Ha scritto Manfred Selchow, autore di un’amorevole monografia sul clarinettista Edmond Hall: «Se tutti i jazzisti fossero come Edmond Hall così riconoscibili dopo tre o quattro note, sarebbe la fine dei blindfold test».
Hall (1901-1967), infatti, uno dei massimi esponenti del suo strumento nel jazz, è stato anche una delle sue voci più individuali: per questo e anche per ragioni più peculiarmente linguistiche mi ricorda il trombonista Vic Dickenson, con cui Hall lavorò e registrò sovente. Dickenson e Hall io li cito quando qualcuno mi domanda – ma dico il vero, non me lo domanda mai nessuno – che cosa si debba intendere per «grande solista di jazz».
Il 5 febbraio del 1941 Hall fu messo alla testa di questo quartetto con la celesta dalla Blue Note di Alfred Lion nella sua prima incarnazione. Credo che la celesta compaia per la prima volta qui in un contesto jazzistico. La suona Meade Lux Lewis, con una delicatezza e anche con una fantasia insospettate, tanto in assolo quanto in accompagnamento.
Completano il quartetto altri due grandi del jazz. Questa è l’unica occasione che ci è stata data di ascoltare Charlie Christian alla chitarra acustica, dalla quale trae un suono caldo e pieno e un fraseggio esuberante come sempre, anche se pour cause meno moderno di quello ispiratogli dallo strumento elettrico, soprattutto nelle jam registrate in quell’anno stesso al Minton’s da Jerry Newman, dove Christian suonò a tutti gli effetti bebop prima ancora che quel termine esistesse.
Al contrabbasso c’è Israel Crosby. I jazzofili lo ricordano, o almeno dovrebbero, con Ahmad Jamal in una serie di dischi il più famoso dei quali è «At The Pershing» del 1958 e poi con George Shearing. In realtà Crosby, che aveva esordito sedicenne nel 1935 con Gene Krupa ed era coetaneo di Jimmy Blanton, è stato uno dei contrabbassisti più importanti e innovativi del jazz.
Strumentazione e anno della registrazione invitano a immaginare qualcosa di lezioso, tipo i Gramercy Five di Artie Shaw con il clavicembalo suonato da Johnny Guarnieri, o i complessi di John Kirby. Invece i cinque blues suonati quel giorno hanno nerbo e uno swing implacabile (Celestial Express nel segno della propulsione ferroviaria caratteristica dell’autore di Honky Tonk Train Blues), senza perdere per ciò un grammo di eleganza.
Celestial Express (Lewis), da «The Complete Edmond Hall, James P. Johnson, Sidney De Paris, Vic Dickenson Blue Note Sessions», Mosaic. Edmond Hall, clarinetto; Meade Lux Lewis, celesta; Charlie Christian, chitarra; Israel Crosby, contrabbasso. Registrato il 5 febbraio 1941.
Profoundly Blue #2 (Lewis), id.
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1 commento:
Conoscevo i temi. Il secondo l'avevo usato come commento a un video che avevo fatto sulle copertine BN.
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