Ho la più grande ammirazione per Dave Holland, che fra l’altro ha un curriculum che nessun altro bassista vivente eguaglia, ma i complessi a suo nome degli ultimi vent’anni – per tacere della big band – non mi hanno mai persuaso appieno: impeccabili e nient’altro.
Tuttavia, su un tempo lento-moderato, il suo quintetto azzecca un’allure estatica che, in una tarda nottata già quasi mattina di ex-ferragosto (scrivo alle 03:53 del 16 agosto) mi va quasi a genio. Be thankful for little mercies.
Make Believe (Holland), da «Extended Play - Live at Birdland», ECM 1864. Steve Potter, sax alto; Robin Eubanks, trombone; Steve Nelson, vibrafono; Dave Holland, contrabbasso; Billy Kilson, batteria. Registrato nel novembre 2001.
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4 commenti:
Io, per me, tolgo il "quasi", anche se è mezzogiorno. O forse proprio per questo.
Ciao Paolo! Ho qui una cosa per te e non riesco mai ad andare alle poste…
Come mai così severo ? Io lo vidi in quartetto tempo fa a Rovereto e devo dire che fu un concerto che non mi dispiacque affatto.
Poi certo sono consapevole di essere molto più facilmente impressionabile ;)
aL
Certo neanche a me le formazioni di Holland dispiacciono: sarebbe impossibile, visto che, per repertorio e formazione, sono congegnate apposta per piacere a tutti gli ascoltatori di buon gusto. Ma nelle composizioni astutamente orecchiabili, nel 'tiro' implacabile e inesorabile della ritmica, negli arrangiamenti scintillanti come gli assoli, vedo una superficie smaltata e dura che mi ricorda orchestre e arrangiatori bianchi degli anni Cinquanta: i quali, come ricorderai tu che sei un mio lettore affezionato, non entrano nel mio gusto (anche se Holland ha sempre l'accortezza, anche politica, di contornarsi di sidemen neri).
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