Restiamo in ambito coltraniano con questo disco che il grande pianista Steve Kuhn (che hai sentito con Art Farmer pochi giorni fa) gli ha di recente dedicato. Kuhn, come certamente sai, fu il pianista originale del quartetto di Coltrane durante un ingaggio alla Jazz Gallery di New York, nei primi tre mesi del 1960. È vero che Coltrane lo scritturò in attesa che venisse disponibile McCoy Tyner, ma è vero anche che, fra tanti pianisti, Coltrane scelse lui (all’epoca ventunenne), la cui concezione musicale era molto avanzata. La take di Kuhn su notissime composizioni di Coltrane o su pezzi a lui legati indissolubilmente, come I Want to Talk About You, è molto personale ed è interessante la scelta di Joe Lovano come voce guida. Qui ti faccio sentire Welcome (quizzetto: da dove viene la prima frase del tema?), incisa da Coltrane nel 1965. La versione di Kuhn è radicalmente diversa dall’originale. Mi piacerebbe che mi dicessi che cosa ne pensi.
Welcome (Coltrane), da «Mostly Coltrane», ECM 2099. Joe Lovano, sax tenore; Steve Kuhn, piano; David Finck, contrabbasso; Joey Baron, batteria. Registrato nel dicembre 2008.
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5 commenti:
Senza parole. Marco, ti confesso che non avevo comprato il disco un pò perché in fase di rifiuto dell'estetica Ecm (una sindrome che ha colpito più di una persona, mi sa) e soprattutto perché sospettoso di Lovano, un sassofonista che non sono mai riuscito ad amare.
Invece... Ascolto questo brano e mi vergogno di quelle remore e quelle barriere. Sembra che la rarefazione e l'essenzialità volute e portate da Kuhn costringano Lovano a stare sul "cuore" del pezzo, a non allontanarsi dal nucleo melodico più intimo.
Ma quante volte avrà ascoltato "Everybody digs..." del sommo Bill il grande Kuhn? Corro a comprare il disco...
M.G.
Dico - e Dio mi perdoni, se questa è una bestemmia - che questa versione mi emoziona più dell'originale (l'ho appena risentito). Merito di Kuhn, certamente. Ma sia data lode anche a Lovano.
M.G. fa bene a correre a comprare "Mostly Coltrane". E' un disco stupendo (e ne ha fatti tanti, di dischi così, l'ECM, dài!).
E' vero Paolo, ne ha fatto molti. Ma sai, da tremendo provinciale campagnolo quale sono, vivo di flussi e blocchi: il mese ESP, il mese Impulse, il mese Booker Ervin, il mese Pete La Roca... Blue Note e Bill Evans, no, quelli quasi tutti i giorni!
Anch'io non ho resistito e mi sono riascoltato poco fa l'originale: mmmhhh, siamo in due a bestemmiare... Sì, lode a Kuhn e a Lovano.
M.G.
Guarda guarda, ho creato due mostri.
Il disco di Kuhn è molto bello (nella diatriba sulla ECM non entro, in questo periodo ho pochissime energie e poi ho già dato); condivido con M.G. la generale perplessità su Lovano, che è un musicista coi fiocchi ma boh, e devo dire che la perplessità non mi è stata tutto sommato dissipata nemmeno da questo disco, in cui naturalmente suona benissimo.
Ma comunque no, non preferisco il Welcome di Lovano-Kuhn a quello del quartetto di Coltrane, che nella sua semplicità (la melodia delle prime battute a cui alludevo nel post è la seconda semifrase di Happy Birthday to You) è un vero miracolo, soprattutto, sospetto, per merito di Elvin. Riacoltatelo adesso, ragazzi.
L'ho infatti riascoltata, adesso. In realtà prima avevo recuperato non l'originale ma la versione dell'anno dopo, che è in "Last Performance at Newport" (con altra formazione), dove a un certo punto Coltrane, al soprano, se ne va per la tangente, verso territori che faccio ancora fatica a frequentare. In "Transition", in effetti, è tutta un'altra cosa. Una sublime dolcezza.
Cercando cercando, ho trovato anche un Santana che non ricordavo ("Welcome" è anche il titolo del disco, 1973), ma con troppi scampanellii; e una versione pianistica di Jessica Williams: delicata, molto delicata, troppo delicata...
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