Guardando le statistiche del sito, vedo con sorpresa che questo pezzo, che ho pubblicato due settimane fa, è stato ascoltato una sola volta e non è stato ritenuto degno di un commento. Sono sorpreso, perché avrei giurato che l’incantevole melodia di Abdullah Ibrahim e la magnifica esecuzione del suo settetto avrebbero incontrato il gusto del colto e dell’inclita. Ma magari ti è solo sfuggita. Sì, dev’essere andata così: eccezionalmente, dunque, ne replico la pubblicazione.
Song for Sathima (Abdullah Ibrahim), da «Water from an Ancient Well», ENJA/Tiptoe 888812 2. Dick Griffin, trombone; Carlos Ward, sax alto; Ricky Ford, sax tenore; Charles Davis, sax baritono; Abdullah Ibrahim, piano; Cecil McBee, contrabbasso; Ben Riley, batteria. Registrato nell’ottobre 1985.
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6 commenti:
A me sembra che la presenza di Ibrahim sia più che mai discreta, con i fiati che "tratteggiano" una melodia ipnotica (da ascoltare a occhi chiusi). Meraviglioso. Del resto, mi sembra che più o meno avvenga lo stesso nel brano eponimo del disco, e anche in "The Wedding", che quanto a bellezza sono solo un gradino più sotto. E neppure. O no?
E sì!
Altro Ibrahim in arrivo, non subito, però.
avrei giurato che l’incantevole melodia di Abdullah Ibrahim e la magnifica esecuzione del suo settetto avrebbero incontrato il gusto del colto e dell’inclita.
Ma se nessuno l'ha ascoltata, né il colto, né l'inclita, possono averla trovata (o meno) di loro gusto.
Io ascoltata adesso (ma nell'orribile cassone dell'ufficio) e mi è piaciuta (anche se la mia giornata odierna richiederebbe un po' più di energia)
Ma se nessuno l'ha ascoltata, né il colto, né l'inclita, possono averla trovata (o meno) di loro gusto.
Giusto
se la mia giornata odierna richiederebbe un po' più di energia
sta arrivando
Marco, grazie alla segnalazione di Musica Jazz, da qualche giorno ascolto i brani che proponi. Complimenti per l'idea e per l'impegno. Allego il commento a un brano di Ibrahim (sono subito andato a cercare l'autore dopo avere scoperto il sito): mi ha colpino la mancanza di commenti che hai segnalato. E' il mio autore preferito e quest'anno sono riuscito a vederlo al teatro Manzoni a Milano. Voglio vedere tutti i grandi e, data l'età del pianista sudafricano, pensavo di non riuscirci con Ibrahim. In verità ha suonato ben poco, ma ha fatto suonare la sua musica immortale ai giovani.
A presto
Roberto Morandi
Bergamo
roberto.morandi@virgilio.it
Ciao Roberto, grazie a te. Scusa se ti rispondo solo ora ma il commento mi era sfuggito. Pur abitando a Milano, ho vergognosamente «bucato” Ibrahim, ma sono contento che, pur risparomandosi, abbia fatto brillare la sua musica.
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