, da sfiorare la caricatura: in realtà è un musica di un’intensità magica, oggi irripetibile, anzi, a malapena pensabile.

 Cry Of Hunger! (Billy Harper), da «Capra Black», [Strata-East] Bellaphon 660.51.022. Jimmy Owens, tromba; Billy Harper, sax tenore; Julian Priester, Dick Griffin, trombone; George Cables, piano; Reggie Workman, contrabbasso; Billy Cobham, Warren Smith, Elvin Jones, batteria; voci di Barbara Grant, Laveda Johnson, Gene McDaniels, Pat Robinson, Billy Harper. Registrato nel 1973.

lunedì 19 ottobre 2015

All Across The City (Bill Evans & Jim Hall)

 La malinconia assorta di questo duetto di Bill Evans e Jim Hall si dovrà, oltre che all’indole introvertita dei due e in particolare di Evans, per il quale non riesco a non pensare che certe situazioni musicali risultassero psicologicamente regressive, alla bella composizione di Hall, che si direbbe prendere la movenza iniziale dal secondo tema dell’Allegro del Concerto in fa per pianoforte di George Gershwin.

 Anche il titolo del pezzo è suggestivo di tristezza e solitudine urbana.

 All Across The City (Hall), da «Intermodulation», Verve 833 771-2. Bill Evans, piano; Jim Hall, chitarra. Registrato il 7 aprile 1966.

domenica 18 ottobre 2015

As The Tale Begins – A Tale Of Monk: Ask Me Now (Barry Altschul)

 Barry Altschul (New York, 1943) è stato uno dei batteristi jazz più in vista degli anni Settanta grazie a collaborazioni prestigiose, anche su disco: Paul Bley, Sam Rivers, soprattutto, per me, Anthony Braxton, e anche Braxton e Rivers insieme, nel disco di Dave Holland «Conference Of The Birds», un classico di quel decennio, alla cui particolare atmosfera sonora il suo drumming sparuto e incisivo diede un contributo importante.

 Poi io l’ho perso di vista; leggo qui che si trasferì in Europa, insegnò e che da qualche anno è tornato a vivere e a lavorare negli USA. In questo suo trio, 3Dom Factor, che opera dal 2012, a un altro veterano della scena del post-free, il bassista Joe Fonda, Altschul ha associato il più giovane Jon Irabagon, saxofonista del quartetto Mostly Other People Do The Killing.

 Qui li senti in un pezzo lungo, tutto improvvisato, e poi nella composizione di Monk, il cui titolo qui ha una breve prefazione («A Tale Of Monk»), quasi a mettere le mani avanti, benché si tratti di un’esecuzione rispettosa. «Racconti dell’imprevisto», dice il titolo di questo disco; di veramente imprevisto io non ho sentito molto, nemmeno nell’improvvisazione non preordinata, ma è musica che ho ascoltato con interesse e anche con piacere, e con piacere ho constatato che Altschul, passati i settanta, è in buonissima forma.

 As The Tale Begins (Altschul-Fonda-Irabagon), da «Tales Of The Unforeseen», TUM CD 044. Jon Irabagon, sax tenore e sopranino; Joe Fonda, contrabbasso; Barry Altschul, batteria. Registrato nel 2015.

 A Tale Of Monk: Ask Me Now (Monk), id.

sabato 17 ottobre 2015

It’s All Right With Me – I’Ve Got You Under My Skin – Easy To Love (Teddy Wilson)

 Teddy Wilson a Londra nel 1977, sessantacinquenne e in grandissimo spolvero.

 A voler cercare qualche «lezione» in queste esecuzioni non si faticherà a trovarne; io t’invito a prestare attenzione particolare al modo in cui Wilson,  praticando il tempo rubato, p.e. nell’esposizione di Easy To Love, non trasgredisca mai al tactus, cioè al proporzionato impulso ritmico orizzontale della melodia. Insomma, il pianista si prende delle libertà con il tempo, ma senza mai correre o trascinare: immagina un «elastico» musicale, che si ora si tende, ora si rilascia e così si allarga e si assottiglia senza alterare le sue proporzioni.

 It’s All Right With Me (Porter), da «Plays Cole Porter», Black Lion. Teddy Wilson, piano. Registrato nel novembre 1977.

 I’Ve Got You Under My Skin (Porter), id.

