Nella prima metà degli anni Sessanta, Red Garland fu forse il più popolare dei pianisti jazz, grazie al suo lavoro nel primo quintetto di Miles Davis con Coltrane e, dopo, per una serie piuttosto lunga di dischi in trio per la Prestige, che conobbero un grande successo commerciale anche presso chi, probabilmente, il quintetto di Miles non lo conosceva.
Garland, che combinava a suo modo le influenze disparate di Ahmad Jamal, di Bud Powell e di Erroll Garner, era un pianista di grandissima facilità, nel senso di istinto e di destrezza ma anche nel senso che la parola facile assume in inglese: piacevole e sempre di buon gusto ma alla fine superficiale. I suoi tanti dischi in trio per lo più si equivalgono e, a mio giudizio, sono tutti ascrivibili a una superiore muzak jazzistica, particolarmente apprezzabile come sottofondo quando si stia facendo dell’altro.
(Se ti va, di I Ain’t Got Nobody puoi ascoltare la versione mirabile che diede nel 1937 Fats Waller).
Sonny Boy (Henderson-De Sylva-Brown), da «When There Are Grey Skies», Prestige/OJCCD-704-2. Red Garland, piano; Wendell Marshall, contrabbasso; Charli Persip, batteria. Registrato il 9 ottobre 1962.
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I Ain’t Got Nobody (Williams-Graham), id.
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2 commenti:
bellissimo il confronto!
Visto il numero di brani che hai riportato, sarebbe possibile fare una ricerca per brano.
Non è il senso degli standard?
Grazie e a presto
roberto.morandi@virgilio.it
È vero, dovrei avere il tempo (e la voglia) di aggiungere un tag in quel senso ai circa ottocento pezzi che ho pubblicato. Magari, se prendo l'influenza…
Grazie e ciao
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