Nel 1959, quando John Coltrane la incise per la prima volta nel disco omonimo, Giant Steps rappresentava qualcosa di nuovo nel jazz: i «passi da gigante» erano quelli della sequenza armonica, in cui il basso divideva l'ottava in parti uguali, scendendo con intervalli di terza maggiore. In questo modo, i solisti non potevano ancorarsi all’accordo di dominante e alla sua risoluzione, secondo la formula armonica più classica del jazz moderno (ii-v-i). Oggi questa progressione (Coltrane changes) i jazzisti la studiano a scuola, ma all’epoca mise in difficoltà pianisti come Cedar Walton, che la provò (ne è rimasta testimonianza) per poi rinunciare, e Tommy Flanagan, che invece compare in quel disco Atlantic ma che, in nulla assistito dal tempo micidiale staccato da Coltrane, nel suo assolo finisce com’è noto per farfalle dopo poche battute, salvandosi con il mestiere.
Ventidue anni dopo, Flanagan si è rifatto con questa versione in trio, a tempo abbastanza comodo e questa volta, secondo il suo solito, impeccabile, e che all’inizio della cadenza finale cita quella di Coltrane nell’editio princeps.
Giant Steps (Coltrane), da «Giant Steps - In Memory of John Coltrane», Enja 4022. Tommy Flanagan, piano; George Mraz, contrabbasso; Al Foster, batteria. Registrato a New York il 17 febbraio 1982.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento