martedì 10 agosto 2010

Summertime (Albert Ayler)

  Fra l’autunno del 1962 e il principio del 1963, Albert Ayler fu per qualche settimana a Copenhagen, in coincidenza con un ingaggio del trio di Cecil Taylor al Café Montmartre (Taylor lo avrebbe voluto con sé nell’occasione, ma non ce ne furono i soldi).

  Per la trasmissione della radio danese «Jazz 63», Ayler effettuò allora le sue prime registrazioni discografiche, con un trio raccogliticcio composto dal pianista Niels Brønsted, NHØP al contrabbasso (sedicenne e già bravissimo) e Ronnie Gardiner, un altro americano, alla batteria: un trio, data l’occasionalità, niente più che professionale, che è molto più di quanto possa dirsi della prestazione di Ayler, che è deplorevole; solo in qualche momento di Summertime si intuisce, con fatica, qualcosa dello splendore a venire.

  Prima, a beneficio, degli ascoltatori radiofonici, Albert si presenta brevemente. La sua voce è sorprendentemente delicata e, come è stato osservato, ricorda quella di Eric Dolphy.

  Presentazione di Albert Ayler, da «My Name Is Albert Ayler», Black Lion BLCD760211. 14 gennaio 1963.




  Summertime (G. e I. Gershwin), ib. Albert Ayler, sax tenore; Niels Brønsted, piano; Niels-Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso; Ronnie Gardiner, batteria.


5 commenti:

Maurizio Brancaleoni ha detto...

In assoluto la mia versione preferita di Summertime.

Marco Bertoli ha detto...

De gustibus.

Marco Bertoli ha detto...

Guardando il tuo blog con attenzione, però, capisco meglio le ragioni della tua preferenza. Per me, questo disco di Ayler è istruttivo in quanto mostra che perfino un inortodosso come lui poteva suonare semplicemente male…

Maurizio Brancaleoni ha detto...

A me è sempre sembrato che qui 'suonasse male' di proposito.

Marco Bertoli ha detto...

Io credo che Ayler, di proposito, non facesse quasi nulla, almeno in musica.