martedì 31 gennaio 2012

You Can Depend On Me (Earl Hines)

  Oh che bello: Earl «Fatha» Hines con un manipolo di ellingtoniani più Pee Wee Russell, no less. Difficile chiedere di meglio, un martedì mattina di gennaio.

  You Can Depend On Me (Hines), da «Once Upon A Time», Impulse-A-1908. Ray Nance, Cat Anderson, tromba; Buster Cooper, trombone; Pee Wee Russell, clarinetto; Paul Gonsalves, sax tenore; Earl Hines, piano; Aaron Bell, contrabbasso; Sonny Greer, batteria. Registrato il 10 o il 12 gennaio 1966.



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lunedì 30 gennaio 2012

The Fox (Harold Land)

  Evocato alcuni giorni fa in un commento, ecco Harold Land in questo bel disco che gli vede compagno, nella front line, Dupree Bolton (1929-1993), trombettista mercuriale, una specie di Clifford Brown survoltato. Di lui è rimasto pochissimo: questo disco, uno di Curtis Amy e uno a nome proprio. Dopo finì in prigione e da lì sulle strade di San Francisco, tradizionalmente popolate di buskers di molto talento e poca fortuna. Poco prima della morte Ted Gioia ebbe la ventura di ripescarlo, come racconta qui.

  The Fox è un tema di esecuzione intricata di Elmo Hope, su cui Bolton (come del resto Land) si disimpegna da virtuoso.

The Fox (Hope), da «The Fox», Contemporary/OJCCD-343-2. Dupree Bolton, tromba; Harold Land, sax tenore; Elmo Hope, piano; Herbie Lewis, contrabbasso; Frank Butler, batteria. Registrato nell’agosto 1959.



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domenica 29 gennaio 2012

Unchained Melody (King Curtis)

  Figliole e figlioli, questa è musica.

  (No, sul serio: c’è più jazz in due battute di sax tenore di King Curtis che in tutta la produzione ECM o, boh, Egea degli ultimi anni).

  Unchained Melody (North-Zaret), da «Azure», Essential Media Group. King Curtis, sax tenore, con orchestra e coro. Registrato il 26 agosto 1960.



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sabato 28 gennaio 2012

Confirmation - My Little Suede Shoes - Out of Nowhere (Joe Albany)

  Un’altra delle vite perdute del bebop, Joe Albany (1924-1988), in due sedute degli anni Settanta.

  Il primo disco, del 1979, è dedicato a composizioni di Charlie Parker, che per Albany si dice avesse una predilezione. In questo disco, come in quello di cinque anni prima con NHØP e come negli altri di Albany risalenti a quel decennio, l’impressione frustrante è quella di stare ascoltando uno che dev’essere stato un gran pianista, una volta.

  Confirmation (Parker), da «Bird Lives!», Storyville 4164. Joe Albany, piano; Art Davis, contrabbasso; Roy Haynes, batteria. Registrato il 4 gennaio 1979.



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  My Little Suede Shoes (Parker), id.



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  Out of Nowhere (Green-Heyman), da «Two’s Company…», Steeplechase 31019. Joe Albany, piano; Niels Henning Ørsted Pedersen, contrabbasso. Registrato il 17 febbraio 1974.



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venerdì 27 gennaio 2012

Blue in Green - Killing Me Softly With His Words (Hampton Hawes)

  Hampton Hawes mi piacque non appena lo sentii duettare con Charlie Haden su Turnaround di Ornette, avevo tredici o quattordici anni. Ma mi ci è voluto del tempo per imparare la profondità e (non so come meglio dire) la verità del suo stile, la sua relazione profonda e naturale con le radici culturali della musica, la sua nuda sincerità espressiva perfino in certi brutti dischi col piano elettrico dei primi anni Settanta. Maturando poi delle mie riflessioni sulla tecnica strumentale in relazione alla musica, ho capito anche che eccezionale pianista sia stato.

  Qui senti Hamp a pochi mesi dalla morte, che lo colse prematurissimamente nel 1977, e allo zenith della ricchezza lessicale ed emotiva, accompagnato davvero come meglio non sarebbe possibile da Brown e da Manne.

