Claudio Bonomi, l’uomo il cui nome, nei circoli di chi sa, è sinonimo di jazz inglese, ci propone sempre pezzi non solo belli, ma molto suggestivi e atmosferici (si è trattato l’ultima volta di Graham Collier).Nel dicembre 1973 è scoppiata la prima crisi petrolifera e c’è aria di riflusso e di fine delle grandi illusioni che hanno caratterizzato gli anni a cavallo dei decenni Sessanta e Settanta.
Un’atmosfera plumbea e piovosa avvolge tutta l’Europa. La stessa che traspare dalla copertina di «Under The Sun», con i sei Nucleus (Ian Carr, Bob Bertles, Geoff Castle, Ken Shaw, Roger Sutton e Bryan Spring) ritratti in chiaroscuro sotto gli ombrelli in un parco londinese.
L’artwork della copertina, una foto trattata in laboratorio e caratterizzata dalla scomposizione dei colori in piccoli punti al pari di un quadro di Paul Signac, è del grande fotografo Marcus Keef. Nonostante l’ironia del titolo, i Nucleus hanno poco da scherzare. Il debutto shock al Festival di Montreaux del 1970 e la standing ovation al Village Gate di New York sono ormai lontani ricordi. Le grandi «commission» decisive per portare in porto lavori per grandi ensemble come «Solar Plexus» e «Labyrinth» non ci sono più e Carr, angosciato da problemi finanziari, si fa in quattro per trovare al gruppo ingaggi e concerti. Un lavoro che gli riesce bene in quasi tutto il vecchio continente, soprattutto in Germania, tranne che in patria. Cosa che gli provoca non poco stress e una grave ulcera.
Tuttavia si deve andare avanti e «Under The Sun» è onestamente un album di transizione, privo degli acuti e delle invenzioni che hanno portato anni prima i Nuclues alla ribalta della scena jazz e rock internazionale. Tuttavia, la classe non è acqua. E Carr lo dimostra in Pastoral Graffiti, avvolgente ballad con solista l’australiano Bob Bertles al flauto. La formazione non è esattamente quella del disco: per questa registrazione alla BBC per il programma «Jazz Club» condotto dall’ineguagliabile Peter Clayton si presentano tutti tranne il batterista Bryan Spring, sostituito per l’occasione da Roger Sellers. Ebbene, lo svolgimento del brano è caratterizzato da un groove ritmico particolare che crea un brillante senso del movimento. Motore di questo flusso è proprio il bravo Sellers che gioca a ritardare e a accelerare il beat, dando alla composizione un incedere ipnotico. Ed è sempre lui che alla fine degli assoli di Bertles e di Shaw alla chitarra elettrica con due secchi colpi di charleston introduce la tromba di Carr.
Pastoral Graffiti (Carr), da «Under The Sun», Vertigo, 1974. Nucleus: Ian Carr, tromba; Bob Bertles, flauto; Geoff Castle, piano elettrico & sintetizzatore; Ken Shaw, chitarra; Roger Sutton, basso elettrico; Roger Sellers, batteria. Registrato nel 1974 presso gli studi BBC per il programma «Jazz Club» condotto da Peter Clayton.
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