Questo disco di Charlie Rouse non è uno dei tanti che in quegli anni (primi Sessanta) si misero a traino della moda della bossa nova. Non somiglia cioè affatto ai dischi ispirati alla b.n. di altri grandi saxofonisti come Stan Getz e Coleman Hawkins.
Per cominciare, il repertorio non comprende nessuno di quei cavalli di battaglia, prestissimo e inevitabilmente consunti: ragazze di Ipanema, waves, corcovadi, piogge di marzo… e la formazione è composta di due chitarre in prevalenza acustiche e di due percussionisti in aggiunta a un batterista regolare e un bassista. Rouse, poi, non addolcisce per niente la sua maniera abituale, anzi, è più astringente e abrasivo che mai. Ne risulta un disco unico che, per quanto mi riguarda, è il più bel disco a mia conoscenza che un jazzista abbia dedicato alla musica brasiliana, forse più vicino ai ritmi e alle sonorità originali del samba che della bossa nova.
Aconteceu (Cesar-Cezar-Lincolin), da «Bossa Nova Bacchanal», Blue Note 4119. Charlie Rouse, sax tenore; Kenny Burrell, Chauncey «Lord» Westbrook, chitarra; Larry Gales, contrabbasso; Willie Bobo, batteria; Patato Valdez, conga; Garvin Masseaux, chekere. Registrato il 26 novembre 1962.
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Meci Bon Dieu (Casseus), id.
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Samba de Orfeu (Bonfa), id.
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2 commenti:
Come ho detto al comune amico Paolospari, mi trovo quasi sempre in accordo con le tue scelte ed i tuoi commenti. Qui, su Rouse ed i suoi baccanali carioca, l'intesa è totale e telepatica: penso che questo disco, fortemente in sospetto di piccolo capolavoro, sia tra i più sottovalutati del catalogo Blue Note. Forse perché, Burrell a parte, la band non era la solita all stars parade di centinaia di album dell'etichetta. Forse perché Rouse non veniva preso troppo sul serio come leader. Forse perché, come hai scritto, la scelta dei brani denotava eterodossia e non lasciava un rassicurante retrogusto di aspartame. Certo è che questo gioiello alla fine non ha avuto la fortuna che avrebbe meritato.
Ma un pensierino ad un altro disco di quello pseudo genere (o facile maniera) mi viene a solleticare... Mi riferisco a "Soul samba" di Ike Quebec, un sassofonista quasi agli antipodi espressivi di Rouse, ma che in quell'album trova un equilibrio che spesso gli è mancato. Certo, è un disco molto più piacione, molto meno avventuroso di quello di Rouse, però dai, "Goin' home" ed altre perle melodiche si fanno ascoltare con molto piacere...
M.G.
great minds think alike
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