  Blue in Green, immortalata da Miles Davis e Bill Evans in «Kind of Blue» e poi ripetuta tante volte da Evans stesso, è riletta come se i tre non conoscessero nemmeno quella prima versione, ed è un disvelamento. Killing Me Softly è una canzone che nel 1974 conobbe un immenso successo internazionale e che è piaciuta a molti jazzisti, benché non si presti moltissimo all’improvvisazione. È anche una delle mie canzoni preferite e per questo te la propongo qui dopo averti proposto tempo fa la versione più famosa, quella di Roberta Flack.

  Blue in Green (Evans), da «At the Piano», Contemporary/OJCCD 877. Hampton Hawes, piano; Ray Brown, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato nell’agosto 1976.



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  Killing Me Softly With His Words (Fox-Gimbel), id.



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giovedì 26 gennaio 2012

Lonesome Blues (Louis Armstrong and His Hot Five)

  Louis, da quanto tempo!

  Lonesome Blues (Hardin), da «King Louis», Properbox 93. Louis Armstrong and His Hot Five: Kid Ory, trombone; Johnny Dodds, clarinetto; Lil Hardin, piano; Johnny St. Cyr, banjo. Registrato il 23 giugno 1926.



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mercoledì 25 gennaio 2012

Too Close for Comfort - Violets for your Furs (Jutta Hipp)

  Jutta Hipp (1925-2003), tedesca, arrivò a New York nel 1954 dopo aver trascorso il primo dopoguerra in Unione Sovietica e poi in Germania. Ebbe tre o quattro anni di attività intensa e di buon successo e fra i dischi incisi il più famoso fu questo con Zoot Sims.
  Poi si ritirò dalle scene, conducendo il resto della vita come cucitrice e pittrice dilettante e tagliando i ponti con il mondo della musica (con l’eccezione, almeno secondo Wikipedia, di Lee Konitz). Una perdita minore per il jazz, per quanto si trattasse di una pianista piacevole e swingante. La scena le è comunque rubata qui da Zoot Sims.

  Too Close for Comfort (Bock-Weiss-Holofcener), da «Jutta Hipp with Zoot Sims», Blue Note 52439. Jerry Lloyd, tromba: Zoot Sims, sax tenore; Jutta Hipp, piano; Ahmed Abdul-Malik, contrabbasso; Ed Thigpen, batteria. Registrato il 28 luglio 1956.



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  Violets for your Furs (Dennis-Adair), id.



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martedì 24 gennaio 2012

White Christmas (Booker Ervin), No Regrets - Heart and Soul (Teddy Edwards)

  Per suggerimento di M.G., il polìmate genovese che illustra spesso la finestra dei commenti (e nella cui città, alle prime avvisaglie di primavera, potremmo far convenire un ritrovo di jazzomani del pomeriggio), ecco White Christmas nell’esecuzione di Booker Ervin, esattamente un mese dopo la data conveniente.

  Lo associo per arbitrio a un altro tenorista, diversissimo e che pure mi piace molto, il californiano Teddy Edwards, qui in un’uscita con organo e in un quartetto che include anche il grande contrabbassista Leroy Vinnegar («the Walker»).

  White Christmas (Berlin), da «Structurally Sound», Blue Note 7243 5 27545 2 6. Booker Ervin, sax tenore; John Hicks, piano; Red Mitchell, contrabbasso; Lenny McBrowne, batteria. Registrato nel dicembre 1966.



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  No Regrets (Edwards), da «Heart & Soul», Contemporary/OJCCD-177-2. Teddy Edwards, sax tenore; Gerry Wiggins, organo; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Milt Turner, batteria. Registrato nel 1962.



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  Heart and Soul (Loesser-Camichael), id.



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lunedì 23 gennaio 2012

Deep Night (Booker Ervin) (Betty Carter)

  Booker Ervin aveva un modo suo, in apparenza sgarbato, di maneggiare le ballad; non si trattava tuttavia dell’approccio sarcastico e perfino malevolo di Sonny Rollins, quanto di una specie di affetto rustico e scontroso.

