Randy Weston produsse da sé questo disco nel 1964 ma non riuscì a trovargli una distribuzione prima del 1972, allorché se ne incaricò la Atlantic. La cosa sorprende, non solo perché la musica è di grande qualità ma perché almeno una delle composizioni, Willie’s Tune, presenta molte caratteristiche di un hit jazzistico degli anni in cui venne inciso: gli anni del soul jazz e di The Sidewinder di Lee Morgan, epoca in cui circolavano ancora nei juke box i 45 giri di jazz. Con una intro o un outchorus potrebbe benissimo essere un pezzo di Horace Silver.
Come saprai, Weston (che da giovane fu un protégé di Monk) è stato uno dei musicisti jazz che ha studiato più seriamente la musica africana e l’ha incorporata nella sua; oltre ad aver viaggiato per tutto il continente, dal 1968 ha riseduto per diversi anni in Marocco. Quanto proficuamente abbia integrato soprattutto i concetti ritmici africani nelle sue composizioni, lo mostra il pezzo che dà il titolo al disco: il 6/8 che noi subito percepiamo come metro, suggerito dall’ostinato del contrabbasso, è in realtà poi scomposto e ricomposto nella sovrapposizione di livelli ritmici, come viene enunciato il semplice tema (che non è poi che un riff per coagulare per un attimo il metro e lanciare il solista) e specialmente nel poderoso assolo di Weston, dal minuto 07:35.
Apprezza, al sax tenore, il grande Booker Ervin. Ray Copeland, anche arrangiatore della seduta, era un altro veterano monkiano (è lui il trombettista che si ascolta in «Monk's Music», il disco con Coleman Hawkins e Coltrane).
Willie’s Tune (Weston), da «African Cookbook» Koch 8517. Ray Copeland, tromba; Booker Ervin, sax tenore; Randy Weston, piano; Vishnu Wood, contrabbasso; Lennie McBrowne, batteria; Big Black, Harold Murray, percussioni. Registrato nell’ottobre 1964.
African Cookbook (Weston), ib.
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