Lascio per pochi giorni la redazione di JnP ma, come già l’anno scorso, la pubblicazione delle musiche continuerà quotidiana. Agli eventuali commenti risponderò al mio ritorno. Ciao.
Questo disco, terzo e ultimo di Don Cherry per la Blue Note, ti immerge subito, con Awake Nu, in una temperie ornettiana. Anche Pharoah Sanders, solista d’ispirazione e di concetto così difformi da quelli di Coleman, vi si adegua, se pure non senza frizione.
Ma parlare solo di ambito colemaniano a proposito di questi dischi non è giusto. Cherry è stato cruciale e consustanziale alla definizione della musica di Ornette come si è definita nei tardi Cinquanta-primi Sessanta, tanto che non è così facile dire dove cominci l’uno e finisca l’altro. Cherry, che forse non ha avuto ancora una valutazione critica adeguata, ai primi ascoltatori suonò non meno inconsueto e nuovo di Ornette, anzi forse di più, vista la tradizione del suo strumento. Ecco che cosa ne scrisse nel 1966 A. B. Spellman:
Ancora più complicate erano le cose con Don Cherry. Nel 1958 ero abituato agli articolatissimi arpeggi degli hard bopper, cioè di Clifford Brown e di quelli della sua scuola. Le note di Cherry, come quelle di Ornette, mi sembravano imprecise, raggiunte per puro caso. Cherry stava lavorando a una costruzione dell’assolo che non aveva nulla in comune con la disinvolta sicurezza che era la norma negli anni Cinquanta.
(A. B. Spellman, Four Lives in the Bebop Business, Limelight 1995 [1966], p. 117)
There Is The Bomb, senza tradire le premesse, mostra Cherry in un suo pénchant già più astratto rispetto a Ornette.
Awake Nu (Cherry), da «Where Is Brooklyn?», Blue Note 11435. Don Cherry, cornetta; Pharoah Sanders, sax tenore; Henry Grimes, contrabbasso; Ed Blackwell, batteria. Registrato l’11 novembre 1966.
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There Is The Bomb (Cherry), id.
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