  Un’altra che con le ballad aveva una maniera tutta sua era Betty Carter, che ti propongo nella sua personalissima versione della medesima canzone di Rudy Vallee. Ad accomunarla a quella di Ervin c’è la presenza di un pianista che apprezzo molto e che ti ho già presentato, John Hicks.

  Deep Night (Vallee-Henderson), da «Structurally Sound», Blue Note 7243 5 27545 2 6. Booker Ervin, sax tenore; John Hicks, piano; Red Mitchell, contrabbasso; Lenny McBrowne, batteria. Registrato nel dicembre 1966.



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  Deep Night, da «The Audience with Betty Carter», Polygram 835 684-2. Betty Carter con John Hicks, piano; Curtis Lundy, contrabbasso; Kenny Washington, batteria. Registrato nel dicembre 1979.



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domenica 22 gennaio 2012

Loose Bloose (Bill Evans)

  Mi dispiace che Bill Evans non abbia voluto cimentarsi più spesso con i fiati, in formazioni insomma più ampie del trio. Suonerà una bestemmia: è mia sommessa ma radicata opinione che Evans si sia limitato troppo, nel corso della sua carriera, forse per insicurezza, e non a suo vantaggio.

  Io apprezzo molto, per esempio, questo disco del 1962, in cui la formazione estesa ha stimolato anche il suo estro compositivo. Poi c’è Philly Joe Jones, che Bill soleva indicare come il suo batterista preferito.

  Loose Bloose (Evans), da «Loose Blues», Milestone MCD-9200-2. Zoot Sims, sax tenore; Bill Evans, piano; Jim Hall, chitarra; Ron Carter, contrabbasso; Philly Joe Jones, batteria. Registrato il 21 o il 22 agosto 1962.



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sabato 21 gennaio 2012

I Get A Kick Out Of You (Ahmad Jamal)

  Non c’è due senza tre, dicono, dunque ecco il terzo grande pianista in sequenza. È una vecchia conoscenza di JnP, Ahmad Jamal, ed è uno dei nostri preferiti. Non ho davvero molto da dire su queste due esecuzioni, se non che Jamal è forse il pianista di jazz che più e meglio ha sollecitato le ottave alte del pianoforte; e che questa versione di Poinciana predata quella, famosissima, del 1958 con Vernell Fournier alla batteria, ed è piuttosto diversa.

  I Get A Kick Out Of You (Porter), da «Chamber Music of the New Jazz», Argo (Verve) LP-602. Ahmad Jamal, piano; Ray Crawford, chitarra; Israel Crosby, contrabbasso. Registrato il 23 maggio 1955.



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  Poinciana (Simon-Bernier), da «Ahmad Jamal Trio», Epic/Legacy (Sony) 52022372. Id. Registrato nell’ottobre 1955.



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venerdì 20 gennaio 2012

Have You Met Miss Jones? (Hank Jones)

  Hank Jones ha avuto uno dei tocchi più belli e, in generale, una delle esecuzioni più perfette fra tutti i pianisti di jazz (e fra i pianisti del XX secolo in generale, direi). In particolare, Jones mi sembra quello che ha assorbito meglio e con più personalità la lezione di Art Tatum, soprattutto il suo senso dei volumi e dell’equilibrio nell’esecuzione in assolo, come dimostra la resa di questo bellissimo standard di Richard Rodgers.

  Have You Met Miss Jones? (Rodgers-Hart), da «Hank Jones - Une Anthologie 1947-1956», Cabu Jazz Masters 543. Hank Jones, piano. Registrato l’8 agosto 1956.



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giovedì 19 gennaio 2012

I Love You - For Real - The Girl of Ipanema (Hampton Hawes)

  Hampton Hawes condivise occasionalmente due bassisti con Bill Evans, che può considerarsi, pianisticamente, il suo opposto.

  In «For Real!» Scott LaFaro, pre-Evans, ha ventidue anni ma è già ben sperimentato sulla scena di Los Angeles, la sua città; anche il suo stile appare formato, pur se qui, con Hawes, LaFaro sembra badare al corpo del suono più che non farà con Evans due anni dopo; tuttavia la scelta di note, l’ampio uso di terzine, la frequente interruzione del walkin’ regolare in quattro ne denunciano già chiaramente la personalità innovativa.

  In «Here and Now», Hawes suona con Chuck Israels, che aveva sostituito LaFaro nel trio di Evans. Israels, altro grande contrabbassista, è nel complesso più regolare di LaFaro, che in alcuni momenti andava a cozzare contro il pianista.

  Hampton Hawes, infine, è in entrambi i dischi in forma radiosa, malgrado la track list poco entusiasmante del secondo, che consiste quasi per intero di hit del momento (ci sono anche Chim Chim Cheree e People). Sentilo sgranare articolatissime quelle che davvero, in una metafora logora che qui riprende vita, sembrano «raffiche» di note: sode, inarrestabili, velocissime, eppure di traiettoria misteriosamente effettata. Di Girl of Ipanema, Hampton offre una versione swingante, non a bossa nova, che riprende la pratica bebop detta dell’anatole: dopo l’introduzione a tempo libero, in cui il tema è parzialmente enunciato e riarmonizzato, Hampton spara un conciso tema di netto sapore bebop sulle armonie del pezzo, ora arricchite di quarte alla mano sinistra e di un aroma modale: si era nel 1965 e anche lui aveva ascoltato McCoy Tyner. Nel suo assolo, sembra che Hampton aggredisca la musica staccandone e facendone volare in giro delle schegge acuminate.

  Nei primi due pezzi ammira una volta di più Harold Land, un altro californiano, il primo fiato (e uno dei pochi) a mai incidere con Hawes.

  I Love You (Porter), da «For Real!», Contemporary/OJCCD 7132. Harold Land, sax tenore; Hampton Hawes, piano; Scott LaFaro, contrabbasso; Frank Butler, batteria. Registrato il 17 maggio 1958.



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  For Real (Hawes-Land), id.



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  The Girl of Ipanema (Jobim), da «Here and Now», Contemporary/OJCCD 178-2. Hampton Hawes, piano; Chuck Israels, contrabbasso; Donald Bailey, batteria. Registrato il 12 maggio 1965.



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mercoledì 18 gennaio 2012

Dungeon Waltz - Moonlight Becomes You (Booker Little)

  Il disco contiene due sedute del 1958 che sono fra le più straight ahead e serene lasciateci da Booker Little (un esempio della seconda seduta, con formazione più ampia, te l’ho già presentato). Con Roach e Coleman, Booker è davvero nel suo brodo, e Tommy Flanagan si adatta bene a una composizione di Little aggraziata pur nel titolo misteriosamente truce, forse ironico.

  In Moonlight Becomes You, canzone un po’ sciropposa, il suono della tromba è «bianco», davvero lunare, e il fraseggio di Booker traccia delle linee ora angolose, ora serpentine, sviluppate su continui e improvvisi cambi di registro, estraendo dai semplici accordi del tema un lirismo del tutto personale che culmina nella lunga cadenza conclusiva.

  Dungeon Waltz (Little), da «Booker Little 4 & Max Roach», Blue Note CDP 84457 2. Booker Little, tromba; George Coleman, sax tenore; Tommy Flanagan, piano; Art Davis, contrabbasso; Max Roach, batteria. Registrato nell’ottobre del 1958.



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  Moonlight Becomes You (Van Heusen-Burke), id.



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martedì 17 gennaio 2012

Four (Joe Henderson)

  Dal vivo a Baltimora nel 1968, Joe Henderson con una insigne ritmica davisiana (1959-1963), in un caposaldo del repertorio degli anni Cinquanta del quintetto di Miles. Ogni volta che mi capita di sentire Jimmy Cobb, in qualunque contesto e comunque non spesso come mi piacerebbe, rifletto che si tratta davvero di uno dei più musicali e creativi dei batteristi moderni, non solo come accompagnatore, ma anche come solista.

  Four (Davis), da «Joe Henderson with the Wynton Kelly Trio – Four!», Verve 314 523 657-2. Joe Henderson, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria. Registrato il 21 aprile 1968.



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lunedì 16 gennaio 2012

Dunce - Ad Hoc (Lowell Davidson)

  Un altro di quei musicisti che compaiono e poi via subito e ciao, così tipici del jazz e dell’America degli anni Sessanta: Giuseppi Logan, Earl Anderza, John Jenkins. La ESP di Bernard Stollman si imbatté in diversi di loro, che registrava accompagnandoli, come qui, a musicisti illustri e simpatetici.

