La trasferta parigina fu un mezzo disastro; anche Monk ci mise del suo. Dopo la sua prima esibizione, la sera del 3 giugno alla Salle Playel,
(…) il concerto finì e i musicisti erano passati nel caffè della Salle Pleyel per una jam session informale, Thelonious apparve più disteso ma chiaramente ubriaco. Suonò con Gerry Mulligan e i suoi, più qualche musicista locale. Secondo Horricks, Thelonious sabotò la seduta con il suo accompagnamento ritmicamente sfasato e le sue armonie bislacche, attirandosi gli sguardi straniti e iracondi degli altri musicisti. Non di Mulligan, però, che fu pari alla sfida e stabilì un fertile dialogo musicale con Monk.
(…)
Danny Halperin, un canadese che scriveva per il Continental Daily Mail e che era diventato amico stretto di molti musicisti jazz, ricorda di essere stato con Monk la notte dopo il primo concerto, e che lui si lamentò della reazione del pubblico. «Non prestano veramente attenzione a quello che suono». Gerry Mulligan, che aveva sentito, s’inserì nella conversazione e disse a Monk: «Non te ne preoccupare… D’ora in poi, io ti ascolterò. Starò sotto il palcoscenico a sentire, se ti girerai un po’ da quella parte mi vedrai». Pare che il consiglio funzionasse, perché il 3 giugno, giovedì, seconda serata del festival, Monk fece un ritorno a gonfie vele. Sobrio e concentrato, ignorò i «gesti irrispettosi» rivoltigli da qualcuno fra il pubblico, si sedette al piano e si mise a fare sul serio.
(Robin D. G. Kelley, Thelonious Monk: the Life and Times of an American Original, Free Press 2010, pp. 172-73).
Monk e Mulligan rimasero amici, e secondo me qui lo si sente bene.
I Mean You (Monk), da «Mulligan Meets Monk» Original Jazz Classics (Riverside) OJC20 301-2. Gerry Mulligan, sax baritono; Thelonious Monk, piano; Wilbur Ware, contrabbasso; Shadow Wilson, batteria. Registrato il 12 o 13 agosto 1957.
Sweet and Lovely (Arnheim-Tobias-Lemare), ib.
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