Tony Williams, che fra un paio di mesi sarà stato morto già da quindici anni, è una figura in qualche modo enigmatica del jazz moderno. Ragazzo prodigio della batteria, assunto da Miles Davis prima di compiere i diciotto anni, prima dei venti aveva già inciso a nome proprio per la Blue Note (oltre a una quantità di dischi come sideman di Andrew Hill, Herbie Hancock, Eric Dolphy) due opere straordinarie per audacia e per risultati assoluti, fra le più avanzate del periodo: questo «Life Time» (Lifetime sarà poi il nome della sua band più famosa) e «Spring». Allontanatosi da Miles, guidò il Lifetime, forse la declinazione più personale di quello che allora si chiamava «jazz-rock», poi sparì piuttosto velocemente dalla scena, vittima di non so bene quali problemi personali.
Durante quel semiritiro, oltre a sottoporsi a psicoanalisi, perfezionò i propri studi musicali (nei suoi due Blue Note era compositore di tutti i pezzi – nel secondo che qui ti propongo non suona nemmeno) nel senso più accademico, praticando assiduamente il contrappunto e la fuga. Alcuni anni prima della morte precoce tornò all’attività con formazioni all-stars ormai essenzialmente revivalistiche.
Nel febbraio di questo 1964 Williams aveva inciso con Eric Dolphy «Out To Lunch», sorta di «manoscritto del Mar Morto» del jazz contemporaneo: si sente qui chiaramente come la lezione di Dolphy non gli fosse andata perduta.
Memory (Williams), da «Life Time», Blue Note CDP 7 84180 2. Herbie Hancock, piano; Bobby Hutcherson, vibrafono, marimba; Tony Williams, batteria, percussioni. Registrato il 24 agosto 1964.
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Barb’s Song to the Wizard (Williams), id. Hancock; Ron Carter, contrabbasso.
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