  Lowell Davidson (1941-1990), bostoniano, all’epoca era «nella vita» uno studente di chimica. Il fatto che sia morto men che cinquantenne di TBC, nel 1990, mi fa pensare che non se la dovesse passare troppo bene. È una versione minore, in tutti i sensi, del Cecil Taylor secondo periodo, tuttavia interessante per come indaga un côté impressionistico di quel tipo di pianismo e per il modo in cui riesce a sviluppare, da premesse frammentarie e anche esitanti, un discorso musicale intenso e incalzante, anche grazie ai forti accompagnatori, soprattutto Milford Graves.

  Dunce (Davidson), da «Lowell Davidson Trio», ESP 1012. Lowell Davidson, piano; Gary Peacock, contrabbasso; Milford Graves, batteria. Registrato il 27 luglio 1965.



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Ad Hoc (Davidson), id.



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domenica 15 gennaio 2012

Neophilia (Lee Morgan)

  Ovviamente Lee Morgan non sapeva che in quel luglio 1970 gli restava un anno e mezzo da vivere (Helen More gli avrebbe sparato nel jazz club newyorkese Slugs’ la sera del 19 febbraio 1972). Questi tre dischi riportano cinque set colti al Lightouse di Hermosa Beach, presso Los Angeles; sapendo come le cose si sarebbero svolte per il povero Lee, è difficile non leggervi, se non un testamento, una ricapitolazione, in certi titoli ma anche e soprattutto nella musica: il terzo di questi tre dischi contiene una rivisitazione di The Sidewinder.

  Neophilia inizia con un obbligato, seguito da un assolo di Bennie Maupin al clarinetto basso che ricorda irresistibilmente il suo lavoro in «Bitches Brew» di Miles Davis, uscito tre mesi prima.

  Neophilia (Maupin), da «Live at the Lighthouse», Blue Note 35228. Lee Morgan, flicorno; Bennie Maupin, clarinetto basso; Harold Mabern, piano; Jymie Merrit, contrabbasso amplificato; Mickey Roker, batteria. Registrato nel luglio 1970.



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sabato 14 gennaio 2012

Georgia On My Mind (Derek Bailey)

  Giusto dieci anni fa, dietro istigazione di John Zorn (che coppia), Derek Bailey incideva un disco tutto di standard, cavandosela benissimo, direi, anche se in modo piuttosto diverso di come l’avrebbe fatto – per dire – Joe Pass.

  Georgia On My Mind (Carmichael-Gorrell), da «Ballads», Tzadik TZ 7607. Derek Bailey, chitarra. Registrato il primo febbraio 2002.



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venerdì 13 gennaio 2012

Cracklin’ Bread (Charles Williams & Bubba Brooks)

  Pane croccante. David «Bubba» Brooks era fratello del grande Tina Brooks. Musica che trasuda l’untume e il crassume dell’autentico soul food.

  Cracklin’ Bread (Williams), da «Trees & Grass & Things», Mainstream PCD 23929. Charles Williams, sax alto; David «Bubba»Brooks, sax tenore; Don Pullen, piano; Cornell Dupree, chitarra; Jimmy Lewis, basso elettrico; William Curtis, batteria; Montego Joe, conga. Registrato nel 1971.



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giovedì 12 gennaio 2012

With Every Breath I Take - It’s Easy To Remember (Ben Webster)

  With Every Breath I Take (Rainger-Robin), da «Warm Moods», Warner Bros. 8122 73721 2. Ben Webster, sax tenore; Donn Trenner, piano, celesta; Don Bagley, contrabbasso; Frank Capp, batteria; Armond Karpoff, violoncello; Cecil Figelsky, viola; Alfred Lustgarten, Lisa Minghetti, violino. Registrato nel gennaio 1960.



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  It’s Easy To Remember (Rodgers-Hart), id.



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mercoledì 11 gennaio 2012

I’m Coming Virginia - A Walkin’ Thing (Benny Carter)

  Benny Carter, quintessenziale jazzista newyorkese, si accompagna qui in bell’accordo con un complesso di californiani, più Ben Webster.

