domenica 2 ottobre 2011

Never Let Me Go (Bill Evans)

  Una volta il disco era il punto di arrivo di una carriera, oggi è il punto di partenza, il più delle volte, di niente. Ma stavo pensando in particolare al disco di piano solo. Gente come Earl Hines, Art Tatum, Oscar Peterson, Bill Evans, ci sono arrivati dopo decenni di lavoro: oggi qualunque pigiatasti all’esordio sbrodola assoli per delle mezz’ore.

  Bill Evans, per esempio, incise da solo per la prima volta (una delle pochissime, fra l’altro) solo nel 1968, e così scriveva, nelle note a quel disco, bellissimo:

  La mia esperienza professionale come pianista solista è poca cosa, e trovo triste che questa grande tradizione del jazz si trovi a rischio di estinzione per via dell'atteggiamento prevalente nel pubblico, che tende a relegare il solista di pianoforte a sottofondo per la conversazione o per la cena. Spero quindi che la mia esecuzione sia di livello sufficiente per avvicinare l’ascoltatore, senza distrazioni, al sentimento musicale che mi sono sforzato di raggiungere in queste registrazioni (…). Come la lunghezza dei pezzi dimostra, è forse in Never Let Me Go che il mio coinvolgimento è stato più completo.

  Never Let Me Go (Evans-Livingston), da «Alone», Verve 0602498840320. Bill Evans, piano. Registrato nel settembre o ottobre 1968.



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3 commenti:

Paolo Lancianese ha detto...

Che splendore! In un disco in cui tutto ciò che trovi è oro puro.

Alberto Forino ha detto...

Quando sento e leggo queste cose mi vergogno quasi di essere un pigiatasti wanna-be.

Jazz nel pomeriggio ha detto...

Non preoccuparti, finché non pubblicherai un disco in assolo (son un pigiatasti anch'io).