venerdì 18 gennaio 2013

Junk Magic (Craig Taborn)

 Qualche settimana fa ti raccontavo di provare un certo interesse per il genere electronica. Un po’ esageravo, un po’ ero in una di quelle fasi in cui mi sento vagamente in colpa per la ristrettezza dei miei gusti musicali (di solito mi basta ascoltare qualcosa dei generi negletti e il senso di colpa passa subito).

 Però, però. C’è il fatto che io nutro una grande ammirazione per il pianista Craig Taborn, che ti ho già somministrato qualche volta, ammirazione che tuttavia non ho mai veramente approfondito con ascolti sistematici. Dopo averne sentito alla radio, circa un mese fa, un concerto in trio registrato in qualche festival estivo, ed esserne stato lasciato letteralmente con gli occhi fuori dalle orbite, ho deciso di cominciare a coprire il Taborn con un certo metodo e mi sono procurato questo suo disco in trio già piuttosto vecchio (2004).

 Non è il trio sentito alla radio quella sera di dicembre, non vi somiglia nemmeno. Quello era acustico, questo vede l’uso di un cospicuo strumentario elettronico manovrato da Taborn, fra cui anche loop, feedback e compagnia allucinante. Ti propongo il pezzo che dà titolo al disco, che a tratti è interessante anche se non mi ha commosso (comunque vorrà dire qualcosa il fatto che, dieci anni dopo, Taborn suona con un trio acustico); va detto che Taborn vi suona benissimo e anche gli altri, compreso David King, il tourettico batterista dei Bad Plus.

 Junk Magic (Taborn), da «Junk Magic», Thirsty Ear THI 57144.2. Aaron Stewart, sax tenore; Craig Taborn, piano ed elettronica; Mat Maneri, viola; David King, batteria. Registrato il 20 aprile 2004.



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4 commenti:

Paolo Lancianese ha detto...

Immagino che il trio sentito alla radio sia quello con Thomas Morgan e Gerald Cleaver. Io ho la registrazione di alcuni concerti, fra il 2009 e il 2012: a Stoccolma, ad Amsterdam, a Londra, a Vienna, a Bergamo. Tu quale hai sentito? Certo si tratta di altra musica. Questa di oggi è, per me, francamente insopportabile. Ma se c'è una cosa in comune col trio acustico (e col piano solo) è la pervicace volontà, da parte di Taborn, di ipnotizzare l'ascoltatore. E di fronte a ciò io tendo a ritrarmi.

LUIGI BICCO ha detto...

Ah, quindi l'elettronica si, ma sempre in ambito jazz. Che poi sono andato a controllare perché non lo conoscevo. Taborn dev'essere un bel tipo strano (jazz dark ambient?).

Per certi versi questo brano mi ha ricordato qualcosa dei Kilimanjaro Darkjazz Ensemble e, come minimalismo sonoro, qualcosa degli inizi di Terje Rypdal.

Però ho segnato Taborn. Devo ascoltare qualcosa di più :)

Marco Bertoli ha detto...

Paolo: dev'essere stato il concerto di Bergamo, perché si era tenuto in Italia. Fra le altre cose, quel Thomas Morgan mi ha veramente impressionato, è un bassista che suona come oggi non sento fare nessun altro. Che ne dici tu?

Luigi: in realtà io esagero un po’ per conferire corpo e lucentezza alla capigliatura del blog; l'electronica mi interessa e non da oggi, e ne ho sentita di interessante anche là da te (dove commento di rado perché di rado ho cose interessanti da dire).

Paolo Lancianese ha detto...

Penso che il trio sia perfettamente amalgamato. Bravissimo il bassista, ma bravissimi tutti. E' che ho delle riserve su quel tipo di musica. E allora lo preferisco (Taborn), ad esempio, nei dischi con James Carter - sontuoso sassofonista. Ci hai fatto sentire qualcosa a suo tempo (ma un disco come "Conversin' with the Elders" merita di essere ascoltato per intero). Quel che fa Taborn, anche quando è meno appariscente, non è di poco conto, mi sembra.