sabato 29 ottobre 2011

Trav’lin - Walkin’ Stomp - Piazza Navona (Modern Jazz Quartet)

  «Plastic Dreams» (1971) è un disco controverso del Modern Jazz Quartet; l’unico, forse, nella carriera di un complesso che ha per il resto sempre messo d’accordo se non altro i suoi ammiratori. All’epoca a colpire fu anche la copertina, in rilievo.

  Io trovo che Trav’lin, con il suo modulo ritmico minimalista, sia addirittura profetico; Walkin’ Stomp, che apre il disco, è francamente funky (era il 1971, ricorda) e serve a ricordarci che Connie Kay partecipò a dozzine di sedute discografiche di r’n’b e anche di rock. Piazza Navona, qui alla sua terza versione discografica, è diversissima dalle prime due e molto godibile.

  Il resto del disco non è all’altezza di questi tre pezzi; la title track, in cui Lewis traffica con una tastiera elettrica che riproduce piuttosto malamente un clavicembalo, è anzi proprio bruttina.

  Trav’lin (Lewis), da «Plastic Dreams», Atlantic/Collectables COL-CD-6185. The Modern Jazz Quartet: Milt Jackson, vibrafono; John Lewis, piano; Percy Heath, contrabbasso; Connie Kay, batteria. Registrato nel 1971.



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  Walkin’ Stomp (Lewis), id.



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  Piazza Navona (Lewis), id. più Snookie Young e Joe Newman, tromba; Garnett Brown, trombone; Jim Buffington, corno; Don Butterfield, tuba.



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3 commenti:

prospettive musicali ha detto...

Bellissimi brani: un lato dell'Mjq che non conoscevo. Cercherò anche la title track, perché in genere mi piacciono le tastiere elettriche che riproducono piuttosto malamente un clavicembalo.
Ciao
Alessandro

Marco Bertoli ha detto...

in genere mi piacciono le tastiere elettriche che riproducono piuttosto malamente un clavicembalo.

Sei matto! Riascoltandolo, forse è un cembalo vero. Se non trovi il disco, dimmelo a me.

Anonimo ha detto...

Diciamo: non mi piace quando si usa un finto clavicembalo per imitarne uno vero ma mi piacciono le tastiere tipo il clavinet, nate magari per imitare appunto un clavicembalo ma poi assurte a vita propria sfruttandone le specificità, cioè quelle che le distinguono dallo strumento che erano nate per imitare. Quelle che erano inizialmente viste come imperfezioni diventano i caratteri peculiari dello strumento, i motivi per cui usare prorio quello e non la sua versione "giusta": è un po' la storia della chitarra elettrica o del Fender Rhodes o del Wurlitzer, che infatti sono rimasti e/o tornati, mentre nessuno suonerebbe più un Yamaha CP80, che imitava molto meglio un pianoforte acustico ma proprio per la sua assenza di particolari imperfezioni finiva per avere solamente un suono da pianoforte bruttino, comunque peggio degli attuali pianoforti elettronici, ovviamenti destinati anch'essi all'oblio. Sun Ra è stato uno più grandi maestri nello sfruttare tutte le storture di suono di tastiere dala timbrica improbabile.
Alessandro