A un certo momento della sua vita Jelly Roll Morton girava con una carta da visita che lo definiva «originator of blues and jazz». Nessuno può vantare la paternità di una forma d’arte, naturalmente, ma se per gioco dovessimo assegnare quella del jazz, non avrei molti dubbi a darla a Jelly Roll. Se non conosci la sua importanza di compositore, pianista, organizzatore e primo intellettuale del jazz, come l’ha definito Alan Lomax, cara lettrice, caro lettore: corri ai ripari, io qui non ho tempo né voglia di aiutarti.
Io dirò solo che secondo me Jelly Roll Morton è stato, dopo Louis Armstrong, la più grande voce maschile del jazz. Lo dimostra in questo Buddy Bolden Blues (noto anche come I Thought I Heard Buddy Bolden Say e con versi lievemente differenti), in cui evoca, in un misterioso contesto che potrebbe ben essere voodoo (alle cui pratiche JRM era tutt’altro che estraneo) ed è comunque senz’altro denso in double talk, personaggi leggendari della New Orleans della sua giovinezza come i musicisti Buddy Bolden, appunto, Frankie Dusen, Judge Fogharty. Accompagnandosi al piano, passa da un sobrio stile barrel house alle raffinatezze, nell’ultimo chorus, del grande interprete e compositore di ragtime che era. Morton incise questo Buddy Bolden Blues nell’ambito delle sue registrazioni documentarie per la Library of Congress di Washington nel maggio 1938, su iniziativa di Alan Lomax, tutte raccolte in un box dalla Rounder Records (011661189720).
Il testo di Buddy Bolden Blues come cantato da Jelly Roll Morton:
And I thought I heard Buddy Bolden say
Nasty bunch of dirty, take it away
You're terrible, you're awful, Take it away,
I thought I heard him say.
I thought I heard Buddy Bolden shout
Open up the window, let the bad air out
Open up that window, let the foul air out
I thought I heard him shout.
I thought I heard Judge Fogarty say,
Thirty days in the Market, Take him away
Give him a good broom to sweep with, take him away
I thought I heard him say.
Nel 1979 il trio Air, una delle grandi formazioni post-free del decennio (Henry Threadgill ai saxes e al flauto, Fred Hopkins al contrabbasso, Steve McCall alla batteria) pubblicò «Air Lore» (RCA 6578-2-RB), omaggio alle radici più profonde del jazz. Proprio su Buddy Bolden Blues Threadgill, al tenore, esegue un assolo vocale, d’intensità devastante, e gli altri due non gli sono da meno (Hopkins, morto alcuni anni fa, è stato forse il più forte contrabbassista degli ultimi trent’anni. Sorry, William Parker).
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6 commenti:
Proprio nessun commento su Jelly Roll? Che smidollati. Mi domando se non farei meglio ad andarmente a spasso, con queste belle giornate.
Guarda un po', che dopo averlo ascoltato in loop ero venuta qua per commentare..
Tra l'altro con la pioggia ci sta da dio.
Firmato la quasi-smidollata
Sarò smidollatone, eh, però commentare l'ovvio dicendo che JRM è un genio è facile. Tra l'altro questo pezzo non lo conoscevo (ho solo il materiale dei Peppers). Sulla sua grandezza di cantante concordo.
Grazie della visita, I.I. Scusa se non ti ho messo nei blog che leggo, anche se ti leggo, ma cerco di mantenere una minima dignità almeno qui.
Hai visto Carter, sopra? L'ho fatto per te!
Visto, mi sento onoratyssimo della dedica. So che Carter, tra l'altro, è presente nel prossimo disco di Odean Pope.
So che Carter, tra l'altro, è presente nel prossimo disco di Odean Pope.
Lo farà a pezzetti, povero Pope.
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