 Easy To Love (Porter), id.

giovedì 15 ottobre 2015

Muscle Shoals Blues – Birmingham Blues (Fats Waller)

 Era il 1922 e Fats Waller aveva diciotto anni. Grazie agli uffici di Clarence Williams, Fats esordiva su disco OKeh suonando Muscle Shoals Blues, il cui spartito aveva visto per la prima volta quel giorno stesso, e una sua composizione sulla faccia B, in realtà una composizione estemporanea registrata per insistenza dell’entusiasta produttore della seduta Ralph Peer.

 Fats adolescente aveva già bene nelle dita e negli avambracci la meccanica dello stride piano, appresa osservando il player piano a casa dell’amico Wilson Brooks e perfezionata poi con James Price Johnson, il maggior esponente di quello stile. Il tempo è ancora un po’ rigido, ma già caratteristica è la delicatezza del tocco e degli abbellimenti alla mano destra.


 Muscle Shoals Blues (Handy), da «The Complete Recorded Works Vol. 1» JPS Records JSP927. Fats Waller, piano. Registrato il 21 ottobre 1922.

 Birmingham Blues (Waller), id.

mercoledì 14 ottobre 2015

Ooo, Those Blues – Misty Night (King Fleming)

 You’ve been an important teacher for many musicians. Who were your mentors?
 Two of my main mentors were the pianist and bandleader King Fleming,  who is still performing (…).
(Lei è stato un insegnante importante per molti musicisti. Chi sono stati i suoi, di mentori?
 Due dei principali sono stati il pianista e caporchestra King Fleming, che sta ancora lavorando (…).
Muhal Richard Abrams intervistato da Larry Applebaum nel 1996).

 Walter «King» Fleming, che era nato a Chicago nel 1922, è morto l’anno scorso. Il suo rapporto con «Muhal» Abrams, uno dei fondatori e dei personaggi più rappresentativi dell’AACM, esemplifica bene la continuità della tradizione musicale nella città dalle spalle robuste (Carl Sandburg), culla del jazz.

 Ooo, Those Blues (Fleming), da «Misty Night», Argo LP 4004. King Fleming, piano; Rail Wilson, contrabbasso; Royce Rowan, batteria. Registrato nell’autunno del 1960.

 Misty Night (Fleming), id.

martedì 13 ottobre 2015

The Pipes Of Medb – Medb’s Blues (Terry Riley & Rova Saxophone Quartet)

 Terry Riley ha composto nel 1987 questa suite ispirato da un ciclo epico irlandese dell’VIII secolo, Taín Bó Cuailnge; in alcuni dei movimenti ha voluto che i dedicatari, cioè i quattro virtuosi del Rova Saxophone Quartet, impiegassero quella che Riley chiama nelle note «resonant intonation», ossia gli intervalli naturali della scala pitagorica, ricavati dalla successione delle quinte ascendenti senza temperamento (con il risultato, alle nostre orecchie irredimibilmente temperate, di terze e seste un po’ off).

 Per rispettare questo dettato del compositore, i quattro devono essersi sottoposti a veri cimenti di diteggiatura e imboccatura. La seconda parte della composizione, in cui i Rova improvvisano a turni sul cantus firmus provvisto da tre saxofoni, è effettivamente un blues.

 The Pipes Of Medb – Medb’s Blues (Riley), da «Chanting the Light Of Foresight», New Albion NA064CD. Rova Saxophone Quartet: Jon Raskin, Larry Ochs, Steve Adams, Bruce Ackley. Registrato nel luglio 1993.

lunedì 12 ottobre 2015

Search For The New Land (Lee Morgan)

 Lee Morgan registrò questo disco nel febbraio del 1964, due mesi dopo «The Sidewinder», quello spartiacque della sua carriera che lo riportò in auge dopo due anni difficili in cui era praticamente scomparso dalla scena.

 Morgan avrebbe passato buona parte degli otto anni che gli restavano a, essenzialmente, cercare di rifare la title track di quel disco, che ebbe un eccezionale (per un disco jazz) successo commerciale e, come la Settimana Enigmistica, «ben 205 tentativi d’imitazione». La Blue Note si affrettò appunto a fargli mettere in cantiere un’impresa, nelle speranze, simile, «The Rumproller», che uscì nel 1965 senza ripetere il successo di «The Sidewinder». «Search For The New Land» avrebbe visto la luce solo nel 1966, e le andò ancora bene rispetto a un’altra seduta in sestetto, incisa nell’agosto del 1964 e pubblicata addirittura nel 1979 («Tom Cat»).

