venerdì 14 ottobre 2016

Sea Cut Like Snow (Mary Halvorson)

 La Mary Halvorson chitarrista, fra i musicisti giovani di un certo giro (qualcuno lo trovi anche qui), non so se sia quella di più talento  – come chitarrista onestamente non la so giudicare, di sicuro non assomiglia a nessuno – , ma mi pare che abbia più voglia di tutti gli altri di comunicare, di dire qualcosa non solo ai suoi colleghi o ai critici, e di adoperare la musica come un linguaggio e non come un arredo sonoro o un oggetto di raffinato design, e che quindi sia più disposta a rischiare, magari facendo cose riuscite a metà ma mai half-hearted (o half-assed). Succede appunto così in questo disco non recentissimo. Io, always thankful for little mercies, apprezzo il tentativo.

 Fra l’altro, la Halvorson è una ex-studente e collaboratrice di Braxton, e si sente bene: le nove composizioni del disco, accanto a dei titoli insoliti o strambi, portano un numero progressivo, da 21 a 29 (ma non sono poste in sequenza) ed è evidente all’ascolto come siano concepite secondo un sistema rigoroso che mi riprometto d’indagare; un indizio esterno ne è anche il fatto che, con tre eccezioni, i pezzi hanno tutti durata quasi uguale.

Il file non si esegue online; potrai ascoltarlo scaricandolo. Ti esorto a farlo perché ne vale la pena.

 Sea Cut Like Snow (Halvorson), da «Bending Bridges», Firehouse 12 Records FH12-04-08-016. Jonathan Finlayson, tromba; Jon Irabagon, sax alto; Mary Halvorson, chitarra; John Hebert, contrabbasso; Ches Smith, batteria. Registrato il 21 luglio 2011.

6 commenti:

Negrodeath ha detto...

Bel pezzo di un bel disco. Mi piace molto la Halvorson, sono anche molto curioso di sentire il suo nuovo album in ottetto, in uscita a fine mese. La trovo una delle prove viventi di una mia tesi: Braxton per me è un musicista assai discutibile e half-assed in modo esemplare, ma evidentemente è un eccellente didatta.

Jazz nel pomeriggio ha detto...

Però in questo disco, anche ignorando l'ascendenza didattica della Halvorson, secondo me Braxton si sente subito, anche se è musica diversa per ispirazione.

Negrodeath ha detto...

Si sente sì, a partire dalla "spigolosità" e da come le linee parallele si incastrano e si separano, in modo quasi ingegneristico. Ma gli esiti sono, per fortuna aggiungo, diversi.

loopdimare ha detto...

la Halvorson non mi piace. e non penso che sia colpa solo del mio pregiudizioni anti-braxtoniano. sicuramente vuol dire qualcosa con la chitarra, ma al suo qualcosa quasi quasi preferisco certe chitarre rock.

Marco Bertoli ha detto...

Mettiamola così: fra gli scolari di Braxton (il quale io invece ammiro molto, anche se da molti anni capisco poco di quello che fa), assai meglio lei di uno Steve Lehman, autentico campione dello pseudo-jazz noioso.

loopdimare ha detto...

Lehman è bravo ma non mi commuove lo trovo cerebrale come il maestro, anche se con più vigore. ma mi sembra una via vecchia, anche se ben proposta