Il vibrafono non ha avuto pochi praticanti nel jazz, pochi tuttavia rispetto ai saxofonisti e ai pianisti; per questo mi ha sempre colpito il numero grande, in proporzione, di musicisti di forte personalità entro quel novero limitato.
Uno che avrebbe potuto distinguersi se soltanto se ne fosse lasciato il tempo – morì in modo stupido – era Lem Winchester (1928-1961), di Filadelfia. Come day job faceva il poliziotto a Wilmington, Delaware. Produceva una sonorità chiara e scampanante, che amava lasciar risuonare, e suonava «a tutta tastiera», raggiungendo spesso la raramente esplorata ottava bassa dello strumento. Questo disco di bella formazione, di cui fu titolare con Benny Golson, è piacevolissimo.
The Dude (Winchester), da «Winchester Special», Prestige/OJCCD 1719-2. Benny Golson, sax tenore; Lem Winchester, vibrafono; Tommy Flanagan, piano; Wendell Marshall, contrabbasso; Art Taylor, batteria. Registrato il 25 settembre 1959.
How Are Things In Glocca Morra? (Harburg-Lane), id.
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2 commenti:
Ascoltando il vibrafono oggi mi assale la sensazione curiosa di uno strumento suonato sempre allo stesso modo. Osservazione stupida, ma irrefrenabile. So che non è vero: Kerl Berger non suona come gary Burton ecc... Però quel tintinnare argentino sembra spesso scurare il resto.
Sentiamo il grande appassionato del vibrafono, il Lancianese
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