Reload dal 30 novembre 2011
Dall’ultima delle pochissime sedute di registrazione di Herbie Nichols a proprio nome, un assolo che io conto senz’altro fra i capolavori del jazz moderno. Qui si dà uno di quei rari casi in cui il materiale musicale sembra creare la propria forma, che grosso modo è una forma-canzone, con una prima sezione introduttiva che può intendersi come un verse scorciato e un bridge molto segmentato. In realtà le modulazioni si succedono con tale imprevedibilità e in una con naturalezza, in un costante tempo rubato che solo all’inizio della seconda sezione si fa marcatamente ternario, da dare l’impressione di un pezzo durchkomponiert, in continuo sviluppo, anche se sono individuabili delle riprese motiviche.
In un ambito espressivo (e pianistico) diverso, questa musica mi fa venire in mente la sezione introduttiva di Nardis nel concerto parigino di Bill Evans del 1979: musica che non è esattamente definibile come jazz, una sorta di precipitato di esperienze e ascolti da parte di un artista di sensibilità superiore.
Infatuation Eyes (Nichols), da «Love, Gloom, Cash, Love», Betlehem/Rhino 76690. Herbie Nichols, piano. Registrato il 10 novembre 1957.
2 commenti:
Gran pezzo. Oh, Marco, ma quanto scrivi meravigliosamente bene (non sono originale, lo so)|
Grazie! onorato
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