mercoledì 3 dicembre 2014

Blues In A Blueprint – Blues In Orbit (Duke Ellington)

 Disco meraviglioso, registrato esattamente cinquantacinque anni fa, fatto tutto di blues. Duke Ellington non era un bluesman naturale: al proposito ha scritto molto bene Terry Teachout, nella sua per altre ragioni discutibile biografia del Duke:
Che cosa rendeva Ellington così riluttante, ci si passi il termine, ad abbandonarsi al blues? Il fatto è che Ellington, come James P. Johnson, Fats Waller e gli altri pianisti stride della costa orientale e della sua generazione, non aveva che un’affinità limitata per l’idioma blues tradizionale. In «Music Is My Mistress» dichiarò che il blues non era “un canto di dolore”, ma “un canto di amore incorrisposto”, il che la dice lunga sulla sua sensibilità al riguardo. Col tempo, Ellington diventò un bluesman forte e persuasivo, ma per lo più i suoi assoli blues degli anni Trenta e Quaranta sono dei ricamati interludi in toni pastello, più decorativi che funky. In seguito, resosi conto dell'importanza del blues nel jazz, ebbe cura di incorporare nella sua orchestra suonatori naturali di blues come Hodges e Nanton, provvedendo un contrasto al loro vernacolo con la propria personale urbanità, proprio come usò l’idioma blues come uno degli infiniti colori della sua tavolozza musicale.

 (Con tutto ciò, io penso che Blues In Orbit sia di Billy Strayhorn).

 Blues In A Blueprint (Ellington), da «Blues In Orbit», MFSL UDCD 757. Ray Nance, tromba; Britt Woodman, Booty Wood, trombone; Matthew Gee, trombone basso; Jimmy Hamilton, clarinetto e sax tenore; Russell Procope, Johnny Hodges, sax alto; Harry Carney, clarinetto basso e sax baritono; Duke Ellington, piano; Jimmy Woode, contrabbasso; Jimmy Johnson, batteria. Registrato il 3 dicembre 1959.



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 Blues In Orbit (Ellington-Strayhorn), id.



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3 commenti:

antonio lillo ha detto...

duke è sempre un dono :)

Marco Bertoli ha detto...

Vero!

MJ ha detto...

Dapprima Schuller (su "The Swing Era"), poi Walter van de Leur hanno scritto nero su bianco che Blues in Orbit era opera del solo Strayhorn. Può effettivamente darsi (non ho sottomano il libro di van de Leur su Strayhorn e non posso controllare, ma l?autore ha esaminato i manoscritti ed è persona di provata attendibilità), ma è anche vero che le tre versioni del brano che ci sono pervenute sono completamente diverse, tipo quella registrata dal vivo nel marzo 1958 in California (sul volume 6 della "Private Collection") e introdotta da un lunghissimo assolo di pianoforte del Duca che lascia pensare a una composizione, per certi versi, ancora tutta da definire.
Curioso anche come l'alternate take presente sull'ultima ristampa Columbia/Sony veda il contrabbassista Jimmy Woode impiegare un ostinato preso pari pari, secondo me, da Aunt Hagar's Blues di W.C. Handy e passato poi nel Preludio n°2 di Gershwin.
Insomma, si tratta di un pezzo singolare (che tra l'altro, tra i materiali di Ellington, era noto con altri due titoli, ovvero Star Blues e Tender) la cui storia forse è ancora tutta da scrivere.

LC