domenica 30 ottobre 2016

Fifth House (John Coltrane) RELOADED

Dopo il Coltrane opus ultimum di ieri, molto commentato con mia grande soddisfazione, il Coltrane all’inizio della sua piena maturità. Reload dall’agosto del 2013.

 L’insolito e insistito trascorrere dal modo minore al maggiore ha fatto di  What Is This Thing Called Love? di Cole Porter uno degli standard più battuti dai jazzisti. Non solo, è anche fra quelli la cui sequenza armonica, variamente dissimulata, è servita da base a composizioni jazzistiche originali dal bebop in poi e ricordo solo Hot House di Tadd Dameron e Subconscious-Lee di Lee Konitz. La rielaborazione più brillante, però, credo sia questa di John Coltrane del 1959. Nei suoi neanche cinque minuti, Fifth House è un’opera di straordinario impegno linguistico, un compendio denso eppure musicalissimo delle riflessioni che Coltrane era fino a quel punto andato facendo su forma e armonia in rapporto all’improvvisazione.

 Coltrane equalizza armonicamente le prime sedici battute (AA) della canzone con un ostinato di piano e basso sopra il quale esegue una melodia speziata di cromatismi e incardinata su intervalli molto ampî (settima maggiore, ottava). Poi, sorprendentemente, nel bridge (B) elude l’ovvia suggestione orientaleggiante dell’originale, dove il basso scendeva percorrendo il «tetracordo frigio» (do-sib-lab-sol), suggestione verso cui sembrava indirizzata la melodia appena ascoltata, e applica invece alla sezione mediana i Coltrane changes, l’innovativa sequenza che Coltrane andava sperimentando da un po’ e su cui si basa il pezzo eponimo di «Giant Steps», registrato sette mesi prima (in assolo, Coltrane improvvisa su questa struttura,  mentre Wynton Kelly si attiene ai changes regolari). Succede così che, retrospettivamente, l’ascoltatore si renda conto di come quella particolare sequenza armonica fosse già sottesa, ma lasciata implicita, nella prima sezione su pedale, quella del vamp d’apertura, che ritorna a chiudere l‘esecuzione.

 Quanto al titolo, Fifth House viene sì da What Is This Thing…, ma per il tramite di Hot House; si danno poi, in astrologia, delle «case» –  dodici – del «tema natale» di una persona. La quinta è associata all’amore e al piacere.

 Fifth House (Coltrane), da «Coltrane Jazz», (Atlantic) Not Now NOT5CD913-2. John Coltrane, sax tenore; Wynton Kelly, piano; Paul Chambers, contrabbasso; Jimmy Cobb, batteria. Registrato il 2 dicembre 1959.

2 commenti:

tafuri ha detto...

Puntualissimo, non si potrebbe dire meglio.

Marco Bertoli ha detto...

Grazie! Questo complimento, da un musicista, mi riesce particolarmente gradito.