 Se «The Sidewinder» non fosse stato lo hit impreveduto che fu, Morgan avrebbe probabilmente proseguito sulla strada molto personale e per alcuni aspetti innovativa che «Search For The New Land» indicava e che invece imboccò solo a tratti. La sua carriera sarebbe allora stata diversa e, se non diverso, più ricco il panorama del jazz fra anni Sessanta e Settanta.

 Search For The New Land (Morgan), da «Search For The New Land», Blue Note 7243 5 89102 1. Lee Morgan, tromba; Wayne Shorter, sax tenore; Grant Green, chitarra; Herbie Hancock, piano; Reggie Workman, contrababsso; Billy Higgins, batteria. Registrato il 15 febbraio 1964.

domenica 11 ottobre 2015

The Goat And The Archer (Woody Shaw)

 Questo post prende l’abbrivo da quello di due giorni fa.

 «Song Of Songs», 1972, è il secondo disco a nome di Woody Shaw. Segue di due anni «Blackstone Legacy» e secondo me è più interessante per concetto e per esecuzione. Nel blues alterato The Goat And The Archer, titolo che si riferisce al Capricorno, la costellazione di nascita di Shaw, la front line schiera due sax tenori: di Emanuel Boyd non so niente, come del resto del bassista e del batterista di questa seduta; Bennie Maupin in quegli anni era un sideman frequente e molto valoroso di musicisti importanti.

 Leggi che cosa scrive Woody Shaw nelle note di copertina:

(…) mi stufo dopo due chorus di suonare la stessa sequenza armonica; la differenza tra la musica di oggi e quella, per dire, di dieci anni fa o poco prima sta proprio qui. Mi piacciono le sovrapposizioni armoniche, suonare volutamente in una tonalità estranea per poi risolvere [in quella d’impianto]”.

 Come nel complesso di Henderson e Shaw sentito due giorni fa, il pianista è George Cables. Ho trovato il suo assolo, in questo contesto, sorprendente.

 The Goat And The Archer (Shaw), da «Song Of Songs», [Contemporary] OJCCD-1893-2. Woody Shaw, tromba; Bennie Maupin, Emanuel Boyd, sax tenore; George Cables, piano; Henry Franklin, contrabbasso; Woodrow Theus II, batteria. Registrato nel settembre 1972.

sabato 10 ottobre 2015

Young Werther (Brad Mehldau)

 Le dediche di Jnp sono solo per le ascoltatrici, non tante ma molto distinte, e per Paolo il Lancianese nel giorno del suo compleanno, l’otto di aprile.

 Luciana, a differenza della dedicataria di ieri, gode di eccellente salute e ha solo il difetto di ammirare Brad Mehldau secondo me un po’ troppo.

 Questo è già un Mehldau vintage, dal suo primo disco di vent’anni fa. Mamma mia, come passa il tempo.

 Young Werther (Mehldau), da «Introducing Brad Mehldau», Warner Bros. 9362-45997-2. Brad Mehldau, piano; Larry Grenadier, contrabbasso; Jorge Rossy, batteria. Registrato il 13 marzo 1995.

venerdì 9 ottobre 2015

Caribbean Fire Dance – A Shade Of Jade (Joe Henderson)

 Un anno di un blog, come quello di un cane, ne vale sette di una persona, l’ho deciso io adesso.

 A trentacinque anni suonati, Jazz nel pomeriggio può prendersi la licenza di agire come una radio libera degli anni Settanta. La musica di oggi è dedicata a Isabella, al momento valetudinaria in quel di Cagliari, comprensibilmente esasperata ma non tanto da toglierle la voglia di jazz né lo spirito indomito per cui va nota.

 I voti che starai facendo per il pronto ricupero della socia non ti distolgano dall’apprezzare queste infuocate esecuzioni di un quintetto/sestetto a nome di Joe Henderson, che, se non sbaglio di grosso, non ha lasciato registrazioni in studio.

