giovedì 9 febbraio 2012

Caravan (Franco D’Andrea)

  Come sai seguo poco o per nulla l’attualità jazzistica, o per meglio dire seguo solo pochi artisti che m’incuriosiscono e raramente mi deludono. Degli italiani, forse il solo Franco D’Andrea: questa sua nuova uscita con diverse formazioni dal vivo, ma incentrate sullo sperimentatissimo quartetto, mi lasciava perplesso per la sua dovizia – ben due ore di musica – ma non mi sono annoiato un momento. Senti questa versione di Caravan, dallo swing potente malgrado l’assenza del contrabbasso (ma con Han Bennink al rullante).

  Caravan (Tizol), da «Traditions and Clusters», El Gallo Rojo 314-55. Daniele D’Agaro, clarinetto; Mauro Ottolini, trombone; Franco D’Andrea, piano; Han Bennink, tamburo rullante. Registrato il 4 marzo 2011.



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3 commenti:

negrodeath ha detto...

Un giorno o l'altro sarebbe interessante un post in cui spieghi il perché del percome dell'attualità disinteressante salvo qui pochi. Questo è davvero un bel pezzo, già che ci siamo. :)

Marco Bertoli ha detto...

Questione di tempo: così tanto dietro di me, così poco davanti. Inoltre, i jazzisti del passato avevano un tempo generalmente migliore di quelli di oggi.

E tu, che jazzisti italiani ascolti?

negrodeath ha detto...

Ah, pensavo parlassi di jazz contemporaneo in generale, non solo italiano. Di nostrani, mi piacciono (oltre a D'Andrea che comunque conosco poco, alla luce dei millemila dischi incisi) Caterina Palazzi, Mauro Ottolini e Piero Bittolo Bon. Che, ne convengo, son pochini...