venerdì 31 dicembre 2010

Ezz-thetic I, II, III (George Russell) (Grant Green)

  Ezz-thetic di George Russell in due versioni del suo compositore, una del 1956 in sestetto, l’altra pure con un sestetto ma diversamente composto (ci sono Eric Dolphy e Don Ellis), del 1961; infine nella versione di Grant Green del 1964. Con Joe Henderson nella front line (e James Spaulding, che sembra Jackie McLean), le armonizzazioni inconfondibili di McCoy Tyner e il drive di Elvin Jones, l’algido bozzetto russelliano, quasi una caricatura espressionistica, diventa hard bop al calor bianco.

  A proposito, ecco un quiz estemporaneo: sulla sequenza armonica di quale canzone
Ezz-thetic è costruita? La soluzione nei commenti.

  Ezz-thetic (Russell), da «The Complete Bluebird Recordings of George Russell», Lone Hill Jazz LHJ10177. Art Farmer, tromba; Hal McKusick, sax alto; Barry Galbraith, chitarra; Bill Evans, piano; Milt Hinton, contrabbasso; Joe Harris, batteria. Registrato il 31 marzo 1956.




  Ezz-thetic, da «Ezz-thetics», Riverside OJCCD-070-2. Don Ellis, tromba; Dave Baker, trombone; Eric Dolphy, sax alto; George Russell, piano; Steve Swallow, contrabbasso; Joe Hunt, batteria. Registrato l’8 maggio 1961.




  Ezz-thetic, da «Solid», Blue Note 33580. James Spaulding, sax alto; Joe Henderson, sax tenore; Grant Green, chitarra; McCoy Tyner, piano; Bob Cranshaw, contrabbasso; Elvin Jones, batteria. Registrato nel maggio 1964.

4 commenti:

Marco Bertoli ha detto...

Ezz-thetic si basa sugli accordi di Love For Sale di Cole Porter.

sergio pasquandrea ha detto...

il bill evans 1956-1959, il mio preferito in assoluto. qui in vena particolarmente tristaniana.

Marco Bertoli ha detto...

Sono d'accordo, l'Evans di quei primi anni, in cui erano chiaramente avvertibili gli influssi di Tristano, Powell e secondo me anche Horace Silver, comunicava una freschezza e un'eccitazione che dopo non ha più avuto

Buon anno!

Marco

Anonimo ha detto...

E' vero, l'influsso di Silver (e secondo me anche di Kelly) sul suo suono di quegli anni è stato sempre poco o per nulla rilevato. Non so se quella freschezza e quell'eccitazione fossero conseguenza di un processo in corso di esplorazione ed appropriazione di un universo sonoro ed espressivo parzialmente e paradossalmente "nuovo" per lui (che aveva appreso la"lingua" jazz da alloglotto), però è indubbio che in quegli anni era più aperto, meno ripiegato su stesso,più swingante ed elastico, meno ossessionato dallo scavo di quei temi sui quali sarebbe ritornato o rimasto implacabilmente negli anni a venire. M.G.