Di solito ti propongo musiche che mi piacciono, che ho avuto voglia di ascoltare, che ho scoperto e che voglio condividere con te. È con questo scopo che ho aperto il blog e che lo mantengo, con soddisfazione, da più di un anno. Poi, più raramente, capita che ti faccia sentire cose che invece mi hanno lasciato perplesso o peggio, per conoscere la tua opinione o per sottolineare qualche mia convinzione.
Qui, per esempio, abbiamo una seduta del 1997 con tre jazzisti grandi – Lee Konitz, Kenny Wheeler (titolare), Dave Holland – e uno distinto, Bill Frisell, e quello che ne esce è un prodotto a marchio ECM dei più scontati, come se i quattro si fosse messi d’impegno a fornire un rifinito campionario di ecm-ismi. Ho scelto a caso una delle nove composizioni di Kenny Wheeler: sono perfettamente intercambiabili e, a mio giudizio, tutte ugualmente anodine.
Past Present (Wheeler), da «Angel Song», ECM 1607. Kenny Wheeler, tromba; Lee Konitz, sax alto; Bill Frisell, chitarra; Dave Holland, contrabbasso. Registrato nel 1997.
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6 commenti:
se non l'avessi visto scritto, che quello era konitz, non ci sarei mai arrivato.
poi, devo dire che ci sono molte cose ecm che mi piacciono pure, ma l'effetto-eicher finisce per fare da schiacciasassi su buona parte del catalogo.
Fra poco però pubblicherò una cosa ECM nuovissima che mi è piaciuta
Girovagando per i vecchi post, mi sono imbattuto in questo e colgo l'occasione per farti la domanda che non ho mai posto in termini chiari ad altri grandi conoscitori di jazz: nello specifico, quali sono le critiche vengono comunemente rivolte alla ecm ? quali sono gli aspetti tecnici che vengono messi sotto accusa ? o è solo una questione di marketing ? giuro che non ho alcun intento provocatorio: vorrei soltanto capire le ragioni di una critica che ho sentito ripetere spesso, ma che non ho mai capito nei dettagli.
Grazie mille a te e a tutti quelli che vorranno esporre il loro punto di vista.
Ciao giob74, scusami se vedo il tuo commento con ritardo.
In realtà le accuse alla ECM non sono così comuni, nel senso che generalmente la direi godere del più grande favore da parte degli appassionati, dei critici e anche dei musicisti.
Chi, come me, raramente ama i suoi dischi, soprattutto quelli degli ultimi dieci-quindici anni, ne osserva la tendenza a replicare sempre lo stesso "prodotto" con gli stessi caratteri organolettici, come si dice del vino: una musica con limitate gradazioni dinamiche, mai sopra il mezzoforte, armonicamente semplificata (grosso modo modale), imparentata a certa "world music" d'alto bordo, tendente a creare climi e atmosfere ben rispecchiati dalla scelta delle foto di copertina: le lande e le brughiere del Nord, un passato mitico, un qualche imprecisato "mito delle origini". Fatto è che quando un musicisti arriva a incidere per la ECM (e per lui è una fortuna), ecco che, se pure prima faceva altre cose, in quel momento si trova ad adeguarsi a tutti i dettami di questa estetica.
Che poi, a mio giudizio, non è un'estetica: è un'intelligentissima operazione di marketing, come ben dici tu: di costruzione di un marchio, di un brand immediatamente riconoscibile in prima articolazione, dal solo sound che in definitiva ne fa della musica di sottofondo di eccellente livello.
Ti ringrazio moltissimo per la tua spiegazione. Confesso che (probabilmente perché sono un neofita) ho apprezzato alcuni dischi ecm che mi sono passati per le mani negli ultimi mesi: faccio l'esempio di alcuni lavori di Tomasz Stanko, che pure ho visto hai citato in un post su Komeda (eccezionale creatore di musica). Sono d'accordo su un certo senso di "omogeneizzazione" della musica, a volte sono dischi anche eccessivamente "puliti" e poco sorprendenti... però, almeno in quei casi, li trovo piacevoli. Forse non troppo sorprendenti, certo non particolarmente innovativi e men che meno rivoluzionari, però ammetto di ascoltarli volentieri. Chissà se resisteranno ai ripetuti ascolti ? Vedremo.
Ultima cosa: mi dai qualche riferimento per capire meglio cosa intendi quando dici "armonicamente semplificata (grosso modo modale)" ?
Grazie ancora
Caro glob, cercherò di spiegarmi presto con qualche esempio musicale; diciamo che nei dischi ECM senti spesso un'armonia limitata a pochi accordi, e in sé questo non significa nulla, John Coltrane e i suoi potevano andare avanti tre quarti d'ora a improvvisare su un accordo; ma la semplificazione armonica (secondo me), accoppiata a un'enfatizzazione della qualità della ripresa sonora, genera, come hai osservato tu, una musica più piacevole e rassicurante che interessante.
Ciò detto, la musica che si sente nei dischi della ECM, anche se vogliamo considerarla musica che non durerà, è musica di confezione impeccabile, insomma: non è certo la musica di Giovanni Allevi. Ma non è certo alla ECM il futuro del jazz, o il meglio del suo presente.
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