Piano jazz con Mel Powell, uno dei maggiori pianisti bianchi, un pensatore musicale di prim’ordine, teste questa Avalon cui a un impianto stride di swing feroce si unisce uno straniamento armonico a momenti tristaniano (Lennie). Seguono due sue composizioni, delle quali non ha nemmeno senso, come volle John Hammond nelle note dell’LP originale, «Borderline» appunto, dire che Powell univa qua la sua anima di jazzman a quella di compositore classico, veste nella quale avrebbe vinto un Pulitzer: si tratta di musica che segue un’ispirazione singolarmente libera, e comunque sempre jazzistica.
Per maggior libertà, il trio rinuncia al contrabbasso; dal punto di vista ritmico, è la competenza stride di Powell che non ne fa sentire la mancanza.
È una bella occasione anche per sentire Paul Quinichette, iniquamente consegnato alla storia come una copia di Lester Young. È notevole come, soprattutto in Quin and Sonic che gli è intitolato e che è un complicato travisamento di I’ll Remember April, il contesto lo porti ad assomigliare per brevi tratti a Warne Marsh. Certo, nulla c’impedisce di pensare che, viceversa, Quinichette fosse servito d’ispirazione a Marsh.
Avalon (Jolson-DeSilva-Rose), da «Four Classic Albums», Avid. Paul Quinichette, sax tenore; Mel Powell, piano; Bobby Donaldson, batteria. Registrato il 17 agosto 1954.
Borderline (Powell), id.
Quin and Sonic (Powell), id.
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