  Al sax alto, Carter aveva uno stile senza tempo, perfettamente in sintonia con una ritmica moderna. Alla tromba, come in I’m Coming Virginia, è più legato alle sue origini ma altrettanto affascinante.

  I’m Coming Virginia (Heywood-Cook), da «Jazz Giant», Contemporary/OJCCD-167-2. Benny Carter, tromba; Ben Webster, sax tenore; Frank Rosolino, trombone; Jimmy Rowles, piano; Leroy Vinnegar, contrabbasso; Shelly Manne, batteria. Registrato il 22 luglio 1957.



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  A Walkin’ Thing (Carter), id. ma Carter suona il sax alto.



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martedì 10 gennaio 2012

Ezz-thetic (Lee Konitz & Harold Danko)

  George Russell è un compositore di cui apprezzo l’intelligenza senza che la sua musica mi piaccia particolarmente: devo aver già ricordato la cattiveria di Whitney Balliett, per il quale la sua musica assomigliava a «una malevola parodia» del jazz.

  Noto però che una composizione scostante come Ezz-thetic è un veicolo che, nelle mani di musicisti di alto livello, dà sempre risultati buoni e molto diversi; ma sospetto che il merito sia di Love for Sale di Cole Porter, sulle cui armonie Russell ha tortuosamente adagiato la sua melodia.

  Su JnP hai ascoltato Ezz-thetic in versioni dell’autore, di Grant Green (cerca nella nuvola qui a destra) e forse in altre.

  Ezz-thetic (Russell), da «Wild as Springtime», Candid CCD 79734. Lee Konitz, sax alto; Harold Danko, piano. Registrato il 29 o il 30 marzo 1984.



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lunedì 9 gennaio 2012

Guest Post #11: Gennaro Fucile & Ian Carr

  È l’anno nuovo e tornano con nuova lena i guest post nella figura del loro contributore più assiduo, il ciclopico Gennaro Fucile (no, non ha un occhio solo), che qui attende al suo grande amore, il jazzinglese che, come tutti sanno, è stato da lui inventato al principio degli anni Settanta, a Napoli.

  L'antologia «Elastic Jazz» citata da GF è una splendida antologia musicale, accompagnata da utilissime note in italiano e in inglese, che GF e Claudio Bonomi (lo zio del jazzinglese) hanno pubblicato pochi anni fa per la casa editrice Auditorium di Milano. Reperirne una copia è tutt’altro che facile, temo, ma vi incoraggio a provarci.

  Secondo i faziosi compilatori dell’antologia «Elastic Jazz», il 1970 è l’anno di nascita di quello che alcuni indicano come jazz inglese. La mamma è nota da sempre, non potrebbe essere altrimenti, è la musica afroamericana, mentre il padre è incerto, forse ignoto. Taluni suggeriscono che andrebbe cercato tra gli esuli sudafricani arruolati nella Brotherhood of Breath diretta da Chris McGregor, altri preferiscono attribuirne la paternità a qualcuno dei musicisti del giro del Little Theatre Club facente capo a John Stevens e Trevor Watts, artefici dello Spontaneous Music Ensemble, oppure agli ancor più radicali Derek Bailey e Evan Parker che lì si ritrovarono spesso. Fortemente sospette sono pure le botteghe musicali intestate a Graham Collier e Mike Westbrook, attive già dal 1967. C’è anche chi pensa che il papà si trovi dalle parti di Canterbury e fa i nomi dei componenti dei Soft Machine.

  Mah, resta tuttora da appurare come andarono davvero le cose. Fatto sta che nel 1970 videro la luce l’omonimo ellepì della Brotherhood of Breath, le prime uscite della intrasigente etichetta Incus di Bailey e Parker, «Third» della morbida macchina, e l’esordio dei Nucleus: «Elastic Rock».

