Fra l’autunno del 1962 e il principio del 1963, Albert Ayler fu per qualche settimana a Copenhagen, in coincidenza con un ingaggio del trio di Cecil Taylor al Café Montmartre (Taylor lo avrebbe voluto con sé nell’occasione, ma non ce ne furono i soldi).
Per la trasmissione della radio danese «Jazz 63», Ayler effettuò allora le sue prime registrazioni discografiche, con un trio raccogliticcio composto dal pianista Niels Brønsted, NHØP al contrabbasso (sedicenne e già bravissimo) e Ronnie Gardiner, un altro americano, alla batteria: un trio, data l’occasionalità, niente più che professionale, che è molto più di quanto possa dirsi della prestazione di Ayler, che è deplorevole; solo in qualche momento di Summertime si intuisce, con fatica, qualcosa dello splendore a venire.
Prima, a beneficio, degli ascoltatori radiofonici, Albert si presenta brevemente. La sua voce è sorprendentemente delicata e, come è stato osservato, ricorda quella di Eric Dolphy.
Presentazione di Albert Ayler, da «My Name Is Albert Ayler», Black Lion BLCD760211. 14 gennaio 1963.
Summertime (G. e I. Gershwin), ib. Albert Ayler, sax tenore; Niels Brønsted, piano; Niels-Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso; Ronnie Gardiner, batteria.
5 commenti:
In assoluto la mia versione preferita di Summertime.
De gustibus.
Guardando il tuo blog con attenzione, però, capisco meglio le ragioni della tua preferenza. Per me, questo disco di Ayler è istruttivo in quanto mostra che perfino un inortodosso come lui poteva suonare semplicemente male…
A me è sempre sembrato che qui 'suonasse male' di proposito.
Io credo che Ayler, di proposito, non facesse quasi nulla, almeno in musica.
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