Ogni tanto, mentre ascolto una musica o semplicemente ci penso, mi vieni in mente tu, lettrice/lettore, e mi dico: di questo voglio parlarle. Spesso lo faccio, altrettanto spesso no, perché non trovo la voglia o il tempo di comporre il post come mi piacerebbe e come dovrei. Ma è una sciocchezza, perché se questo luogo vale per qualcosa, questa è la musica, non quello che io ci scrivo intorno (spero non sopra).
E insomma, tutto per dire che, sì, prima o poi ti scriverò qualcosa di articolato a proposito di Yusef Lateef, ma non vedo perché intanto dovrei privarti del suo ascolto. Naturalmente, se vuoi, ne puoi parlare tu, qui sotto, anzi ne sarei felice.
Blues for the Orient (Lateef), da «Eastern Sounds», OJC 612. Yusef Lateef, oboe; Barry Harris, piano; Ernie Farrow, contrabasso; Lex Humphries, batteria. Registrato nel settembre 1961.
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2 commenti:
E dunque di Bill Evans ce ne sono tre, con il molto più giovane sassofonista che agli inizi degli anni Ottanta suonò con Miles Davis. Ma Yusef Lateef, per me, è d'un'altra razza. Uno di quelli che, quando li ascolti (e - non so come spiegarmi - non c'entra niente con la loro bravura, ma con qualcosa di diverso e di più), ti fanno pensare che il mondo, senza di loro, sarebbe stato ancora peggio di quello che è. Un altro è l'anche da te amatissimo Roland Kirk. E un altro è proprio Bill Evans, quello vero. Lateef, poi, ha saputo triangolare come pochi, o nessuno (per quel che ne capisco io), America, Africa nera e medioriente. Dedicherò la giornata di oggi a riascoltare tutto quello che ho di lui.
Grazie Paolo.
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