Herbie Hancock post-Miles e pre-«Head Hunters». È l’ultimo disco con il complesso Mwandishi, il primo per la Columbia e uno dei suoi di minor successo: il pubblico del jazz ne rimase sconcertato, benché Hancock non fosse nuovissimo all’elettronica, mentre per quello del rock, sia pure progressivo, era ancora sotto il radar.
Il primo minuto è duro da mandare giù anche oggi, perché, a noi posteri consapevoli, rimanda a diverse cose indigeribili. Ma tieni duro e armati di un po’ di spirito storico, perché poi le cose si fanno interessanti. Effettivamente, nel 1972 c’era di che restare basiti.
Rain Dance (Hancock), da «Sextant», Columbia/Sony SRCS 9338. Eddie Henderson, tromba; Julian Priester, trombone; Bennie Maupin, sax tenore; Herbie Hancock, tastiere; Patrick Gleason, sintetizzatore Arp; Buster Williams, basso elettrico; Buck Clarke, percussioni. Registrato nel 1972.
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1 commento:
Hancock, dal suo esordio fino a Sextant ed Headhunters, me piace. Il suo jazz funk è molto ganzo, e se la merdaglia fusion ha preso un po' da lui e ci porta ormai a spiacevoli associazioni d'idee... beh, pazienza, è colpa della merdaglia fusion, non di Herbie quando ancora era forte! :)
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