 Caribbean Fire Dance (Henderson), da «At The Lighthouse», Milestone 00025218471428. Woody Shaw, tromba; Joe Henderson, sax tenore; George Cables, piano elettrico; Ron McClure, contrabbasso; Lenny White, batteria; Tony Waters, conga. Registrato nel settembre 1970.

 A Shade Of Jade (Henderson), ib.; c.s. senza Waters.

giovedì 8 ottobre 2015

Tribute To Louis Armstrong (Benny Carter)

 Cat Anderson, Benny Carter e Joe Newman, in quest’ordine, alla tromba  in un’affettuosa impersonificazione di Louis Armstrong. Newman canta anche con la voce di Satchmo.

 Tribute To Louis Armstrong [When It’s Sleepy Time Down South / I’m Confessin’ / When You’re Smiling], da «Live And Well In Japan», [Pablo] OJCCD-736-2. Cat Anderson, Joe Newman, tromba; Benny Carter, tromba e sax alto; Budd Johnson, sax tenore; Cecil Payne, sax baritono; Nat Pierce, piano; George Duvivier, contrabbasso; Harold Jones, batteria. Registrato il 29 aprile 1977.

mercoledì 7 ottobre 2015

Good Bait – Don’t Blame Me (Miles Davis)

 Miles Davis al festival internazionale del jazz di Parigi del 1949, dove arrivò in compagnia di Tadd Dameron e James Moody, e a loro si unirono poi Kenny Clarke, trovato in loco, e un bassista francese. Quest’esibizione vide molto postuma la luce nel 1977.

 Miles, che tornato in patria entrò in una crisi esistenziale, quindi professionale, che sarebbe durata qualche anno, esibì alla Salle Pleyel uno stile estroverso, vicino a quello di Gillespie e Navarro e ben differente da quello che gli appassionati europei avevano conosciuto dai dischi, principalmente quelli con il quintetto di Charlie Parker. Anche Parker fu presente a quel festival, in pessima forma. Ricordo il pittoresco resoconto di quella spedizione contenuto in Bird Lives! di Ross Russell, il produttore dei dischi Dial di Parker; peccato che, com’è noto, quel bel libro sia pieno zeppo di balle e di invenzioni di sana pianta.

 L’annunciatore radiofonico francese, come sentirai, la mette giù molto dura sulla modernità del complesso. In effetti, si trattava di uno dei primi contingenti di jazzisti americani di scuola moderna, e di tale levatura, ad arrivare in Europa dopo la guerra.

 Good Bait, melodiosa composizione di Tadd Dameron, presenta la singolarità della sezione a contrasto che ripete identico il tema della prima, una quarta sopra. Dameron, mai stato un pianista di nota, qui si disimpegna invece con onore.

 Good Bait (Dameron), da «The Miles Davis And Tadd Dameron Quintet In Paris», Columbia JC 34804. Miles Davis, tromba; James Moody, sax tenore; Tadd Dameron, piano; Barney Spieler, contrabbasso; Kenny Clarke, batteria. Registrato l’8 maggio 1949.

 Don’t Blame Me (Fields-McHugh), id.

martedì 6 ottobre 2015

Chairman Mao (Old And New Dreams)

 Chairman Mao (Haden), da «Old And New Dreams», Black Saint 120 013-2. Old And New Dreams: Don Cherry, cornetta; Dewey Redman, sax tenore; Charlie Haden, contrabbasso; Ed Blackwell, batteria. Registrato nell’ottobre 1976.

lunedì 5 ottobre 2015

Cottontail – C Jam Blues – Perdido (Duke Ellington & Billy Strayhorn)

 Le esecuzioni pianistiche a quattro mani di Ellington e Strayhorn del 1950, di cui abbiamo già sentito parecchio tempo fa, non sono solo curiosità; nella diversità e complementarietà dei due stili e delle rispettive tecniche pianistiche, con Strayhorn che siede sempre alla destra di Duke, si avverte un certo rimunerativo agonismo.

 Sarà forse un po’ crudele osservare che in realtà non c’è proprio gara: una nota di Duke ne vale dieci di Strayhorn, che come pianista si è comunque distinto meglio altre volte.

 In Perdido, invece, Strayhorn non c’è; al prescenio sentiamo il violoncello di Oscar Pettiford, che nell’assolo fa tante citazioni da fare invidia a Dexter Gordon (due sono di canzoni ellingtoniane). Nelle note di copertina, John Maher congettura trattarsi della prima apparizione del violoncello in un disco di jazz, ma io ricordo almeno Harry Babasin con Dodo Marmarosa nel 1947, tre anni prima.