  Nucleus fu un’invenzione e un cimento del trombettista Ian Carr che condusse l’impresa fino alla fine dei Settanta, ma la formazione di partenza non andò oltre il secondo album da cui proviene questa Song For The Bearded Lady. Qui si calca con maggior vigore sul pedale rock che nell’esordio, l’atmosfera è più torrida, Carr passeggia signorilmente in una selva di suoni elettrici, l’elastico è teso al massimo e… io nun capisco, ê vvote, che succede... e chello ca se vede, nun se crede! nun se crede!

  È nato nu criaturo…

  Song For The Bearded Lady (Jenkins) da «We’ll Talk About It Later», BGO CD47. Ian Carr, tromba, flicorno; Karl Jenkins, piano elettrico, oboe, sax baritono; Brian Smith, sax tenore, sax soprano, flauto; Chris Spedding, chitarra; Jeff Clyne, basso elettrico, contrabasso; John Marshall, batteria, percussioni. Registrato a Londra (Trident Studios) il 21 e 22 settembre 1970.



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domenica 8 gennaio 2012

Lover Come Back to Me - Old Folks (Stan Levey)

  Un quintetto di insigni West coaster in un programma e in un umore più boppeggiante del solito, sia pure con le caratteristiche umbratili che il migliore jazz californiano pur presentava.

  Qui trovi nella front line due musicisti sottovalutati, Candoli e soprattutto Richie Kamuca; c’è Lou Levy, pianista molto brillante, e c’è il leader titolare della seduta, Stan Levey (1925-2005), che fu fra i primi batteristi del bebop e uno dei pochissimi musicisti bianchi coinvolti nei primordi di quella rivoluzione.

  Lover Come Back to Me (Romberg-Hammerstein II), da «Stan Levey Quintet», V.S.O.P. #41. Conte Candoli, tromba; Richie Kamuca, sax tenore; Lou Levy, piano; Monty Budwig, contrabbasso; Stan Levey, batteria. Registrato nel giugno 1957.



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  Old Folks (Robinson-Hill), id.



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sabato 7 gennaio 2012

I Don’t Stand A Ghost Of A Chance With You - Look Here (Cozy Cole)

  Cozy Cole effettuò nel 1944 due sedute di registrazione con due all-stars per l’etichetta Continental, nota per lo stato dell’arte delle sue apparecchiature di registrazione e la precisione degli stampaggi. Della seduta del 21 novembre ti ho già presentato un Memories of You; di quella di una settimana prima senti adesso Ghost of a Chance e Look Here; in entrambe c’è ancora Coleman Hawkins nel momento forse del suo massimo splendore, e c’è Clyde Hart al piano (autore di Look Here), una delle principali figure di transizione fra tardo swing e bebop, che sarebbe morto di tubercolosi all’inizio dell’anno successivo.

  Nota: Hawkins comincia il suo assolo in Look Here citando Ornithology di Charlie Parker, che però non l’avrebbe incisa prima del marzo di due anni dopo.

  I Don’t Stand A Ghost Of A Chance With You (Crosby-Washington-Young), da «The Chronological Cozy Cole 1944-1945», Classics 865. Cozy Cole’s All Stars: Charlie Shavers, tromba; Hank D’Amico, clarinetto; Walter «Foots» Thomas, sax alto; Coleman Hawkins, sax tenore; Clyde Hart piano; Tiny Grimes, chitarra; Slam Stewart, contrabbasso; Cozy Cole, batteria. Registrato il 14 novembre 1944.



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  Look Here (Cole-Thomas-Hart), id.



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venerdì 6 gennaio 2012

Julie Ann (Cannonball Adderley) [era: Quiz #18]

  Indovinando al primo colpo il quiz, aL risulta anche l’unico lettore di JnP, a parte il Lancianese, ad aver vinto il quiz più di una volta. Complimenti!

  Julie Ann (Chanbers), da «Just Friends», Vee Jay/CD Charly 58. Freddie Hubbard, tromba; Cannonball Adderley, sax alto; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria. Registrato il 2 febbraio 1959.



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giovedì 5 gennaio 2012

Please Send Me Someone to Love (James Booker)

  New Orleans non è stata la «culla del jazz» e poi basta: ha continuato a essere un’incubatrice di musica di matrice afroamericana, di vera fusion africana, europea, latinoamericana e caraibica. Lo è perfino oggi; di sicuro lo era una trentina d’anni fa quando ancora era vivo James Booker (1939-1983), pianista extraordinaire, cantante, music man grandiosamente, oltranzisticamente rappresentativo della musica del delta senza troppe delimitazioni: jazz, rhythm and blues, soul, gospel.

