La fusion funziona bene né si vede perché non dovrebbe. Carter non si risparmia, anzi, ne fa come sempre di tutti i colori in quella sua maniera – ma forse può dirsi uno stile – in cui mantrugia tutta la storia del sax, non solo tenore, da Chu Berry ad Ayler a Braxton (di cui, unico mainstreamer a mia conoscenza, ha in repertorio alcune composizioni), una maniera a volte un po’ inconcludente ma quasi sempre felicemente disinibita. In Manoir, che diventa altro rispetto alle versioni propriamente manouche, Carter trova modo di prodursi in multiphonics, in un tratto di respirazione circolare e in una sequenza in sopracuti dei quali, per potenza e intonazione, credo nessun saxofonista credo abbia mai emesso gli eguali (forse Teo Macero in un vecchio disco di Teddy Charles, o Eddie Harris).
La ripresa è dal vivo al festival di Newport del 2018.
Le manoir des mes rêves (Reinhardt), da «Live From Newport», Blue Note B003079802. James Carter, sax tenore; Gerard Gibbs, organo; Alex White, batteria. Registrato il 5 agosto 2018.
2 commenti:
E' interessante il modo in cui James Carter reinterpreta Django Reinhardt nel disco del 2000 "Chasin' The Gypsy", inciso insieme a Regina sua cugina, dove c'è una versione molto diversa e molto più rilassata anche di "Manoir des mes rêves". Ma anche lì il sax (non solo tenore) di Carter ogni tanto si scatena...
Non sapevi che Regina fosse cugina di James!
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