domenica 6 gennaio 2013

In Pursuit Of the 27th Man (Horace Silver)

 Buona Befana. «In Pursuit Of the 27th Man», disco di Horace Silver del 1972, non è dei suoi più celebrati. Anche se si colloca ben oltre i suoi anni d’oro, grosso modo 1954-1964, è lo stesso un disco di valore, in primo luogo per tutte le solite ragioni per cui un disco di Silver è tale, essenzialmente la qualità delle composizioni e delle esecuzioni. Poi perché è un disco realizzato in uno dei non pochi momenti difficili che il jazz ha conosciuto nel dopoguerra, forse il più difficile, e mostra come Horace, a suo modo e senza compromessi disdicevoli, andasse fiutando l’aria: il basso elettrico, il vibrafono, la presenza pervasiva di ostinati ritmici…

 Infine è interessante perché è un disco composito: in quattro pezzi c’è un quartetto con il vibrafono suonato da Dave Friedman, in altri tre un classico quintetto che schiera in front line i fratelli Brecker. Le composizioni e gli arrangiamenti mettono in primo piano la ritmica, anche nella formazione con i fiati; questi sono più del solito limitati negli assoli (in particolare la tromba) e appaiono piuttosto «indietro» nel mixaggio.

 Il pezzo eponimo del disco, in quartetto, contiene i momenti più out dell’intera discografia silveriana, insieme con You Gotta Have A Little Love dal disco omonimo (1969). Lo avvertirai soprattutto negli «assoli simultanei» di Silver e Friedman, in un lungo episodio su pedale fuori dalla struttura del pezzo, e dal ricorrente obbligato latin che, unito al modo frigio della composizione, trasmette una particolare ossessività, del resto funzionale all’idea che sorregge la composizione, espressa dal titolo e illustrata da Silver nelle note di copertina: «…  una scena di inseguimento. Qualcuno che corre dietro a qualcun altro (…). Il “ventisettesimo uomo” rappresenta l’uomo del futuro, migliorato, progredito, quello che tutti ci sforziamo di diventare. Basta poi un’infarinatura di numerologia perché il numero del titolo aggiunga significato».

 In Pursuit of the 27th Man (Silver), da «In Pursuit of the 27th Man», Blue Note 7243 5 25758 3. David Friedman, vibrafono; Horace Silver, piano; Bob Cranshaw, basso elettrico; Mickey Roker, batteria. Registrato il 10 ottobre 1972.



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3 commenti:

Alberto Forino ha detto...

Mi sfugge il riferimento alla numerologia (*), ma il disco è bellissimo.
Credo sia stato il primo di Silver che ho comprato. Una buona occasione per riascoltarlo.

(*) non ne vengo proprio fuori, potrebbe essere di tutto: http://en.wikipedia.org/wiki/27_(number)

Marco Bertoli ha detto...

«Cabala», forse, o ciò che volgarmente passa per tale?

LUIGI BICCO ha detto...

Il basso di Cranshaw detta legge. Ma in questo periodo sono i vibrafonisti, che ascolto con attenzione. Friedman lo conoscevo solo per qualche collaborazione (che al momento mi sfugge) con Wayne Shorter. Però sembra talento da studiare.