  Please Send Me Someone to Love (Mayfield), da «Piano Prince of New Orleans», Black Sun Music. James Booker, piano e canto. Registrato ad Amburgo il primo gennaio 1976.



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mercoledì 4 gennaio 2012

Eccentricity (James P. Johnson)

  Un esempio di syncopated waltz (anche noto come ragtime waltz per via della sua forma) da parte del grande James Price Johnson, il papà di tutti i pianisti di jazz, che senti qui non in una registrazione fonografica, ma in un rullo di pianoforte meccanico. L’esecuzione, ehm, meccanica e il suono risonante del player piano hanno un fascino macchinistico molto particolare, che nulla toglie alla fantasia e all’invenzione pianistica del pezzo.

  I walzer-ragtime furono popolari negli anni Dieci, e ne scrisse qualcuno anche Scott Joplin. L’ultimo esempio ne è forse il Jitterbug Waltz di Fats Waller, già negli anni Quaranta.

  Eccentricity (Johnson), da «King of Stride Piano 1918-1944», Giant Of Jazz Recordings. Rullo di pianola realizzato nel 1921.



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martedì 3 gennaio 2012

Jimmy’s Old Funky Blues - Swing Low, Sweet Chariot (Jimmy Cleveland)

  Non so per te, ma per me i primi giorni dell’anno nuovo sono uno dei momenti malinconici dell’anno (in modo quieto, non da dare la testa nel muro). Del resto, gennaio è il crepuscolo mattinale dell’anno, quindi un umore crepuscolare ci sta.

  Reagisco con due esecuzioni tutt’altro che depresse di un musicista che mi mette sempre di buon umore, il magnifico Jimmy Cleveland, virtuoso del trombone, grande artista.

  Jimmy’s Old Funky Blues (Wilkins), da «Complete Recordings» Lonehill Jazz LHJ10235. Ray Copeland, tromba; Ernie Royal, flicorno; Jimmy Cleveland, trombone; Don Butterfield, basso tuba; Jerome Richardson, flauto; Junior Mance, piano; Bill Crow, contrabbasso; Art Taylor, batteria; Ernie Wilkins, arrangiamento. Registrato il 18 dicembre 1958.



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  Swing Low, Sweet Chariot (trad.), id.



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lunedì 2 gennaio 2012

Cherry Blossom (Horace Silver)

  Cherry Blossom (Silver), da «The Tokio Blues», Blue Note 50999 2 65146 2 8. Horace Silver, piano; Gene Taylor, contrabbasso; John Harris, batteria. Registrato il 14 luglio 1962.



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domenica 1 gennaio 2012

Hymn for the Old Year (Billy Hart) (The World Saxophone Quartet)

  E allora, buon anno 2012, ora che il 2011 è defunto. L’inno che Billy Hart e i suoi compagni hanno dedicato all’anno vecchio, che quella volta era il 1976, comincia piuttosto come una trenodia, continua poi in modo inquietante e finisce su uno sghembo corale, o canto innodico, appunto, alla cui buonafede però, a quel punto, non crede più nessuno.

  Nella medesima composizione di Oliver Lake, tre anni dopo, il World Saxophone Quartet, qui nella sua formazione originale, vista e sentita da me giovanetto a Milano nel 1978.

  Hymn for the Old Year (Lake), da «Enchance», A&M 75021-0818-2. Hannibal Marvin Peterson, tromba; Oliver Lake, sax alto; Dewey Redman, sax tenore; Don Pullen, piano; Dave Holland, contrabbasso; Billy Hart, batteria; Michael Carvin, percussioni. Registrato il 24 febbraio o il 3 marzo 1977.



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  Hymn for the Old Year, da «Revue», Black Saint 120056-2. The World Saxophone Quartet: Oliver Lake, sax soprano; Julius Hemphill, sax alto; David Murray, sax tenore; Hamiet Bluiett, sax baritono. Registrato il 14 ottobre 1980.



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