 Cottontail (Ellington), da «Great Times! Duke Ellington & Billy Strayhorn Piano Duets», [Riverside] OJCCD-108-2. Duke Ellington e Billy Strayhorn, piano a quattro mani; Wendell Marshall, contrabbasso. Registrato nel 1950.

 C Jam Blues (Ellington), id.

 Perdido (Tizol-Lengsfelder-Drake), ib. Ellington; Oscar Pettiford, violoncello; Lloyd Trotman, contrabbasso; Jo Jones, batteria.

domenica 4 ottobre 2015

Bass Blues (Scott LaFaro) – Summertime (Joe Gordon)

 Titolo del disco evocativo con sopratitolo («Joe Gordon & Scott LaFaro») e foto di copertina decettivi, perché non sentiamo quei due grandi e al cielo cari insieme, bensì in due formazioni e in due anni diversi, ma colti l’uno e l’altro al più classico ritrovo jazzistico sud-californiano di quegli anni, il Lighthouse di Hermosa Beach. Né le due occasioni possono dirsi pienamente indicative del «West Coast Jazz», che fra 1958 e 1960 era già più che declinante al soffio del vento dalla costa Est, peraltro ben percettibile in queste esecuzioni.

 Nel quartetto con Scott LaFaro sono in rilievo il caro Richie Kamuca e l’estroso inglese Victor Feldman, che con LaFaro fa la parte del leone; Joe Gordon, due anni dopo, è uno dei Men di Shelly Manne, c’è di nuovo Kamuca e, in Summertime, Russ Freeman che accompagna con spiritata intensità, e anche il suo assolo è di concentrata, vivissima espressione.

 Bass Blues (Coltrane), da «West Coast Days», Fresh Sound FSR-CD 370. Richie Kamuca, sax tenore; Victor Feldman, piano; Scott LaFaro, contrabbasso; Stan Levey, batteria. Registrato nel settembre 1958.

 Summertime (G. & I. Gershwin), ib. Joe Gordon, tromba; Richie Kamuca, sax tenore; Russ Freeman, piano; Monte Budwig, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 31 luglio 1960.

sabato 3 ottobre 2015

Nica’s Tempo (Denny Zeitlin)

 Denny Zeitlin suona una composizione di Gigi Gryce, una delle alcune dedicate a Pannonica de Koenigswarter, la baronessa mecenate di tanti jazzmen, in particolare di Charlie Parker e Thelonious Monk, che per lei scrisse l’incantevole ballad Pannonica.

 Dedico questo pezzo, casomai mi leggesse e ascoltasse, a Lorenza Cattadori, jazzologa e cultrice insigne della baronessa.

 Nica’s Tempo (Gryce), da «Cathexis», Columbia 01-467709-10. Denny Zeitlin, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Freddie Waits, batteria. Registrato nel 1964.

venerdì 2 ottobre 2015

Old Folks – Milestones (Wynton Kelly)

 Wynton Kelly nel 1965 al lavoro all’Half Note di New York, musica colta da un appassionato e pubblicata parecchi anni dopo dalla meritoria Xanadu.

 La musica delle tre serate – le altre sono il 25 giugno e il 2 luglio –  è brillante e intensa, con un’intimità particolare; intendo dire che è uno di quei live in cui sembra proprio di stare a un tavolino del club, lì davanti a loro che suonano.

 Old Folks (Robinson-Lee), da «Blues On Purpose», Xanadu 198. Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria. Registrato il 17 agosto 1965.

 Milestones (Davis), id.

giovedì 1 ottobre 2015

Summer Song – Stupid Song (Bob Brookmeyer)

 Bob Brookmeyer, appunto, plays the piano con una ritmica danese. Summer Song è Summertime travisata.

 Arranger’s piano molto gradevole e prima apparizione di Brookmeyer su «Jazz nel pomeriggio» come titolare di un post.

 Summer Song (Brookmeyer), da «Bob Brookmeyer Plays Piano», Challenge CHR 64103. Bob Brookmeyer, piano; Mads Vinding, contrabbasso; Alex Riel, batteria. Registrato nel giugno 2000.

 Stupid Song (Brookmeyer), id.